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i Dal Édit du Roy del 1607 fino al Décret del 1902 di Parig

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in da quando Parigi era diventata uno dei centri commerciali più importanti del Nord Europa, le autorità reali avevano occasional- mente cercato di introdurre misure isolate volte a prevenire la crescita incontrollata della città. Uno dei primi regolamenti urbanistici fu Édit

du Roy 1607, introdotto da Enrico IV con il quale venivano vietate

le costruzioni in legno e limitate le sporgenze degli edifici al fine di contrastare i frequenti incendi[1]. Sessantanni dopo Luigi XIV introdur-

rà l’ordonnance del 18 agosto 1667, a seguito del Grande incendio di Londra del 1666, limitando l’altezza dei cornicioni a 8 toise [2](15,6

metri) e vietando ogni sporgenza in facciata[3]. Ma fu solo dopo il XVIII

secolo, dopo il consolidamento dell’assoltismo in politica e del classi-

1 «DEFENDONS à nostre-dit Grand Voyer ou ses Commis, de permettre qu’il soit faite aucunes Saillies , Avances & Pans de Bois , estre aux Batimens neufs, & mesme à ceux où il y en a à present, de contrain-dre les réédifier, ny faire ouvrages qui les puifent conforter, conserver & foûtenir, ny faire aucun encor-bellement en avance , pour porter aucun Mur, Pan de Bois, ou autres choses en Saillie , & porter à faux sur lesdites Rues, ains faire le tout continuer à plom, depuis le Rez de Chaulféc tout convremont, & pourvoir à ce que les Rues s’embellisfent & s’élargissent au mieux que faire se poura […] p Édit du Roy, du mois de decembre 1607, contenant l’ordre, la fonction, & les droits de l’office de grand voyer & de ses commis . Et la declaration du roy du 16. juin 1693. portant reglement pour les fonctions & droits des officiers de la voirie. Manoscritto digitalizzato dalla biblioteca digitale Gallica {Bnf della Biblioteca nazionale di Francia. p.5

2  Antica unità di misura francese corrispondente a 6 piedi parigini, ovvero 1,949 metri.

3  Per oltre un secolo, la facciata priva di sporgenze sarà una caratteristica peculiare degli edifici francesi.

cismo in architettura, che furono introdotti i primi piani per regolare lo sviluppo dei nuovi quartieri esterni della città. Il sacerdote gesuita e teorico dell’architettura Marc-Antoine Laugier, nel suo Essai sur l’Ar-

chitecture del 1755, suggerì che la città dovesse tendere verso un ideale

di armonia[4].

Uno dei principali strumenti che Laugier suggeriva per il raggiungi- mento di questo ideale, fu quello di fissare le altezze dei nuovi edifi- ci in relazione all’ampiezza delle strade su cui affacciavano. Ispirato dall’opera di Laugier, il piano dell’architetto Pierre Patte applicò questa soluzione all’estetica della città[5]. Il piano suggeriva alle autorità locali

di Parigi di acquistare le aree ai margini della città e consentire agli imprenditori privati di intraprendere la loro ricostruzione secondo una serie di regole generali. Queste regole avrebbero dovuto promuovere la compattezza dell’edificato e la sicurezza pubblica, pur consentendo molta varietà architettonica. Nel 1783, sotto il regno di Luigi XVI, le autorità reali emisero una nuova serie di regolamenti urbani per Pari- gi. Il codice del 1783-84 non fu il primo provvedimento che tentò di esercitare il controllo sui nuovi sviluppi urbani, ma divenne il codice che, più di ogni altro, avrebbe influenzato l’architettura di Parigi come la conosciamo oggi. Anche se non sarebbe stata applicata fino a dopo la rivoluzione, la Declaration royale del 10 aprile 1783, ha fissato gli

