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SECONDA PARTE

L’ ALA SILIANA

4) CIL III 5776 = IDRE II

5.3. IL PERSONALE DELL’ ALA S ILIANA

5.3.1. Prefetti

Claudius Paternus Clementianus: dalle due iscrizioni di Abudiacum, in Rezia, di dove

era originario, apprendiamo la carriera di questo cavaliere549. Fu prima prefetto della

cohors I Classica, che si trovava in Germania Inferior, divenendo in seguito tribuno

nella legione XI Claudia550 in Pannonia Superior (e a partire dal 115 in Mesia Inferiore), per poi essere posto a capo dell’ala Siliana: l’unità nelle iscrizioni porta solo

545 Per la terza fase del castrum di Gil

ău si veda Isac 1997, pp. 47-72.

546 Fodorean 2006a, pp. 194-197. 547

Si veda Gudea 1997, pp. 3-16 e 100-101.

548 Per il castrum di Bologa si veda Gudea 1997, pp. 39-42. 549 CIL III 5775 e 5776 = IDRE II 242 e 243.

550 Pflaum 1960-1961, I, 150 bis (61) ritiene che abbia ricoperto per due volte la carica di tribuno nella

gli epiteti c.R. torquata, mentre armillata non appare e ciononostante Pflaum ritiene che la prefettura di Clementianus sia da porsi comunque cronologicamente dopo quella di

M. Vettius Latro, anche se, come giustamente annota D. Isac551 è piuttosto strano che manchi un epiteto da poco guadagnato sul campo in iscrizioni di carattere ufficiale, tant’è vero che nell’iscrizione di Gilău innalzata dall’unità stessa in onore di Adriano tra

il 135 ed il 138, l’ala compare con la titolatura completa, anche se le onorificenze erano già state ottenute da diverso tempo552. Secondo alcune ipotesi, Clementianus potrebbe aver condotto l’ala nel corso della seconda guerra dacica553. Dopo la prefettura d’ala,

Clementianus proseguì la carriera equestre in ambito amministrativo, divenendo procurator Augusti provinciarum Iudeae, Sardiniae, Africae e, probabilmente, del

Norico554. La famiglia di Clementianus era di origine celtica, come apprendiamo dall’iscrizione funeraria della madre, Claudia Induti f. Clementina555.

M. Vettius C.f. Quir. Latro: onorato in un paio di iscrizioni di Thuburbo Maius556, in Africa Proconsolare, sua città di origine, questo personaggio rivestì la carica di prefetto dell’ala Siliana, che costituì la sua tertia militia. In precedenza era stato flamen del culto imperiale e sacerdos Cererum nel 99 d.C., onorato con il cavallo pubblico ed ammesso nelle cinque decurie. Divenne praefectus fabrum e iniziò la sua carriera militare come prefetto della cohors I Alpinorum equitata dell’esercito della Pannonia Inferiore, con la quale combattè la prima guerra dacica, ricevendo da Traiano i dona

militaria (hasta pura, corona muralis, vexillum argenteum); in seguito, sempre nella

stessa provincia, divenne tribuno militare nella legio II Adiutrix, con cui poteva aver combattuto la seconda guerra dacica557; la terza milizia la compì, come si è detto, a capo dell’ala Siliana che, nell’iscrizione, porta gli epiteti torquata e armillata che ricevette negli anni precedenti, presumibilmente nel corso di una delle guerre daciche o nel conflitto con gli Iazigi del 107558: egli dovette essere il comandante dell’ala mentre essa faceva ancora parte dell’esercito della Pannonia Inferior, ma non è detto che in questo periodo essa abbia partecipato ad un qualche conflitto che abbia coinvolto la Dacia. La

551

Isac 1979, pag. 50.

552

Ae 1983, 859; Isac 1979.

553 Si veda Nemeth 2007b, pag. 169.

554 Iscrizioni relative a questo personaggio sono state rinvenute a Virunum, nel Norico: CIL III 14362 e

14363.

555 CIL III 5777.

556 Ae 1939 81 = IDRE II 424 e 425. Per il personaggio: Pflaum 1960-1961, I, 104; PME V 76. 557 Nemeth 2007b, pag. 171.

558

sua carriera proseguì in ambito amministrativo, in quanto divenne procuratore dell’annona ad Ostia e nel porto, sicuramente dopo il 112, per poi ricoprire la procuratela di Sicilia, delle Alpi Cozie e, sotto Adriano, nel 128 divenne procuratore della Mauretania Cesariensis.

