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• Corea del Sud

• Malesia

• Australia

• Taiwan

Correlazione

Negativa

• Indonesia

• Nuova Zelanda

• Bangladesh

• Cina

Correlazione

Non Significante

• India

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La Corea del Sud, tra le nazioni considerate, è quella che ha integrato meglio la figura dell’ID. Questo risultato è stato reso possibile perché, dopo la crisi asiatica del 1997, il Governo Coreano, spinto anche dalle pressioni del Fondo Monetario Internazionale, ha adottato una serie di misure tese a riformare completamente la Governance delle imprese, che fino a quel momento avevano evidenziato profonde lacune. Tra i vari provvedimenti vi è l’obbligo, per le società quotate, di avere un CdA composto almeno al 25% da Amministratori Indipendenti; l’evidenza empirica ha dimostrato che i conflitti d’interesse tra gli ID compromettono le performance aziendali e il corso dei titoli; pertanto, la Corea del Sud ha affrontato tali possibili situazioni, attraverso una forte attività di monitoring sugli stessi ID. Per cui, qualora un soggetto dovesse avere rapporti professionali con altre società, o di altra natura, ad esempio politica, sarebbe senza indugio sostituito. Grazie a queste manovre, ben decise a rafforzare la figura dell’ID, abbiamo, in termini di correlazione tra Amministratori Indipendenti e le performance delle aziende coreane, dei risultati molto positivi. Quanto appena osservato può essere dovuto al fatto che gli amministratori indipendenti rassicurano gli azionisti e gli stakeholder sulla qualità del monitoraggio delle attività del management e contribuiscono positivamente a prendere decisioni profittevoli per gli investitori delle aziende, grazie anche alla professionalità acquisita in altri ambiti lavorativi.

Indubbiamente è necessario per le aziende avere un corretto e appropriato numero di ID, tale da ottenere l’efficacia desiderata dal punto di vista operativo e gestionale; e dunque un plauso deve essere fatto alla Corea che, tra le prime, ha imposto delle soglie minime di presenza degli ID nei Consigli di Amministrazione. Risulta altrettanto importante anche l’aspetto “qualitativo” delle competenze che gli ID devono necessariamente possedere per svolgere correttamente le proprie funzioni. E’ un problema, questo, che accomuna la realtà orientale a quella occidentale, specificatamente agli Stati Uniti. Gli ID, fra i tanti requisiti necessari, devono anche avere competenze e know how specifici dei settori di provenienza, senza i quali, la loro autonomia di giudizio, soprattutto nell’ambito delle scelte strategiche che l’azienda dovrà poi perseguire, risulta privo di valore o addirittura

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fuorviante. Per questa ragione nel mercato Taiwanese, dove è stato riscontrato un legame positivo tra ID e l’EVA (che è un indicatore attraverso cui viene calcolata la creazione di valore di un azienda), l’obiettivo delle imprese è quello di selezionare i soggetti che diverranno poi Amministratori Indipendenti, valutando principalmente le loro capacità operative senza le quali vengono automaticamente esclusi dalla possibile nomina di ID.

In Malesia e Australia, che sono gli altri due casi in cui è stata riscontrata una correlazione positiva tra ID e performance aziendali, gli studi si sono concentrati principalmente su due aspetti: abbattimento dei costi di agenzia e conseguente attrazione degli investitori esteri. Nel primo caso (i risultati sono ancora più accentuai nei contesti in cui abbiamo una sistema di governo di tipo dualistico) lo studio, le cui indagini sono state svolte su un campione di 474 società quotate nel periodo 1999-2015, evidenzia come i costi di agenzia siano diminuiti sensibilmente grazie all’introduzione degli ID nei CdA delle società malesi, in perfetta linea con quello che era stato già sostenuto da Fama e Jensen nel loro studio del 1983. Questa significativa diminuzione, ha portato al conseguente abbattimento del costo del debito per le società, dando molte più possibilità di investimento alle imprese le quali si possono finanziare a dei costi più contenuti, ed anche l’interesse degli investitori esteri è aumentato. L’effetto degli ID è stato positivo su più fronti. In Malesia le aziende a conduzione familiare sono quelle maggiormente colpite dai costi di agenzia che abbattono la creazione di valore, pertanto, un mezzo attraverso cui poter mitigare questi effetti, è rappresentato dagli ID, la cui presenza dovrebbe scongiurare pratiche scorrette (ad esempio underinvestment, overinvestment) all’interno delle aziende. L’effetto positivo degli ID sulle performance aziendali è stato ancora più marcato in Australia, dove, per la prima volta dopo vari studi effettuati sull’efficacia degli ID sulle performance aziendali (che fino a quel momento avevano prodotto risultati negativi), si è registrata un’inversione del trend ben vigorosa, tanto da registrare performance migliori anche nelle società la cui politica sui dividendi risulta poco soddisfacente soprattutto per gli investitori esteri.

