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La storia della Rete Utopie Sorrident

Nel documento Il mito del consum-attore (pagine 121-124)

Laura Lombardo, Emanuela Pascuzzi [1]

3. Gli obiettivi e la metodologia

4.1 La storia della Rete Utopie Sorrident

L’idea di costruire una Rete di economia solidale nasce da un incontro, risalente al 2003, tra le principali realtà che in Calabria si occupano di Commercio equo e solidale (CEeS). Si pone, infat- ti, la necessità di avviare un confronto per lavora- re in una direzione comune, evitando sovrapposi- zioni di progetti e dispersione di energie fra realtà che, invece, condividono lo stesso modo di inter- pretare i meccanismi economici delle società con- temporanee.

Inizialmente si crea una mailing list per mantene- re i contatti già esistenti e sviluppare nuove con- nessioni con altri soggetti interessati non solo al CEeS ma, in generale, alle tematiche relative all’economia solidale. All’interno di questo em- brione di rete, prende gradualmente forma l’esperienza del GAS che rappresenta la volontà di legare le riflessioni sul funzionamento dei si- stemi economici complessi ad un’attività pragma- tica che faccia del consumo critico il punto di par- tenza per la costruzione di un modello economico alternativo. In questa fase, è determinante l’incontro con uno dei primi produttori biologici calabresi, fondatore a Cosenza della Casa dei Di- ritti Sociali (Cds), luogo di convergenza di un in- sieme di realtà cittadine di movimento. Il nascen- te GAS è legato alla Cds sia perché fra le attività dell’associazione c’è il coordinamento degli ac- quisti collettivi [4] – affidato ad una operatrice che se ne occupa – sia perché la sede associativa è inizialmente anche la sede del GAS.

In un secondo momento, il coordinamento del GAS viene svolto dai responsabili de Il Sicomoro, una Bottega del Mondo, di cui fa parte uno dei fondatori della Rete e attivista dello stesso GAS. A un certo punto, per questioni logistiche, Il Sico- moro diviene la sede effettiva del GAS e il punto di incontro dei soggetti che gravitano attorno alla Rete. In questa fase, accanto alle attività del GAS, la Rete si muove in due direzioni principali: da un lato avvia un percorso di ricerca, sul territorio re- gionale, finalizzato alla creazione di una Mappa-

tura Etica, una sorta di bussola per i consumatori interessati ad acquisti rispettosi dei diritti dell’uomo e dell’ambiente; dall’altro lato organiz- za, con cadenza mensile, il mercatino delle pro- duzioni naturali che, svolgendosi in una delle principali piazze della città, permette alla Rete di farsi conoscere all’esterno e di attrarre altre real- tà interessate al progetto di US

Alla fase di effervescenza collettiva, legata alle attività del mercatino e del GAS, segue un mo- mento di latenza dovuto alla fine dell’esperienza de Il Sicomoro che, oltre a contribuire in maniera determinante alla crescita del GAS e della Rete, aveva accompagnato pure la nascita di un altro gruppo nella vicina cittadina di Rende, occupan- dosi direttamente della sua gestione organizzati- va. È la possibilità di ritrovarsi all’interno di un nuovo spazio, messo a disposizione da un’associazione della Rete – la Ong di coopera- zione internazionale Mo.Ci – a ridare vigore e maggiore concretezza al progetto complessivo di US. I soggetti che avevano accolto le idee e i pro- positi della Rete si riaggregano, riproponendo – questa volta nello stesso giorno settimanale - sia le attività del mercatino che la distribuzione delle cassette del GAS. Il luogo fisico – un’area dismes- sa, un tempo adibita a deposito ferroviario, occu- pata e recuperata da diverse associazioni e gruppi di movimento cittadini – diviene, così, spazio di rinnovato dinamismo per la costruzione di nuove relazioni e per il consolidamento di legami già esi- stenti, volti alla realizzazione di uno scambio che non ha solo una natura economica ma, soprattut- to, un contenuto etico, perché muove dalla vo- lontà degli individui di essere soggetti consapevo- li rispetto a ciò che si consuma, ai processi che stanno a valle della produzione e all’impatto che essa ha sull’uomo e sull’ambiente. Contempora- neamente, i soggetti che fanno capo ad US ri- prendono, riconnettendoli, i fili della Rete a parti- re dal completamento della Carta dei Principi che viene approvata e sottoscritta nel settembre del 2009.