M. Ulpius Andromachus: questo prefetto è nominato su di un’iscrizione onoraria di

Petra, in Arabia, eretta dai decurioni dell’ala II Ulpia Auriana, di cui egli era a capo in quel momento559. La prefettura dell’ala Siliana è da collocarsi certamente a partire dal periodo di Adriano, dato che è specificato che l’unità si trovava in Dacia Porolissensi; degno di nota, inoltre, il fatto che l’ala sia indicata con l’epiteto bis torquata, mentre non è fatta menzione dell’armilla: si potrebbe ipotizzare che la prefettura di

Andromachus sia da collocarsi sicuramente dopo quelle di Latro e Clementianus e,

forse, prima di quella di Firmus, dove entrambe le onorificenze sono precedute dal bis.

L. Valerius Firmus: il personaggio appare in un’iscrizione onoraria di Gerasa, in Arabia,

su cui è riportata la sua carriera, leggibile solo parzialmente a causa della frammentarietà del testo560. Egli compì le tre milizie come tribuno della cohors XXVI

voluntariorum in Germania Inferior, come tribunus militum nella legio X Gemina pia fidelis in Pannonia Superior e, infine, come praefectus alae Silianae bis torquatae bis armillatae. Alla conclusione della carriera militare fu nominato procurator Augusti

della provincia di Arabia561. Il doppio conferimento delle onorificenze militari all’unità, pone questo prefetto, dal punto di vista cronologico, posteriormente rispetto a M. Vettius

Latro e a C. Paternus Clementianus, anche se ciò non implica necessariamente che la

sua prefettura sia da collocarsi dopo l’età di Adriano, rifacendosi al fatto che nell’iscrizione di Gilău eretta in onore dell’imperatore nel 135-138, l’ala è indicata con

entrambe le onorificenze, ma non precedute dall’avverbio bis562. Sembra plausibile che egli sia stato a capo dell’ala Siliana in occasione della campagna partica di Traiano del 114563 e che in tale circostanza l’unità abbia guadagnato le nuove onorificenze.

559 Ae 1996, 1630 = IDRE II 417; per l’ala II Auriana in Arabia si veda M. P. Speidel, Exercitus

Arabicus, Latomus, 33, 1974, pp. 934-939. Per la prosopografia del prefetto: PME U 5; egli è noto anche

grazie ad un’altra iscrizione, in greco, di Petra (Ae 1968, 528).

560 Ae 1930, 92 = IDRE II 416. 561 PME V 9; Pflaum 1960-1961, I, 86. 562 Si veda Isac 1979, pp. 51-52. 563

Aurelius Atilianus: questo personaggio era a capo dell’ala Siliana nel 164 d.C.: il suo

nome infatti appare in due diplomi militari appartenuti a soldati dell’ala che ricevettero l’honesta missio in quell’anno564. In nessuno dei due diplomi è però possibile leggere il

praenomen del prefetto, anche se è possibile, come suggeriscono sia Pflaum che Russu,

che egli sia da identificarsi con il C. Aurelius Atilianus procurator Augusti della Dacia

Porolissensis di un’iscrizione a Napoca565.

Marcus Iunius Iunianus: il prefetto appare come dedicante in un’iscrizione votiva per Iuppiter Optimus Maximus Conservator di Gilău566; l’editore dell’iscrizione, D. Isac, pone cronologicamente l’iscrizione tra la fine del II e l’inizio del III secolo d.C.

Aurelius Marcellus: questo prefetto compare come dedicante su di un’iscrizione

dedicata a Diana, indicata con una serie di epiteti che, finora, costituiscono un unicum nel culto di questa divinità567. Se la datazione proposta da Isac, l’editore dell’iscrizione, è corretta (inizio del III secolo), Aurelius Marcellus è il più tardo prefetto dell’ala

Siliana a noi noto.

5.3.2. Decurioni

Sex. Valerius Saturninus: questo decurione è menzionato in un altare votivo di Napoca

dedicato a Iuppiter Optimus Maximus568; oltre al titolo di decurione dell’ala Siliana, nell’iscrizione egli è indicato anche come decurio col(oniae)569: sappiamo che Napoca fu promossa a colonia da Marco Aurelio nel 168-169, quando la provincia venne

564 RMD I 64 = IDR I 18 e RMD I 66 = IDR I 21. 565

CIL III 853; Pflaum 1960-1961, II, 307 e 308; PME A 213; I.I. Russu in IDR I 18. Pflaum colloca cronologicamente il personaggio all’età di Caracalla, riconducendolo ad un rescritto dell’imperatore ad

Aurelius Atilianus, indicato con la qualifica di praeses (Dig., XLVIII, 19, 43), ma pare probabile che si

tratti di un personaggio omonimo, dal momento che il nostro prefetto era al comando dell’ala Siliana nel 164 d.C., circa trent’anni prima dell’inizio del principato di Caracalla.

566

Ae 1991, 1351; Isac 2001b, pp. 165-166.

