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Risultati e considerazioni sulla figura dell’ID nel mondo attraverso l’analisi dei papers

Il tema sulle possibili relazioni che possono svilupparsi fra la presenza di Amministratori Indipendenti e le Performance Aziendali, dagli anni 80’ in poi è stato oggetto di studio in tutto il mondo.

Come ampiamente noto, i primi a contribuire sul tema, sono stati Fama e Jensen (1983) i quali individuarono subito la figura degli outside directors (inizialmente in letteratura si è distinto tra outside e inside directors) come strumento per mitigare i costi di agenzia. Quando il soggetto che compie le scelte relative alla gestione della società non è lo stesso che ne sopporta i costi, è necessario istituire un sistema di controllo sul suo operato. Dunque, per limitare i costi di agenzia, è fondamentale che gli atti dei manager siano ratificati e controllati da un soggetto terzo che tuteli gli interessi degli azionisti (Fama e Jensen, 1983). L’esistenza degli outside directors con i compiti di monitorare l’attività del management è fondamentale nelle grandi imprese quotate dove gli azionisti non sono interessati alla gestione dell’azienda o non ne hanno le capacità, e le risorse investite sono a completa disposizione degli amministratori.

Si affermano nelle public corporations in funzione di “controllo” degli amministratori esecutivi (agents) nell’interesse degli azionisti (principals);

adottando il paradigma conoscitivo degli agency costs, la figura

dell’Amministratore Indipendente riduce i “costi di agenzia” soprattutto nello “widely held shareholder” system che caratterizzava i sistemi anglosassoni.

La teoria della managerial hegemony, sulla base dei comportamenti messi in atto dai manager e ad analisi relative al funzionamento della governance nelle corporations americane, sostiene che il board sia in realtà un organo poco incisivo nella vita della società, in quanto esso risulta sostanzialmente controllato dai manager. I manager, infatti, sono dotati di notevole discrezione nel compiere il proprio operato, e solo in caso di manifesta violazione dei diritti degli azionisti il

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board interviene. Jensen (1993) ha dimostrato, sulla base di numerosi casi concreti relativi ad aziende statunitensi, che i consigli di amministrazione agiscono troppo tardi nel cambiare il management, e lo fanno soprattutto in presenza di crisi societarie. Anche in questo caso gli autori individuano negli Amministratori Indipendenti una possibile soluzione al problema descritto; la loro presenza dovrebbe garantire maggiori pressioni sul turnover del management avendo un timing più preciso che limiti i danni che questa scelta può portare, se fatta tardivamente. In ultima analisi un problema importante riguarda il numero di incarichi che vengono ricoperti dagli ID: gli Amministratori Esterni (outside directors), come ricordano Fama e Jensen (1983), sono incentivati a migliorare e valorizzare le proprie prestazioni nell’attività di controllo del management. Sedere in più consigli può infatti favorire la crescita professionale e la notorietà: il CEO, che raggiunge ottimi livelli di performance, sarà indubbiamente richiesto da altre società per ricoprire la carica di Amministratore Indipendente. L’assunzione del CEO nel board di un’altra società viene valutata positivamente dagli investitori, a tal punto che il prezzo delle azioni di tali società cresce in maniera significativa. La tendenza a ricoprire più incarichi rischia, tuttavia, di essere in contrasto con il rendimento della società, poiché un tale scelta porta inevitabilmente l’amministratore Indipendente a non garantire la propria efficienza all’interno della società, provocando, di conseguenza, possibili impatti negativi sulle performance aziendali. Gli autori sottolineano l’importanza di monitorare e approfondire questi possibili comportamenti degli ID, che risultano essere lesivi e opportunistici: per ottenere dei vantaggi, in termini di reputazione, gli Amministratori Indipendenti tendono (oltre che ricercare più incarichi che portano gli effetti negativi appena citati) a concentrare la diligenza, che il ruolo di ID richiede, soprattutto nelle società più prestigiose; d’altro canto, nelle società in forte fase di declino, abbandonano la carica loro conferita al fine di evitare ripercussioni sulla propria reputazione.

L’ultima grande crisi finanziaria internazionale ha riaperto il dibattito sull’effettivo ruolo degli ID nell’ambito di un complessivo ripensamento delle problematiche di Corporate Governance, (molti aspetti che erano già stati

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evidenziati da Fama e Jensen risultano ancora attuali nel dibattito). In particolare, da un lato, regole societarie e autoregolamentazione, propongono un ruolo e un peso crescente degli ID che pertanto sono una presenza sempre più diffusa nelle società quotate; dall’altro, la letteratura si è arricchita di contributi anche empirici volti a misurare gli effetti della presenza degli ID sulle performance dei CdA e della società.

La crescente importanza attribuita ai mercati dei paesi dell’area Asiatica, ha spostato su di essi l’attenzione di analisti e di investitori attratti da nuove possibilità di investimento. Ciò ha portato alla stima del valore delle imprese site nella macroregione per operazioni di M&A, IPO e Takeover.

