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Covid in TV. Spot e propaganda nel lockdown

Nel documento 389/2021 Riflessioni sulla pandemia (pagine 34-37)

SERENA GIORDANO

Il male non cresce mai così bene come quando ha un ideale davanti a sé.

Karl Kraus1

Premessa

È probabile che molti ricordino con esattezza il momento in cui il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha comunicato al paese l’estensione del lockdown a tutto il territorio nazionale, in base al “Decreto blocca Italia”.2 Io lo ricordo benissimo. Era il 9 marzo 2020 ed ero appena atterrata a Palermo con l’ultimo aereo della sera. Alcuni passeggeri, durante il volo, portavano la mascheri-na anche se non era ancora obbligatoria. In attesa che aprissero i portelloni, un ragazzo ha acceso il cellulare e ha esclamato a voce alta: “Tutta l’Italia è zona rossa!”. È seguito un silenzio assolu-to. Ricordo l’espressione di terrore della signora che mi sedeva accanto. Anche io ero disorientata e non sapevo che cosa pensa-re. “Forse è una bufala. Chi lo sa…” ho detto alla mia vicina per consolarla. Ma, purtroppo, era tutto vero. Nei giorni successivi, nessuno è più potuto uscire di casa se non per motivi urgenti e autocertificati. La percezione del tempo si è alterata e due mesi di chiusura al mondo si sono trasformati in un’unica lunghissima e angosciosa giornata.

Nel frattempo, il Covid si è diffuso nel mondo e, mentre scri-vo, si discute di un secondo lockdown. In quel periodo, non è

Serena Giordano insegna Didattica dell’arte e Antropologia delle arti all’Accademia di belle arti di Venezia.

1. K. Kraus, Detti contraddetti (1909), Adelphi, Milano 1972, p. 333.

2. L’attentato alle Twin Towers del 2001 dimostra come, grazie ai cellulari, oggi un evento imprevisto può essere condiviso con il mondo intero nel momento stesso in cui sta accadendo. Alcune vittime, mentre l’aereo si stava dirigendo verso le torri gemelle, telefo-narono ai propri cari per dire loro addio.

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stato facile orientarsi nel caos dell’informazione e tentare di farsi un’idea su ciò che stava veramente accadendo. Scienziati dal curri-culum apparentemente ineccepibile, intellettuali, giornalisti, gente di spettacolo e opinionisti vari si sono divisi tra negazionisti e al-larmisti, dando vita a uno show al quale gli italiani hanno assistito passivamente.3 I social, in questa occasione, hanno rivelato a mol-ti la loro natura manipolatoria. I quomol-tidiani, già da tempo in crisi, hanno intrapreso un’inutile battaglia tra loro a colpi di titoli cla-morosi, storie commoventi e carte geografiche coperte da cerchi e puntini in espansione. La televisione, a sorpresa, ha guadagna-to punti. Qualcuno ha addirittura parlaguadagna-to di “infodemia televisi-va”. Nel periodo del lockdown, più di quattordici milioni di spet-tatori sono stati davanti alla TV per una media di sei ore al giorno.4

L’impennata di ascolti delle cosiddette “televisioni generaliste” non ha a che fare con l’attendibilità o la qualità dell’informazione, discutibile quanto quella di tutti gli altri mezzi di comunicazione, vecchi e nuovi. Il successo deriva piuttosto dalla particolare capa-cità della televisione di logorare qualsiasi tema. Al contrario, la rete espande. Parcellizza un argomento in uno spazio potenzialmen-te infinito, ignoto e anonimo, turbando chi non ha gli strumenti per orientarsi. In televisione, ogni giorno e ogni sera, gli stessi vol-ti che hanno commentato attentavol-ti terrorisvol-tici internazionali, que-stioni legate alle migrazioni, scandali della politica interna e im-mancabili delitti di provincia, hanno trattato un solo tema, il virus. Gli studi televisivi, durante il lockdown, hanno rappresentato per i telespettatori luoghi noti in cui incontrare personaggi altrettanto noti (odiati o amati che fossero) concentrati solo sulla pandemia. Al loro fianco, sono comparsi nuovi volti presto divenuti

familia-3. Il fronte negazionista vede schierati dalla stessa parte stimati intellettuali, divulgato-ri improvvisati e persino guru new age. Cfr. G. Agamben, A che punto siamo? L’epidemia

come politica, Quodlibet, Macerata 2020; E. Perucchietti, L. D’Auria, Coronavirus il ne-mico invisibile. La minaccia globale, il paradigma della paura e la militarizzazione del paese,

Uno Editori, Torino 2000; M. Massignan, Psicovirus. Dal trauma da Covid-19 al Risveglio

interiore, Independently Published, Milano 2020.

4. Impatto Covid-19 sugli ascolti TV in Italia. Ufficio studi CRTV in collaborazione con Au-ditel 7 luglio 2020,

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ri al pubblico: virologi, epidemiologi, primari e studiosi di stati-stica che non sono stati in grado di fornire un quadro chiaro del-la situazione. Mentre il virus avanzava, gli esperti si sono adeguati alle regole dello show televisivo, praticando il wrestling verbale. Al consueto match Cacciari contro Scanzi, Gruber e Gomez, oppure Sgarbi contro D’Agostino e Vauro, si sono aggiunti Bassetti contro Crisanti, Bassetti contro Galli, Crisanti contro Zangrillo, Ascierto contro Galli, Burioni contro De Nonno e così via.5 In termini pu-ramente razionali, le liti tra scienziati hanno disorientato gli spet-tatori. Ma, allo stesso tempo, hanno indirettamente suggerito che la pandemia poteva essere uno dei tanti pretesti per mettere in sce-na il consueto rituale televisivo. Come tutti gli altri temi (impor-tanti o insignificanti), molto presto anche l’argomento virus sareb-be stato consumato, logorato e infine accantonato.6

Le opinioni degli scienziati sul Covid, alternate ed equiparate a quelle di persone del tutto prive di competenza specifica, hanno perso autorevolezza e forza comunicativa. Più dichiaravano sen-za mezzi termini che il virus era molto pericoloso e in continua espansione, più il messaggio perdeva efficacia. Il telespettatore, indebolito dalla paura, non ha avuto difficoltà a interpretare (in-consciamente) gli allarmi degli esperti come normali drammatiz-zazioni necessarie per aumentare lo share.

Perciò, i cambiamenti nei media possono influire anche sulle gerarchie, alterando l’accessibilità ai personaggi di condizione sociale superiore. I media che favoriscono il rapporto tra isola-mento fisico e inaccessibilità sociale, tenderanno a sostenere la mistificazione gerarchica; i media che compromettono questo

5. Vittorio Sgarbi aveva già preso posizioni negazioniste (e omofobe) nei confronti dell’Aids.

6. La realtà, ovviamente, dimostra che i problemi di sempre sono tutt’altro che risolti. Cfr. S. Foà, Come il Coronavirus ha rafforzato il terrorismo, “Orizzonti politici”, 10 giugno 2020, www.orizzontipolitici.it/come-il-coronavirus-ha-rafforzato-il-terrorismo/. Si parla di migranti solamente per attribuire loro l’improbabile responsabilità di diffondere il virus. Cfr. I migranti portano il Covid 19?, “Internazionale”, 29 luglio 2020, www.internaziona-le.it/notizie/2020/07/29/migranti-covid-19-lampedusa-sicilia (ultime consultazioni 21 ot-tobre 2020).

160 aut aut, 389, 2021, 160-167

Una nota su paure ed epidemie

Nel documento 389/2021 Riflessioni sulla pandemia (pagine 34-37)

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