567 Ae 1991 1350; Isac 2001b, pp. 164-165. 568 CIL III 845.

569

In realtà non vi è unanimità circa questa lettura: Macrea 1969, pag. 204 ritiene che il personaggio avesse innalzato l’altare insieme ai colleghi, leggendo dec(urio) al(ae) et col(legae); Isac 1979, seguendo N. Gostar, e sulla scorta dell’iscrizione CIL III 865, ritiene che un decurione di ala potesse essere al tempo stesso membro del collegio decurionale di un municipio o colonia e, pertanto, legge dec(urio)

riorganizzata. Egli aveva dunque intrapreso anche una carriera in ambito civico, a fianco di quella nell’esercito. I tria nomina indicano la piena cittadinanza romana.

5.3.3. Principales

P. Aelius Maximus: menzionato su di un altare votivo dedicato a Silvano Domestico,

rinvenuto presso il castrum, questo personaggio era un sesquiplicarius, finora l’unico noto per l’ala Siliana570.

Dan Isac ritiene che questo soldato possa identificarsi, ma con qualche difficoltà, con un personaggio omonimo che a Napoca aveva innalzato un altare per Giove Ottimo Massimo571 e che compariva in un’altra iscrizione, forse dedicata alle divinità

Ghesenae572. Quest’ultimo era anche il proprietario di una villa rustica a Ciumfăia,

vicino a Napoca, dove è stata rinvenuta una dedica ad Ercole Magusano a suo nome573. Egli, attivo in età severiana, ricoprì cariche civiche e religiose a Napoca (duovir

quinquennalis e flamen coloniae) e sarebbe entrato a far parte dell’ordine equestre

(nell’iscrizione frammentaria di Napoca compare la dicitura a militis), divenendo poi

sacerdos arae Augusti, coronatus Daciarum trium e deecurio coloniae

(Sarmizegetusa)574. Secondo Isac il sesquiplicarius di Gilău potrebbe aver iniziato la

sua carriera tra i ranghi dell’ala Siliana per poi riuscire, anche attraverso la carriera in ambito civico, ad entrare a far parte dell’ordine equestre e a ricoprire importanti cariche nell’ambito della provincia575. Va detto che potrebbe semplicemente trattarsi di un caso di omonimia.

Aurelius Fabius: in un’iscrizione funeraria di Gilău è riportato l’epitafio di Aurelius Fabius, signifer dell’ala Siliana, che morì all’età di trentotto anni ed undici mesi; il

monumento venne fatto erigere dal padre Aurelius Reburus, a sua volta veterano della stessa unità, e dalla madre Fabia576. Il cognomen del padre è di tipo celtico577, ma si può

570

Isac 2005, nr. 1.

571

CIL III 855.

572 Ae 1971, 395; Macrea 1944-1948. In realtà la lettura della prima riga, che conteneva la dedica è

parecchio incerta: [Gen(io) ordi]nis oppure [Ghese]nis.

573

Ae 1977, 702.

574 Per la carriera del cavaliere P. Aelius Maximus si veda PME A 47. 575 Isac 2005, pp. 248-252.

576 CIL III 847. 577

supporre che Fabius fosse nato in Dacia, probabilmente presso il vicus del castrum, dato che anche il padre aveva servito nell’ala Siliana. L’iscrizione è databile a partire dall’età di Marco Aurelio.

Aurelius Carinus: dall’epitafio di questo personaggio, posto dalla moglie Serena,

apprendiamo che svolgeva la mansione di cornicularius e che morì mentre era ancora in servizio (purtroppo, però, la frammentarietà dell’iscrizione non ci consente di conoscerne l’età precisa)578. La stele funeraria è decorata con scene di banchetto funebre a rilievo. A. Husar ritiene l’onomastica di Carinus di matrice celtica e di provenienza pannonica579. La datazione parte dall’età di Marco Aurelio.

5.3.4. Equites

Ulp(ius) [Satu]rninus: questo eques, morto all’età di 35 anni, è ricordato su di un

monumento funebre posto dal fratello Ulpius Valentinus580. I due portano il gentilizio dell’imperatore Traiano ed i cognomina sono latini.

U[l]p(ius) Te[---]: l’iscrizione funeraria di questo cavaliere è purtroppo estremamente

frammentaria e non consente di leggerne il cognomen, di cui rimangono le sole due lettere iniziali, Te[---]581, forse completabili come Teres, nome di tipo trace582. Il gentilizio è quello dell’imperatore Traiano. Egli servì per quindici anni e morì ad un’età imprecisabile, data la frammentarietà dell’iscrizione, ma comunque superiore ai trent’anni. Il monumento fu fatto erigere dal fratello, il cui nome non è leggibile, salvo per le poche lettere Mac[---].

