I MPERO E LINGUA LETTERARIA
3. Il corpo imperiale
La conferma di questa anomalia confessionale che ben presto sa- rebbe divenuta norma arriva da dettagli del tutto insignificanti per gli storici. Carlo V contabilizza con cura i viaggi e gli incontri: quante volte ha attraversato un certo mare; quante volte è entrato e uscito da un paese; quante volte ha visto i suoi parenti, i suoi alleati, i suoi ne- mici. In genere elenca tutto con estrema sobrietà, comprese le que- stioni familiari, dalle quali espunge i commenti affettivi, data la natura politica del suo scritto. Quando, per esempio, prende in moglie Isabel- la del Portogallo, ne parla senza neanche dire il nome della sposa e in- serendo subito dopo la notizia di un decesso reale: “O Emperador se partio em o anno de 26 de Toledo para Sevilha, onde se casou, e no caminho teve novas da morte da Rainha de Dinamarca sua irmãa”18. Una sorte analoga tocca al primogenito, il principe Filippo, la cui na- scita è annunciata fra la scomparsa di un altro parente illustre e la no- tizia del sacco di Roma. La retrospettiva parte da Granada, la città in cui si trovava l’imperatore:
No mesmo lugar lhe vieram novas da morte e rotta pelos Turcos del Rey Luis d’Ungria, seu cunhado. Pola qual causa sua Mag. ajuntou cortes gerães em Valhadolid de todos seus reinos de Castella para trattar do rimedio e resistencia que se poderia fazer aos Turcos, onde sua Mag. se achou em o anno de 27, no qual anno nasceo seu filho Phelippe Principe de Espanha. No mesmo tempo e no mesmo lugar, lhe vieram novas como o seu exercito, que levava o Duque de Bor- bon, per assalto, no qual o d. Duque de Borbon foi morto, entrara em Roma e tinha encerrado ao Papa Clemente en Castello de Sant’Angel, ao qual Castello foi despois posta guarda pelo Principe d’Orange, que pela morte do d. Duque de Borbon ficára governando o exercito […]19.
È evidente quanto l’argomentazione sia improntata alla logica degli affari di stato. Così avviene anche per la nascita della prima fi- glia, Maria, che Carlo V ebbe modo di vedere a Madrid, e per la na- scita del terzogenito Ferdinando, che invece non conobbe mai. Il bambino visse pochi mesi fra il 1529 e il 1530, quando il padre si tro- vava prima a Bologna e poi ad Augusta. Tanta austerità narrativa si
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Ivi, p. 196. 19
smaglia leggermente solo in occasione della morte dell’imperatrice, per la quale il consorte manifesta il proprio dolore e scrive qualche ri- ga in più.
Eppure nelle Memorie c’è un elemento compassionevole che stri- de. È ricorrente e non riguarda altri che l’imperatore in persona. Fra una guerra e l’altra egli si lamenta molto spesso della sua cattiva salu- te, creando vere e proprie zone di incoerenza semantica rispetto al modello di testo da lui stesso creato. Era un giovanotto di ventiquattro anni, non ancora sposato, quando a Toledo “adoeceo de quartãas, que o deixaram em o principio do anno seguinte de 25. No qual tempo El Rey de França pos cerco á Pavia, onde Antonio de Leyva tinha o car- go principal, e na batalha que se deu diante della o d. Rey foi preso […]”20. La notizia delle febbri dell’imperatore appare contemporanea- mente alla notizia della cattura di Francesco I a Pavia. I malanni pas- seggeri del corpo di Carlo V e gli eventi capitali della politica interna- zionale sono omologati sul piano dell’argomentazione.
Queste stranezze sono numerose. Per esempio, riferendosi al 1532, l’autore menziona il passaggio del governo delle Fiandre a sua sorella Maria, la convocazione della Dieta di Ratisbona, l’avanzata dell’esercito turco, la morte di uno dei suoi nipoti prediletti. Tutti av- venimenti di rilievo, fra i quali inserisce anche una sua caduta da ca- vallo, avvenuta durante una battuta di caccia. Si sofferma quindi sulle magagne fisiche che gli derivarono da quell’incidente, aggiungendo alla fine anche un terzo attacco di gotta. La sua intemperanza alimen- tare era nota e i medici non riuscirono a metterlo a dieta neanche a Yuste, dove gli arrivavano da terre vicine e lontane enormi quantità di cibo. Il suo pessimo stato di salute non fiaccò mai il suo appetito vo- race21. A questi piaceri o vizi l’imperatore non fa cenno nelle sue Memorie, mentre non ne dimentica i risvolti sgraditi. Si veda come egli dedica una quarta parte del breve paragrafo in cui elenca fatti po- liticamente rilevanti al proprio corpo malato:
Em o principio do anno o Emperador, deixando a primeira vez a Rainha d’Ungria, sua irmãa, no governo dos Estados de Flandres, se pos á caminho a quarta vez pelo Rim para tornar a terceira vez á Alemania, assi por ver se podia fazer alguma cousa de proveito para remedio das heregias que havia nella, como para resistir a vinda do Turco, de que havia novas que estava para vir (10 vª) com grande
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poder á destruir a Germania. Para o qual effeito tinha convocado huma Dieta em Ratisbona para nella pôr por obra o que se tinha prat- ticado em a de Angusta para remedio do acima ditto. Neste caminho baixo do cavalho á caça e se fez mal em huma perna, donde despois lhe deu nella erisipola, da qual esteve trablhando todo o tempo que se deteve em a ditta cidade de Ratisbona, e na mesma tambem foi toca- do a terceira vez da gotta, e ahi morreo seu sobrinho o Principe de Dinamarca22.
Puntualmente l’imperatore segnala i suoi acciacchi fino alla fine delle Memorie. Una insistenza davvero singolare per l’epoca. Le con- seguenze di una itterizia e del quattordicesimo attacco di gotta ser- peggiano anche fra il resoconto della dieta di Augusta, nel 1548. Era in atto una grave tensione familiare per motivi dinastici. Carlo V e suo fratello Ferdinando, Re dei Romani, avevano aperto le trattative per la successione alla carica imperiale, in presenza della sorella Maria d’Ungheria, la quale svolgeva funzioni di mediatrice.