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CAPITOLO 2:OTTICA FISIOLOGICA

2.4 Il cristallino e il suo invecchiamento

Figura 14 Il cristallino

Subito dietro la pupilla è posto il cristallino; un corpo, anch’esso perfettamente trasparente, a forma di lente biconvessa, che per effetto di un meccanismo chiamato accomodazione è in grado di mutare la curva delle proprie superfici e quindi il suo potere refrattivo. Il cristallino è tenuto sospeso in perfetta posizione da una serie di filamenti detti zonula di Zinn che s’inseriscono nelle pliche (processi ciliari) del muscolo ciliare.

Il cristallino è privo di vasi sanguigni e di fibre nervose, ed estrae l’ossigeno e le sostanze nutritive esclusivamente dall’umor acqueo, che scorre sulla sua superficie. Il cristallino è una lente naturale dell'occhio, biconvessa, flessibile, con un diametro medio nell’adulto di circa 10 mm ed uno spessore assiale di circa 4,5 mm, inoltre focalizza i raggi luminosi sulla retina. Mentre in una macchina

fotografica il fotografo mette a fuoco l’immagine variando la distanza focale fra lente e pellicola,

9la diffrazione è un fenomeno associato alla deviazione della traiettoria di propagazione delle onde (come anche la riflessione, la rifrazione o la diffusione ) quando queste incontrano un ostacolo sul loro cammino.

20 nell’occhio la distanza tra il cristallino e la retina rimane fissa. L’occhio mette a fuoco a distanze variabili con una strategia diversa: il cristallino ha la capacità di modificare continuamente la sua forma e di variare la sua curvatura in modo da aumentare o diminuire il suo potere di convergenza.

Questo processo dinamico così particolare, meglio conosciuto come accomodazione è regolato da un anello di fibre muscolari disposte intorno al cristallino, contenute nel corpo ciliare. Così quando l’occhio guarda un oggetto in lontananza il cristallino si appiattisce e diminuisce la sua curvatura. Al contrario quando guarda un oggetto vicino diventa più convesso ed aumenta la sua curvatura.

L’invecchiamento fa perdere sia al cristallino sia al corpo ciliare il potere di accomodazione cosicché si diventa presbiti e non si è più capaci di leggere a 30 cm o a distanze minori. In questo caso si ricorre alla correzione con lenti per vicino. Talvolta è possibile la comparsa di opacità del cristallino: la cataratta, che s’è centrale, disturba la visione.

2.4.1 La cataratta

Figura 15 Fasi di opacizzazione del cristallino.

Figura 16 Confronto tra buona visione e presenza di cataratta

La cataratta consiste in un’opacizzazione, totale o parziale, del cristallino. Quest’alterazione della trasparenza può avere varie cause, tra le quali vi sono l’invecchiamento, i traumi, malattie oculari e sistemiche (quali il diabete), difetti ereditari o congeniti, l’assunzione di farmaci, l’esposizione a

21 radiazioni, ecc… Il meccanismo comune con cui tutti questi fattori eziologici concorrono a determinare una riduzione della trasparenza del cristallino risiede in modificazioni nella composizione chimica della lente, e principalmente nell'ossidazione delle sue proteine. La classificazione della cataratta, secondo il criterio eziologico, prevede una distinzione in forme congenite e forme acquisite.

Fra queste ultime la cataratta senile è la forma in assoluto più frequente, rappresentando circa il 90% di tutte le cataratte. Nelle forme acquisite, il processo di sclerosi del cristallino inizia all’età di circa 40 anni e progredisce con il passare del tempo, con andamento più o meno veloce, fino a determinare un grado di opacizzazione tale della lente da causare un calo del visus che non può essere più corretto con gli occhiali (cataratta vera e propria).

Secondo il criterio morfologico tra le più comuni abbiamo: la cataratta nucleare, cataratta corticale, cataratta posteriore capsulare.

Figura 17 La cataratta nucleare nelle fasi iniziali, può determinare la comparsa di una refrazione miopica a causa dell'aumento dell'indice di refrazione del nucleo stesso. Capita in tal caso che il paziente presbite noti un effettivo miglioramento nella visione da vicino, al punto da riuscire, a volte, ad abbandonare l'uso di occhiali nella visione per vicino. La cataratta corticale è l’opacizzazione della parte esterna del cristallino. A distanza di tempo dall’intervento chirurgico può comparire la cosiddetta cataratta secondaria, cioè l’opacizzazione della capsula posteriore su cui poggia il cristallino artificiale.

Fra i sintomi, che più comunemente sono riportati dai pazienti, vi è una sensazione di annebbiamento e di progressiva perdita della capacità visiva in completa assenza di dolore oculare, una difficoltà crescente nella visione notturna ed una percezione dei colori meno vivida. Possono inoltre comparire ipersensibilità alla luce (fotofobia) ed abbagliamento. A tutt’oggi non esiste una terapia medica efficace per la cura di questa patologia, pertanto, quando la visione diventa insufficiente, l'unico trattamento valido al momento attuale è rappresentato dall’intervento chirurgico.

L’evoluzione della tecnica e dei materiali ha reso questo intervento sempre meno invasivo.

La procedura di prima scelta è rappresentata oggi dalla facoemulsificazione che, sfruttando gli ultrasuoni, prevede la frammentazione e l’aspirazione del cristallino.

Il cristallino rimosso viene sostituito dall’impianto di una lente intraoculare artificiale (IOL), questa procedura richiede l’esecuzione di un’incisione di 2,5-3,0 mm di lunghezza.

22 L’introduzione in commercio di ottiche in silicone ed in poly HEMA (poliidrossimetilmetracrilato), ha permesso, infatti, di ottenere lenti pieghevoli che possono essere impiantate attraverso incisioni chirurgiche di dimensioni molto ridotte, garantendo un astigmatismo corneale postchirurgico estremamente ridotto ed un recupero visivo molto più rapido.

Le lenti intraoculari che vengono oggi comunemente utilizzate sono di tipo monofocale, ovvero sono lenti che, possedendo un solo piano focale, permettono la formazione d’immagini nitide soltanto di oggetti posti ad una determinata distanza.

Queste lenti non sono pertanto in grado di ripristinare la capacità accomodativa fornita dal cristallino naturale che viene quindi inevitabilmente persa dopo l’intervento.

Figura 18 Intervento di cataratta.