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4.2 L’organizzazione

Dalla sintetica descrizione della storia della Rete US possiamo individuare tre fasi principali sulle quali ci soffermiamo per comprendere meccani- smi organizzativi ed attuali modalità di funziona- mento di questa realtà.

La fase di nascita dell’esperienza è quella in cui la rete, dal punto di vista organizzativo, appare lo strumento più idoneo per il mantenimento delle relazioni e per lo sviluppo di un’esperienza che si vuole quanto più possibile orizzontale:

«[abbiamo scelto la rete] innanzitutto per man- tenere l’identità dei singoli, senza dover rimetter- si in discussione in un’altra associazione che, co- munque, avrebbe probabilmente snaturato le singole associazioni e poi perché ci sembrava il modo migliore, forse più agevole per prendere decisioni». [US1]

La forza della rete è, quindi, riconosciuta nella possibilità di creare, attraverso di essa, un conte- sto partecipativo in cui ogni realtà viene salva- guardata e messa nelle condizioni di impegnarsi direttamente nei processi decisionali. Inoltre, l’assenza di vertici e di leadership definite è un elemento che, per i protagonisti, favorisce la par- tecipazione di un numero più ampio di soggetti: «se tu ti costituisci come associazione o come co- operativa magari inibisci le persone esterne ad entrare, perché magari si dice: “quella è una coo- perativa, è già un’associazione, ci sono già delle strutture, quindi faccio fatica ad entrare”». [US4] Nella seconda fase di sviluppo della Rete si regi- stra sia una maggiore definizione degli ideali co- muni, attraverso il percorso di creazione della Mappatura Etica sia il consolidamento delle rela- zioni personali, già molto intense, fra gli aderenti alla Rete. La possibilità di accedere a relazioni pregresse è la principale risorsa di cui dispongono i soggetti che fanno capo a US, risorsa che con- sente, in questa fase ed in quella successiva, una maggiore strutturazione della principale attività

della Rete: il GAS. Quest’ultimo può contare, in- fatti, sull’apporto dei volontari che prestano ser- vizio civile alla Cds e che si occupano, fra le altre cose, anche del coordinamento del GAS, racco- gliendo gli ordini degli acquisti, gestendo la mailing list e favorendo la circolazione delle in- formazioni fra i diversi soggetti del gruppo. A cavallo fra la seconda e la terza fase di sviluppo della Rete si inserisce un momento di latenza, in cui viene meno l’apporto di una delle realtà che si era spesa, in maniera determinante, per la cresci- ta ed il consolidamento del GAS.

La fine dell’esperienza de Il Sicomoro non signifi- ca, però, il venir meno dell’impegno dei suoi membri nella Rete quanto, piuttosto, la difficoltà a mantenere i contatti con un insieme di soggetti che avevano fatto della bottega un punto di in- contro per la costruzione di relazioni comunitarie: Nella fase di latenza sono le relazioni e le intera- zioni personali a mantenere vivo l’interesse per il progetto di US e a veicolare, anche grazie allo strumento informatico (la mailing list, principal- mente) il sistema valoriale alla base dell’idea del- la Rete.

Quest’ultima riacquista energia nella terza fase, momento che, come detto, coincide con la di- sponibilità di un nuovo spazio fisico di incontro. Dal punto di vista organizzativo i cambiamenti principali hanno a che fare innanzitutto con le modalità di adesione alla Rete. Se prima della formalizzazione della Carta dei Principi, bastava iscriversi alla mailing list e ricevere informazioni sulle attività promosse, ora è necessario dichiara- re di condividere le idee e, in generale, il conte- nuto della Carta che, in effetti, opera da filtro per la partecipazione alla Rete:

Differente è l’adesione al GAS che prevede il ver- samento di una quota semestrale, sia da parte dei produttori che dei consumatori, per la costi- tuzione di un fondo cassa a disposizione del gruppo. Benché quest’ultimo sia uno dei momen- ti della Rete, la sua organizzazione è differente perché, come detto, c’è una persona incaricata formalmente del suo coordinamento e un nucleo di volontari che la affianca. Il resto della Rete non ha, invece, ruoli formalizzati né funzioni definite

Laura Lombardo, Emanuela Pascuzzi Costruire “Utopie sorridenti”. Reti di economia solidale e nuovi spazi di democrazia in Calabria

