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SECONDA PARTE

L’ALA II GALLORUM ET PANNONIORUM

7) CIL III 15205= IDRE II, 254 Celeia, Norico

4.2. STORIA DELL’ ALA II G ALLORUM ET P ANNONIORUM

4.2.5. Il castrum ed il ruolo strategico-difenisvo

Gli scavi archeologici del castrum di Gherla effettuati nel 1968 e poi dal 1979 al 1982, e mai pubblicati fino al 2005370, hanno dimostrato l’esistenza di una fase in terra della fortificazione, di cui in precedenza era nota solamente la fase in pietra371. I dati relativi a questa fase del castrum provengono dai risultati degli scavi della sezione sud- orientale372, in base ai quali sappiamo che la fortificazione aveva pianta quadrangolare, quasi quadrata, con i lati lunghi orientati approssimativamente in direzione nord-sud. Per quanto riguarda le dimensioni del castrum in terra, si è riscontrato che i muri rientrano verso l’interno di circa 12 metri rispetto a quelli della fase in pietra: tenendo conto dell’utilizzo della simmetria nella tecnica costruttiva romana, si può supporre che, su ogni lato, il castrum in terra risultasse più corto di 24 metri rispetto a quello in pietra: poiché si è calcolato che le dimensioni della fortificazione in pietra fossero di 162x169 metri373, se ne deduce che quelle del castrum della fase in terra fossero di 138x145 metri374. L’estensione del castro, due ettari, per quanto modesta, era compatibile con la presenza di un’ala quingenaria, cavalli compresi375. Pochissimi sono gli elementi noti

366 È stato recentemente ipotizzato da D. Benea (Benea 2006a) che una vessillazione dell’ala II Gallorum

et Pannoniorum possa aver partecipato a questa spedizione, dal momento che a Gherla è stata rinvenuta

una moneta emessa ad Adrianopoli.

367 Piso 1974. 368 Hügel 2003, pp. 152-163. 369 Ardevan 2007b. 370 Protase et alii 2005. 371

Riguardo l’incertezza circa l’esistenza di una fase in terra si vedano Gudea 1975 e Bogdan Cătăniciu,

1989-1993.

372 Protase et alii 2005, pag. 721, tavola 6. 373 Gudea 1997, pag. 102.

374

Protase et alii 2005, pag. 714.

375 In altre province, ad esempio in Britannia, sono noti due campi di queste dimensioni che ospitavano

una cohors milliaria (Housesteads) e, come nel caso di Gherla, un’ala quingenaria (Southshields): si veda A. Johnson, Römische Kastelle des 1. Und 2. Jhs. in Britannien und in den Germanischen Provinzen

riguardo l’organizzazione interna del campo: la porta praetoria si trovava sul lato nord e all’interno sono state rinvenute tracce di baraccamenti in terra e legno che ospitavano i soldati376.

Riguardo la data della costruzione del campo in terra, è presumibile che essa sia da collocare agli anni immediatamente successivi alla conquista della Dacia da parte di Traiano: l’ala II Pannoniorum, che partecipò al conflitto ricoprendo un ruolo di primo piano, rimase di stanza nella nuova provincia, come attestano i diplomi militari del 109377 e del 110378, anche se non è certo che sia stata mandata fin da subito proprio a Gherla. L’occupazione ed il funzionamento del castrum durante la prima metà del II secolo d.C. sono dimostrati dai rinvenimenti archeologici ed in particolare da quelle categorie di reperti databili con una certa sicurezza, quali le monete e le fibule379. Sulla durata della fase in terra e legno, si può supporre che essa sia stata di circa 30-35 anni380, periodo al termine del quale il campo fu ricostruito in pietra. In passato è stata avanzata l’ipotesi che a metà del II secolo tutti i castra in terra e legno furono distrutti a causa di un attacco da parte dei Daci liberi381: questa supposizione non trova conferma nei riscontri archeologici, in quanto a Gherla non sono state trovate tracce di distruzione. È comunque molto probabile che la fortificazione sia stata ricostruita in pietra alla fine del regno di Adriano o, più probabilmente, all’inizio di quello di Antonino Pio: un’iscrizione attesta, infatti, la costruzione in pietra, da parte dell’ala II

Pannoniorum, di un edificio nel castrum, probabilmente i principia, nel 143382.

