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6. Conclusioni

6.1 Risultati del lavoro

L’obiettivo del presente lavoro era quello di analizzare le procedure di presa a carico dei vari settori di intervento del Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo con la finalità di ipotizzare modalità operative per l’elaborazione di progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e l’utenza. Con l’analisi sviluppata nelle pagine precedenti ho avuto modo di raggiungere i vari sotto-obiettivi che mi ero posta all’inizio dell’intero percorso svolto in questi mesi arrivando a individuare che il principale approccio messo in atto è quello dialogico-partecipato, il quale presuppone una co-costruzione di significati condivisi e la partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti. La modalità principale in cui quest’ultimo viene concretizzato nei confronti dell’utenza è quella del colloquio che, in base alla fase della progettazione, può essere di consulenza, progettazione o valutazione. Per quanto concerne l’équipe, invece, è risultata come principale modalità quella della riunione o della sintesi per quel che riguarda la rete esterna. Colloquio, riunione e sintesi risultano avere una connotazione positiva per gran parte dei referenti intervistati, sono delle modalità funzionali che permettono di mettere in atto i principi della progettazione dialogica-partecipata in quanto favoriscono il confronto e la discussione fra più individui. Un altro aspetto positivo della presa a carico settoriale attuata nel Centro Residenziale Ingrado di Cagiallo è risultata essere anche la multidisciplinarietà, quindi la presenza di più e differenti figure all’interno dell’équipe operativa. Questa caratteristica è ciò che permette alla struttura di occuparsi dell’alcolismo in tutte le sue sfere favorendo un approccio multimodale in un’ottica bio-psico-sociale.

Rileggendo quanto ho potuto analizzare con questo lavoro, penso di poter affermare che vi siano certamente degli aspetti positivi così come altri che, invece, potrebbero essere migliorati. Sulla base di ciò, in relazione anche alla seconda parte del mio obiettivo di tesi, ho cercato di ipotizzare delle modalità operative per l’elaborazione di progetti di presa a carico individuale partecipati con l’équipe e con l’utenza. Una delle idee che quasi tutti gli intervistati in più e differenti momenti hanno portato è quella di un case manager, un responsabile di progetto interno che si occupi di gestire le informazioni relative una determinata persona in relazione a tutti i settori. È sicuramente una proposta, secondo me, ben pensata, ma per far sì che sia anche funzionale penso si debba preparare l’équipe stessa. Se l’équipe è abituata a funzionare, come sembra risultare, a “compartimenti stagni” (Allegato 12), la figura del responsabile di progetto non sarà la soluzione riparatoria a tutto, anzi, addirittura,

chi investirà questo ruolo si potrebbe trovare a rincorrere i vari operatori settoriali per ricercare informazioni e tenere unito il progetto. È, quindi, forse più adeguato in primo luogo agire sull’équipe come alcuni degli intervistati hanno proposto. Penso anch’io che sia fondamentale attuare un lavoro sull’interno staff, per esempio con delle supervisioni mirate che facciano emergere le dinamiche interne e che permettano a tutti di poter esprimere davvero il proprio punto di vista. Da quello che ho potuto recepire durante lo stage, l’équipe di Cagiallo è soggetta a un forte turnover78, anche questa caratteristica potrebbe aver indotto a queste dinamiche di separazione e confinamento nei proprio settori. Un'altra strategia per favorire la coesione interna potrebbe essere quella di creare degli strumenti specifici per la progettazione. Un esempio potrebbe essere un dossier individuale al cui interno vengano riportate le informazioni relative a tutti i settori, quindi, vi sarà il progetto di quell’utente in relazione all’ambito educativo, laboratoriale, terapeutico con allegate le note degli infermieri sulla sua salute fisica e il suo trattamento farmacologico. Partendo da ciò, mi ricollego agli strumenti usati attualmente nei vari settori, quindi le schede di cui ho parlato nei paragrafi precedenti e le cui copie è possibile trovare in allegato. Alcuni degli intervistati hanno espresso che esse andrebbero migliorate trovandole “quasi

squalificanti” (Allegato 11). Io stessa ritengo che non siano particolarmente utili per la

trasmissione delle informazioni, gli stessi obiettivi riportati non sono sempre semplici da comprendere e spesso sono suscettibili a interpretazioni. Sempre in relazione a dei possibili strumenti, ripensando alle informazioni, le scelte e le decisioni prese in équipe che vengono solo trascritte nei verbali i quali successivamente vengono archiviati, un’altra idea potrebbe essere quella di riportare tali dati in una cartella alla portata di tutti.

Purtroppo con questo lavoro non mi è stato possibile entrare molto nel dettaglio sull’analisi dettagliata o sulla concreta modifica di questi strumenti anche per via del tempo a disposizione, così come non ho avuto molte possibilità di entrare più nello specifico nell’analisi delle diverse proposte presentate dagli operatori intervistati. Penso, quindi, che il mio lavoro di tesi possa essere sicuramente approfondito in più parti diventando in questo modo punto di partenza per altri lavori e riflessioni.

L’ultimo sotto-obiettivo che mi ero prefissata è, invece, relativo all’attuazione di un momento di condivisione insieme a tutta l’équipe del Centro Residenziale di quanto emerso con questo lavoro per stimolare ulteriori riflessioni. Questo momento avverrà nei mesi successivi alla consegna di tale scritto e spero possa essere la spinta per far diventare quelle che sono ora solo delle ipotesi di miglioramento qualcosa di più concreto in base alla reale utilità che gli operatori delineeranno o meno.

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6.2 Trasferibilità del mio lavoro di tesi per la professione dell’educatore in

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