[Arruntius ---]: a causa della frammentarietà dell’iscrizione funeraria di questo soldato

dell’ala Siliana, morto all’età di 46 anni, risulta impossibile leggerne il nome583: si può

578 CIL III 847a= 7651. 579 Husar 1999, pag. 163. 580 CIL III 849. 581 CIL III 7801 582 Dana 2004, pag. 443. 583 CIL III 840.

solo dedurne il nomen, Arruntius, basandosi su quello dei due figli Arruntius Lucilianus e Arruntius Latinus. Il nome della moglie, Amadusa, è celtico584

5.3.5. Veterani

Acilius Sabini f. Dubitatus castris: il nome di questo soldato appare nel diploma militare

del 21 luglio 164 rinvenuto a Gilău585. Acilius Dubitatus, figlio di Sabinus era nato nel

castrum dell’unità e, pertanto, si può supporre che anche il padre avesse militato

nell’ala Siliana; il fatto che il diploma sia stato rinvenuto presso l’accampamento dell’unità fa pensare che il veterano abbia continuato a vivere nel vicus militare anche dopo il rilascio. I nomi sono di tipo latino, ma è possibile ipotizzare un’origine peregrina per il padre del veterano, Sabinus, che potrebbe essere stato reclutato in Pannonia, prima che l’ala giungesse in Dacia586.

[--- B]iti f. [---]: in un diploma militare del 21 luglio 164, rinvenuto a Buciumi, si

ricorda il rilascio di un soldato che aveva servito nell’ala Siliana sotto il comando di

Aurelius Atilianus587. Sfortunatamente, lo stato estremamente frammentario del diploma non consente di leggere il nome del veterano, tranne che per il patronimico: Bitus era un nome trace588.

T. Aelius Paulus: in un’iscrizione funeraria di Gilău è riportato l’epitafio di Titus Aelius Veteranus, figlio di T. Aelius Paulus, veterano ex decurione589. Il decesso, stando all’interpretazione corrente dell’iscrizione, avvenne all’età di quarantadue anni; il monumento venne posto da Valerius Festi(u)us. È presumibile che il defunto, essendo figlio di un veterano, fosse nato nel vicus dell’accampamento e che, forse, si fosse a sua volta arruolato nell’esercito. I due personaggi portano il gentilizio imperiale Aelius: è possibile che avessero un antenato divenuto cittadino, attraverso il servizio militare, sotto Antonino Pio; il cognomen Paulus è di tipo latino.

584 Russu 1977, pag. 359; Husar 1999, pag. 63. 585 RMD I 64 = IDR I 18.

586

Per l’onomastica si veda Paki 1998, pp. 119-121; Husar 1999, pag. 162.

587 RMD I 66 = IDR I 21.

588 Russu 1977, pag. 360 lo inserisce tra i nomi traco-geti; Nemeth 1993 lo classifica tra i nomi traco-daci;

Dana 2004, pag. 437, facendo distinzione tra nomi traci e daci, lo indica come nome di origine trace.

589

Aurelius Reburus: questo veterano è menzionato nell’iscrizione funeraria del figlio Aurelius Fabius, signifer dell’ala Siliana590. Il cognomen Reburus è celtico591; arruolatosi nell’ala Siliana egli aveva sposato una donna di nome Fabia dalla quale aveva avuto un figlio, Aurelius Fabius, che era entrato nell’esercito per servire nella stessa unità del padre: la famiglia era rimasta a vivere nel vicus militare di Gilău anche

dopo il rilascio dell’honesta missio.

[---]unius Verecundus: questo veterano, ex duplicario, è ricordato nella sua iscrizione

funeraria, fatta erigere dalla moglie Aurelia Sabina592. Egli morì all’età di 53 anni e, anche dopo aver ricevuto l’honesta missio, rimase a vivere nei pressi dell’accampamento. Dal gentilizio della moglie si deduce che l’iscrizione è databile a partire dal regno di Marco Aurelio in avanti. Il veterano potrebbe essere di origine norico-pannonica593.

M[ar]o: indicato con il titolo di missicius, questo eques dell’ala Siliana innalzò un

altare votivo dedicato ad Ercole594. Il nome del cavaliere è di origine peregrina: Maro è la variante latina del greco Mάρωυ, con risonanze celtiche; il nome appare in iscrizioni

della Mesia Inferiore e della Dalmazia ed anche in un paio provenienti dalla Dacia stessa595.

590 CIL III 847; per Aurelius Fabius v. supra. 591

Russu 1977, pag. 359; Nemeth 1993, pag. 200; Husar 1999, pag. 65.

592 CIL III 848.

593 Si veda Husar 1999, pag. 163. 594 Isac 2005, nr. 2.

595

CAPITOLO 6