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D ECORAZIONE SCULTOREA , ALLA LUCE DEL COMMENTO ALLA C OMMEDIA DI L ANDINO

Nel capitolo dedicato alle fonti della Calunnia di Apelle di Botticelli, è stata affrontata la questione del commento alla Commedia di Cristoforo Landino come possibile fonte primaria del dipinto, sulla base dell’ipotesi proposta dalla studiosa Angela Dressen128. La ripresa di Landino da parte

di Botticelli non si limiterebbe all’ekphrasis del quadro perduto di Apelle, fondamentale per la realizzazione della scena principale, ma si estenderebbe anche a gran parte dell’iconografia del fondale, in particolare alle statue alloggiate nelle nicchie centrali. Secondo la studiosa, le statue del ciclo di personalità illustri sono tutte di ispirazione dantesca e, per la loro realizzazione, Botticelli non si è servito di un’edizione qualsiasi della Commedia, bensì di quella commentata da Landino nel 1481, più adatta alla realizzazione dei rilievi.

When Landino concentrated on some of these characters, he included them in specific contexts, by either strengthening the plot of the story or changing it deliberately. While in Dante the characters were only briefly mentioned, in Landino they were explicitly charged with slander and fraud in a longer explanation. Therefore, Landino’s commentary was definitely more useful for the conception of Botticelli’s reliefs than Dante’s poem129.

La Dressen richiama l’attenzione sui canti X-XII del Purgatorio, dedicati alla prima cornice del monte, in cui sono puniti i peccatori di superbia. Sulla parete rocciosa, sono presenti dei bassorilievi che raffigurano esempi di umiltà, mentre sul pavimento si trovano alcuni esempi di superbia punita.

128 A. Dressen, From Dante to Landino, cit., pp. 324-339. 129 Ivi, p. 332.

Là sù non eran mossi i piè nostri anco, quand’io conobbi quella ripa intorno che dritto di salita aveva manco,

esser di marmo candido e addorno d’intagli sì, che non pur Policleto, ma la natura lì avrebbe scorno130.

Dante specifica che i bassorilievi sono scolpiti nel «marmo candido» e Landino commenta largamente il passo, svelando il motivo di tale scelta.

Et nota, che questi exempli sono intaglati, et non dipincti. Perchè la pictura facilmente si rimuove, ma non lo 'ntaglo; et sono intaglati non in materia tenera, ma in dura. Il che admonisce, che se voglamo al tutto scacciar da noi la superbia, è necessario, che habbiamo l'humiltà scolpita, et al tutto infixa nella mente nostra. Preterea pone el marmo candido a dinotare, che tale humiltà debba essere pura, et netta, et non maculata con alchuna fictione, et simulatione. Et chome el colore candido è colore biancho, et rilucente, chosì risplenda questa humiltà131.

L’impostazione dei rilievi marmorei della prima cornice del Purgatorio ricorda da vicino la serie di statue in marmo presenti nel fondale della

Calunnia, che mostrano esempi di virtù, saggezza e buon governo, in netto

contrasto con le personificazioni negative della scena principale. La Dressen, basandosi sull’identificazione delle statue proposta da Meltzoff, fa notare come tutti i soggetti raffigurati possano essere rintracciati all’interno del commento di Landino132. Giuditta, rappresentata nella

130 Purgatorio X, vv. 28-33.

131 C. Landino, Comento sopra la Comedia, cit., Pur. X, vv. 28-33.

132 A. Dressen sceglie di analizzare le statue da destra verso sinistra, partendo dalla statua di Giuditta,

nicchia 14, è citata nel XXXII canto del Paradiso, tra i beati della rosa celeste, e definita da Landino «sanctissima femina [che] per sua grandeza d'animo liberò e Bethuliani da Olopherne133». L’episodio della fuga degli

Assiri in seguito alla morte del generale Oloferne, decapitato da Giuditta, è proprio uno degli esempi di superbia punita, raffigurati sul pavimento della prima cornice del Purgatorio.

Mostrava come in rotta si fuggiro li Assiri, poi che fu morto Oloferne, e anche le reliquie del martiro134.

chostui fu principe della militia di Nabuchdonosor Re degl'Assyrii, el quale venuto in tanta superbia, che voleva essere adorato per idio, mandò Olopherne contra a' Giudei, poi che molte altre nationi havea subiugato. E Giudei s'erono facti forti nelle montagne, dove era lo 'ngresso nella loro regione. Olopherne assediò Betulia posta in quelle parti. Et privando lui e Betuliani d'acqua, era necessario che s'arrendessino. Ma pe' conforti d'Ozia sacerdote diliberorono aspectare cinque giorni innanzi che s'arrendessino. In questo tempo Iudith femina bellissima et vedova, fingendo fuggir la fame, con una sua ancilla se n'andò a Olopherne raccomandandogli la salute sua, et promectendogli dare el modo, che lui potrebbe vincer la terra. Oloferne mosso dalla belleza, et dalle promesse, della donna la salvò. Et lei finxe quattro giorni havere a stare in oratione, secondo la sua leggie. Dipoi vedendo Olopherno e per molta ebrietà dormire profondamente gli levò la testa. Et ricorse alla ciptà. Et Ozia uscì col popolo armato, et assaltò lo exercito già fuggente. Et mandò alle ciptà circunstanti, che occupassino e passi. Onde tanto exercito ricevè gran ropta135.

