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4. Airbnb

4.5 Controversie

Pur essendo stata creata e lanciata in un’ottica positiva e sostenibile relativa all’economia collaborativa, Airbnb ha dovuto affrontare ben presto molte cri-ticità e controversie alle quali ha dato luogo e che nel giro di qualche anno si sono allargate fino a diventare di dominio mondiale, tanto che sempre più frequentemente si leggono articoli sulla piattaforma relativi alle conse-guenze negative, di vario tipo, che ha generato nei diversi Paesi del mondo.

Una di queste, probabilmente quella che sta generando più scalpore nelle cit-tà dove è più diffuso il fenomeno Airbnb, riguarda la già citata turistificazione incontrollata dalla quale sono scaturiti fenomeni di gentrificazione nei quartieri delle città con più alti tassi di turismo (Gainsforth, 2019). L’aumento costante del numero di appartamenti in affitto short-term, sta contribuendo, infatti, a trasfor-mare le città in alberghi diffusi, dove regnano incontrastate le attività e i locali turistici, a beneficio e consumo per il turismo massificato, e, così facendo, causa la forte contrazione di offerte di case in locazione, spingendo in alto i canoni e il valore immobiliare delle zone colpite dal fenomeno e costringendo i ceti medi e bassi a spostarsi verso le periferie (Wachsmuth, Weisler, 2018). Questo problema sta diventando sempre più consistente e città come Barcellona, Pari-gi, Venezia e Bologna, ne sono diventati casi esemplari, tanto da far scoppiare, com’è successo nel bolognese, nel 2018, a causa dell’esasperazione di molti stu-denti, rivolte e manifestazioni contro Airbnb e le altre aziende di affitti a breve termine, le quali stanno lasciando senza case la popolazione locale, costretta a dover fare i conti con un turismo incontrollato e un consumismo massivo che ha reso il diritto all’abitare, in certi casi, un vero e proprio privilegio solo per chi se lo può permettere e per le grandi aziende spinte dal guadagno. Per cercare di arginare il problema, dunque, i Paesi dove la presenza di Airbnb è più atti-va, hanno studiato e adottato diverse soluzioni a seconda di come i governi locali intendono rapportarsi all’azienda e agli affitti a breve termine, alcune più incidenti, come il ban totale degli affitti temporanei in tutta o parte della città, com’è avvenuto ad Anhaeim, altre meno, come la limitazione del numero di alloggi affittati o della quantità di giorni che possono essere resi disponibili, o la semplice introduzione di tasse per chi affitta con questa formula (S. Nieuwland, R. V. Melik, 2018). In Italia non è stata ancora pensata una metodologia efficace per far fronte al problema della saturazione di alloggi Airbnb e all’innalzamen-to dei prezzi nelle città più turistiche, ma, in seguiall’innalzamen-to al richiamo di Federal-berghi, è stata introdotta, come già accennato, la sola cedolare secca per gli affitti brevi con aliquota al 21%, la quale però secondo l’associazione non basta

13 S. Montrella, «Airbnb sta uccidendo gli alberghi? Un’inchiesta», Agi, 2019

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a limitare il fenomeno, ma servirebbero controlli più attenti per evitare l’abusi-vismo e tassazioni più ferree per chi con Airbnb fa impresa. Al contrario, sono sempre di più le persone che, volendo sfruttare i flussi turistici in transito nel nostro Paese, investono nell’acquisto di un appartamento con l’intenzione di af-fittarlo con la formula breve, soprattutto per una questione di entrate monetarie maggiori, cosa che, come si è detto, ha allontanato Airbnb dal proposito con il quale è nata, in un’ottica di condivisione di risorse sottoutilizzate e sostenibilità multiforme, e ha reso il fenomeno degli affitti brevi un vero e proprio mercato consumistico, in cui ad essere smerciate, secondo l’autrice Gainsfoth, sono le case, le quali vengono ridotte a puri beni di consumo temporanei (Gainsforth, 2019). Questi fenomeni vengono illustrati e analizzati criticamente nel suo libro

“Airbnb città merce” (2019), nel quale sostiene che la piattaforma è in realtà uno strumento che concentra la ricchezza e persegue l’aumento del reddito grazie alla rendita immobiliare ed inoltre trasforma le città in vetrine che produ-cono profitto in modo sbagliato causando l’allontanamento dei cittadini verso zone periferiche (ibidem). A questo punto ci si chiede, nell’ottica di un sistema che tratta i luoghi, il turismo, le esperienze locali, tipiche di ogni città, come prodotti da cui trarre principalmente profitto, se abbia ancora senso parlare di condivisione, di economia collaborativa e, in questo caso, di home sharing: una piattaforma nata per mettere in contatto delle persone e permettere loro di condividere principalmente uno spazio fisico, che si è trasformata in un gran-de albergo diffuso e che ha fatto sì che orgran-de sempre maggiori di speculatori acquistassero intere case o lasciassero le proprie ai turisti per un guadagno più o meno alto, può essere ancora considerata come un sistema di condivisione sostenibile multiforme? Per Sara Gainsforth Airbnb è uno strumento intriso di

