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4. PERFORMANCE DEL COSTO DI PRODOTTO NELLE AZIENDE

4.4. Performance dei costi nell’azienda florornamentale con piante in vaso

4.4.3 Criteri per l’imputazione delle voci di costi all'area d

Le voci di costo sono distinti fra quelli imputati ai centri che hanno causato il sostenimento (produttivi, ausiliari e funzionali) e quelli riferiti direttamente all’oggetto di costo.

Quale che sia la “localizzazione”, le voci di costo sono classificate seguendo un approccio metodologico che discrimina cinque grandi categorie di costi, e cioè “materiali”; “salari”; “stipendi”; “spese di gestione e servizi”; “quote e interessi sugli investimenti” (Zarbà, 2002). Il ricorso a questa impostazione consente classificare e organizzare i fattori diretti e i fattori indiretti in base alla loro origine e destinazione produttiva, facilitando così il calcolo dei relativi costi e la canalizzazione in successive determinazioni di specifiche analisi aziendali (costi per Centro).

All’interno dei “materiali” rientrano le spese relative ai vari mezzi tecnici (capitali circolanti) che trovano impiego nella produzione di piante in vaso. Per alcuni di essi a fecondità semplice (fertilizzanti, prodotti per la difesa antiparassitaria, materiali in carta di protezione delle piantine innestate, substrati, vasi per la destinazione finale, detergenti per il lavaggio dei contenitori alveolati, dei vasi e dei carrelli di trasporto interno, lubrificanti e benzina per macchine adibite al movimento interno, energia elettrica per il funzionamento attrezzature e macchine varie, ecc.,) la determinazione del costo non ha presentato particolari problemi (Torquati, Zarbà), avendo applicato alle quantità dei mezzi tecnici utilizzati i prezzi medi praticati nei mercati dei fattori circolanti presso i quali si localizzano i fornitori abituali. I prezzi si riferiscono al 2014.

Per quanto riguarda l'acqua di irrigazione, considerato che non si ha un costo esplicito, poiché essa proviene da pozzi in dotazione, si è preferito fare riferimento ai costi di acqua fornita da consorzi la cui tariffa praticata (euro/mc) non si discosta di molto da un costo implicito dell’acqua di irrigazione aziendale direttamente calcolato; almeno secondo calcoli su dati medi forniti dai

116 responsabili, invero piuttosto approssimativi, quali caratteristiche tecniche del pozzo, mezzi per l’emungimento dell’'acqua, principalmente per la valutazione degli interessi e delle quote di ammortamento e manutenzione sul capitale pozzo-pompa sommersa e attrezzature connesse per la distribuzione, nonché consumi di energia elettrica anche per l’'adduzione dell’acqua nel sistema di irrigazione, con riferimento ai settori irrigui che coprono le piante in vaso allocate nell’appezzamento oggetto di rilevazione.

Per il materiale di propagazione, nel caso di utilizzazione di sementi si è fatto riferimento al mercato di fornitura, nel caso di innesto alle marze autoprodotte in Screen House, valutato al costo opportunità determinato sulle attività connesse alla loro produzione e al tempo impiegato per la preparazione (taleaggio).

Per la categoria di costo “salari” piuttosto complicata si è rilevata la determinazione del costo del lavoro con riferimento alla mano d’opera, non tanto per il livello dei salari corrisposti e delle relative attribuzioni degli oneri “assistenziali”, quanto nel risalire alla consistenza degli impieghi per singola operazione colturale. Numerose sono infatti le operazioni colturali e per fasi del ciclo di vita del prodotto considerato; non meno importanti sono i livelli di specializzazione richiesti dalle relative attività, che risultano anch’esse differenti da caso a caso. Tutto ciò ha richiesto un notevole impegno per la quantificazione degli impieghi di lavoro attraverso ripetute rilevazioni aziendali supportate dalle indicazioni fornite dai responsabili dei centri di responsabilità. Al monte ore determinato sono state applicati i salari previsti dalle categorie contrattuali sindacali distinti per qualifiche degli operai che secondo la più recente contrattazione nazionale (CCNL) risultano distinte in “area” ciascuna in due “livello”. In particolare: “area 1 - Livello A, ex operaio specializzato super”; “area 1 - Livello B, ex operaio specializzato”; “area 2 Livello C, ex operaio qualificato super” ; “area 2 Livello D, ex operaio qualificato”; “area 3, ex operaio qualificato comune”.

