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5. Analisi di quanto emerso dalle interviste ai referenti settoriali

5.4 Coordinamento del progetto di presa a carico con gli attori coinvolti (utenti, rete primaria,

Sintesi e analisi

Il coordinamento di per sé non è una fase specifica della progettazione, ma è il processo che permette la condivisione, la collaborazione, il confronto e l’aggiornamento durante tutta la progettazione. Nella progettazione dialogica- partecipata è previsto che ogni attore coinvolto sia attivo e partecipe. Dalle interviste sembra che con gli ospiti questo aspetto venga mantenuto durante i colloqui nei vari settori piuttosto che nelle sintesi, mentre la famiglia, è emerso che, anche per quanto riguarda il coordinamento, è poco coinvolta, se non nell’ambito della consulenza sociale con i quali c’è maggiore scambio.

Per quanto riguarda, invece, l’équipe, il coordinamento avviene, secondo quasi tutti gli intervistati, con la modalità dialogica delle riunioni d’équipe. Altri hanno aggiunto, come ulteriori momenti di scambio, il passaggio di consegna fra operatori in turno e i momenti di condivisione informale “in corridoio” (Allegato 12). Come strumento, per cinque degli intervistati, risulta esserci principalmente il “quaderno” che, anche ufficialmente, è riconosciuto come mezzo in cui vengono registrate le quotidiane comunicazioni di aggiornamento. In relazione all’approccio dialogico-partecipato, il coordinamento è possibile se vi è la costruzione di un significato comune al problema, ovvero che venga raggiunto “un accordo anche parziale sui significati”75.

La riunione è la modalità con cui gli operatori interni alla struttura di Cagiallo dovrebbero arrivare a individuare significati comuni per poi far sì che l’operatore del Centro che parteciperà alla sintesi possa condividere quanto accordato in precedenza in équipe con il consulente esterno in presenza anche dell’utente. Le sintesi sono, infatti, un altro momento di coordinamento e di condivisione; il referente del settore consultori le considera come “luogo eletto per la condivisione” (Allegato 12). Da ciò, secondo lui, l’importanza di una piena messa in comune precedente a questo momento.

Per quanto riguarda la fase del coordinamento del progetto di presa a carico, dalle interviste non sono emersi molti aspetti positivi, secondo uno dei referenti del

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75!D’Angella,!Francesco,!e!Angelo!Orsenigo.!Tre#approcci#alla#progettazione,#p.!62!in!La#progettazione#luogo#di#

settore terapeutico “tutto funziona per quel po’ che serve” (Allegato 12), per alcuni funzionali sono il colloquio e il coordinamento con la rete esterna.

Gli aspetti critici presentati, invece, riguardano vari elementi in base al settore. Secondo i referenti dell’ambito infermieristico, del settore occupazionale, di quello educativo e della consulenza sociale, un punto critico riguarda in generale la separazione all’interno dell’équipe; qualcuno ha parlato di “compartimenti stagni” (Allegato 12), divisione nella progettazione, presa a carico da parte di settori, ma non di un Centro. Secondo altri intervistati, un aspetto critico riguarda la gestione delle informazioni, l’aspetto più comunicativo, mentre secondo uno dei referenti dell’ambito terapeutico “più che coordinamento, c’è un aggiustamento” (Allegato 12).

Le ipotesi di miglioramento presentate riguardano sempre un lavoro sull’équipe, la condivisione di aspetti utili per il progetto degli utenti e, infiene, il parlare in équipe per capire e trovare delle soluzioni insieme. Tra le idee proposte da parte del settore della consulenza sociale e da uno dei referenti dell’ambito terapeutico ritorna ancora quella del coordinatore di progetto. Infine, secondo l’altro referente del settore terapeutico, bisognerebbe anche in questo caso aumentare il tempo perché “non c’è

quasi mai modo di coordinarsi tutti insieme” (Allegato 12).

