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SECONDA PARTE

L’ALA II GALLORUM ET PANNONIORUM

7) CIL III 15205= IDRE II, 254 Celeia, Norico

4.3. IL PERSONALE DELL’ ALA II G ALLORUM ET P ANNONIORUM

4.3.1. Prefetti

C. Cae[lius? o Gall---?] Sal[vianus?]: il nome appare in maniera solo parziale su un

altare votivo di Gherla; l’iscrizione è molto corrosa nella parte inferiore, dove è riportato il nome del comandante che dedicò l’altare a Giove Ottimo Massimo a nome di tutta l’unità 391.

M. N(…) Lucretianus: il nome di non facile lettura è riportato su un’iscrizione votiva di

Gherla, probabilmente dedicata a Giove Ottimo Massimo o, secondo un’ipotesi di interpretazione avanzata dal CIL, a Mitra392. L’origo del prefetto è difficile da ipotizzare, data anche l’impossibilità di leggere il nomen393.

Pannonius Maximus: compare in un’iscrizione sacra di Gherla, dedicata ad Ercole da

parte di Marcus Veracillus Verus legatus Augusti pro pretore, a cura del praefectus

equituum394. Il nome dell’unità non è specificato, ma si può ragionevolmente supporre che si tratti dell’ala II Pannoniorum, considerando il luogo di rinvenimento. Il nome del personaggio, Pannonius, sembra essere indicativo della sua origine etnica395. I. Piso

390 Per l’insediamento civile nei presso del castrum di Gherla, si veda Protase et alii 2008, pp. 114-117. 391 Ae, 1960 221; Protase et alii 2008, pag. 44 nr. 4 e tavola IV. Si veda anche PME C 33: H. Devijver

ipotizza genericamente un’origine occidentale per il prefetto.

392 CIL III 12540; Protase et alii 2008, pag. 44 nr. 2, tavole IV-V. 393 Si veda PME N 1.

394 CIL III 832 395

colloca l’attività del legatus Augusti pro praetore nella seconda metà del regno di Commodo, oppure dopo il 218, in particolare sotto Alessandro Severo o Gordiano396.

T. Petronius T.f. Aniens(i tribu) Priscus: questo personaggio svolse la sua terza milizia

equestre come prefetto dell’ala II Pannoniorum, dopo essere stato prefetto di una coorte il cui nome non è leggibile e tribuno della legio VII Gemina felix in Hispania Citerior, dopodichè abbracciò la carriera amministrativa come procurator Augusti ferrarium, probabilmente in Gallia, e come procurator annonae Ostis397. L’iscrizione sembra databile al II secolo: egli servì nella legio VII Gemina che ricevette l’epiteto Pia da Settimio Severo, ma qui l’epiteto non appare, inoltre la procuratela delle miniere di ferro in Gallia fu creata da Adriano nel 119, quindi si può dire che l’iscrizione sia databile ad un periodo compreso tra il 119 ed il 193 d.C.398; quando egli svolse la terza milizia in qualità di praefectus alae II Pannoniorum, l’unità si trovava quindi sicuramente già in Dacia, a Gherla.Per quanto riguarda l’origine di questo personaggio, è stata ipotizzata la sua discendenza da una famiglia originaria del Norico, ma è stato ritenuto più probabile, dato che esercitò le sue funzioni nella parte latina dell’impero, che egli fosse di provenienza occidentale399.

T. Varius Clemens: questo personaggio è ricordato in numerose iscrizioni provenienti da

Celeia nel Norico, località di cui era originario400. Nelle iscrizioni è riportata tutta la sua carriera: prefetto della cohors II Gallorum Macedonica (che è attestata in Dacia nel 109, 110 e 113/114, inoltre il diploma militare del 14 aprile 123 la menziona come una delle due unità translatae in Dacia Porolissensi)401, tribuno militare della Legio XXX Ulpia

Victrix in Germania Inferior, prefetto dell’ala II Pannoniorum; in seguito gli venne

affidato il comando di una formazione di ausiliari mandati dalla Spagna in Mauretania Tingitana all’epoca di Antonino Pio; la quarta milizia la svolse al comando dell’ala

Britannica milliaria, in Pannonia Inferior. In seguito, dopo aver compiuto

brillantemente le milizie equestri, gli vennero affidati importanti incarichi come procuratore di numerose province: Cilicia, Lusitania, Mauretania Cesarensis nel 151-

396

Piso 1983, pp. 207-208.

