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CAPITOLO 2: PROFILI GESTIONALI E CONTABILI DELLE SOCIETA’ D

2.9 I Costi del vivaio

Nello scenario che caratterizza il calcio moderno, l’investimento nel settore giovanile, c.d. vivaio, rappresenta un’attività di grande importanza strategica per le società calcistiche oltreché un settore di fondamentale rilevanza economica, specialmente per i club minori. La promozione di un fiorente settore giovanile si configura, per molte realtà provinciali, come un vero e proprio modello di business, se si considera che le fonti di ricavo tradizionali, quali incassi da botteghino, sponsorizzazioni, diritti televisivi e media, non consentono, spesso, di ottenere introiti paragonabili a quelli dei grandi club. I benefici che derivano dagli investimenti nel settore giovanile sono piuttosto evidenti (98):

- in primo luogo, la promozione del vivaio consente la crescita di giovani talenti senza doverli acquistare a prezzi esorbitanti sul mercato;

- in secondo luogo, la formazione di giovani campioni può portare benefici economico – finanziari di entità anche molto rilevante, attraverso la successiva cessione a squadre più blasonate, disposte a sostenere esborsi anche significativi per acquisire la titolarità delle loro prestazioni.

Di contro, è evidente che la società che decide di privilegiare la crescita del vivaio all’acquisto sul mercato di giocatori già formati, sostiene un rischio generale di

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Unica eccezione, ovviamente, deriva dalla possibilità che l’opzione sia esercitata nel corso della sessione invernale di calcio mercato. In questo caso, gli effetti del trasferimento avranno validità già dalla stagione in corso. Tuttavia, la data a cui riferire tali effetti, non dovrà essere quella del deposito, bensì quella prevista dalla validità del contratto di trasferimento.

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insuccesso, dovuto al fatto che non tutti i calciatori delle giovanili sono destinati ad approdare al calcio professionistico di alto livello. Tuttavia, le quotazioni elevate presenti nel mercato dei diritti alle prestazioni sportive hanno incentivato negli ultimi anni gli investimenti in questa direzione.

A livello di bilancio, in via generale, i costi sostenuti per la gestione del vivaio dovrebbero costituire, per loro natura, oneri destinati a gravare integralmente nell’esercizio in cui sono sostenuti. Tuttavia, la prassi consolidata delle società calcistiche, avvallata dalle Raccomandazioni contabili e dalla dottrina italiana, prevede la possibilità di capitalizzare in stato patrimoniale una parte di tali costi, attribuendo ad essi valenza di immobilizzazione immateriale.

La Raccomandazione contabile n. 2 assimila questi investimenti ai costi di ricerca e sviluppo, poiché finalizzati alla formazione di una risorsa fondamentale per i club professionistici, quale appunto il talento calcistico degli atleti (99). I costi del vivaio, pertanto, rappresentano nello stato patrimoniale delle società di calcio un onere pluriennale sospeso, di natura indifferenziata, riferito non tanto al valore del singolo giovane in forza alla società, quanto ai costi relativi al mantenimento del settore giovanile nel suo complesso. Considerata l’impossibilità di stimare un loro probabile inserimento nel mondo professionistico e le oggettive difficoltà di misurazione di costi di addestramento e formazione direttamente attribuibili a ciascun atleta, si ritiene che non possa considerarsi ammissibile alcuna capitalizzazione di costi riferita ad un singolo atleta. Pertanto, l’inserimento di un giovane calciatore proveniente dal vivaio nella rosa della prima squadra, non determinerà per la società sportiva alcuna iscrizione di valori nello stato patrimoniale, pur disponendo a tutti gli effetti di un’attività immateriale (100).

In Italia, la capitalizzazione dei costi derivanti dalla gestione del vivaio sono inseriti, secondo quanto previsto dalla Raccomandazione sopra richiamata e dal piano dei conti federale, in un’apposita posta tra le immobilizzazioni immateriale, la “B.I.7 Capitalizzazione costi del vivaio”. Anche questa voce, come la “B.I.8 Diritti pluriennali

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BIANCHI L. A., CORRADO D., I bilanci delle società di calcio, op. cit., pag. 46-47.

