3.A L’inno europeo Le ragioni della scelta
3) La cultura quale elemento essenziale delle relazioni internazional
Conformemente alla Convenzione dell'UNESCO sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali, ratificata dall'UE e dalla maggior parte dei suoi paesi, la nuova agenda della
cultura propone di rafforzare la dimensione culturale in quanto elemento indispensabile delle relazioni esterne dell'UE. Questa priorità è accompagnata da numerose misure allo scopo di:
• proseguire il dialogo politico nel settore culturale e promuovere gli scambi culturali fra l'UE e i paesi extra UE;
• promuovere l'accesso ai mercati mondiali dei beni e dei servizi culturali provenienti da paesi in via di sviluppo attraverso accordi che riconoscano un trattamento preferenziale o altre misure di assistenza legate agli scambi;
• appoggiarsi alle relazioni esterne per mettere in atto sostegni finanziari e tecnici (preservazione del patrimonio culturale, sostegno ad attività culturali nel mondo);
• tener conto della cultura locale in tutti i progetti finanziati dall'UE;
• intensificare la partecipazione dell'UE ai lavori delle organizzazioni internazionali attive nel settore della cultura e all'iniziativa delle Nazioni Unite "Alleanza di civiltà".”(49)
Ai fini pratici l’attività dell’UE in ambito culturale si concretizza sostanzialmente nel “Programma Cultura”, un agenda di lavoro quadriennale che definisce i parametri d’azione dell’Unione Europea in campo culturale. Esso è ora alla seconda edizione, che terminerà proprio quest’anno (2011-2014).
In questo ultimo quadriennio il Programma Cultura si è svolto seguendo un ordine di sei priorità:
“Priorità A: diversità culturale, dialogo interculturale e cultura accessibile e inclusiva
•Priorità B: industrie culturali e creative
•Priorità C: competenze e mobilità (49) Ivi.
•Priorità D: patrimonio culturale, compresa la mobilità delle collezioni
•Priorità E: cultura nelle relazioni esterne
•Priorità F: statistiche culturali”(50)
Da questa dichiarazione d’intenti si evince chiaramente come la cultura venga oggi considerata innanzitutto come uno strumento fondamentale per la promozione del dialogo interculturale e per facilitare la mobilità di persone nell’ambito regionale europeo. L’Unione Europea infatti, in quanto organismo tutto sommato recente, almeno nella sua attuale configurazione, si trova ancora impegnata nello scopo di creare un’unità effettiva fra i suoi Stati membri e fra i cittadini che li compongono; quest’azione risulta tanto più necessaria se si considera la varietà linguistica e culturale presente nel territorio europeo, e se si tiene conto del recente passato nazionalista della maggior parte dei Paesi che lo compongono.
Una situazione simile, con i dovuti distinugo, l’abbiamo avuta anche nel nostro Paese, che, unificato in parte per ragioni politiche, in parte per ragioni ideologiche valide ma assai lontane dal sentire popolare, si è trovato a dover affrontare i problemi delle diversità culturali e linguistiche. Le differenze che potevano esserci a fine ‘800 fra un contadino calabrese e uno lombardo erano marcate quasi quanto quelle che possono esserci oggi fra un cittadino italiano e uno svedese.
L’Italia si può considerare sostanzialmente giunta ad un livello sufficiente di omogeneità culturale solo con il secondo dopo guerra, e grazie sostanzialmente a tre fattori: il servizio militare, l’istruzione scolastica e la diffusione di emittenti radio- televisive in lingua italiana.
L’Unione Europea fortunatamente sta raggiungendo questo obiettivo principalmente tramite accordi e scambi culturali, favorendo la mobilità lavorativa e di studio, in particolare dei giovani.
Una delle attività maggiormente riuscite in questo settore è il Programma Erasmus, che incentiva la mobilità di studenti e personale docente in tutta Europa. Esso nasce
nel 1987 ad opera dell’allora Comunità Europea e consiste in un accordo fra Istituti di Istruzione superiore che consentono ai loro iscritti di svolgere parte del loro percorso di studi (da tre a dodici mesi) presso un Istituto estero similare e convenzionato, godendo del riconoscimento legale delle attività universitarie ivi svolte. Gli studenti ricevono una borsa di studio variabile, ma che tendenzialmente non basta a coprire le spese; ciononostante il programma, ormai alla sua ventiseiesima edizione, ha trovato sempre maggior consenso fra gli studenti. Ad oggi gli studenti che vi hanno preso
parte sono quasi tre milioni, e gli insegnanti più di trecentomila(51).
