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Culture partecipative e nascita del cittadino attore della comunicazione.

Nel documento Il mito del consum-attore (pagine 88-90)

amministrazioni a confronto Gea Ducc

1. Culture partecipative e nascita del cittadino attore della comunicazione.

Il nuovo contesto mediale, caratterizzato dall’uso sempre più diffuso del web sociale da parte della popolazione, è ampiamente riconosciuto come il luogo privilegiato di osservazione delle dinamiche socio-comunicative emergenti nella contempora- neità. È in esso infatti che avvengono alcune tra- sformazioni significative nell’agire comunicativo dei soggetti e dei gruppi sociali. Il web sociale si configura come un luogo di relazione e come tale, si presta ad essere abitato secondo modalità di- versificate, articolate, complesse. Un luogo di re- lazione non disgiunto, separato, dalla dimensione offline, anzi, sempre più in continuità, in connes- sione con essa, come la recente letteratura ha messo in evidenza (Castells 2002, 2009, Boccia Artieri 2009, Jenkins 2007). L’espansione del capi- tale sociale, relazionale, che i social media offro- no alle persone ha un impatto rilevante sul modo di percepirsi e di comportarsi come consumatore (v. il concetto di pro-sumer o di consum-attore e lo sviluppo dell’advertising partecipativo), così come di percepirsi e di vivere il territorio come “cittadino”, vale a dire sul modo di affrontare

Gea Ducci Quale comunicazione pubblica e partecipazione civica con il web sociale?

Cittadini e pubbliche amministrazioni a confronto

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tematiche di interesse generale e di rapportarsi alle istituzioni pubbliche: aumentano le possibili- tà di produrre informazione ed esprimere le pro- prie opinioni in pubblico senza mediazioni, supe- rando logiche mainstreaming (citizen journalism), di condividere pensieri e iniziative che possono tradursi in alcuni casi in movimenti, in azioni poli- tiche (spesso e volentieri in opposizione a qualco- sa o qualcuno), di creare community attive sul versante della solidarietà.

Viene dunque riconosciuta l’emergenza di forme di partecipazione civica che trovano nei social media nuove possibilità di espressione: iniziative nate sulla rete o “trasferite” e potenziate in rete. Queste tendenze denotano l’esigenza dei soggetti nella modernità avanzata di conciliare individuali- smo e collettivismo (Baumann 2007), il desiderio di affermare la propria identità soggettiva, colti- vando interessi personali e al contempo di condi- videre sentimenti, senso di solidarietà, di sentirsi parte di un noi, entrando in una dimensione co- munitaria.

Sul livello e sulla qualità della partecipazione civi- ca, spontanea, dei cittadini in rete si riflette met- tendone in risalto i punti di forza, quali una mag- giore apertura della sfera pubblica, la possibilità di dar voce a chi solitamente non viene ascoltato, la centralità della relazione.

Come sostiene Castells l’ascesa della società in rete coincide con l’auto-comunicazione di massa: siti, blog, social network consentono a milioni di persone la definizione autonoma di messaggi. Siamo così di fronte a una politica insorgente (2009), basata sulla combinazione di progetti e- sterni all’establishment e auto-comunicazione di massa che sfocia nel cambiamento sociale (2009). Vero è che a volte la partecipazione si può tradur- re nella difesa del proprio territorio circoscritto da parte di un gruppo ristretto di persone, piccoli movimenti che riescono a ottenere alta visibilità e attenzione adottando comportamenti anomali. Spesso in questi casi (effetto Nimby) prevale l’interesse individuale su quello collettivo. Altre volte la partecipazione è espressione di una posi- zione connotata dall’essere “contro” qualcosa o qualcuno “a prescindere” (la protesta per la pro-

testa) (Faccioli 2007). In altri casi ancora il livello di partecipazione può rimanere molto in superfi- cie, per certi versi restare effimero e forse non riuscire a catturare l’attenzione delle istituzioni pubbliche.

Il senso della partecipazione si modifica, assume connotati nuovi e non facilmente comprensibili utilizzando le tradizionali categorie interpretative (pensiamo alle classiche fasi di strutturazione di un movimento, di un gruppo di pressione, ecc.). Il ruolo delle istituzioni pubbliche in queste forme emergenti di partecipazione civica “dal basso” sembra essere di vario tipo. In molti casi i cittadi- ni si auto-organizzano, prendono “la parola”, in- dipendentemente dalle istituzioni, anzi spesso ne “prendendo le dovute distanze”. A volte invece, nelle forme partecipative spontanee si riscontra la presenza o il coinvolgimento di uno o più rap- presentanti politico-istituzionali. A tale proposito si può sostenere che tale presenza venga vissuta come “scomoda” oppure venga “integrata” e ac- cettata nell’ambito delle conversazioni. Conver- sazioni che, in questi casi, assumono caratteristi- che differenti e ciò può dipendere dal modo in cui l’attore istituzionale gestisce le relazioni, resta fedele alla sua auto-rappresentazione in rete nel tempo, rispettando il principio di reciprocità nella relazione e conquistando “credibilità” e fiducia (Ducci 2009). Altre volte ancora, la figura politico- istituzionale assume un ruolo-guida dei processi comunicativi e il ruolo istituzionale predomina rispetto alla dimensione più strettamente privata, personale. Questa dinamica relazionale può esse- re ricondotta al fatto che l’orizzontalità di internet entra in conflitto con la verticalità del potere politico (Castells 2009) e ciò sollecita un cambiamento profondo a livello istituzionale. Se infatti il concetto di partecipazione civica ten- de a modificarsi rispetto al passato, si espande assumendo caratteristiche inedite, per spinte “dal basso”, al contempo è evidente un processo in atto presso le istituzioni pubbliche che hanno cominciato a utilizzare il web sociale al fine di fa- vorire una maggiore trasparenza, partecipazione, ma soprattutto instaurare un dialogo e coltivare relazioni con i cittadini. Un processo che va a