397 CIL XIV 4459 = IDRE I 99. 398 Pflaum 1960 -1961, I, 212. 399

Pflaum 1960-1961, I, 212 e relativi rimandi bibliografici; PME P 27.

400 CIL III 5211 = IDRE II 249, CIL III 5212= IDRE II 250, CIL III 5213= IDRE II 251, CIL III 5214 =

IDRE II 252, CIL III 5215 = IDRE II 253, CIL III 15205 = IDRE II 254, Ae 1987, 795, Ae 1995, 1204.

401 RMD III 148 (109); CIL XVI 57 e 163 = IDR I, 2 e 3 (110); RMD IV 225 (113/114); Pferdehirt 2004,

152, Rezia (al più tardi nel 156-157), Germania Inferior e Superior e Belgica; infine gli fu affidato l’importante incarico ab epistulis durante la guerra contro i Parti di Marco Aurelio e Lucio Vero nel 162-165402. Il nome di questo personaggio appare anche come firmatario della tabula Banasitana, databile al 6 luglio del 177, che indica che egli entrò a far parte del senato e che gli erano stati attribuiti gli ornamenta consularia403.

4.3.2. Decurioni

Ti. Claudius Maximus404: probabilmente originario di Filippi, in Macedonia, venne arruolato come eques nella legio VII Claudia, di stanza a Viminacium durante il regno di Vespasiano. In seguito divenne quaestor equitum (carica finora sconosciuta e che doveva avere a che fare con l’amministrazione del denaro messo da parte dai cavalieri sul loro stipendio per l’acquisto ed il mantenimento del cavallo)405; assunse poi il ruolo di singularis legati legionis (altra carica particolare, dal momento che non si hanno altri casi di guardie del corpo di un legato di legione: è stato ipotizzato che il legato della legione fosse divenuto temporaneamente governatore della Mesia, nella situazione di emrgenza creatasi nella provincia danubiana in seguito alla morte del governatore Oppio Sabino, dopo l’invasione dei Daci dell’85 d.C.)406 e di vexillarius equitum, ovvero di porta-insegna dei cavalieri della legione. In seguito partecipò alla guerra dacica di Domiziano, che nell’89 lo decorò ob virtutem. Venne poi promosso da Traiano al rango di duplicarius nell’ala II Pannoniorum, con la quale partecipò alla guerra dacica come explorator; la partecipazione alla guerra dacica ed a quella partica gli fruttò una doppia decorazione da parte dell’imperatore, il quale, del resto, lo aveva già promosso a decurione all’interno della stessa ala poiché fu proprio lui a portargli la testa di Decebalo a Rannistorum, episodio raffigurato nel rilievo nella parte alta della stele. In seguito fu liberato come volontario dal servizio, dopo aver militato per 30 anni

402

Pflaum, 1960-1961, I, 156; PME V 52.

403

Ae 1971, 534.

404 Le informazioni riguardo questo personaggio sono note dalla sua iscrizione funeraria, che egli stesso

commissionò mentre era ancora in vita: Ae 1969-1970, 583 = IDRE II 363; si veda anche Speidel 1970b.

405

M. Speidel 1970, pag. 144.

406 Si veda Rankov 1990; non concorda con questa interpretazione Pavkovi

č 1994, il quale ritiene più

probabile che Ti. Claudio Massimo svolgesse la funzione di singularis del legato della legione, con il ruolo di una guardia del corpo vera e propria, che proteggeva il legato più da vicino rispetto agli equites

nell’esercito, da D. Terenzio Scauriano che fu governatore della Dacia e patrono della capitale Sarmizegetusa.

In un’iscrizione funeraria di Gherla sono riportati i nomi di due decurioni di questa unità, che però sono difficilmente leggibili a causa delle cattive condizioni di conservazione dell’epigrafe407. Del primo, il defunto, si legge M. An[---], del secondo [-

-- Secun]dinus408.

