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La Convenzione Internazionale per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, UNESCO, Parigi

Nel documento La musica come strumento diplomatico (pagine 91-97)

Creative – 6 Artists for Peace – 7 Conclusioni.

3. La Convenzione Internazionale per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, UNESCO, Parigi

Nella Convenzione Internazionale per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale conclusa dall’UNESCO a Parigi il 17 ottobre 2003, troviamo finalmente un’attenzione rivolta precipuamente a quelle forme di espressione artistica e culturale che, pur non avendo un corpo fisico, necessitano comunque di tutela e promozione. Chiaramente si tratta di un tipo di tutela diverso da quella rivolta ai beni materiali, ma non per questo meno urgente ed importante.

“1. per “patrimonio culturale immateriale” s’intendono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale. Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana. Ai fini della presente Convenzione, si terrà conto di tale patrimonio culturale immateriale unicamente nella misura in cui è compatibile con gli strumenti esistenti in materia di diritti umani e con le esigenze di rispetto reciproco fra comunità, gruppi e individui nonché di sviluppo sostenibile.

2. Il “patrimonio culturale immateriale” come definito nel paragrafo 1 di cui sopra, si manifesta tra l’altro nei seguenti settori:

a) tradizioni ed espressioni orali, ivi compreso il linguaggio, in quanto veicolo del patrimonio culturale immateriale;

b) le arti dello spettacolo;

c) le consuetudini sociali, gli eventi rituali e festivi;

d) le cognizioni e le prassi relative alla natura e all’universo; e) l’artigianato tradizionale.”(70)

È necessario segnalare che la parola “musica” non compare affatto nella Convenzione, ma se ne deve dedurre l’implicito coinvolgimento sotto l’etichetta di “arti dello spettacolo”, elencate nella definizione di “beni immateriali”; inoltre le capacità tecniche e le conoscenze necessarie per suonare uno strumento o per cantare

(70) Art. 2, comma 1° e 2°, Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, Parigi 17 ottobre 2003, U .

correttamente possono forse rientrare nelle categorie di “conoscenze e know-how”.

Nell’introduzione della suddetta Convenzione si considera l’attuale necessità di un arricchimento e completamento degli accordi, delle raccomandazioni e delle risoluzioni esistenti che riguardano i beni culturali e naturali, in quanto non ancora sufficientemente sviluppati per consentire un adeguato livello di protezione, e si constata altresì la totale mancanza di uno strumento per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (lacuna che tale convenzione si propone di colmare almeno parzialmente):

“notando inoltre che tuttora non esiste alcuno strumento per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale,

considerando che gli accordi, le raccomandazioni e le risoluzioni esistenti relative ai beni culturali e naturali necessitano di essere effettivamente arricchiti e completati per mezzo di nuove disposizioni relative al patrimonio culturale immateriale.”(71)

Il testo prosegue proclamando l’importanza della diffusione della consapevolezza del valore di tali beni, soprattutto fra le nuove generazioni, e conclude la parte introduttiva “considerando il rilevante ruolo del patrimonio culturale immateriale in quanto fattore per riavvicinare gli esseri umani e assicurare gli scambi e l’intesa fra loro”(72).

All’art. 1 della suddetta Convenzione vengono esposti gli scopi della stessa:

“a) salvaguardare il patrimonio culturale immateriale;

(71) in Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, Parigi 2003, UNESCO, p. 1.

b) assicurare il rispetto per il patrimonio culturale immateriale delle comunità, dei gruppi e degli individui interessati;

c) suscitare la consapevolezza a livello locale, nazionale e internazionale dell’importanza del patrimonio culturale immateriale e assicurare che sia reciprocamente apprezzato;

d) promuovere la cooperazione internazionale e il sostegno.”(73)

Come si può notare i primi tre punti rientrano in quell’atteggiamento tutelare ed educativo che abbiamo visto essere il carattere principale degli ordinamenti attuali in materia di beni culturali; il quarto scopo però si inserisce a pieno nell’ambito di questo studio. Ci sembra molto importante l’enunciazione esplicita della volontà di promuovere la cooperazione internazionale tramite la salvaguardia del patrimonio culturale; il fatto che si trovi in ultima posizione rispetto agli altri scopi enunciati è, a nostro avviso, dovuto certo alla parziale secondarietà di quest’obiettivo rispetto a quello primario che è la tutela vera e propria, ma è altresì indice, ci pare, della novità di questo argomento, che non ha ancora un suo ordinamento specifico: infatti lo troviamo inserito in un ambito il cui scopo, in effetti, come è chiarissimo dallo stesso titolo della Convenzione, è quello della salvaguardia del patrimonio culturale, e non la promozione vera e propria della cooperazione internazionale e lo sviluppo dei diritti umani tramite l’utilizzo del patrimonio culturale.

