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LA DACIA DURANTE L’ETÀ DEGLI ANTONINI E DELLE GUERRE MARCOMANNICHE

85 IDR III/1, 106.

1.9. LA DACIA DURANTE L’ETÀ DEGLI ANTONINI E DELLE GUERRE MARCOMANNICHE

Negli anni successivi alla riorganizzazione, la situazione si mantenne piuttosto tranquilla: durante l’età di Antonino Pio si verificarono alcuni scontri di frontiera nel nord-est della provincia causati, stando alle parole di Elio Aristide, dalla “follia dei Geti”101, mentre negli anni 140-142 d.C. si registra, per la Dacia Inferior, un procuratore equestre, T. Flavius Priscus Gallonius Fronto Marcius Turbo, con il titolo di prolegatus et praefectus provinciae, dunque autorizzato a comandare truppe legionarie, cosa che potrebbe indicare uno stato di emergenza causato da un conflitto ai confini sud-orientali della provincia102. Una seconda situazione di emergenza durante il principato di Antonino Pio si verificò tra il 156 ed il 158 d.C., quando il governatore della Dacia Superior, M. Statius Priscus103, controllò alcuni conflitti contro i Daci liberi e gli Iazigi sulla frontiera nord-occidentale della Dacia104: tra le misure di sicurezza per la frontiera occidentale possono rientrare l’arrivo dei vexillari Africae et Mauretaniae

Cesariensis e dei Mauri gentiles, attestati in un diploma militare della Dacia Superior

del 158 d.C.105, e la costituzione, in questo periodo, di diversi numeri Palmyrenorum e

numeri Maurorum che furono inviati soprattutto nella zona occidentale della Dacia: a Tibiscum, Micia e Alburnus Maior in Dacia Superior e ad Optatiana in Dacia Porolissensis106.

100 Piso 1993, pp. 37-38.

101 Aelius Aristides, Orationes, XXVI, 70.

102 Per la figura del prolegatus et praefectus provinciae Daciae Inferioris (attestato nell’iscrizione di

Cesarea Ae 1946, 113) si veda Syme 1962.

103

Piso 1993, pp. 66-73; Nemeth 2007b, pag. 157.

104 A testimonianza di un conflitto vi sono anche l’iscrizione di Sarmizegetusa dedicata alla Victoria

Augusta pro salute imp(eratoris) Antonini da parte di Statius Priscus (IDR III/3 276) e la dedica votiva a Iovi Optimo Maximo et consessui deorum dearumque pro salue imperii Romani et virtute legionis XIII geminae sub Marco Statio Prisco (IDR III/5, 185) proveniente da Apulum. Si vedano anche: Gostar 1968;

Benea1985.

105 IDR I, 16. 106

Il più grave conflitto che nel II secolo d.C. colpì la parte europea dell’Impero, fu quello contro i Marcomanni, all’epoca di Marco Aurelio: stando alle parole di Cassio Dione, l’imperatore condusse per tutta la sua vita una guerra contro i barbari che vivevano sulle rive del Danubio, Iazigi e Marcomanni, conducendo battaglie ora contro gli uni, ora contro gli altri, avendo come base operativa la Pannonia107; in seguito Dione nomina altre popolazioni che furono coinvolte in questi conflitti, quali gli Astingi, i Costoboci, i Lacringi e i Cotini108, mentre l’Historia Augusta parla di gentes omnes ab Illyrici limite

usque in Galliam conspiraverant109. La maggior parte di queste popolazioni era stanziata in territori confinanti con le due Pannonie e con le province daciche: i Marcomanni ed i Quadi occupavano i territori a nord delle Pannonie, i Lacringi erano stanziati a nord della Dacia, i Sarmati Iazigi tra la Pannonia Inferior e la Dacia, i Rossolani, i Bastarni, gli Alani, i Peucini ed i Costoboci a nord-est o ad oriente della Dacia.

