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C. suis suino non riportato

2.4. UOMO E CLAMIDIA

2.4.1. Storia della Psittacos

Ad oggi, il numero di possibili patogeni per l'uomo rilevati nei colombi di città sembra ampliato a 110 microrganismi. Solo sette di questi sono stati documentati come trasmessi all’uomo causando 230 casi di malattia, di cui 13 fatali. Di rilievo è emerso che di questi 230, 101 sono stati attribuiti a C. psittaci di cui due casi fatali (Magnino et al., 2009 dati supplementari in accordo con Haag-Wackernagel).

2.4. UOMO E CLAMIDIA

Al genere Chlamydia appartengono principalmente tre specie considerate patogene per l'uomo, C. psittaci, C. trachomatis e C. pneumoniae. Altre due specie però sono state correlate a casi sporadici di clamidiosi, quali la C. abortus e C. felis. La C. abortus, identificata in passato come ceppo ovino di C. psittaci, è responsabile dell'aborto enzootico in piccoli ruminanti, ed è stata associata a casi sporadici di aborto in donne gravide, quali ad esempio, mogli di pastori o allevatori, o impiegate al macello venute a contatto con animali infetti. Sporadicamente sono state segnalate anche congiuntiviti ed infezioni del tratto respiratorio da C. felis (Schachter et al., 1969; Cotton e Partridge, 1998).

2.4.1. Storia della Psittacosi

La malattia, nell’uomo e negli psittaciformi, era nota con il nome di psittacosi o febbre del pappagallo in quanto inizialmente descritta in queste specie e diagnosticata in uomini che avevano avuto dei contatti con questi volatili. Con il termine ornitosi, descritto per la prima volta da Meyer nel 1941, invece si usavano descrivere le infezioni umane contratte da uccelli non appartenenti all’ordine dei psittaciformi, e apparentemente meno gravi rispetto a quelle derivanti da questo ordine. In particolare, il termine ornitosi era utilizzato in riferimento ai piccioni, e Meyer descrisse il primo caso di ornitosi in seguito al contatto con queste specie, in una famiglia di New York, dimostrando che i piccioni rappresentavano una fonte di infezione per l'uomo. Attualmente psittacosi e ornitosi sono considerate il nome di una unica malattia.

La psittacosi od ornitosi è una zoonosi che nell'uomo si manifesta più frequentemente sotto forma di affezione respiratoria acuta febbrile.

I primi casi di psittacosi trasmessi da pappagalli domestici risalgono al 1879, quando un medico svizzero, Jacob Ritter, descrisse sette casi di polmonite atipica, di cui tre mortali, nella sua famiglia e li mise in relazione all'introduzione nell'ambiente familiare, in particolare nello studio della casa del fratello ad Uster in Svizzera, di alcuni pappagalli e fringuelli acquistati da un

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importatore. Questi casi vennero da lui definiti inizialmente con il termine di "pneumotifo". La storia epidemiologica ci riporta che gli uccelli erano stati importati da Amburgo e non mostravano sintomatologia clinica, né lesioni anatomo-patologiche ad un successivo esame necroscopico.

Ritter, oltre ad aver riconosciuto la fonte di infezione, ne determinò il periodo di incubazione e la non trasmissibilità della malattia da uomo a uomo. Negli anni successivi, tra il 1892 e il 1893 a Parigi si verificò una epidemia di polmoniti in soggetti che avevano avuto contatti con pappagalli provenienti dall'Argentina e proprio a seguito a tali episodi fu denominata psittacosi. Tale termine fu coniato dalla parola greca pappagallo, psittakos, e fu per la prima volta applicato da Morange (Morange, 1895).

Successivamente, tra il 1929 e il 1930, molti casi umani furono correlati all’importazione di psittaciformi infetti dal Sud America all’Europa e Nord America, in particolare dall'Argentina nazione che svolgeva un importante ruolo nel commercio internazionale di uccelli. In seguito, la malattia è stata dimostrata anche in California e negli USA a seguito di contatto con specie aviari differenti dai psittaciformi, quali piccioni selvatici, anatre e tacchini. In particolare, tra il 1930 e il 1938 diversi casi di clamidiosi, si sono verificati nelle isole Faroe e correlati a contatti con giovani fulmari (Fulmarus glacialis) catturati per il consumo alimentare, a seguito di ciò la caccia a tali uccelli fu proibita fino al 1954 (Rasmussen-Ejde, 1938).

Negli anni '50 in concomitanza con le epidemie in allevamenti di tacchini negli Stati Uniti, furono dimostrate infezioni respiratorie nei lavoratori delle industrie avicole (Meyer e Eddie, 1953, McCulloh, 1955; Dickinson et al., 1957; Graber e Pomeroy, 1958). Successivamente l’incidenza di tali forme respiratorie è diminuita. Anche se nel 1978 anche alcuni studenti di Medicina Veterinaria sono stati coinvolti in un focolaio. Ulteriori casi, correlati all’industria avicola, sono stati riportati sia negli USA che in Europa tra gli anni '80 e '90. A seguito di tali evidenze, la psittacosi è stata considerata una zoonosi di tipo occupazionale, malattia professionale, per la quale è obbligatoria la denuncia, come da pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 19 marzo 2010, lista I (malattie la cui origine lavorativa è di alta probabilità) e gruppo 3 (malattie da agenti biologici esclusi i tumori). Proprio per questo motivo opportune precauzioni dovrebbero essere intraprese quando vengono manipolati animali infetti o materiale contaminato soprattutto nelle categorie professionali a rischio quali Medici Veterinari, laboratoristi, operatori dei macelli, custodi degli animali, allevatori, operatori di zoo, proprietari di pet bird e impiegati di pet shop. Oltre a queste categorie occupazionali, altre categorie a rischio possono essere rappresentate dai giovani, bambini, anziani, donne in gravidanza, ed immunocompromessi, come malati di HIV e trapiantati.

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Nel corso degli anni, la malattia nell’uomo è stata spesso associata a contatti diretti con specie di uccelli ornamentali in particolare con psittaciformi, oltre che con specie avicole infette allevate a scopo zootecnico industriale, come tacchini e anatre, piuttosto che polli. Meno frequenti risultano essere i casi umani correlati ai columbiformi, anche se rari casi di infezione mortale sono stati correlati a contatti con queste specie. Negli USA, la maggior parte dei casi sono correlati ai pet birds ed al pollame. La fonte principale di infezione nell'uomo è rappresentata dai psittaciformi, seguiti da piccioni, oche e anatre (Potter et al., 1983).