Mantenendo la precedente classificazione, tutt’ora in uso dalle parti interessate, fanno capo alla qualifica degli specializzati, potatori, innestatori, addetti fitofarmaci, conduttori mezzi agricoli e automezzi per trasporti interni; ai qualificati, invece, si annoverano gli addetti alla scerbatura e alla invasatura, gli incannatori; ai comuni, infine, gli addetti di supporto alle varie operazioni colturali. Riguardo all’entità dei salari da imputare alle ore di lavoro effettuato, si è fatto ricorso alle tabelle salariali del contratto di lavoro degli operai agricoli e florovivaistici relativamente al periodo 1/1/2012 al 31/12/2015.

In particolare, per gli operai a tempo determinato la paga di lavoro giornaliera di ore 6,30 è pari a: 72,64 euro per gli operai dell’area 1A; 69,37 euro per gli operai dell’area 1B; 67,27 euro per gli operai dell’area 2C; 63,64 euro per gli operai dell’area 2D; 58,06 euro per gli operai dell’area 3.

Per quanto riguarda gli operai florovivaistici a tempo indeterminato, gli importi mensili sono variabili in base alla predetta suddivisione per qualifiche da 1.157,27 euro a 1.447,93 euro; comunque, quest’ultimo importo è quello comunemente corrisposto.

Per risalire al costo del lavoro occorre aggiungere la quota TFR di 8,63% sulla predetta paga, nonché i contributi sociali obbligatori (INPS) comprendenti i contributi previdenziali (per

117 prestazione pensionistica) e i contributi assistenziali (attinenti la copertura dei rischi legati all’invalidità, alla malattia e agli infortuni). Per la quantificazione degli importi dovuti all’INPS, si è fatto riferimento alla documentazione e modulistica (denuncia DMAG, cioè un prestampato per denuncia giornate lavorative, nonché prospetti relativi ai contributi dovuti per il numero di giornate approssimativamente pari a quelli rilevati per la nostra analisi) cui l’impresa è obbligata a presentare al predetto Istituto della Previdenza Sociale, per gli operai agricoli a tempo determinato (OATD) e indeterminato (OATI).

Tuttavia è stato necessario ricorrere a delle attribuzioni, atteso che gli importi contributivi vengono calcolati direttamente dagli uffici preposti; così, dalla documentazione che è stato possibile esaminare, è stata stimata un’aliquota pari al 16%, sia per contributi IVS - INF sia per altre prestazioni assistenziali accessorie, da applicare al monte salari ottenuto con le rilevazioni dirette. Tale aliquota è al netto delle trattenute a carico dei lavoratori (8,84%).

Anche per i responsabili dei centri di produzione si è proceduto con lo stesso metodo sopra utilizzato per la determinazione del costo del lavoro relativo alla categoria di lavoratori specializzati.

Per la categoria “stipendi” relativa principalmente agli oneri del direttore per le funzioni gestionali-organizzative si è ricorso al costo opportunità (costo implicito figurativo) come pure per il compenso dell’imprenditore sia per l’assunzione dei rischi sia per la funzione tecnica disimpegnata.

Per il gravame della Pubblica Amministrazione, relativamente ad autorizzazioni e permessi vari, per i vari oneri per i contratti interni (operai, impiegati) ed esterni (acquisti, vendite, rapporti pubblica amministrazione, banche, ecc.) stipulati, difesi e cessati, si sono stimati i costi di transazione; invero, la determinazione di tali ultimi costi è assai complessa e difficilmente attribuibile all’oggetto d’analisi, interessando l’intera azienda e cicli produttivi più ampi rispetto al ciclo di vita della pianta analizzata. Tuttavia, pur ritenendo che si tratta di elementi di costo più per una contabilità generale che per una contabilità analitica o industriale, i costi di transazione sono stati approssimativamente quantificati in termini relativi sul costo complessivo del prodotto, al fine di formulare un’ipotesi di costo tecnico-economico.

