II. Brand UNESCO e turismo
1. L’evoluzione del consenso dell’UNESCO nei confronti del turismo
1.3. Criticità e controversie nei siti protetti: il caso di Venezia
Quanto precedentemente esposto può apparire giusto e legittimo, ma la realtà dei fatti, nonostante ci si aspetti che tutto si svolga in maniera esemplare, almeno nei siti UNESCO che dovrebbero fungere da modello virtuoso, spesso è deludente. Tutti gli Stati membri al momento della ratifica della Convenzione, accettano e decidono di rispettare le direttive della Commissione, ma le politiche di gestione messe in atto nei luoghi inscritti in Lista spesso non rispettano davvero i principi sanciti nei documenti precedentemente riportati.
La Ethos Charter da una parte segna la fine di una posizione di contrasto alle pratiche turistiche, e dall’altro si pone come una sorta di manifesto di turismo sostenibile, valido e applicabile anche nei territori che non vantano alcun inserimento in Lista. In realtà, nonostante ciò, sebbene esistano dei siti UNESCO che possono a ragione essere considerati
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modelli virtuosi di gestione e pianificazione sostenibile, ne esistono altrettanti che possono essere usati al contrario come esempio da non seguire.
Uno dei casi più eclatanti e più controversi è quello della città di Venezia, classificata nel 1987 come Venezia e la sua laguna. Le condizioni in cui versa la città lagunare sono ormai ben note da anni: i problemi relativi alla capacità di carico di una città così fragile, spesso percepita non come città ma come parco a tema53, si manifestano anche agli occhi più distratti, con immagini di turisti che affollano le calli e i punti più noti a tutte le ore del giorno e in tutti i periodi dell’anno, con straordinari picchi registrati durante la stagione estiva e il Carnevale. A caccia della foto perfetta si fermano per catturare scorci suggestivi sui ponti, ostruendo però il passaggio agli studenti e a quei pochi residenti che non hanno ancora venduto o affittato la propria abitazione ai turisti, a vantaggio del mercato immobiliare, e che si vedono costretti a una corsa a ostacoli per arrivare sul luogo di lavoro. Ne consegue quindi un’attitudine tutt’altro che amichevole nei confronti del turista da parte del locale, che più o meno apertamente manifesta il proprio sfavore alla presenza eccessiva di turisti nella città lagunare. La visitor experience del viaggiatore non può che risentirne. Ma i problemi legati al turismo si manifestano non solo negli spiacevoli eventi legati alla capacità di carico, ma anche nell’annosa questione del mercato immobiliare, con la conseguente e drastica diminuzione della popolazione residente che preferisce stabilirsi nella più tranquilla terraferma e approfittare del turismo affittando o vendendo la propria abitazione. Questa situazione ha portato nel corso degli anni ad un conseguente spopolamento della città, alla scomparsa di molte botteghe artigianali e servizi per i cittadini, avvantaggiando la nascita di ristoranti e negozi di souvenirs di massa, che si arricchiscono facilmente sulle spalle dei turisti.
I turismi escursionistico e crocieristico sono stati spesso visti come la principale causa della situazione controversa della città di Venezia, con i conseguenti problemi ambientali legati al passaggio delle grandi navi nel Canale della Giudecca, e lo scarso reddito generato dai turisti che decidono di pernottare fuori città o addirittura di non pernottare, transitando solamente per poche ore. Tuttavia, i pericoli che corre Venezia a causa della sua fragile natura di città lagunare non sono unicamente legati all’overtourism, ma anzi sono da imputare alle amministrazioni e alle politiche di gestione, troppo spesso orientate ai soli profitti economici,
53 La domanda “Quando chiude Venezia?” posta da alcuni turisti, è l’emblema di come la mancanza di
comunicazione o una comunicazione sbagliata porti in giro turisti inconsapevoli, che si trovano a vagare in un luogo di cui non si sa nulla se non che le poche tappe imperdibili: Piazza San Marco, il Ponte dei Sospiri, il Ponte di Rialto e il Ponte dell’Accademia.
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trascurando gli aspetti legati alla salvaguardia ambientale e al benessere, in primo luogo dei cittadini e di riflesso anche dei visitatori.
Uno dei tanti svantaggi e degli effetti più negativi dello spopolamento legato all’overtourism è quello della perdita di autenticità del sito. Camminando in giro per le calli del centro diventa sempre più difficile imbattersi in un veneziano autentico. Quei pochi che si incontrano sono facilmente riconoscibili mentre conducono una gondola vestiti di una maglia a righe, o dai volti stizziti protagonisti di uno slalom per non fare tardi al lavoro, e rimangono davvero pochi i quartieri dove i residenti resistono: sono le aree dove ancora si può respirare la vera atmosfera veneziana, lontano dal caos turistico delle zone del Ponte di Rialto o di Piazza San Marco.
Un altro evento che risente della perdita di autenticità è il Carnevale. Tradizionale festa storica, purtroppo anche questa oggi risente della pressione turistica e per tale ragione è ampiamente evitata dai locali; se è vero che di veneziani se ne trovano sempre meno nella città lagunare, ancor meno sono i veneziani che è possibile avvistare durante il Carnevale con indosso travestimenti tradizionali e artigianali, a vantaggio delle maschere più commerciali acquistate in uno dei tanti negozi di souvenirs e indossate dai turisti che si aggirano sulla Riva degli Schiavoni alla ricerca delle rare maschere autentiche rimaste.
Dal punto di vista dell’UNESCO, tutti i problemi presenti a Venezia mettono a rischio il valore universale eccezionale per la quale è stata classificata Bene Patrimonio dell’Umanità e per questa ragione la Commissione ha più volte invitato la città ad impegnarsi nella risoluzione dei suoi problemi per evitare di ritrovarsi nella Lista dei Beni Patrimonio dell’Umanità in Pericolo.
Altri esempi di siti classificati che soffrono degli effetti dell’overtourism, in particolare crocieristico, sono la città croata di Dubrovnik, classificata Bene Patrimonio dell’Umanità nel 1979 e conosciuta per aver ospitato il set della nota serie TV Game of Thrones, che lamenta le medesime situazioni della città di Venezia: turisti che ingorgano le stradine del centro storico, problemi ambientali e spopolamento da parte dei residenti54.
Questa situazione è condivisa anche da altri luoghi a forte vocazione turistica, non solo quelli classificati nella Lista dei Beni Patrimonio dell’Umanità. Tutti gli episodi legati all’eccessiva pressione del turismo sul patrimonio culturale necessitano di una riflessione e di interventi specifici che li riportino a una condizione di benessere per un equilibrio di più armoniosa coesistenza tra visitatori e residenti.
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Considerando i principi illustrati già nel lontano 1999 dalla Ethos Charter, che si poneva come evoluzione di un pensiero che vedeva come distruttivo l’effetto del turismo sul patrimonio, è necessario riflettere su quanto effettivamente abbia valore questa evoluzione e in che misura l’apertura al turismo operata dalla Carta abbia davvero rappresentato un progresso.
Nonostante l’autorevolezza della voce dell’UNESCO a livello internazionale, esso può solo limitarsi a dettare quelle che potremmo definire le regole del gioco, fornire suggerimenti e sensibilizzare la comunità, senza poter di fatto intervenire nelle azioni decisive, che continuano a essere operate delle politiche manageriali dei singoli Stati Membri.