14 I. Venturi, «Bologna, l’assessore Lepore: “Limitare le case affittate con Airbnb”», La Repubblica, 2018

15 S. Gallotti, «Bocca (Federalberghi): “La cedolare secca non basta, bisogna colpire le società mascherate”»

La Stampa, 2017

mitologia e falsità, che nasconde sotto un falso profilo benevolo e a beneficio della collettività, un atteggiamento puramente consumistico che tende al gua-dagno e al tempo stesso alla disuguaglianza, all’anonimato e alla privatizzazio-ne, una logica osservabile anche dai dati pubblici che mostrano l’offerta di interi appartamenti privati crescere a dismisura a scapito delle stanze private e più ancora di quelle condivise (ibidem). E così, in questa direzione, la favola della condivisione e dei benefici verso le classi meno abbienti raccontata da Airbnb, si esplica anche nello sfruttamento latente degli utenti che hanno fatto di tutto ciò un lavoro, convinti di poter integrare le proprie entrate o, in alcuni casi, di sostituire il proprio lavoro con un’attività a tempo pieno sulla piattaforma (Luise, Chiappini, 2017). Secondo i critici, Airbnb non fa altro che incantare i propri host con la promessa di guadagni e di esperienze impareggiabili, basando il suo fun-zionamento sulla fiducia e sul buon cuore delle persone, ma creando, in realtà, un sistema spesso competitivo in cui proprio gli host devono sforzarsi di sem-brare migliori degli altri, creando un profilo, a corredo dell’annuncio, più socie-vole, completo e attrattivo possibile e capace di mettere a proprio agio i poten-ziali ospiti, per rimanere in alto nell’elenco degli annunci migliori e non rischiare di scomparire nei meandri del sito e rimanere senza clienti (ibidem; Xie, Mao, 2017, Gallagher, 2017). La presunta sostenibilità sociale di Airbnb sembra, così, esaurirsi, esattamente come quella ambientale, che vedeva, come accennato, nel consumo di suolo nullo un vantaggio dell’azienda, ma che oggi si annulla di fronte alle sue future intenzioni di costruire una serie di case che presenti tutta una serie di standard decisi a tavolino, eliminando, quindi, anche la spon-taneità dell’esperienza locale. Oltre a tutto ciò, l’azienda, nel corso degli anni, è stata oggetto di molte critiche relative alle discriminazioni razziali che il sito, secondo alcuni, contribuirebbe ad alimentare: molti episodi, infatti, raccontano di potenziali ospiti ai quali è stata negata la prenotazione e il soggiorno negli alloggi di alcuni host, a causa della loro provenienza o delle loro origini, e alcuni studi condotti sull’argomento hanno dimostrato che esiste, di fatto, una corre-lazione tra il ruolo di Airbnb e questi avvenimenti e la frequenza con la quale

avvengono: l’Harvard Business School, in particolare, ha prodotto un documen-to di ricerca (2017) che ha verificadocumen-to come gli host non di colore portassero a termine le transazioni relative all’affitto della propria casa su Airbnb il 12% in più delle volte rispetto a quelli di colore e, successivamente, prendendo in analisi 6400 richieste d’affitto, ha riscontrato come agli ospiti con nomi afroamericani venga accettata la prenotazione il 16% circa in meno rispetto a quelli con nomi anglosassoni, anche se ciò vuol dire rinunciare a degli incassi importanti dati dall’affitto. Lo studio sottolinea, inoltre, come questo tipo di episodi non si verifi-chi nelle strutture ricettive professionali come gli alberghi, in cui il personale del settore non può rifiutarsi di accogliere clienti in base al colore della pelle, nome e provenienza (Edelman et. al, 2017). Airbnb ha, per tutta risposta, formulato e promosso, nel 2016, una ferma e chiara politica contro le discriminazioni razzia-li, con delle regole severe e un marketing fortemente comunicativo per chiun-que non si attenga al regolamento e assuma atteggiamenti non rispettosi e di emarginazione sulla base di etnia e provenienza, identità di genere, religione, orientamento sessuale, e disabilità fisiche e non (Cheng, Foley, 2018). L’azienda ha, inoltre, dichiarato che questo tema rappresenta, per tutto il team e per gli ideatori stessi, una sfida da affrontare con tutta la community e con chiunque possa guidarli alla risoluzione e alla formulazione di pratiche che escludano le discriminazioni a priori (Airbnb.com). Al di là dell’effettiva efficacia delle regole adottate, non sorprende, comunque, come sostiene l’autrice Gallagher, che in una comunità di livello mondiale come quella creata da Airbnb, si riflettano le debolezze e gli aspetti positivi e negativi dell’intera società, il cui buon cuore e la cui fiducia, sui quali si basa la piattaforma, non possono essere assunti come imprescindibilmente validi per tutto il genere umano (Gallagher, 2017).

(fig. 4.6) Campagna contro Airbnb a Berlino, 2016.

Fonte: http://urbanlegacylab.net/reading-uneven-structure-of-post-crisis-cities-through-airbnb-platform-ur-banization/

Capitolo 5

Metodologia e analisi urbana

Parte II

In questo capitolo vengono illustrate la metodologia e le strategie di ricerca adottate per rispondere alle ipotesi e alle domande che hanno dato il via allo stu-dio. Più specificatamente, un approccio basato su una ricerca di tipo qualitativo, seguita da un’analisi dei dati quantitativi estrapolati dalle piattaforme online, ha permesso di giungere a un insieme di risultati che mostreranno, successivamen-te, come la piattaforma Airbnb si sia, in pochi anni, velocemente diffusa nell’area del torinese, esponendo anche i fattori che hanno agito da catalizzatore del feno-meno e le conseguenze che ne sono derivate. Il capitolo espone, in modo parti-colare, anche gli attori principali che hanno partecipato e sui quali è incentrata la ricerca, nonchè gli strumenti utilizzati, grazie ai quali è stato possibile giungere a tali risultati e formulare le dovute riflessioni e conclusioni nei successivi capitoli.

Introduzione