CAPITOLO III: DALLA DISPERSIONE AL PROGETTO DI VITA
1.1 Il curricolo verticale
L’innovazione tecnologica rivoluziona i processi di apprendimento, di memorizzazione e di elaborazione del sapere, e di conseguenza, anche lo stile e le modalità di insegnamento. La tecnologia multimediale pone interrogativi sulla didattica stessa, domandandosi se il suo modo di affrontare i problemi sia coerente con il nuovo scenario culturale.
La possibilità di conoscere attraverso i computer, la navigazione in rete, la partecipazione a gruppi di discussione, portano al superamento del ruolo tradizionale dell’insegnante, di trasmissione di un sapere consolidato.
Il ruolo del docente non è più basato sulle certezze della materia insegnata,e sugli stessi Programmi ministeriali;l’insegnante ricorre a conoscenze relative ai linguaggi di nuova adozione; in tutto questo necessita di formazione, per avere chiaro il senso di ciò che conosce. L’insegnante da dispensatore di informazioni e di abilità in senso trasmissivo, diventa mediatore di sapere, un punto di riferimento essenziale per l’alunno che apprende.
La formazione risulta efficace se poggia su una solida base informativa: non si può fare formazione in assenza di una conoscenza adeguata delle ragioni che hanno portato a determinate scelte, dei messaggi innovativi espliciti, o impliciti, veicolati dal testo.
La formazione ha lo scopo di motivare i docenti all’innovazione proposta dalle Indicazioni,e di “sostenerli nel necessario adeguamento delle competenze metodologiche e didattiche”(www.indicazioninazionali.it).
L’attività di formazione viene assicurata sia a livello nazionale, sia regionale. Essa si basa sulle informazioni già diffuse, e produce a sua volta, nuova informazione attraverso la messa in comune dei risultati delle attività precedentemente realizzate, orientando gli itinerari da percorrere nell’attività di ricerca.
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La formazione non va intesa come trasmissione di precostituiti modelli didattici, ma come riflessione sugli aspetti innovativi, e socializzazione delle buone pratiche. È compito degli staff, istituiti presso ogni Ufficio Scolastico Regionale (USR), collegare le iniziative messe in atto dagli USR stessi, con le esperienze realizzate o in corso di realizzazione a livello territoriale, effettuare una loro selezione, e promuoverne la pubblicizzazione.
Gli approcci metodologici sono diversi, poiché si possono organizzare sempre e comunque nella scuola azioni di efficacia e di efficienza, nel rispetto delle aspettative della popolazione scolastica. A tal riguardo, è richiesta l'organizzazione di momenti in cui gli insegnanti si incontrano per riflettere sul proprio operato e migliorarlo, fino a costituire comunità professionali in cui, mettendo in comune le conoscenze e le esperienze, si acquisisce un sapere e un saper fare molto più vasti.
Il curricolo verticale di cui parlano le Indicazioninazionali, elabora specifiche scelte relative a contenuti, metodi, organizzazione e valutazione, coerenti con i traguardi formativi previsti dal documento nazionale.
La verticalità del curricolo è un impegno che ciascuna scuola si assume, per costruire percorsi di apprendimento progressivi e coerenti, che sappiano ottimizzare i tempi della didattica, e stimolare la motivazione degli alunni. “È fondamentale partire dalla costruzione del curricolo come autentico progetto di scuola, che contiene, organizza e finalizza tutte le possibili attività e proposte racchiuse nei cosiddetti progetti didattici o nelle “educazioni” (www.indicazioninazionali.it).
Lo sforzo formativo è quello di guidare i docenti ad abbandonare l’immagine riduttiva dell’aula, poiché l’ambiente di apprendimento non coincide più con lo spazio fisico dell’aula, ma si costruisce sulla base dei fattori che intervengono nel processo di apprendimento: l’insegnante, i compagni, lo stile cognitivo e l'intelligenza emotiva dell'alunno, i libri e gli strumenti tecnologici, le relazioni interpersonali ed affettive, le strategie didattiche, etc. Un efficace ambiente di apprendimento è caratterizzato dal policentrismo, dalla flessibilità dei ruoli propri dell'apprendimento cooperativo, dalla fitta rete di interazioni all'interno della scuola e con il territorio, e promuove quindi lo sviluppo di competenze cognitive, sociali, affettivo-relazionali e metacognitive.