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Non sempre vi sono le condizioni ottimali per poter recepire correttamente la figura dell’Amministratore Indipendente nel contesto economico; motivo per cui in alcuni paesi orientali (che tra i papers oggetto di studio rappresentano il 50% dei casi) viene ancora riscontrata una correlazione negativa tra ID e performance aziendali. I soggetti che detengono la proprietà delle imprese possono ostacolare e rendere difficoltoso l’inserimento degli ID nei Consigli di Amministrazione. L’ingresso in una compagine societaria implica normalmente la possibilità di un cambiamento dei soggetti incaricati della gestione dell’impresa, che risulta, tuttavia, oltremodo ostacolato laddove a dirigere l’impresa vi sia un gruppo familiare o lo Stato. In Indonesia, ad esempio, la stragrande maggioranza delle aziende è a conduzione familiare (sulla falsa riga del modello italiano) ed in questo contesto l’ostilità dei membri del CdA (che spesso sono componenti della famiglia che detiene il controllo dell’azienda), nei confronti degli ID, risulta essere molto evidente; il lavoro svolto dagli ID viene spesso reso vano dai membri (della famiglia) del CdA che, coalizzandosi fra loro, attraverso quasi una forma di ostruzionismo, non permettono agli ID (che sono già in numero esiguo) di svolgere le proprie funzioni, soprattutto a causa di una normativa, tutt’ora poco tutelante. Di conseguenza gli investitori esteri sono molto riluttanti nel far confluire i propri capitali in queste aziende.

L’efficienza degli ID, inoltre, non è soddisfacente nelle economie di piccole dimensioni che rappresentano un limite, come nel caso del mercato Neozelandese (motivo per cui gli autori riscontrano una correlazione negativa quasi perfetta fra ID e le performance delle aziende). Quest’ultimo è molto ridotto e le società che ne fanno parte hanno dimensioni modeste, tali per cui in un contesto di questo del genere, può non essere cosi semplice trovare un buon numero di ID da inserire nei Board delle impese. L’altro possibile rischio (legato allo scarso numero di ID presenti sul territorio) è che un soggetto possa essere ID in più società (il che già rappresenta una potenziale situazione di conflitto di interesse), oppure che esso, oltre a ricoprire tale ruolo in una azienda, posssa ricoprire altre cariche aziendali (ad esempio Amministratore Esecutivo, CEO) in differenti società, con la conseguenza che tale prospettiva porti all’instaurazione di legami economici o di

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altra natura. Gli scenari appena rappresentati, descrivono situazioni di varia natura, troppo pericolosi e lesivi dell’indipendenza degli Amministratori Indipendenti, quale invece caratteristica che ne determina la struttura.

Una soluzione adottata è quella di nominare, Amministratori Indipendenti, soggetti che non fanno parte della rete consolidata di ID presenti sul territorio, anche se il rischio è che detto soggetto non abbia le competenze tecniche richieste per l’espletamento dell’incarico.

In entrambi i casi, che l’ID faccia parte o meno della rete di categoria suddetta, sorgono dei problemi che limitano fortemente il ruolo degli ID e la loro efficacia nelle imprese. I critici sostengono che il monitoraggio effettuato dagli Amministratori Indipendenti risulta totalmente inefficace per via anche della grande asimmetria informativa (provocata volutamente dalle altre categorie di amministratori) che intercorre fra essi e i restanti membri che compongono il CdA; per cui le informazioni in mano agli ID non risultano sufficienti per formulare un corretto giudizio sui temi riguardanti la gestione aziendale. Gli autori di questa analisi, che hanno evidenziato le complessità di tali problematiche, sostengono la grande importanza che sia le dimensioni del mercato che delle imprese, hanno sul ruolo degli ID e sulle loro capacità. Per questo motivo l’abitudine di seguire e soprattutto emulare il sistema di Governance anglosassone da parte del mondo asiatico risulta essere un errore. Non a caso in quel contesto si giunge a risultati totalmente opposti a quelli di cui abbiamo discusso fino a qui. Le performance, nel sistema Neozelandese, sono migliori dove il numero di Amministratori Indipendenti è basso, questo in perfetta linea con la stewardship theory la quale sostiene che i manager e Amministratori non indipendenti sono ottimi Amministratori dei beni aziendali e concorrono al raggiungimento degli obiettivi comuni per la società; essa prevede un'associazione positiva tra la gestione e la performance aziendale.

