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Dimensione religiosa Vicinanza Lontananza

Nel documento Il mito del consum-attore (pagine 112-118)

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(Bridging)

Figura 1 - Le forme di relazione in rete dentro e oltre la parrocchia

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Vediamo nel dettaglio le caratteristiche dei diffe- renti stili di “essere in rete” individuati a partire dai dati e dalle informazioni raccolte.

A) Le interazioni avvengono fra individui che condividono sia l’area geografica sia il sentire re- ligioso. Il contatto online ha come effetto il con- solidamento (bonding) delle relazioni fra i sogget- ti interessati. L’uso delle tecnologie è di tipo strumentale, finalizzato cioè all’incontro face-to- face, e la relazione, tra tecnologie e reti sociali, è orientata alla stabilizzazione di rapporti già esi- stenti.

Il primo obiettivo dei preti online è quello di ri- volgersi ai propri parrocchiani, in particolare quel- li che frequentano già la chiesa. Siamo di fronte a un utilizzo di nuovi strumenti e nuovi linguaggi che affiancano quelli più tradizionali come omelia e bollettino parrocchiale per perseguire vecchi scopi. Il web consente alla parrocchia di rinnovare le forme attraverso le quali accompagnare i fedeli nella loro crescita spirituale. La rete funge, ri- prendendo Putnam, da “super-collante” sociale fra parroco e fedeli che condividono uno stesso territorio geografico e sono accomunati dalla par- tecipazione alla vita religiosa. L’obiettivo è quello del consolidamento di relazioni già esistenti ri- manendo anche in rete all’interno dei confini “virtuali” del territorio parrocchiale. L’intreccio fra online e offline è in questo caso molto forte. B) Le interazioni avvengono fra individui che condividono la stessa area geografica ma non la dimensione religiosa. Lo scambio online può ave- re come effetto il recupero di relazioni fra i sog- getti interessati (bonding) o la possibilità di in- staurare nuove relazioni (bridging). Si tratta di re- lazioni caratterizzate da un uso delle tecnologie di tipo strumentale in vista di un successivo incon- tro in presenza e da una relazione orientata alla dinamizzazione dei rapporti.

In questo caso, l’obiettivo è raggiungere i “lontani culturali”. Una finalità nuova per come è stata tradizionalmente concepita la parrocchia, ma che diventa oggi significativa per i mutamenti del cre- dere religioso. Il fatto di appartenere a una par- rocchia non è più condizione sufficiente per af- fermare che tutti i parrocchiani siano cristiani. In secondo luogo, il parroco si trova a gestire un

numero elevato di persone (al 46% dei parroci italiani è affidata più di una parrocchia) che diffi- cilmente, attraverso i contatti interpersonali, rie- sce a raggiungere integralmente.

L’online può fungere, quindi, da “gancio” per l’incontro offline face-to-face, come quando una persona va a confessarsi in parrocchia dopo aver dialogato online con un sacerdote o un musul- mano partecipa ai corsi di informatica organizzati in parrocchia di cui ha trovato notizia in rete. Nel primo caso, l’effetto è il recupero di rapporti già esistenti; nel secondo una nuova opportunità di incontro con chi vive fisicamente all’interno dello stesso territorio. Si tratta di nuove forme di rela- zione rese possibili anche da caratteristiche in- trinseche alla comunicazione mediata dal compu- ter che facilita, come è già stato rilevato, l’interazione. Siamo di fronte a un’opportunità per la Chiesa che, in questo modo, riesce a farsi sentire più vicina ai fedeli utilizzando linguaggi a essi familiari ed essendo presente negli ambienti che essi frequentano già per altri scopi.

C) Relazioni caratterizzate da un uso delle tecnologie di tipo “ambientale” che rimangono nella “virtualità reale” della rete, per dirla con Ca- stells, e da una relazione orientata alla stabilizza- zione dei rapporti. Le interazioni avvengono fra individui che non condividono la stessa area geo- grafica pur essendo accomunati da una vicinanza religiosa. Il contatto online può avere come effet- to il mantenimento delle relazioni fra i soggetti interessati (bonding) o la possibilità di instaurare nuove relazioni (bridging), pur non conducendo direttamente a un incontro face-to-face fra gli in- terlocutori.

