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La piena comprensione del dipinto botticelliano, veicolo di molteplici messaggi, non può assolutamente prescindere dal contesto politico-sociale nel quale Botticelli si trovò a operare. Durante gli ultimi anni del Quattrocento, Firenze si trovò ad attraversare una profonda crisi, che investì tutti gli aspetti della vita della città, culturale, politico, religioso e morale. Con la morte di Lorenzo il Magnifico, avvenuta nel 1492, la situazione politica fiorentina precipitò in fretta. Il figlio di Lorenzo, Piero, mostrò inettitudine nel governo della città e scarso interesse per la cultura, tanto cara al padre. Non tentò in alcun modo di opporsi alla discesa di Carlo VIII dalla Francia e si sottomise servilmente al re francese. Il popolo fiorentino, già infuocato dalle prediche del frate domenicano Girolamo Savonarola, fece scattare una rivolta popolare, cacciò Piero dalla citta e restaurò la Repubblica, secondo il modello teocratico proposto da Savonarola, acerrimo nemico della famiglia Medici. L’ascesa del frate domenicano creò forti contrasti anche nell’ambiente culturale, soprattutto in seguito al terribile falò della vanità, che il frate organizzò a Firenze nel febbraio 1497, dando alle fiamme centinaia di libri, oggetti e opere d’arte considerate peccaminose e fonte di lussuria, causando un danno irreparabile alla cultura fiorentina rinascimentale. È in questo clima complesso che si inserisce la realizzazione della Calunnia di Apelle da parte di Botticelli, un’opera che segna un forte cambio di rotta nella produzione pittorica dell’artista, riflesso di una profonda crisi interiore. Nel corso dell’analisi del dipinto e, in particolare, dell’iconografia del fondale, è stata più volte sottolineata la presenza di soggetti legati alla città di Firenze e, in modo particolare, alla famiglia Medici. Numerosi sono i rimandi alla sfera politica, alla detenzione del potere e alla capacità di

giudizio di un sovrano, elementi che rendono imprescindibile il collegamento dell’opera con la situazione politica del tempo e il riferimento, nemmeno troppo implicito, ai governanti di Firenze. La scelta di un tema specifico come quello della calunnia, la ripresa di una vicenda che vide coinvolti, in prima persona, il pittore Apelle e il sovrano Tolomeo IV d’Egitto, la realizzazione dell’opera in un periodo cruciale per le sorti della Firenze medicea, sono fattori che avvalorano in modo considerevole l’ipotesi di un coinvolgimento personale di Botticelli nella vicenda. Lo studio più dettagliato, in merito, è quello di Stanley Meltzoff che, prima di procedere alla dettagliata analisi degli elementi che compongono il dipinto, ne contestualizza la realizzazione e dedica ampia attenzione al clima culturale dell’epoca, ai dibattiti tra intellettuali e all’argomento cardine delle loro discussioni, la theologia poetica. L’antica questione riguardava il rapporto tra divinità e poesia e il grado di dignità di quest’ultima. Uno degli argomenti di discussione principali riguardava il modo in cui Dio si è rivelato all’umanità al di fuori delle Sacre Scritture, attraverso la poesia antica e la filosofia.

Poetic theology was the common center of a group of ideas about the dignity of man, his progress and perfectability. The argument concerning the divinity or malignity of poetry examined the morality, decorum, and use of the arts in a Christian society. […] Were the arts of the pagans inspired by God? Could Roman culture not only survive in Christian Rome, but be reconciled with it?149

La discussione assunse grande importanza in Italia nel corso del Trecento, come conseguenza del fatto che la connessione tra teologia e poesia antica

fu una delle idee fondanti del pensiero di Dante, ripresa con fervore prima da Petrarca, poi da Boccaccio.

Il giovane Boccaccio esalta Petrarca quale suo modello, e precisamente perché egli è riuscito a unire filosofia, teologia e poesia. Ma per Boccaccio, Petrarca rappresentava l’ideale del poeta che è al tempo stesso un saggio. Un saggio conosce le sette arti liberali; è un maestro di filosofia e teologia; vive con i classici latini e si muove sovrano tra i libri che costituiscono l’autorità del medioevo. La poesia racchiude in sé tutte queste forme di sapere, e non si colloca loro accanto, senza alcun legame150.