In ultima analisi meritevole di particolare attenzione è il caso riguardante la Cina. Essa è la nazione più rappresentativa dell’esponenziale crescita economica dell’aera orientale. I mercati finanziari sono fortemente influenzati dall’economia cinese; nel 2015 la Cina ha avuto la più bassa crescita degli ultimi 25 anni (6,9%)

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e le conseguenze hanno scosso tutto il mondo finanziario. Tra i tanti motivi della battuta d’arresto della Cina, ha pesato anche il ruolo poco efficace degli Amministratori Indipendenti nelle società cinesi, considerato il punto debole della Corporate Governance. La Cina rappresenta il classico modello di paese emergente: ha una struttura di proprietà aziendale concentrata e un ambiente istituzionale debole dove, la protezione degli investitori e degli azionisti di minoranza, è scarsa e l’insider self-dealing è dilagante. La maggioranza delle imprese cinesi quotate sono ex imprese statali (SOE) (caratteristica distintiva del mercato Cinese) in cui il governo è ancora il più grande azionista nella maggior parte dei casi; ciò rappresenta un fattore che scoraggia gli investitori esteri per due ragioni: la prima riguarda le politiche dei dividendi che, essendo un buon indicatore dell’attenzione di una società per i diritti degli azionisti, è particolarmente monitorato. Su esse spesso c’è poca trasparenza e gli investitori non si trovano d’accordo sulla gestione svolta da parte dello Stato; il secondo problema riguarda invece l’incidenza degli ID; in tali società, a controllo statale, i risultati fra ID e Performance aziendali risultano peggiori rispetto alle altre tipologie (Liu, Miletkov, Wei, Yang, 2016) per via di pratiche ostruzionistiche messe in atto dalle altre compagini sociali (come ad esempio lo Stato).

Il problema più rilevante della Cina, tuttavia, è la mancanza di controlli interni da parte delle autorità: è stato calcolato come circa l’85% degli Amministratori Indipendenti delle società cinesi, abbiamo forti legami con i soggetti che fanno parte del Board, legami questi che portano a pratiche di corruzione più facilmente attuabili attraverso, appunto, benefici privati. I controlli, che dovrebbero garantire agli ID la possibilità di espletare le proprie funzioni, sono sufficienti solo nelle aziende di grandi dimensioni e in quelle che hanno una rilevanza economica nazionale e sovranazionale. La letteratura recente (Liu, Miletkov, Wei, Yang, 2016), dopo aver analizzato il contesto economico cinese nella sua totalità, ha evidenziato una serie di interventi correttivi che dovrebbero essere svolti per poter migliorare il ruolo degli ID in Cina:

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• Un aumento dei controlli interni soprattutto nelle società di medie-piccole dimensioni;

• Board composti almeno per 1/3 da ID;

• Diminuzione del Controllo Statale sulle Aziende;

• Diversificazione a livello professionale dei vari ID, in modo da poter riscontrare differenti pareri e anche dissensi da soggetti specializzati in diversi settori, al fine di stabilire decisioni ottimali per l’azienda.

• Nominare Amministratori Indipendenti i soggetti super partes di altra nazionalità che possano rappresentare e tutelare gli interessi degli investitori esteri.

• Maggior trasparenza nelle pubblicazioni finanziarie di governi e società.

Il divario con le economie svoluppate è ancora evidente; la maggior parte degli studi più recenti, riguardanti alcuni paesi occidentali economicamente rilevanti (USA, Regno Unito, Spagna), evidenziano un legame positivo fra performance aziendali e presenza di ID nei CdA:

Tabella 4 – Principali studi empirici sul tema AI-Performance aziendali nelle economie sviluppate.