Tuttavia i mercati risultano ancora, per certi aspetti, poco sviluppati e in particolare la poca trasparenza delle aziende con il mercato, comporta grande difficoltà nella corretta valutazione delle imprese. La grande asimmetria informativa fra Management ed investitori esteri porta quest’ultimi a essere molto cauti (e in alcuni casi restii) nell’effettuare investimenti in aziende di questo genere ed è un problema rilevante, soprattutto, quando incombono periodi di crisi economica durante i quali la fiducia degli investitori cala drasticamente. Con la recessione del 2008/2009, le aziende dei mercati emergenti hanno accusato un’erosione di redditività. Di conseguenza, le loro stime di utile sono state più volte corrette al ribasso. Alcune di queste revisioni erano imputabili all’indebolimento dei mercati finali delle materie prime, ma il principale motivo è da ricercare in un’insoddisfacente Corporate Governance e/o nell’interventismo statale. La Corporate Governance è di grande importanza per la creazione di valore nell’impresa e per le performance. L’esigenza di tutelare gli interessi delle diverse classi di stakeholder ed il mantenimento di relazioni positive tra impresa e ambiente esterno, comporta la necessità, da parte delle aziende, di assumere una Governance orientata all’implementazione di una cultura Corporate Transparency. Alla luce di tale principi, nasce per le imprese l’esigenza di comportarsi secondo logiche di trasparenza che permettano ad investitori ed azionisti il libero accesso alle informazioni inerenti l’impresa. E’, tuttavia, in questa direzione che si inserisce il ruolo degli Amministratori Indipendenti, chiamati al difficile compito

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di garantire l’effettiva trasparenza dei comportamenti delle imprese, sia nei confronti dei mercati, sia nei confronti di tutti i soggetti che in modo diretto e indiretto hanno rapporti con esse; la loro presenza dovrebbe fungere da garanzia sulla corretta gestione dell’impresa e dovrebbe migliorare i flussi informativi finanziari riguardanti l’impresa nei confronti dei mercati. Risulta dunque fondamentale che la valutazione delle imprese nei mercati emergenti orientali, avvenga anche attraverso l’analisi della Corporate Governance, focalizzandosi specificatamente sugli Amministratori Indipendenti e sul loro ruolo. Per queste ragioni le indagini sulle possibili relazioni tra Amministratori Indipendenti e Performance aziendali, si sono spostate dalla realtà occidentale a quella emergente orientale. Di seguito prendiamo in rassegna la letteratura empirica internazionale più recente, che ha indagato sulle funzioni degli ID nei board e sugli eventuali effetti della loro presenza sulla performance dei board e delle società:

Tabella 3– Principali studi empirici sul tema AI-Performance aziendali nelle economie emergenti. Autore Nazione Campione

Aziende

Parametri Correlazione Note

Prabowo, Muhammad Simpson, John Indonesia 152 (Firm Family Controlled) ROA Negativa L’inserimento della figura dell’ID nelle aziende a controllo familiare risulta più

difficile. Koerniadi, Hardjo Tourani-Rad, Alireza Nuova Zelanda 182 (Industry) EVA, Tobin’s Q, ROA and ROE Negativa Nei contesti economici di dimensioni ridotte si creano rapporti che minano l’indipendenza dei membri. Rashid, Afzalur Lodh, Sudhiru Bangladesh 247 (Non Financial Firms) ROA , Tobin’s Q Negativa Le riforme normative non hanno sortito gli

65 Rudkin, Kathy Shan, Yuan George McIver, Ron Cina 120 (no financial companies & listed on the SHSE and SZSE) Tobin’s Q Negativa La presenza degli ID non riduce i costi di agenzia Choi, Jongmoo Jay Park, Sae Woon Yoo, Sean Sehyun Corea 457 (Industry) Tobin’s Q Positiva Riforma della Corporate Governance efficace. Ibrahim, H.; Samad, F. A. Malesia 474 (Financial Companies) Tobin’s Q and ROA Positiva Abbattimento dei costi di agenzia tramite l’aumento degli ID. Setia-Atmaja, Lukas Y. Australia 316 (Industry) Tobin’s Q Positiva La presenza di ID migliora le politiche dei dividendi e l’immagine delle aziende nei confronti degli investitori Derek TeShun Huang, Zhien Chia Liu Taiwan 1308 (Industry)

MVA, EVA Positiva

Il numero di frodi nei confronti degli

azionisti diminuiscono grazie agli ID.

Garg, Ajay K. India 200 (Industry) Tobin’s Q, EBIT Non significativa La presenza di ID potrebbe portare ad una creazione di valore per le aziende.

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Dai risultati dei papers più recenti che vertono sui paesi in forte crescita facenti parte dell’economie emergenti, possiamo tracciare un grafico all’interno del quale abbiamo svolto una suddivisione delle nazioni che sono state oggetto di studio, rispetto alla correlazione trovata:

C’è un sostanziale equilibrio tra i casi di correlazione positiva e negativa, mentre tra i papers analizzati abbiamo un unico caso di correlazione non statisticamente significante che riguarda l’India. Il caso più eclatante è quello della Cina che pur essendo una delle nazioni di punta dei mercati emergenti non evidenzia un risultato positivo nell’utilizzo degli ID nelle aziende cinesi.

I risultati ottenuti non devono sorprendere; come abbiamo precedentemente evidenziato, i mercati nell’area orientale sono ancora in fase (altalenante) di crescita e devono ancora ottimizzare e rafforzare molto la Governance e in particolar modo la figura degli ID nei Consigli di Amministrazione.

L’obiettivo dei paesi emergenti dell’area orientale è quello dell’integrazione della figura degli ID sulla falsa riga del modello occidentale, dei paesi che rappresentano economie ben più consolidate come ad esempio gli Stati Uniti. Per raggiungere tale obiettivo, alcuni paesi stanno compiendo sforzi evidenti, mentre altri procedono a rilento.

Correlazione