4  Gatti Mirko Paris Part 1 city Arch +, Journal For Architecture and Urbanism «Legislating Architecture» op.cit p.76-57

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standard che hanno modellato la città per tutto il diciannovesimo secolo e oltre. Il codice del 1783 fu il primo a introdurre un rapporto fisso tra l’altezza massima degli edifici e la larghezza delle strade, già fissata ad un minimo di 9 metri di larghezza dal decreto reale del 1765. L’altezza eccessiva degli edifici, percepita come una minaccia alla qualità atmo- sferica della città, fu vietata: fissata a 18 metri, vale a dire al doppio della larghezza delle strade. Altezze inferiori erano prescritte per edifici che si affacciavano su strade larghe meno di 9 metri. In questo caso l’altezza massima degli edifici veniva determinata tracciando una linea a 67,5 gradi a partire dal confine esterno dell’edificio opposto. Altri 3-5 metri erano consentiti per tetti, mansarde e soffitte. Ai costruttori venne lasciato ampio margine di interpretazione per la realizzazione dei tetti e l’introduzione di mansarde o attici, che contribuirono a consolidare e diffondere una moda già esistente. In effetti, il tetto a mansarda divenne una delle caratteristiche più riconoscibili dell’architettura parigina[6]

Un’altra questione delicata durante il regno di Luigi XVI, fu quella che riguardava la linearità delle facciate: il codice del 1783 vietava qualsi- asi tipo di sporgenza prominente dagli edifici che si affacciavano sul- le strade, fossero balconi, cortili o qualsiasi altro elemento decorativo. Anche questa ordinanza, tuttavia, era soggetta ad interpretazione e ven- ne spesso aggirata grazie all’uso di bovindi al posto dei balconi, tanto che un nuovo decreto reale, del 1823, ne limitò la profondità massima a 80 cm. Generalmente queste proiezioni non avevano alcuna funzione specifica, erano più che altro un carattere architettonico impiegato per distinguere il piano nobile dagli altri. Così, la facciata senza aggetti di-

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venterà una caratteristica tipica del condominio parigino.

I Grands Travaux intrapresi durante il Secondo Impero da Georges Eu- geèe Haussmann, prefetto del dipartimento della Senna, trasformarono l’intera città di Parigi in una mostruosa “macchina” da costruzione. Sot- to l’attenta orchestrazione del barone Haussmann, i regolamenti edilizi divennero, più che mai, uno strumento essenziale di controllo. Nono- stante ciò, lo stesso Haussmann fece ben poco per modificare il testo re- ale del codice di costruzione del 1783. Come conseguenza dell’apertura di grandi viali e in generale della costruzione di strade più ampie, un nuovo decreto emesso nel 1859 consentì un piccolo aumento dell’altez- za degli edifici. Gli edifici che si affacciavano su strade larghe ora po- tevano salire fino a 20 metri, ma per un massimo di sei piani, ciascuno alto almeno 2,6 metri. Una certa libertà era ancora consentita per i tetti a mansarda e le soffitte, il che permise, ad esempio, la costruzione di tetti curvi come quelli che troviamo in Rue de Rivoli[7].

Verso la fine del XIX secolo, l’emergente dell’Art Nouveau iniziò a sfidare la monotona linearità dell’architettura parigina. L’infinita ripe- tizione di blocchi abitativi aveva reso la nuova Parigi opaca e noiosa rispetto ad altre capitali europee come Vienna e Bruxelles[8]. Tra i cir-

coli architettonici, il malcontento per le rigide normative edilizie stava diventando sempre più condiviso. In questo contesto, il prefetto Justi- ne de Selves nominò una commissione di esperti per escogitare nuove strategie in risposta alle esigenze di ammodernamento di Parigi. Louis Bonnier, un architetto che aveva raggiunto il successo e conquistato la sua credibilità durante gli anni dei Grands Travaux, divenne la voce più influente a sostegno delle modifiche al sistema regolatore[9]. A dif-

ferenza di chi aveva elaborato i precedenti codici di costruzione, le sue argomentazioni erano fondate principalmente su considerazioni este- tiche piuttosto che igieniche. Nel 1887 Bonnier pubblicò una famosa serie di disegni con cui descriveva il possibile impatto estetico delle nuove regole di costruzione sulle strade di Parigi. I suoi disegni posero in particolare in discussione il divieto di balconi e in generale di spor-