Autore Nazione Aziende

Campione Parametri Correlazio ne Note Gupta M. Fields L.P. USA 299 società rilevate da Lexis-Nexis

ROA Positiva Le dimissioni degli AI sono percepite dal mercato come un segnale negativo.

Masulis R.W. Mobbs S USA Società appartenenti allo S&P 1500 riportate nel Investor (ROA, Tobin’s Q) Positiva

Le aziende nelle quali sono presenti ID, presentano migliori performance in termini di

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Responsibil ity Research Center

(IRRC)

Gli annunci di riunioni di ID migliorano i ritorni per gli azionisti, mentre gli annunci delle

loro dimissioni li riducono.

Sharma V USA

944 (Public Companies

ROE Positiva Aumento del pagamento dei dividendi con la presenza degli ID.

Knyazeva, A. Knyazeva D. Masulis, R. USA 1661 Selezionate dal database Compustat /CRSP ROA Positiva

L’obiettivo dell’analisi condotta è quello di indagare se gli AI che hanno più incarichi, apprezzano ogni incarico allo stesso modo o

meno. Emerge che gli amministratori non distribuiscono i loro sforzi in maniera equa fra i

vari incarichi ma si impegnano maggiormente nelle società che garantiscono loro maggiore

visibilità e reputazione. Rubin A. Segal D. USA Società dello S&P 1500 fornite da RiskMetrics 94.500 osservazio ni Tobin’s Q, ROA, ROE, EVA Negativa

Il monitoraggio è più complesso nelle grandi imprese, per cui gli ID devono mostrare capacità migliori rispetto a coloro che operano

in ambiti più ridotti

Masulis R.W. Mobbs S. USA 1500 imprese fornite da RiskMetrics Databse Tobin’s Q Negativa

Gli ID che assumono più incarichi, distribuiscono in modo diseguale il loro impegno basandosi sul prestigio dei relativi

CdA. Marchetti P. Stefanelli V. UK 40 UK public listed companies ROA Positiva

Le performance migliori si registrano nelle aziende in cui gli ID hanno gli stipendi

maggiori. Crespì Cladera R. Pascual Fuster B. Spagna 752 Società Quotate ROA,EV A Positiva (solo in alcuni casi)

I criteri di ID sono molto diversi da quelli di UK, USA, ed Europa. Meno rigorosi. Nonostante ciò nella maggior parte dei casi

sono stati trovati legami positivi tra ID e il pagamento dei dividendi e le funzioni aziendali

che risultano più efficienti.

Volonté,

Christophe Svizzera

1494

(Industry) Tobin’s Q Negativa

Le attività esterne svolte dagli ID risultano penalizzanti, e incidono negativamente sulle

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Anche in Europa vi sono casi di correlazione negativa, le cui cause sono ricollegabili a quelle analizzate per i paesi emergenti; un esempio è la Svizzera. Analizzando 1494 aziende quotate sul SIX Swiss Exchange, nel periodo 2005- 2012 e utilizzando la Q di Tobin come riferimento, emerge un alto numero di AI presenti nelle società esaminate ma nonostante ciò, è presente una correlazione inversa con la Q di Tobin e quindi un impatto negativo sull’azienda e le sue performance. Un numero cosi elevato di AI è dovuto alla pressione esercitata dai maggiori critici della Corporate Governance, i quali costringono le aziende a nominare Amministratori Indipendenti, che oltre a ricoprire tale carica, svolgono ulteriori attività professionali, esenti dal contesto aziendale. Dette attività esterne sono correlate negativamente con la Q di Tobin e di conseguenza le performance aziendali ne risentono: gli AI di una società possono essere scelti tra equivalenti di altre società o tra gli amministratori esecutivi di altre organizzazioni, o anche tra esperti in materie tecniche, quali avvocati, professori universitari, professionisti e politici. Quando un manager, con incarichi esecutivi in un’azienda, entra nel board di un’altra società come AI, possono sussistere difficoltà nella gestione delle molteplici mansioni allo stesso affidate. Il tempo e le risorse impiegate nella veste di Amministratore Indipendente di un board vanno ad incidere sulle sue capacità di gestire efficacemente e con attenzione l’impresa di cui fa parte.