Come per la fase in terra e legno, anche la fase in pietra del castrum è stata indagata in maniera sistematica solamente in relazione ai lati meridionale ed orientale, dato che quello occidentale e quello settentrionale, integralmente o parzialmente, sono stati distrutti dalle acque del Someşul Mic. La pianta del castrum rimane quasi quadrata,

anche se di dimensioni maggiori rispetto alla fase in terra (169x162 m), così come l’orientamento, con il lato lungo in direzione nord-sud, rimane lo stesso della fase precedente. Attraverso gli scavi sono stati identificati alcuni elementi della recinzione: la porta praetoria che, come nella prima fase, si trovava sul lato nord; la via sagularis sul lato orientale; il muro in pietra con alcuni elementi quali la porta sul lato orientale

376 Protase et alii 2005, pag.714. 377 RMD III 148.

378

CIL XVI 163.

379 V. supra; per le monete: Ardevan 1993a; per le fibule: Coci

ş et alii 1992.

380 Protase et alii 2005, pag. 716. 381 Bogdan C

ătăniciu 1981b, pp. 42-45

382

(principalis dextra) con bastioni quadrilateri, parte della porta sud, anch’essa con bastioni rettangolari; due torrie intermedie, collocate ad una distanza di 32 metri dai bastioni, sul lato orientale; la berma dell’ampiezza di un metro e mezzo e due fossati di larghezza e profondità differenti383.

Come non abbiamo una data precisa della costruzione del castrum in pietra (anche se un’iscrizione attesta la costruzione di un edificio, probabilmente i principia, nel 143, ciò non significa che le fortificazioni non potessero essere state innalzate in precedenza), così non si può datare con esattezza il momento in cui esso fu abbandonato dall’ala II

Pannoniorum, anche se pare più che plausibile che essa sia rimasta di stanza qui fino al

provvedimento di Aureliano di ritirare l’esercito dalla provincia. Il materiale archeologico databile rinvenuto nell’accampamento consiste in fibule della metà del III secolo384 e monete dell’epoca di Gallieno ed Aureliano385; inoltre il riutilizzo di iscrizioni e spolia della necropoli si può collocare alla metà del III secolo386. Il confronto con altri castra del nord della Dacia387, caratterizzati da condizioni simili, infine, fa ritenere che l’abbandono della fortificazione di Gherla sia avvenuta in concomitanza con il ritiro delle truppe dal territorio della provincia, all’epoca di Aureliano.

Il castrum ausiliario di Gherla sorgeva sulla riva destra del Someș, lungo la strada che

conduceva verso Napoca, nella sezione settentrionale del limes dacico388. Quanto alla strategia difensiva generale della provincia, il castrum di Gherla era situato, sin dall’epoca di Traiano su quella che N. Gudea ha definito come linea intermedia tra il cerchio esterno di fortezze ai margini dell’altipiano transilvanico (che costituivano quasi un cerchio completo che andava sa Micia a Caput Stenarum), in particolare il settore lungo il Someșul Mare (Cășei, Ilișua, Orheiu Bistriţei, Livezile), dove erano disposte

per lo più unità ausiliarie di fanteria, e il cuore della provincia, dove erano stanziate le legioni (inizialmente solo la XIII Gemina ad Apulum ed in seguito anche la V

Macedonica a Potaissa)389. Il ruolo strategico dell’ala II Pannoniorum, sia per la posizione del castrum, sia per il carattere tattico dell’unità stessa, era quello di

383

Per gli elementi archeologici relativi alla fase in pietra del castrum, emersi nel corso degli scavi dall’inizio del XX secolo fino al 1982, si veda Protase et alii 2005, pp. 34-37.

384 Coci

ş, et alii 1992.

385

Ardevan 1993a.

386 Ardevan 1993b.

387 Si veda ad esempio Protase et alii 1997. 388 Fodorean 2006a, pp. 184-189

389

assicurare i collegamenti tra la frontiera e le legioni con rapidità ed efficacia, nonché di dare appoggio alle guarnigioni situate lungo il limes.

Accanto al castrum sorgeva un insediamento civile, presumibilmente un vicus, abitato probabilmente da persone al seguito della truppa, dalle famiglie dei soldati e dai veterani che sceglievano di continuare a vivere nella provincia anche dopo il congedo390.