L’art. 16 della suddetta convenzione impone la stesura di una Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità(74), da aggiornarsi e integrarsi

costantemente, al fine di facilitare la tutela internazionale dei beni in questione; difatti trattandosi di beni non tangibili è necessario facilitare e rendere univoca l’individuazione degli stessi.

(73) Art. 1, in ivi.

(74) Reperibile al sito ufficiale dell’Unesco:

http://www.patrimoniounesco.it/beniimmateriali/documenti/convenzioneparigi2003.pdf,

In questa lista, viceversa, la parola “music”(75) compare, ad oggi(76), per ben 36 volte,

sempre accompagnata da una specificazione: ad esempio vengono tutelate diverse espressioni di musica popolare, come il Kumiodori, ossia il teatro musicale tradizionale Okinawa del Giappone, o la musica marimba e i canti tradizionali della Colombia; a questo si devono aggiungere undici ricorrenze della dicitura “singing”, come ad esempio la tradizione estone di canto polifonico Seeto, o il canto polifonico georgiano.

Quest’azione tutelatrice sembra nascere principalmente in conseguenza di una società sempre più omologata e universale, che tende a perdere le peculiarità regionali, o a trasformarle e snaturarle fino a farle diventare un prodotto esclusivamente di consumo turistico.

Tuttavia un utilizzo attivo di queste pratiche al fine di creare legami fra i popoli non sembra profilarsi all’interno di questa convenzione; anzi la tutela delle singole tradizioni sembra quasi segnare una strada di separazione più che di unione, in quanto marca inevitabilmente le differenze esistenti fra i popoli.

La tutela del bene artistico è senza dubbio una grande conquista culturale della società contemporanea, ciononostante implica un atteggiamento sostanzialmente museale nei confronti di tali beni: finisce per ridursi alla protezione materiale di un “oggetto” che altrimenti verrebbe deteriorato o perduto. Questo in qualche misura finisce per depauperare il bene artistico della sua forza primigenia: esso diventa un bene prezioso, un gioiello da tenere in cassaforte e da ammirare di quando in quando, ma che non viene più indossato per evitare che si perda, si rovini o venga rubato. Così visitare un museo, una mostra d’arte o assistere ad un concerto sono tutte pratiche utili e lodevoli, ma il loro effettivo potere di azione sull’animo umano è decisamente scarso se comparato a quello della pratica diretta dell’arte.

Inoltre, come abbiamo visto dalla tipologia di pratiche elencate nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, questa Convenzione è rivolta sostanzialmente a quelle pratiche tradizionali che, per il loro

(75) La lista è stata consultata in lingua inglese.

(76) Ultima consultazione della Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità effettuata l’11/01/2014.

carattere regionale e non commerciale, rischiano di venire cancellate o stravolte; si tralascia però di tenere in considerazione anche tutte le altre pratiche culturali che magari non rispondono ai criteri della marginalità (etnica, sociale, temporale...) ma necessitano ugualmente di essere tutelate e promosse. Ci sembra di essere pertanto in presenza di una situazione paradossale per cui comincia ad esistere una doverosa tutela delle particolarità musicali, in mancanza però ancora di un quadro generale di tutela e promozione della pratica musicale in quanto tale; ad esempio, grazie a questa Convenzione, dal 2010 la “Marimba music and traditional chants from Colombia’s South Pacific region” è un bene riconosciuto e tutelato, ma il canto lirico, che tanta parte ha avuto nella storia culturale dell’umanità, è tuttavia privo di un riconoscimento giuridico ufficiale.

4. La Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità delle

Nel documento La musica come strumento diplomatico (pagine 91-97)