Si crea un bivio per le aziende: dotarsi di un gran numero di AI, con il rischio che alcuni di essi non abbiano le competenze professionali richieste e necessarie per attuare le migliori scelte gestionali riguardanti le dinamiche aziendali, o possedere un numero esiguo di AI (disapplicando la prassi richiesta dai mercati), ma che siano professionalmente competenti. Ad ogni modo nel suddetto studio, statisticamente, Amministratori non indipendenti - Amministratori Esecutivi - ex dirigenti e rappresentanti della famiglia di controllo, influiscono positivamente sui valori della Q di Tobin, mentre gli indipendenti - dirigenti esterni - fanno l’opposto. I risultati spiegano come gli investitori diano molta più fiducia ai primi piuttosto che agli AI con innumerevoli ruoli esterni, poiché quest’ultimi incidono negativamente sugli obiettivi aziendali.

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Concludendo nella Tabella 5, vengono riportare le maggiori differenze riguardanti il recepimento della figura dell’Amministratore Indipendente tra le economie sviluppate e quelle emergenti:

Tab 5 – Principali differenze riscontrate tra Economie Emergenti ed Economie Sviluppate.

Economie sviluppate (Occidentale) Economie emergenti (Orientale)

• Quadro normativo di riferimento più solido (ma con alcune lacune)

• Numero di ID presenti nei CdA mediamente alto (con potenziale perdita di Professionalità).

• Minor presenza di asimmetrie

informative tra Amministratori Esecutivi e AI. • L’AI risulta una figura di primo piano per il raggiungimento di una buona Corporate Governance.

• Mercati Finanziari più esigenti che richiedono maggior attenzione alla tutela degli azionisti tramite gli AI.

• Gestione delle politiche dei dividendi migliore grazie al monitoring efficace degli AI.

 Quadro normativo da riformare

 Numero mediamente basso di AI soprattutto nelle piccole-medie imprese.

 Mancanza di controlli da parte delle autorità.

 Aziende a conduzione familiare restie all’inserimento degli AI nel Board.

 Competenze professionali in alcuni casi insufficienti.

 Asimmetrie informative tra AI e Management rilevanti.

 Possibili conflitti di interesse che possono sorgere nelle reti di AI presenti soprattutto nelle economie dimensionalmente più ridotte.

 Potere degli AI ridotto soprattutto nelle Aziende a controllo Statale.

Le differenze riscontrate sono numerose. Il problema riguardante la carenza di professionalità degli AI risulta essere un punto critico comune sia alla realtà occidentale che orientale.

Concludendo, la figura dell’amministratore indipendente rappresenta il mezzo attraverso il quale è possibile migliorare la Corporate Governance, con la

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conseguenza che i mercati dei capitali risultano piu' liquidi ed efficienti, grazie all’aumento della resilienza agli shock finanziari globali e alla diminuzione della probabilita' di crolli dei prezzi azionari. Il Fondo monetario internazionale, secondo cui la Corporate Governance e la protezione degli investitori sono generalmente migliorati nelle economie dei mercati emergenti negli ultimi due decenni anche se c'e' ancora grande margine di miglioramento. L’FMI spiega che le economie emergenti con una Corporate Governance e una protezione degli investitori migliori tendono ad avere bilanci piu' solidi cosi' come riflesso da ratio di breve termine sul debito piu' bassi, da minori probabilita' di default e dalla capacita' di emettere debito con scadenze piu' lunghe. Tali questioni, dice l'Fmi, "contano per la stabilita' finanziaria generale".

Le esigenze di rinnovamento della figura dell’Amministratore Indipendente appaiono evidenti per tutte le economie emergenti, a fronte di un intenso sviluppo economico e del gap tra velocità di cambiamento del sistema aziendale e capacità di adattamento alle norme. In tal senso, è opportuno che i legislatori, le borse e le commissioni di vigilanza – nonché gli organismi di rappresentanza delle imprese e degli investitori, collaborino allo sviluppo di norme obbligatorie e di raccomandazioni (ruolo AI, poteri, responsabilità, soglie minime) ampiamente condivise (sulla falsa riga di quello che ciò accade nella realtà occidentale) che, pur rispettando gli elementi caratteristici di ciascun sistema-paese, possano aiutare le imprese a competere nel mercato globale.

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L’analisi empirica in Italia: le possibili relazioni tra