In questo caso, l’effetto può essere quello del mantenimento di rapporti già in essere preceden- temente, come nel caso ad esempio di ex parroc- chiani trasferitisi altrove per lavoro o studio. La presenza in rete dei parroci risponde a nuovi bi- sogni generati dall’affermarsi di una grande mo- bilità geografica e sociale che fa sì che le persone non appartengano più per tutta la vita alla stessa parrocchia. Internet favorisce, infatti, la creazione di comunità delocalizzate in movimento tenute insieme grazie alla rete. Una seconda possibilità per il sacerdote può essere quella di entrare in

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dimensione religiosa ma che non appartengono alla sua parrocchia di riferimento. Un caso em- blematico è rappresentato dal sito www.pretionline.it in cui è presente una lista di sacerdoti con cui è possibile interagire.

Sono questi i casi in cui sono più frequenti forme di assistenza spirituale online.

D) Relazioni caratterizzate da un uso delle tecnologie di tipo “ambientale” e da una relazio- ne orientata alla dinamizzazione dei rapporti. Le interazioni avvengono fra individui che non con- dividono né l’area geografica in cui vivono, né la dimensione religiosa. Il contatto online ha come effetto la possibilità di instaurare nuove relazioni (bridging) fra i soggetti interessati.

Si tratta dei casi meno frequenti. Ciò non stupisce più di tanto. Anzi, conferma una tendenza già e- videnziata dalla Norris secondo cui le relazioni di tipo bridging sarebbero più difficili da realizzare rispetto a quelle di tipo bonding. Tuttavia, laddo- ve tali relazioni hanno luogo, lo scambio online contribuisce a colmare il divario esistente all’origine fra gli interlocutori. Raramente ci sarà un incontro in presenza. Ciò non significa, tutta- via, che tali forme di relazioni non possano avere, comunque, effetti nella dimensione offline dell’esistenza. In questo caso i parroci affrontano gli argomenti al centro della discussione, che pos- sono essere i più variegati, proponendo una vi- sione “cristiana” del mondo.

La rete diventa una chance per la fede, un’opportunità per andare a scovare i più “lonta- ni”. Alcuni operatori pastorali, non solo sacerdoti ma anche laici, stanno utilizzando il web per arri- vare a coloro che diversamente non riuscirebbero a raggiungere.

Proviamo a trarre qualche conclusione. Rispetto al modo in cui le tecnologie interagiscono con le reti sociali, abbiamo rilevato due diverse possibi- lità di utilizzo. Il primo può essere definito “stabi- lizzante” e corrisponde alla prevalenza di usi o- rientati al “management delle relazioni”; al con- solidamento, al mantenimento o al recupero, cioè, dei rapporti di conoscenza e amicizia con le proprie reti sociali di riferimento, sia che questo

avvenga con coloro che sono vicini geografica- mente, sia con coloro che, almeno per il momen- to, definiamo vicini da un punto di vista religioso. Il secondo può essere definito “dinamizzante” e corrisponde alla prevalenza di usi orientati all’opportunità di stabilire nuove relazioni sociali. Si tratta di un uso di questi strumenti finalizzato a intercettare in modo preventivo, come in una sorta di “sagrato virtuale”, persone che si po- trebbero incontrare nella vita reale (gli amici che non vanno in chiesa dei ragazzi che invece fre- quentano la parrocchia, ad esempio) oppure per farsi prossimi a persone in un ambiente in cui ge- neralmente le persone sono in ricerca. L’effetto potrebbe essere di recuperare interazioni e, quindi, relazioni con coloro che si sono allontana- ti dalla Chiesa.

Tali utilizzi si collocano sulla scia di ricerche in ambiti di studio contigui al nostro come, ad e- sempio, quelli già citati condotti da Pippa Norris. La studiosa americana, riprendendo la distinzione elaborata a suo tempo da Robert Putnam fra ca- pitale sociale bridging (che apre) e bonding (che serra), ha dimostrato, infatti, che i gruppi presenti online utilizzano la rete sia per ampliare (widen) le loro esperienze di comunità con altri che han- no differenti credenze e background – Putnam direbbe che tende a integrare nella rete anche coloro che prima non vi erano coinvolti –, sia per approfondire (deepen) le loro esperienze e raf- forzare e potenziare i legami sociali già esistenti (Norris, 2003) – “una specie di ‘super-colla’ socia- le” che agisce per rafforzare l’identità e la solida- rietà di un gruppo (Putnam, 2004). Analogamente accade per i parroci italiani che “vanno” online. Rispetto alle finalità con cui vengono utilizzate le tecnologie, sono presenti poi due diversi usi della rete. Da un lato, abbiamo un utilizzo strumentale finalizzato direttamente all’incontro face-to-face (come ad esempio l’uso di MSN per iniziare di- scorsi di fede che possono proseguire offline). Dall’altro, un uso “ambientale”, intendendo in questo caso i diversi spazi web come veri e propri “ambienti” in cui viviamo, che rende possibile l’apertura di canali di comunicazione in contesti che travalicano i confini territoriali della