Considerazioni

Dal mio punto di vista, il coordinamento per quel che riguarda un progetto di presa a carico è uno degli aspetti basilari. Sulla base di quanto studiato finora e di quanto potuto osservare nella pratica, senza di esso difficilmente un progetto avrà una piena funzionalità. Il coordinamento, insieme alla condivisione, è ciò che permette a un’équipe di essere vista come entità unità e non come somma di singoli componenti, è l’elemento che permette di attuare interventi coerenti con quanto si vuole raggiungere e con quanto viene fatto dagli altri operatori. Da quanto emerso dalle interviste e in base anche a quello che è possibile individuare nella documentazione interna, tale processo, nel Centro Residenziale di Cagiallo, dovrebbe aver luogo principalmente nelle riunioni durante le quali si discute, ci si confronta e si aggiorna l’intervento. La riflessione che mi sorge però è legata a uno degli aspetti critici riportati nelle interviste, alcuni parlano di funzionamento a “compartimenti stagni” (Allegato 12) piuttosto che presa a carico da parte di settori e non di un Centro. Ciò dimostra che non sembra esservi molta coesione all’interno dell’équipe, ma che piuttosto si tenda a lavorare riferendosi al proprio settore. Provando a immaginare dei motivi legati a questa situazione, penso che questa separazione possa essere legata al fatto che non vi è concretamente nulla, nessuno strumento, che faccia da collante. Durante le riunioni c’è dialogo, le decisioni si prendono insieme, ma non vengono riportate su nessun documento legato alla progettazione, vengono annotate sul verbale che poi, dopo un certo periodo, viene archiviato e le indicazioni presenti in esso vanno perse. Questa “perdita di

informazioni” potrebbe essere letta come un dare poca importanza al momento della riunione, quindi, al confronto degli operatori che, di conseguenza, perdono lo stimolo per aprirsi agli altri settori confinandosi nel proprio. Un altro motivo, invece, potrebbe essere legato al fatto che nelle fasi precedenti della progettazione non avviene una piena condivisione e costruzione dei significati: vengono comunicati all’équipe gli obiettivi prefissati nel colloquio di ammissione e poi ogni settore sembra ricavarne dei propri obiettivi specifici settoriali con l’utente senza però diffondere pienamente le informazioni e confrontarsi con i colleghi. Da ciò potrebbe derivare la divisione a compartimenti.

Un altro appunto che vorrei portare riguarda lo strumento che gli intervistati considerano legato a questo momento del coordinamento: il “quaderno”. In effetti, esso è lo strumento adibito a questa funzione, ma, come già detto nelle considerazioni legate alla “Costruzione del progetto di presa a carico”, il fatto che vi vengano annotate tutte le informazioni legate a tutti gli ospiti, può creare confusione e comportare il rischio di perdere dati preziosi per l’operato.

Per quanto riguarda, invece, il coordinamento del progetto con l’utenza, come emerge da più fronti, l’approccio usato è sempre quello dialogico-partecipato con la modalità del colloquio individuale e, finora, penso sia un aspetto il quale non si può che connotare in maniera positiva.

Il coordinamento con la rete esterna, quindi il consulente, come detto avviene durante le sintesi mensili e, anche nei suoi riguardi, sembra avvenga in maniera funzionale. La stessa équipe viene aggiornata con il rapporto steso dall’operatore di Cagiallo che riporta quanto avvenuto nell’incontro. L’unica annotazione che vorrei mettere in luce riguarda il coordinamento che precede la sintesi. Non sempre c’è un pieno confronto e lo stesso assistente sociale ha riportato nelle sue risposte che vi è una carenza di informazioni. Questo si ricollega a quanto scritto poco prima: è importante che vi sia questa condivisione in équipe, soprattutto prima delle sintesi, così che l’operatore di Cagiallo possa essere realmente rappresentate e portavoce del pensiero dell’intera équipe.

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