Proprio Boccaccio, protagonista indiscusso delle scene che compongono il fondale della Calunnia di Botticelli e ipertesto di tutta l’opera, dedicò alla difesa della poesia una parte consistente della sua produzione culturale e, in particolare, il XIV libro delle Genealogie, «dove il problema della natura dell’attività poetica viene posto nei termini del rapporto tra poesia e verità, secondo la modalità tradizionalmente filosofica di approccio alla questione151». Sul modello della Consolatio

boeziana, la poesia conduce ad un’elevazione culturale, che diviene automaticamente elevazione morale, attraverso un percorso che è, al tempo stesso, educativo e consolatorio.

Il discorso boccacciano sulla poesia è filosofico, serio ed argomentato, condotto secondo le regole scientifiche, al fine di raggiungere risultati di verità. Nelle Genealogie, diviene consapevole ed esplicito il nesso tra linguaggio retorico-dialettico e poesia, al fine di conferire dignità a una disciplina portatrice di verità, quale è la poesia152.

150 C. Di Franza, Boccaccio e la poesia: (dis)continuità di un’idea da Napoli a Firenze, in «La letteratura

degli italiani. Rotte, confini, passaggi», atti del XIV Congresso dell'Associazione degli Italianisti, Genova, 15-18 settembre 2010.

151 E. Gilson, Poesie et verité dans la Genealogia, «Studi sul Boccaccio», II, 1964, pp. 253-282. 152 C. Di Franza, Boccaccio e la poesia, cit.

Nel capitolo XXII del Trattatello in laude di Dante, intitolato «Difesa della poesia», Boccaccio si spinge ad affermare che «la teologia niun’altra cosa è che una poesia di Dio», sostenendo che Dio si esprima attraverso allegorie nelle Sacre Scritture e che la Parola sia il linguaggio poetico per eccellenza.

Dunque beneappare, non solamente la poesì essere teologia, ma ancora la teologia essere poesia. E certo, se le mie parole meritano poca fede in sì gran cosa, io non me ne turberò; ma credasi ad Aristotile, degnissimo testimonio ad ogni gran cosa, il quale afferma sé aver trovato li poeti essere stati li primi teologizzanti153.

È impensabile che una presa di posizione così forte da parte di Boccaccio, in merito a una tematica largamente presente nel suo corpus di opere, non si rifletta nel dipinto botticelliano, realizzato in un periodo in cui il dibattito sulla theologia poetica incendiava gli animi degli intellettuali e la poesia necessitava di una forte difesa, contro i violenti attacchi denigratori del Savonarola.

È questa l’ipotesi proposta da Meltzoff e sostenuta dalla critica successiva, che vede nella Calunnia di Apelle una strenua difesa della poesia, della verità e, in generale, dei valori del pensiero umanistico-rinascimentale, contro la calunnia perpetrata ai loro danni dal frate domenicano e dai suoi seguaci e contro l’inettitudine, unita all’abuso di potere, di Piero de’ Medici, regnante di Firenze al momento della realizzazione del dipinto.

La Calunnia botticelliana non sarebbe un semplice esercizio di abilità, svolto a seguito dell’ammirazione per Apelle, né la rappresentazione in chiave artistica di un episodio biografico del pittore, una calunnia che avrebbe colpito lo stesso Botticelli o uno dei suoi committenti, ma sarebbe da considerare invece un vero e proprio manifesto di una corrente

politica e culturale della Firenze dell’ultimo decennio del Quattrocento: la Firenze in cui alla Signoria medicea e ai suoi ideali filosofici e umanistici si opponeva la repubblica savonaroliana e i suoi ideali di purificazione, sempre più radicale, dei valori terreni154.

Botticelli avrebbe affidato alla sua opera tutti i dubbi e le paure circa la situazione politica e sociale a lui contemporanea, ma anche le proprie speranze e la profonda fiducia negli ideali propugnati dall’umanesimo, forti dell’appoggio della casata medicea, della filosofia neoplatonica e di grandi personalità del passato, legate alla città di Firenze. Di conseguenza, la difesa botticelliana riguarderebbe l’arte nella sua totalità, di cui la poesia è somma espressione, considerata la via privilegiata per il raggiungimento di virtù e verità e duramente calunniata da Savonarola. Questa ipotesi spiegherebbe la scelta dei temi che animano l’iconografia del fondale, tutti incentrati sull’esaltazione di virtù, amore e bellezza, e nobilitati da figure di riferimento legate alla storia di Firenze, quali Boccaccio e, attraverso la mediazione di Landino, Dante.