4.3.3. Principales

Aurelius Tato: una dedica votiva di Gherla è posta ad Ercole Magusano da questo

personaggio, che svolgeva, nell’ala, la funzione di stator409. La dedica ad Ercole Magusano, divinità celtica popolare in Germania Inferiore, e il cognomen Tato, di matrice celtica410, fanno suppore che lo stator fosse originario della Germania Inferior o forse, secondo A. Husar, della Gallia Belgica411. Una stele funeraria di Apamea, in Siria, riporta l’epitafio di Aurelius Tato che aveva svolto la funzione di strator legati

legionis II Parthica e che morì all’età di 45 anni, dopo un servizio di 23 anni412: potrebbe trattarsi dello stesso soldato che, dopo essere stato impiegato nell’officium del prefetto dell’ala, ricevette il rango di strator, ovvero di scudiero, del legato della legione II Parthica, che, probabilmente, fu creata da Settimio Severo nel 197, in occasione della guerra contro i Parti. Il servizio nell’ala II Pannoniorum sarebbe quindi da datarsi in un periodo precedente alla spedizione partica.

Brisenus: su di una stele funeraria, proveniente da Gherla, è iscritto l’epitafio di un eques dell’ala II Pannoniorum, morto all’età di 38 anni; purtroppo il nome del cavaliere

non è leggibile, ma sappiamo che il suo erede, di nome Brisenus, svolgeva all’interno

407 CIL III 12542. V. anche Protase et alii 2008, pag. 46 nr. 17.

408 In Husar 1999, pag. 162 si legge l’integrazione Pa[?nonius Secun]dinus: il personaggio sarebbe,

secondo l’autore, di origine pannonica. A nostro avviso sembra impossibile azzardare un’ipotesi riguardo l’origine di entrambi i personaggi.

409 Ae 1977, 704.

410 Per il cognomen Tato, portato anche da un Aelius Tato a Bologa, si veda anche Paki 2001, pp. 66-67: il

nome Tato è molto diffuso sia in area illirica, sia in ambito celtico, ma, nel nostro caso, l’ethnicon dell’unità e la dedica ad una divinità celtica come Ercole Magusano, fanno propendere per l’origine celtica dello stator.

411 Husar 1999, pag. 163. 412

dell’ala la funzione di imaginifer413. Secondo D. Protase, l’editore dell’iscrizione, l’antroponimo Brisenus rappresenta una variante del nome trace Bρειζενις, Brizanus, Brisanus. È verosimile che anche il defunto avesse la stessa provenienza etnica di colui

che si occupò di innalzare il monumento funebre in qualità di erede.

Aelius Ana[---]: in una stele funeraria rinvenuta nel 1961, ora scomparsa e rimasta

inedita fino al 2008, compare il nome di questo veterano, morto all’età di 63 (o forse 64) anni, che svolse la funzione di imaginifer nell’ala II Pannoniorum414. Il monumento funerario fu fatto erigere dal fratello del defunto, il cui nome non è leggibile, tranne che per la parte finale: [---]panus.

Dines: nell’iscrizione funeraria, purtroppo non conservata integra, di un eques, il cui

nome non è leggibile, si trova il nome del curator, Dines, che era il signifer dell’ala415. Il nome Dines è di origine tracica416.

In un’iscrizione funeraria di lettura incerta, in quanto estremamente frammentaria, sembra essere attestato un immunis, il cui nome non è leggibile; l’epitafio è stato innalzato dalla moglie del defunto: del nome della donna si legge solo la lettera iniziale

A[---]417.

4.3.4. Equites

M. Verpidius Silvanus: nei pressi di Sarmizegetusa è stata rinvenuta l’iscrizione

funeraria di questo eques, deceduto mentre era ancora in servizio418. Il gentilizio Verpidio sembra essere celtico419.

413 SCIV 19, 1968, 2, pp. 339-344. Per l’onomastica si veda anche Dana 2004, pag. 438. 414

Il testo dell’iscrizione è stato pubblicato per la prima volta in Protase et alii 2008, pag. 49 nr. 34.

415

Ae 1993, 1329; Ardevan 1993b.

416 Dana 2004 pag. 439. In un’altra iscrizione (CIL III 835) rinvenuta a Pintic, presso Gherla, è riportato

l’epitafio di un Ael(ius) Dines dedicato dal figlio ed erede Aurelius Ditugentus: anche nel caso del figlio l’onomastica è trace.