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È doveroso sottolineare, tuttavia, come questi ostacoli alla capitalizzazione dei DPC relativi ai giocatori che provengono dal proprio vivaio, generano evidenti difficoltà nella comparazione e nell’interpretazione della situazione economico – patrimoniale delle società di calcio. Infatti, mentre un club che ricorre in via prevalente all’acquisizione sul mercato dei propri atleti attraverso il pagamento di un prezzo può iscrivere tali valori in bilancio come asset, altrettanto non può fare un club che attinge, in via prevalente, dal proprio settore giovanile per la formazione della rosa appartenente alla prima squadra.

89 alle prestazioni dei calciatori”, deriva dalla modifica agli schemi di bilancio civilistici effettuata dalle società di calcio, in applicazione alle deroghe stabilite dall’art. 2423-ter.

Nel nostro paese, l’opportunità di capitalizzare tali costi deve essere considerata alla luce di quanto stabilito dai principi contabili nazionali in materia di costi di ricerca e sviluppo. Il documento n. 24 dei principi contabili, Immobilizzazioni immateriali, proprio con riguardo a questa tipologia di costi, indica dei requisiti (101) che, secondo la dottrina maggioritaria, vengono soddisfatti integralmente dai costi del vivaio, al fine della loro capitalizzazione.

Per quanto concerne gli aspetti prettamente legati ai criteri di valutazione, la Raccomandazione contabile n. 2 fornisce alcune indicazioni a riguardo. In ordine agli oneri da capitalizzare, la stessa raccomandazione stabilisce che i costi del vivaio iscritti nello stato patrimoniale comprendono le spese sostenute per formare futuri calciatori, inclusi i relativi costi di struttura e gestione, quali:

- i premi di preparazione corrisposti, ai sensi dell’art. 96 delle NOIF, per il tesseramento di giovani calciatori;

- i costi per vitto, alloggio e trasporto con riferimento alle gare disputate dalle squadre giovanili;

- i rimborsi spese corrisposti ai calciatori del settore giovanile;

- i compensi e i rimborsi spese corrisposti ad allenatori, istruttori e tecnici del settore giovanile;

- i costi connessi alla stipulazione di assicurazioni contro gli infortuni con riferimento all’attività dei calciatori del settore giovanile;

- le spese sanitarie sostenute a favore dei calciatori del settore giovanile. Si deduce, quindi, che dal computo dei costi capitalizzabili restano esclusi tutti quei costi indiretti, come quelli di natura amministrativa e generale, indistintamente connessi all’esistenza ed al funzionamento della società calcistica nello svolgimento della propria attività.

Con riferimento alla procedura per la capitalizzazione dei costi del vivaio viene precisato che questa deve avvenire in via “indiretta”, ossia transitando per il conto economico ove troveranno allocazione i costi, nelle rispettive voci di pertinenza, ed i

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La capitalizzazione di tali costi è consentita solo se relativi a spese che si riferiscono direttamente alla possibilità di realizzare uno specifico progetto. Inoltre il progetto deve essere realizzabile, riferito ad un prodotto o processo chiaramente definito, e recuperabile tramite i ricavi che nel futuro si svilupperanno.

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ricavi, in apposita voce del valore della produzione “A.4 – Capitalizzazione costi del vivaio”.

Infine, si ricorda che in virtù dell’appartenenza al genus dei costi di ricerca e sviluppo, anche tali oneri, a norma dell’art. 2426 n. 5, possono essere iscritti nell’attivo solamente con l’esplicito consenso del collegio sindacale e devono essere ammortizzati entro un periodo non superiore a cinque anni. Inoltre, finché l’ammortamento non è completato, possono essere distribuiti dividendi solo se residuano riserve disponibili sufficienti a coprire l’ammontare dei costi non ammortizzati.