Nella situazione di estrema pressione cui era sottoposto l’impero negli anni delle guerre marcomanniche, anche la Dacia, pur assolvendo al proprio ruolo di propugnaculum

imperii, subì attacchi da parte dei barbari: Tibiscum, Micia ed anche Sarmizegetusa

furono raggiunte e devastate dagli Iazigi, che penetrarono nel Banato, probabilmente lungo il Mureș110. Nel periodo 168-170 le operazioni belliche furono condotte da M.

Claudius Fronto che ricoprì le cariche di governatore della Mesia Superiore, poi della

Mesia Superiore e della Dacia Apulensis (ex Dacia Superior) contemporaneamente, per divenire in seguito governatore provinciarum Daciarum, carica che ricoprì in seguito simultaneamente a quella di lagatus Augusti pro praetore Moesiae Superioris111: la contemporaneità delle cariche di governatore ricoperte da Frontone indica una situazione di emergenza simile a quella che si era verificata in occasione degli attacchi dei Sarmati all’inizio del principato di Adriano e che aveva richiesto l’unificazione del comando militare sotto la guida di Marcio Turbone. Come al tempo di Adriano, inoltre,

107 Cassius Dio, Historia Romana, LXXI (LXXII), 3,1. 108 Cassius Dio, Historia Romana, LXXI (LXXII), 12. 109 SHA,Vita Marci Antonini, 22, 2.

110

Piso 1993, pag. 101; Moga – Benea 1978; Nemeth 2005, pp. 52-54.

Vi sono anche attestazioni epigrafiche relative a tali attacchi: a Tibiscum un cittadino eresse un altare votivo a Iuppiter Optimus Maximus Conservator poiché effugerit periculum (IDR III/1, 138a); a Sarmizegetusa la città dedicò un’iscrizione onoraria a Marco Aurelio in quanto ancipiti periculo

virtutibus restituta (IDR III/2, 76), mentre il tempio di Liber Pater, i cui porticus cum cubiculis furono

incendiati a vi hostium, venne restaurato dal decurio e quaestor Lucius Apuleius Marcus, pecunia sua (IDR III/2, 11).

111 Due iscrizioni attestano la carriera di questo personaggio: CIL VI 1337 = 31640 di Roma e CIL III

anche in questa occasione la Dacia venne riorganizzata dal punto di vista amministrativo e territoriale: le tre province precedenti cambiarono di nome (tranne la

Porolissensis, mentre la Superior divenne Apulensis e la Inferior fu denominata Malvensis)112, avevano un unico governatore, un legatus Augusti pro praetore

Daciarum trium di rango consolare (il primo dei quali fu proprio Frontone) che aveva a

disposizione un esercito, ora unificato e non più diviso tra le tre province, composto da due legioni e diverse unità ausiliarie; ciascuna delle tre province era provvista di un procuratore di rango equestre con incarichi finanziari; non è chiaro se le tre province subirono anche modifiche di tipo territoriale e spostamenti relativi ai confini113.

CARTINA 4 Le province daciche dopo la riforma di Marco Aurelio (da Gudea 1997)

112 Pare che le vecchie denominazioni di Dacia Superior e Dacia Inferior abbiano continuato ad esistere

in relazione allo schieramento delle truppe all’interno dei distretti militari sui diplomi: ne è un esempio il diploma militare di Drobeta del 1 aprile 179 d.C. che concede l’honesta missio agli auxilia della Dacia

Superior (RMD II 123); si veda: Piso- Benea1984.

113 Sulla riorganizzazione della provincia all’epoca di Marco Aurelio si vedano: Macrea 1967; Piso 1993,

Un altro importante provvedimento difensivo in questo periodo fu il trasferimento, nell’anno 168 d.C., di una seconda legione in Dacia, ovvero della V Macedonica che, precedentemente stanziata a Troesmis, sul basso Danubio, ebbe il proprio castrum a

Potaissa, in Dacia Porolissensis, dove rimase fino all’abbandono della provincia114. In virtù di tale misura, unitamente all’arrivo di nuovi auxilia, il dispositivo militare della Dacia fu notevolmente rafforzato e ciò comportò risvolti positivi anche in relazione alle guerre marcomanniche ed alle minacce dei barbari che in quel periodo affliggevano la Dacia.