Passando alla terza e ultima grande categoria di costi, ovvero “quote e interessi sugli investimenti”, piuttosto laboriosa è la determinazione dei relativi importi, in rapporto alla molteplicità dei tipi di investimenti caratteristici delle aziende in esame. Per la procedura da seguire occorre preliminarmente stabilire l’anno a cui riferire tutti gli investimenti. Così con riferimento al 2013 sono stati determinati i valori a nuovo (costi di ricostruzione) dei principali investimenti di cui si “servono” i processi di produzione esaminati. Nella fase successiva a tali valori sono state applicate aliquote complessive di ammortamento, di manutenzione e di assicurazione, fissate in base alle diverse caratteristiche dei diversi tipi di capitali, in rapporto alla loro vita utile, attribuendo particolare attenzione all’elevata incidenza del progresso tecnologico.

Per l’ammortamento si tratta di individuare il valore da ammortizzare e la durata dell’ammortamento legata a previsti anni di utilizzazione dei fattori fissi pluriennali; esso si determina in base al valore a nuovo o costo d’acquisto (costo di ricostruzione) defalcando eventuali

118 somme di recupero (ricavo di eliminazione ) e probabili costi di fattori accessori a quelli pluriennali, che ne seguono il destino economico, il tutto al netto fra possibili rivalutazioni e inevitabili svalutazioni.

Per quanto concerne la durata, sul valore dell’ammortamento incide l’obsolescenza, ovvero la perdita di livello tecnologico, economico e sociale del fattore, ancorché tecnicamente efficiente nell’erogare servizi produttivi; infatti, la vita economicamente utile è comunemente inferiore alla vita fisica del capitale fisso. Questi fatti rendono talora particolarmente difficile l’individuazione del valore da ammortizzare, pertanto, occorre procede con delle stime suffragate da raffronti fra investimenti.

Particolare attenzione richiede la scelta del “criterio di ammortamento” per risalire alla quota annuale del reparto o del centro ausiliare, quindi da imputare tale voce di costo causalmente al centro di produzione, quindi alla prodotto-pianta.

Numerose sono le formule di ammortamento a cui ci si può riferire per la determinazione delle quote di ammortamento ai fini della configurazione dei costi per la contabilità industriale o analitica o da costi.

Considerata la durata pluriennale, l’impresa potrebbe accantonare monetariamente in un istituto di credito le quote di ammortamento che al termine del periodo d’ammortamento esse risultano capitalizzate di un importo maggiore per effetto degli interessi concessi dall’istituto medesimo.

Tuttavia, ai nostri fini, più che ricorrere a formule della matematica finanziaria, si utilizza l’espressione che consente di ripartire il valore da ammortizzare in aliquote proporzionali alla durata dell’ammortamento. Tale metodo di calcolo elementare, oltre a ritenersi sufficiente ai fini prefigurati consente, peraltro, di cumulare l’ammortamento con la manutenzione e l’assicurazione in un’unica aliquota.

Per quanto riguarda gli interessi sugli investimenti, al valore dei capitali fissi è stata applicata un’aliquota forfettaria dell’ordine del 1% su un valore medio convenzionale pari alla metà di quello a nuovo; tutto ciò in considerazione del fatto che per gli investimenti non si ricorre a un fondo di ammortamento e che per la gran parte di essi si usufruisce di finanziamenti pubblici ai fini della relativa acquisizione

Tutto ciò considerato, si pone il problema della distribuzione delle suddette voci di costo tra i vari centri e il prodotto in produzione nel tempo e nello spazio; cioè in dipendenza del diverso contributo che ciascun investimento ha fornito durante il periodo di coltivazione (fasi del ciclo di vita) e in base alle caratteristiche della linea e/o gamma coinvolta.

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