417 Ae, 1971, 397; Russu 1968, pp. 464-465, n. 10 ; Protase et alii 2008, pag. 47 n. 23.

418 CIL III 1483 = IDR III/2, 460: nel commento di Russu si ipotizza che egli fosse morto durante una

missione ufficiale presso il governatore ad Ulpia Traiana Sarmizegetusa.

419

Un altro eques compariva nell’iscrizione Ae 1993, 1329, ma le cattive condizioni dell’epigrafe non consentono di conoscerne il nome.

4.3.5. Veterani

T. Flavius Longinus: è menzionato in una iscrizione votiva di Apulum dedicata alla

Grande Dea Madre per la salute dell’imperatore420. Al momento della dedica era già un veterano, che aveva servito come decurione nell’ala II Pannoniorum e che, rimasto in Dacia, svolgeva ora le funzioni di decurio coloniae Dacicae, decurio municipi

Napocenis e di decurio Kanabarum (o Kanabensium) della Legione XIII Gemina,

apparteneva cioè a tre ordines decurionum. Insieme a lui posero la dedica votiva la moglie, Claudia Candida, ed i figli, Flavius Longinus, Flavia Clementina e Flavia

Marcellina. A. Stein ipotizza che il console suffetto del 149, T. Flavius Longinus Q. Marcius Turbo, fosse il figlio del Flavius Longinus figlio del nostro veterano, adottato

da Q. Marcius Turbo Publicius Severus421, ma questa ipotesi risulta poco credibile dal punto di vista della cronologia422. Il monumento è databile tra l’età di Adriano e quella di Marco Aurelio.

C. Antonius Crispinus: si tratta di un veterano che aveva servito come decurione nelle

fila dell’ala II Pannoniorum. L’iscrizione, rinvenuta a Micia, è una dedica onoraria posta dal veterano agli imperatori Settimio Severo e Caracalla ed al cesare Geta423. In realtà, l’appartenenza dell’ex decurione all’ala II Pannoniorum non è del tutto certa, dato che l’epigrafe è scomparsa e il disegno di Ackner rimastoci non consente di stabilire se lo scioglimento del monogramma dell’ultima riga dell’iscrizione dovuto al Mommsen sia corretto. In ogni caso, C. Antonius Crispinus è noto anche da un’altra iscrizione proveniente da Micia: si tratta di un altare votivo dedicato a Giove Ottimo Massimo dai vet(erani) et c(ives) R(omani) per C(aium) Anton(ium) Crispinum

420

CIL III 1100 = IDR III/5, 253.

421 Si veda PME F 54. 422 Piso 1983, pp. 31-34. 423 CIL III 1375 = IDR III/3, 54.

mag(istrum) p(agi) M(iciensis)424. A. Husar ritiene che questo veterano fosse originario della Pannonia425.

Septimius Pisu[sus?]: questo personaggio è un veterano che aveva servito come

decurione e compare in un’iscrizione votiva, probabilmente proveniente da Gherla, dedicata a Giove Ottimo Massimo426. Il nome dell’unità non è leggibile a causa delle condizioni dell’epigrafe, ma sembra plausibile che si tratti dell’ala II Pannoniorum. Anche l’onomastica non è del tutto certa: la restituzione Pisu[sus], data da Petolescu, si basa sul confronto con iscrizioni della Mesia Inferiore che nominano un Πευεσουσος e

un Πεισεισος427. Secondo il Petolescu si tratta di una persona di origine tracica, ma di recente D. Dana, considerando poco pertinenti i raffronti con le iscrizioni della Mesia Inferiore, ha scartato l’ipotesi che questo nome sia da considerarsi della Tracia428. Secondo A. Husar, che integra il nome come Pisus, questo personaggio sarebbe di origine pannonica429.

424 IDR III/3, 80. 425 Husar 1999, pag. 161. 426

Ae 1967, 389 = Ae 1975, 732. Si veda anche Protase et alii 2008, pag. 46 nr. 12.

427 Si veda Ae 1975, 732. 428 Dana 2004, pp. 430-448.

429 Husar 1999, pag. 162; per l’integrazione l’autore sembra essersi rifatto ad una dissertazione inedita di

CAPITOLO 5