Nel 170 d.C. Frontone morì post aliquot secunda proelia adversum Germanos et

Iazyges (…) fortifer pugnans115 e i suoi successori ebbero problemi con gli Iazigi e con i Daci Settentrionali, ma anche con altri popoli germanici, quali Buri e Vandali: i Costoboci, una popolo dacico settentrionale, attraversarono la Moldavia, si diressero verso la Dobrugia, compiendo devastazioni, per proseguire verso la Mesia Inferiore, la Tracia, la Macedonia e l’Achaia, dove finalmente furono sconfitti; i Quadi ed i Marcomanni penetrarono fino in Italia ed attaccarono violentemente Aquileia. Per risollevare la situazione, Marco Aurelio (che nel frattempo era rimasto solo a capo dell’impero, a causa della morte di Lucio Vero) si spostò verso nord, prima a

Carnuntum, poi a Sirmium, riuscendo a spostare gli scontri in territorio barbaro. Tali

scontri si protrassero fino al 175 d.C., quando Roma stipulò con i nemici diversi trattati di pace: per quanto riguarda gli Iazigi, essi erano obbligati a rispettare una zona di sicurezza, priva di insediamenti, di fronte al Danubio, due volte più grande rispetto alle altre popolazioni116; essi non potevano navigare con barche proprie sul Danubio, né avvicinarsi alle isole danubiane, in modo da mettere fine alla pirateria; tuttavia avevano il permesso di mantenere i contatti con i Rossolani attraverso la Dacia, ma con l’approvazione del governatore della provincia117.

L’ultima fase delle guerre marcomanniche, che si svolsero tra il 177 ed il 180 d.C., vide due teatri di guerra: le pianure tra il Danubio e la Tisa, nell’area tra i confini della Dacia e della Pannonia, videro i Romani impegnati contro Iazigi e Buri, tra il 177 ed il 179; negli anni 179-180, il fulcro delle operazioni si localizzò nella zona a nord dei confini delle due Pannonie: in questi anni i territori dei Quadi e dei Marcomanni vennero

114 B

ărbulescu 1987.

115 CIL VI 1337 = 31640

116 Cassius Dio, Historia Romana, LXXI, 16. 117

occupati temporaneamente dall’esercito romano, probabilmente, per buona parte, da quello pannonico118.

Dopo la morte di Marco Aurelio, nella primavera del 180 d.C., il figlio e successore Commodo concluse dei trattati di pace con i nemici, Marcomanni, Quadi e Buri: nei confronti di questi ultimi, l’imperatore prese un provvedimento simile a quello preso da Marco Aurelio nei confronti degli Iazigi: ad essi venne imposto di tenersi ad una distanza di sicurezza di quaranta stadi dalla frontiera della Dacia119. Cassio Dione mette in relazione con queste guerre anche i Daci liberi, ai quali, pacificati senza combattere dal governatore delle tre Dacie C. Vettius Sabinianus Iulius Hospes120, venne accordata l’accoglienza all’interno della provincia di Dacia121.

Sotto il principato di Commodo si verificarono alcune guerre ai confini: le fonti letterarie parlano di vittorie romane in Sarmatia122e di conflitti contro i Daci che furono sconfitti123 e contro i barbari che abitavano aldilà della Dacia, conflitti nel corso dei quali si misero in luce Clodio Albino e Pescennio Nigro124; potrebbe essere relativa a questi avvenimenti un’iscrizione su di un altare votivo di Ampelum dedicato alla

Victoria Commodi, databile agli anni 183-185 d.C.125.