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parrocchia per reperire e intercettare persone in ricerca e che non necessariamente conducono a un incontro in presenza.

Il legame che unisce sacerdoti e fedeli (o poten- ziali tali) nella rete non è più, dunque, soltanto di tipo geografico. E non è più necessariamente sol- tanto face-to-face. I legami che si instaurano pos- sono essere basati su affinità culturali ed espe- rienziali e sembrerebbero richiedere, almeno ri- spetto a quanto emerge dalla nostra indagine, un ripensamento della pastorale che tenga conto di tali trasformazioni generate dalla diffusione di internet in maniera inclusiva. Ciò non significa che venga meno per i sacerdoti presenti in rete la necessità della partecipazione a una comunità of- fline, che rimane il fine ultimo di ogni interazione (l’opera di sacramentalizzazione [11] rimane pos- sibile nell’incontro in presenza e nell’ apparte- nenza a una comunità rimane centrale). L’incontro può, tuttavia, non avvenire personal- mente fra gli interlocutori che sono entrati in contatto online ma condurre, comunque, a un avvicinamento alla Chiesa. Questo vale eviden- temente soprattutto laddove il rapporto è carat- terizzato da una distanza geografica.

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OTE

[1] Cfr. Codice di Diritto Canonico; Bressan & Diotallevi, 2006.

[2] In questa sede non approfondiremo questo tema per ragioni di spazio. Brevemente e operando una forte semplificazione, la storia del rapporto della Chiesa con i media può essere sintetizzata in tre periodi cui sono corrisposti differenti atteggiamenti: chiusura con la stampa, cautela e preoccupazione con la tele- visione, apertura e piena accettazione con internet e i media digitali. I documenti magisteriali testimoniano di un’evoluzione in positivo dell’atteggiamento verso i media. Fra i più importanti ricordiamo: l’enciclica Christianae Reipublicae (1766), l’enciclica Miranda Prorsus (1957), il decreto conciliare Inter Mirifica (1963), l’Istruzione pastorale Communio et Progressio (1971), l’enciclica Redemptoris Missio (1990) fino ad arrivare ai messaggi di Benedetto XVI pubblicati in occasione delle Giornate Mondiali delle comunicazioni sociali del 2009 e del 2010 dedicati alle nuove tecnologie digitali. Cfr. www.vatican.va.

[3] Istituto Centrale Sostentamento Clero. [4] Ciascuna intervista è durata circa un’ora.

[5] La ricerca è stata commissionata al Dipartimento Istituzioni e Società dell’Università degli Studi di Peru- gia dall’Associazione Webmaster Cattolici Italiani (WeCa).

[6] I sacerdoti sono stati selezionati fra i 165 che avevano un sito web parrocchiale, già intervistati nel 2008.

[7] Siamo diventati “amici” dei sacerdoti intervistati su Facebook (FB), ci siamo iscritti ai gruppi FB parroc- chiali e abbiamo condiviso i nostri contatti Skype. Abbiamo quindi navigato direttamente nei “luoghi” in cui i sacerdoti dicevano di essere presenti.

[8] Fonte: www.siticattolici.it.

[9] Non stupisce in particolare l’uso di uno strumento come Flickr che rende possibile la condivisione di fo- tografie. Il 91,5% dei siti parrocchiali, infatti, contiene fotografie (Data rilevazione 2007).

[10] Si conferma, invece, nel corso del tempo (2008-2010) il fatto che gli ambienti “ufficiali” ecclesiali onli- ne, come il sito parrocchiale, siano poco adatti a perseguire finalità relazionali.

[11] Cioè la celebrazione dei sacramenti quali il battesimo, la comunione, la cresima, il matrimonio.

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