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ma mantiene, per scelta dei suoi aderenti, un’informalità organizzativa volta a favorire l’aggregazione di realtà differenti e ad incoraggia- re l’idea di una partecipazione orizzontale e diffu- sa. Tuttavia, l’assenza di figure identificate come portavoce della Rete e di soggetti a cui attribuire compiti connessi al suo funzionamento generale è una scelta non priva di elementi di criticità: «[l’informalità] magari ti ingarbuglia il meccani- smo, cioè magari dici: “chi si occupa di questa co- sa qui?”». [US5]

Nel funzionamento attuale di US, il problema sembra venga superato ricorrendo alle compe- tenze dei soggetti della Rete. A partire dalle co- noscenze e dall’esperienza maturata su temati- che specifiche, ciascun elemento della Rete può proporre un’iniziativa che, se accolta dal resto del gruppo, viene organizzata dal proponente e so- stenuta da US. Il momento in cui vengono decise le attività e le azioni da realizzare è l’assemblea mensile che, però, si impone come pratica conso- lidata solo pochi mesi dopo la formalizzazione della Carta dei Principi; prima di questo momen- to, è in occasione della distribuzione delle casset- te o del mercatino che ci si incontra e, informal- mente, si decide sulle questioni inerenti la Rete. In genere, le assemblee sono precedute da un confronto che avviene in mailing list, finalizzato all’individuazione dei temi da discutere. Ma, nello sviluppo odierno della Rete, la difficoltà maggiore è determinata dall’impossibilità di distinguere il momento assembleare della Rete da uno di con- fronto fra i soli soggetti del GAS:

La sovrapposizione fra i due momenti decisionali è riconducibile al fatto che il GAS è, oggi, l’attività trainante della Rete e, quindi, oggetto di discus- sione prioritario durante le assemblee; a ciò si aggiunge che, spesso, i soggetti della Rete sono attivi al suo interno in una duplice veste:

«per esempio, il fondo cassa è della Rete o è del GAS? Il fondo cassa ci sono i soldi dei consumato- ri gasisti e ci sono i soldi di alcuni produttori della Rete e di altri che, specificatamente aderiscono al

GAS (…). Poi, pure i produttori aderiscono alla Re- te e aderiscono, automaticamente, pure al GAS ». [US3]

L’assenza di un livello decisionale intermedio fra la Rete e il GAS contribuisce a generare confusio- ne e ad aumentare il lavoro del gruppo che do- vrebbe occuparsi solo del coordinamento del GAS e che, invece, diventa un elemento di servizio dell’intera Rete, svolgendo compiti come la pre- disposizione dell’ordine del giorno delle assem- blee e la redazione dei verbali, la trasmissione delle comunicazioni non più solo ai gasisti, ma a tutti i soggetti della Rete. A ciò si aggiunge un al- tro fattore di criticità legato ai rapporti fra GAS e mercatino. La compresenza di questi due mo- menti influisce sull’attività del GAS, provocando una riduzione negli ordini delle cassette.

L’acquisto collettivo – la cassetta – ha, in linea te- orica, un doppio vantaggio, perchè dà al produt- tore la possibilità di sapere con certezza che una parte del suo prodotto è venduto, e offre al con- sumatore la sicurezza di avere una spesa garanti- ta, ad un prezzo inferiore rispetto a quello del mercatino. A ciò si affianca l’elemento educativo veicolato dall’acquisto della cassetta settimanale: «fare la scelta del GAS o fare la scelta del mercato non è neutro rispetto a un’idea di consumo (…). Il GAS, inteso come approvvigionamento settima- nale, come stagionalità (…) presuppone un coin- volgimento un po’ più attivo (…). La cassetta di verdura va portata a casa, sistemata (…) compor- ta uno sforzo in qualche modo di rivedere anche determinate abitudini, di rivedere anche il nostro rapporto con l’approvvigionamento alimentare». [US6]

Tuttavia, il numero ridotto di produttori che ri- forniscono il GAS non permette una grande varie- tà di prodotti all’interno della cassetta. Questo potrebbe scoraggiare il consumatore che conti- nua a preferire l’acquisto individuale, slegato dal- la piena dimensione culturale e valoriale che, in- vece, il GAS vorrebbe trasmettere attraverso la scelta della cassetta:

124 La difficoltà di inserire nuovi produttori nel circui-

to della Rete si riflette pure nell’impossibilità del GAS di programmare le semine, stimolando così un’offerta di prodotti più vasta. D’altra parte, in assenza di una partecipazione ai consumi elevata ed organizzata, è difficile sollecitare l’ingresso di nuovi produttori etici nella Rete.

Nel documento Il mito del consum-attore (pagine 121-124)