Boccaccio è definito, da Landino, uomo virtuoso e «degno di fede136»,

testimone affidabile della biografia di Dante. S. Paolo è citato tre volte all’interno del poema sacro. In Inferno II è citato, insieme a Enea, come

133 C. Landino, Comento sopra la Comedia, cit., Par. XXXII, vv. 10-12. 134 Purgatorio XII, vv. 58-60.

135 C. Landino, Comento sopra la Comedia, cit., Pur. XII, vv. 58-60. 136 Ivi, Inf. VIII, vv. 1-6.

colui che ha compiuto un viaggio ultraterreno e nominato «Vas d’elezione».

Paolo appostolo el quale Hieronymo nel proemio sopra el Genesi scrive che "Dio lo elexe chome vaso di legge et armario delle sancte scripture". Pare chosa assorda che Danthe dica che Paolo andassi all'inferno, chonciosia che si legga lui essere stato rapito non all'inferno ma al terzo cielo. A che si risponde che in quel rapto hebbe cognitione dell'inferno purgatorio et paradiso. Fu vaso, cioè receptacolo, della electione, cioè della volontà di Dio. Imperochè lui sopra tutti gli altri intese el vero senso della doctrina evangelica137.

In Purgatorio XXIX è citato, indirettamente, durante la descrizione della processione simbolica che rappresenta le vicende storiche della Chiesa. Il carro, al centro della processione, simboleggia la fondazione della Chiesa e, tra le figure che lo seguono, compare un vecchio che impugna una spada, allegoria per Paolo di Tarso.

Questo è Paolo, el quale havendo la spada, non ha habito di curare, ma d'uccidere; è attribuita la spade a Paolo per la sua somma acrimonia et vehementia et tollerantia d'animo138.

Infine, S. Paolo è nominato nel XVIII canto del Paradiso, insieme a S. Pietro, nel corso dell’invettiva dantesca ai danni di Giovanni XXII, colpevole di corruzione e simonia. Il papa è colpevole di distruggere, con le sue azioni peccaminose, la Chiesa per la quale Pietro e Paolo diedero la vita.

137 Ivi, Inf. II, vv. 28-30. 138 Ivi, Pur. XXIX, vv. 139-141.

Ma tu che sol per cancellare scrivi, pensa che Pietro e Paulo, che moriro per la vigna che guasti, ancor son vivi139.

Mosè compare nel IV canto dell’Inferno, tra i patriarchi biblici prelevati da Cristo dal Limbo e condotti in Paradiso. Viene definito da Dante «legista e ubidente»,

perchè Idio per le sue mani decte le leggi al popolo hebreo e perchè in tanto observò e divini precepti che nessuno pericolo o faticha mai da quegli lo torse. Fu huomo in doctrina et disciplina militare et in sanctità di vita admirabilissimo140.

Nel XVIII canto del Purgatorio, Dante condanna duramente il popolo di Israele per l’ingratitudine mostrata nei confronti di Mosè, durante l’Esodo.

Et nientedimeno furono tanto maligni, che spesso per fuggire affanni et faticha, et per somma pigritia, vollono tornare in drieto, et spesse volte vollono uccidere el loro duca Moyse141.

Giosuè compare tra gli spiriti combattenti del V cielo del Paradiso, coloro che in vita si batterono per la fede.

Iesuè fu figluolo di Naue, et fu figura, di Christo, non solamente nel nome, ma anchora ne' facti. Imperochè succedendo a Moysè già morto passò el fiume Giordano, et distruxe e reami de' nimici et acquistò la terra di promessione et divisela al vincitore popolo d'Isdrael142.

139 Paradiso XVIII, vv. 130-132.

140 C. Landino, Comento sopra la Comedia, cit., Inf. IV, vv. 55-57. 141 Ivi, Pur. XVIII, vv. 133-135.

Per quanto riguarda la statua alloggiata nella settima nicchia, identificata con Giulio Cesare da Meltzoff, Angela Dressen sostiene che si tratti dell’imperatore Traiano, raffigurato anche nel primo basamento del fondale, come esempio di somma giustizia. Traiano compare tra gli esempi di umiltà scolpiti sulla parete della prima cornice del Purgatorio e fa parte dei beati che compongono l’occhio dell’Aquila, nel XX canto del

Paradiso.