7  Anthony Sutcliffe Paris an architectural history. Yale press University 1993 8  Ibidem

9  Gatti Mirko Paris Part 1 city Arch +, Journal For Architecture and Urbanism «Legislating Architecture» op.cit p.76-57

genze delle facciate. Bonnier aveva immaginato una Parigi eclettica, caratterizzata da facciate di edifici scavate da balconi, vetrate, balau- stre, giardini pensili e ogni altro tipo di proiezioni e decorazioni. Questa visione pittoresca si tradusse in un altro regolamento edilizio, approva- to dal consiglio comunale nel 1902, che alla fine consentì di effettuare proiezioni sui fronti degli edifici. Ma la novità più radicale fu l’intro- duzione del principio della battuta di arresto. Questa regolamentazione permetteva agli edifici di salire in altezza purché il volume dell’edificio fosse arretrato rispetto al cornicione e contenuto al di sotto di una retta inclinata di 45 gradi, tracciata dal lato opposto della strada. In pratica, agli edifici potevano così raggiungere un’altezza complessiva di quasi 30 metri. Tuttavia questa norma non produsse l’ideale di varietà che Bonnier aveva evocato coi suoi disegni. Pochi costruttori fecero effet- tivamente uso del regolamento, e il grande potenziale auspicato dalle

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nuove regole si tradusse, nella maggior parte dei casi, semplicemente in volumi opachi e massimizzati sul piano delle quantità volumetriche.

- Illustrazione 1 a p. 83, Benoit Jallon, Umberto Napolitano, and Franck Boutte Paris Haussmann: Modele De Ville / A Model’s Relevance: Jallon, Benoit, Napolitano, Um- berto, Boutte, Franck tratto da Area-arch.it

- Illustrazione 2 a p. 85, studio per il profilo di una strada di Pierre Patte 1769 in An- drew J. Tallon The Portuguese Precedent for Pierre Patte’s Street Section in Journal of the Society of Architectural Historians, Vol. 63, No. 3 settembre 2004. pp. 370-377 - Illustrazione 3 a p. 86, rielaborazione della norma del 10 aprile 1783 e del 28 agosto 1784 sulla base delle illustrazioni del Règlement et tissus urbains à Paris.- Paris, APUR, Atelier Parisien d’urbanisme 1973

-Illustrazione 4 a p. 87, immagine tratta dal decreto del 1884 tratta da François Lai- sney, Rémi Koltirine. Règle et règlement. La question du règlement dans l’évolution - de l’urbanisme parisien, 1600-1902. Ecole nationale supérieure d’architecture de Pa- ris-Belleville. 1988.

- Illustrazione 5 a p. 88, evoluzione dell’altezza degli edifici tra il 1667 e il 1967 riela- borazione immagine sulla base delle illustrazioni del Règlement et tissus urbains à Paris.- Paris, APUR, Atelier Parisien d’urbanisme 1973

- Illustrazione 6 a p. 89, Benoit Jallon, Umberto Napolitano, and Franck Boutte Paris Haussmann: Modele De Ville / A Model’s Relevance: Jallon, Benoit, Napolitano, Um- berto, Boutte, Franck tratto da Area-arch.it

- Illustrazione 7 a p. 90, disegni di Louis Bonnet sui quali si è basata la norma del 1902 Bernard Marrey Louis Bonnet 1856-1946 tratta da dalla presentazione di Ensag -Pierre Belli-Rizz -Histoire et analyse des formes urbaines. Trois Pensee de la forme urbaine

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FUNZIONE

ii. La legge del 1885 di New York e