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Un aspetto molto innovativo rispetto ai Programmi del passato, è rappresentato dall’impianto curricolare centrato sulle competenze. Per i campi di esperienza della scuola dell’infanzia, e per ogni disciplina del primo ciclo, sono previsti traguardi di sviluppo delle competenze, che sono prescrittivi. I docenti imparano a condividere le proposte formative nel proprio team di classe, elaborando itinerari strategici consoni alle attese dello studente, e strumenti di valutazione formativa e sommativa.
Nelle Indicazioni è richiamata la cultura di genere, ed il rispetto delle diversità di genere: anche questo tema, così delicato e rilevante, diventa oggetto di specifici progetti da parte delle scuole, per dare qualità di formazione a tutti gli studenti, nella prospettiva dell’inclusione scolastica.
Per l’ampliamento della proposta formativa ed il miglioramento delle prassi educative, è stato emanato il D. M. n. 663 dell’1/09/2016 - Fondi ex legge n. 440 del 1997. Si intende assegnare alle scuole finanziamenti per migliorare la qualità degli interventi didattici a favore degli studenti e delle studentesse. Gli interventi di competenza, nello specifico, riguardano:
- la promozione dell’educazione alla salute, dell’educazione alimentare, ed a corretti stili di vita (art. 9);
- la cittadinanza attiva e l’educazione alla legalità (art. 10);
- la prevenzione dei fenomeni di bullismo e di cyber-bullismo (art. 11);
- l’orientamento scolastico (art. 12);
- scuola in carcere (art. 13);
- welfare dello studente e diritto allo studio (art. 14).
In tutto questo, i docenti sono chiamati ad una formazione su campo, nella specificità delle tematiche oggetto di lavoro con i gruppi classe, sia nei tempi antimeridiani propri del curricolo, che in quelli extracurricolari.
L’art. 17 del DM (n.663/2016), denominato Progetti di Social Innovation, attribuisce risorse finanziarie “al fine del contrasto della dispersione scolastica e del coinvolgimento delle aree disagiate, per favorire l’integrazione, la partecipazione e l’apertura delle scuole nel territorio”.
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La prospettiva che le Indicazioni assumono, è quella del riconoscimento e della valorizzazione delle forme di diversità. Per integrare alunni di origine culturale diversa, per promuovere il successo scolastico degli alunni con disabilità, o con disturbi specifici dell’apprendimento, per contrastare la dispersione scolastica, per far sì che, in definitiva, la scuola sia veramente di tutti e di ciascuno, diventano essenziali la costruzione di percorsi attenti all’individualizzazione degli obiettivi ed alla personalizzazione degli apprendimenti, e la ricerca di strategie efficacemente inclusive.
La cooperazione rimane l’elemento trainante della risposta qualitativa, in termini di crescita formativa: è il rapporto comunicativo che deve esistere sia tra addetti al lavoro e famiglie, sia tra istituzioni scolastiche, come pure tra realtà territoriali di vario tipo, per rendere più efficaci le attività intraprese, ed ottenere migliori risultati. In particolare, a tutti i livelli, vanno privilegiati la negoziazione degli obiettivi, l’apprendimento cooperativo, la realizzazione di protocolli di accoglienza, la diffusione e sperimentazione, in contesti diversi, di buone pratiche, attraverso tutti i canali ritenuti opportuni.
I progetti messi a punto a livello locale,saranno funzionali e produttivi se risponderanno alle attese dell’utenza scolastica, se risulteranno coinvolgenti ed attrattivi, se non disperderanno energie. Tutto questo è significativo solo se prodotto dal coinvolgimento delle risorse presenti nel territorio (associazionismo, università, fondazioni, enti culturali, etc.).