90 completare, arricchire, per certi versi anche “rivo-

luzionare”, il percorso che la comunicazione pub- blica ha conosciuto negli ultimi venti anni, soprat- tutto in Europa e in Italia.

L’evoluzione delle tecnologie di rete ha compor- tato importanti innovazioni nelle amministrazioni pubbliche dalla fine degli anni Novanta ad oggi che sono riconoscibili nei programmi di e- government e e-democracy via via adottati dai governi sovranazionali (es.: UE) e nazionali (Rovi- netti 2010). Lo spirito che animava gli innovatori della pubblica amministrazione negli anni novan- ta, promotori delle nascenti reti civiche, intese come luogo di realizzazione di una cittadinanza e democrazia digitale (in opposizione alla diffusione dei cosiddetti “siti vetrina” istituzionali), sembra riemergere fortemente con la recente afferma- zione dell’Amministrazione 2.0, e trovare in essa maggiore possibilità di concreta attuazione. Come si evince dal Manifesto “Amministrare 2.0” prodotto in modo partecipativo attraverso il wiki, da una comunità di amministratori, innovatori e tecnici della PA italiana, l’Amministrazione 2.0 è un contesto in cui i cittadini diventano “parte in- tegrante nei processi di creazione di valore pub- blico grazie agli strumenti interattivi offerti dalla telematica” (www.innovatoripa.it).

Ciò comporta, sul piano della relazione, avviare una disintermediazione fra cittadini e istituzioni e tra gli operatori al loro interno, attraverso un uso intensivo di strumenti 2.0, sociali e partecipati; mettere a disposizione sul web, in formato aper- to, i dati pubblici in possesso dell’ amministrazio- ne (open data); utilizzare software aperti e realiz- zati in modalità partecipativa (user generated content); curare una presentazione semantica delle informazioni, servizi e contenuti della PA concertandola con la comunità di cittadini e di- sponibile alla “taggatura” (etichettamento indivi- duale o di gruppo) per garantire una semplifica- zione e sburocratizzazione dei termini e dei con- cetti; favorire lo sviluppo di comunità attive sui social network che, aggregandosi attorno a temi e contenuti, possano stimolare le amministrazioni a modulare i servizi web sulle proprie aspettative

(Manifesto 2.0, www.innovatoripa.it).

Nell’adozione di soluzione open source per la ge- stione di processi interni ed esterni all’ ammini- strazione, dipendenti e cittadini vengono dunque posti al centro delle azioni delle amministrazioni e concorrono all’elaborazione di contenuti e scel- te politico-istituzionali. Questo cambiamento di prospettiva (auspicato da tempo) stimola un mo- do diverso rispetto al passato di gestire le rela- zioni e il superamento di logiche ascrittive tradi- zionalmente appartenenti alle istituzioni pubbli- che. Rappresenta un terreno fertile per la realiz- zazione di un’amministrazione condivisa (Faccioli 2000, Arena 2006) secondo un modello di comu- nicazione pubblica “relazionale” tesa a ridurre la distanza che tradizionalmente separa le istituzio- ni dai cittadini e aumentare il senso di fiducia nei confronti degli apparati.

Il doppio processo di auto-comunicazione di mas- sa, di auto-organizzazione da parte dei cittadini da un lato, e di cambiamento nella comunicazio- ne pubblica in senso relazionale da parte delle pubbliche amministrazioni dall’altro, sottende un “cambiamento del senso della posizione nella comunicazione” (Boccia Artieri 2009): il cittadino, da oggetto della comunicazione, utente o “desti- natario delle politiche” a cui le istituzioni inviano messaggi o che viene consultato per valutare la qualità dei servizi offerti e per ottenere consenso su iniziative e azioni programmate dall’ ammini- strazione, diventa soggetto della comunicazione stessa. Ma vediamo nello specifico, con riferi- mento ad alcuni casi esemplari, come questa modo di percepire il cittadino e interagire con es- so da parte della PA tende attualmente a dispie- garsi in rete.

2. e-Participation: evoluzione della comunica-

Nel documento Il mito del consum-attore (pagine 88-90)