Spesso gli studenti che partecipano ad un Programma Erasmus finiscono per stabilirsi definitivamente nel Paese nel quale hanno vissuto questa esperienza di scambio culturale o comunque hanno una tendenza maggiore a spostarsi in un altro Paese estero rispetto ai loro colleghi che non hanno mai usufruito di questi progetti. Si può pertanto considerare come realmente incisiva l’azione del Programma Erasmus in vista di una sempre maggiore unità e coesione dei popoli che formano l’Unione Europea.
Fino a qualche anno fa gli studenti di musica non potevano aderire a questo programma in quanto i Conservatori Statali di Musica in Italia erano legalmente considerate delle scuole professionali, non degli Istituti di alta formazione
universitaria. Con la riforma attuata dalla Legge 21 dicembre 1999, n. 508, di recente
applicazione, che ha visto la trasformazione dei Conservatorio Italiani in Istituti di
Alta formazione e cioè li ha equiparati agli Istituti universitari(52), anche gli studenti di
(51) Tutti i dati sono tratti dal sito Ufficiale dell’Unione Europea:
http://ec.europa.eu/education/lifelong-learning-programme/erasmus_en.htm, ultima visita il 20/01/2014.
(52) “I Conservatori di musica, l'Accademia nazionale di danza e gli Istituti musicali pareggiati sono trasformati in Istituti superiori di studi musicali e coreutici, ai sensi del presente articolo. […]Le predette istituzioni rilasciano specifici diplomi accademici di primo e secondo livello, nonché di perfezionamento, di specializzazione e di formazione alla ricerca in campo artistico e musicale. Ai titoli rilasciati dalle predette istituzioni si applica il comma 5 dell'articolo 9 della legge 19 novembre 1990, n. 341. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato su proposta del Ministro dell'universitá e della ricerca scientifica e tecnologica, di concerto con il Ministro per la funzione pubblica, previo parere del Consiglio nazionale per l'alta formazione artistica e musicale (CNAM), di cui all'articolo 3, sono dichiarate le equipollenze tra i titoli di studio rilasciati ai sensi della presente legge e i titoli di studio universitari al fine esclusivo dell'ammissione ai pubblici concorsi per l'accesso alle qualifiche funzionali del pubblico impiego per le quali ne é prescritto il possesso.” Art. 2 comma 2° e 5° della Legge 21 dicembre 1999, n. 508.
musica hanno avuto accesso al Programma di scambio Erasmus e in generale a tutti i programmi culturali di scambio dell’Unione Europea rivolti all’Alta Formazione. Sebbene tale riforma si riferisca ad una legge del 1999, essa è entrata a regime in modo estremamente lento e graduale, a cagione anche delle molte resistenze e critiche mosse a tale nuovo ordinamento e delle difficoltà oggettive di una trasformazione tanto importante; pertanto attualmente i Conservatori Statali di Musica stanno attraversando una periodo di doppio regime, in cui coesistono entrambi gli ordinamenti, quello pre-riforma e quello riformato. La condizione attuale è oggettivamente piuttosto caotica e la parziale autonomia di cui sono venuti a godere i suddetti istituti non ha agevolato la situazione, che attualmente differisce da un Conservatorio all’altro. Ufficialmente la possibilità di iscrizione al cosiddetto “Vecchio Ordinamento” dovrebbe essere decaduta, pur con delle eccezioni, nell’anno scolastico 2011/2012. Questa situazione ancora ambigua ha fatto sì che il Programma Erasmus non sia ancora ben impiantato nella struttura dei Conservatori, ed è quindi ancora troppo presto per poterne dare una valutazione. Ad ogni modo, nonostante non si possa non rilevare come, una volta di più, la musica sia un settore che fa sempre storia a sé, e la sua tutela e promozione siano sempre in ritardo rispetto a quelle delle altre discipline artistiche e scolastiche (il Programma Erasmus parte nel settore musicale con 12 anni ufficiali di ritardo, che diventano una ventina se si ragiona in termini oggettivi), ci sembra che queste nuove possibilità che si sono aperte agli studenti di musica siano notevoli sia nell’ambito della promozione dell’interculturalità, sia ai fini della carriera personale dei singoli studenti, che spesso è purtroppo molto più facile all’estero che non in Italia.