Dietro ogni minimo dettaglio dell’opera c’è un preciso intento di comunicazione. Tutte le fonti scelte sono tali in ragione della loro efficacia nel promuovere il messaggio diretto a Piero e a tutto il popolo di Firenze: se il contatto con la bellezza può provocare vertiginosi innalzamenti morali, è assurdo contrapporre la bellezza alla fede. Al contrario, la prima può diventare efficace premessa alla seconda. Se allo Stato serve una sorta di purificazione, questa non deve certo avvenire attraverso la condanna della poesia ma, al contrario, attraverso la consapevolezza che solo il potere della bellezza, e quindi dell’arte, rende possibile una qualsivoglia elevazione155.

154 M. Viero, La quinta giornata del Decameron di Boccaccio, cit. 155 Ibidem.

A

PPENDICE ICONOGRAFICA

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FIGURA 1. Berlino, Kupferstichkabinett. Bartolomeo Della Fonte, Calunnia di Apelle,

Ms. 78.C.26, frontespizio, miniatura su pergamena, (1472).

FIGURA 2. Vienna, Nationalbibliothek. Benedetto Bordone, Calunnia di Apelle,

FIGURA 3. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495).

FIGURA 4. Londra, British Museum. Andrea Mantegna, Calunnia di Apelle, Disegno a inchiostro, cm. 14x25, (ca.1504-1506).

FIGURA 5. Londra, British Museum. Girolamo Mocetto, Calunnia di Apelle,

Incisione su rame, cm. 32x45, (ca.1504-1506).

FIGURA 6. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

FIGURA 7. Berlino, Kupferstichkabinett. Sandro Botticelli, Purgatorio X, illustrazione de La

Divina Commedia, disegno su pergamena, (ca.1480-1495).

FIGURA 8. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

FIGURA 9. Berlino, Kupferstichkabinett. Sandro Botticelli, Inferno XVIII, illustrazione de La

Divina Commedia, disegno su pergamena, (ca.1480).

FIGURA 10. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle, Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 11. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolari.

FIGURA 12. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle, Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 13. Venezia, Fondazione Giorgio Cini. Sandro Botticelli, Il giudizio di Paride,

Tempera su tela, (ca.1485-1488).

FIGURA 14. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle, Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolari.

FIGURA 15. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle, Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 16. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

FIGURA 17. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 18. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

FIGURA 19. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 20. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle, Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 21. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Pallade e il centauro,

Tempera su tela, cm. 207x148, (ca.1482-1483).

FIGURA 22. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

FIGURA 23. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 24. Berlino, Kupferstichkabinett. Sandro Botticelli, Purgatorio XII, illustrazione de La Divina Commedia, disegno su pergamena, (ca.1480-1495).

FIGURA 25. Londra, National Gallery. Sandro Botticelli, Venere e Marte,

Tempera su tavola, cm. 69x173, (ca.1482-1483).

FIGURA 26. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle, Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 27. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 28. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

FIGURA 29. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle, Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 30. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

FIGURA 31. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle, Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 32. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle, Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 33. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolari.

FIGURA 34. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

FIGURA 35. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Ritorno di Giuditta a Betulia,

Tempera su tavola, cm. 31x25, (1472).

FIGURA 36. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle, Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 37. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 38. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

FIGURA 39. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 40. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle, Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 41. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 42. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

FIGURA 43. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 44. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

FIGURA 45. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

FIGURA 46. Madrid, Museo del Prado. Sandro Botticelli, Nastagio degli Onesti, (primo episodio), tempera su tavola, cm. 83x138, (1483).

FIGURA 47. Madrid, Museo del Prado. Sandro Botticelli, Nastagio degli Onesti,

FIGURA 48. Madrid, Museo del Prado. Sandro Botticelli, Nastagio degli Onesti,

(terzo episodio), tempera su tavola, cm. 83x142, (1483).

FIGURA 49. Firenze, Palazzo Pucci. Sandro Botticelli, Nastagio degli Onesti,

FIGURA 50. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle, Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolari.

FIGURA 51. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolare.

FIGURA 52. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

FIGURA 53. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolari.

FIGURA 54. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle,

N1 N2 N3

N5 N6 N7

N11 N12

N13 N14

FIGURA 55. Firenze, Galleria degli Uffizi. Sandro Botticelli, Calunnia di Apelle, Tempera su tavola, cm. 62x91, (ca.1494-1495), particolari.

B

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