Traiano fu imperadore di tanta excellentia, che è difficile giudicare, se fu più egregio in disciplina militare, che in iustitia, et humanità. Chostui molto acrebbe lo imperio romano, el quale dagl'imperadori, che furono dopo Augusto, et innanzi a llui, era stato più difeso, che ampliato. Di tanta humanità, che et a Roma, et per le provincie, ciaschuno voleva ad sè equale. Fu clemente et liberale143.

Marco Furio Camillo è nominato nel VI canto del Paradiso, nel corso della digressione sulla storia dell’Impero Romano, pronunciata da Giustiniano. Camillo liberò Roma dall’assedio dei Galli, comandati da Brenno, impedendo che i cittadini abbandonassero la città e si stabilissero a Veio.

Ma Camillo, del quale sarebbe lunga historia riferire, facto dictatore benchè absente, et exule, raccolse le reliquie del ropto exercito, assaltò e Galli et tucti gl'uccise144.

Camilla compare nel I canto dell’Inferno, tra i personaggi che hanno dato la vita per la salvezza dell’Italia, e nel IV canto, tra gli «spiriti magni» del Limbo.

143 Ivi, Pur. X, vv. 73-96. 144 Ivi, Par. VI, vv. 43-45.

Camilla fu figliuola di Metabo re de' Volsci dove è Priverno, ciptà ne' nostri tempi decta Piperno. Dicono che Metabo cacciato del regno, et fuggendo e nimici che lo perseguitavono, arrivò con Camilla in braccio, la quale anchora lactava, al fiume Amaseno, et diffidandosi poterla passare la involse in corteccie di suvero, et legolla allo spiede che haveva in mano et lanciollo dall'altra riva, et fictosi il ferro in terra, preservò Camilla che non perì. Dipoi stando nascoso nelle selve la nutrì con lacte di fiere; et perchè nel lanciarla la votò a Diana, volle che crescendo epsa secondo el costume di Diana s'exercitassi nelle caccie, et usassi l'arco et lo spiede. Onde divenne sì gagliarda che tornata dopo la morte del padre nel suo regno et essendo guerra tra Latini et Troiani, venne in aiuto de' Latini, et a molti combattendo tolse la vita. Ma finalmente da Arunte troiano, el quale messosi in aguato a tradimento la saettò, fu uccisa. […] La sua morte procedè per obtenere lo imperio di Latino, origine et principio dell'imperio romano. 145

Davide, come Traiano, compare tra gli esempi di umiltà della prima cornice del Purgatorio ed è posto al centro dell’occhio dell’Aquila, nel XX canto del Paradiso.

David usò humiltà co' sacerdoti citharizando et danzando con quegli dinanzi all'archa, la quale humiltà fu co' pari. Ma acciochè l'humiltà di David ci sia nota, è nel secondo libro de' Re che morto Saul Re superbissimo fu electo David in suo luogho. El quale raunò tutti e cleri d'Israel per transferire con grandissima pompa l'arca del Signore nella sua ciptà Gyon146.

Et dice che quello spirito che è in mezo dell'occhio, fa la pupilla, i. la luce dell'occhio, è David re iustissimo et propheta ripieno di Spirito sancto, el quale trasmutava l'archa del pacto dove erono le tavole delle leggi, la verga di Moyse, et el vasello della manna. Della trasmutatione dell'archa dicemmo nel decimo canto del purgatorio147.

Landino cita più volte il personaggio di Davide nel commento ai versi iniziali del I canto dell’Inferno, lodando il suo atteggiamento

145 Ivi, Inf. I, vv. 106-108. 146 Ivi, Pur. X, vv. 46-69. 147 Ivi, Par. XX, vv. 37-39.

contemplativo e la sua comunione con Dio. A proposito delle statue alloggiate nelle prime tre nicchie, la Dressen ritiene debole l’interpretazione proposta da Meltzoff e non avanza ipotesi alternative. Tuttavia, i soggetti identificati da Meltzoff come Caino, Noè e Abramo sono tutti rintracciabili nel commento di Landino, in particolare nel IV canto dell’Inferno, nei versi dedicati alle vicende dei patriarchi biblici. Alla luce dell’analisi fin qui condotta, pare evidente il forte influsso dantesco, mediato dall’opera di Landino, nel dipinto di Botticelli. Il commento alla Commedia risulta fondamentale non solo per la realizzazione della scena principale, ma anche per l’attuazione dell’ambizioso progetto iconografico del fondale, ricco di riferimenti alla mitologia, alla storia antica e alla Bibbia. In particolare, per la decorazione scultorea del fondale, Botticelli avrebbe tratto spunto dall’idea dantesca dei bassorilievi purificatori, scolpiti nella prima cornice del Purgatorio e analizzati minuziosamente da Landino, all’interno del suo commento.

By turning to the most celebrated Florentine poem, which deals explicitly with penitence and purification, and with the help of the most important Dante commentator of his time, Landino, the painter presented a challenging comparison with the ancient story and also created his own intellectual memorial148.

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