Nel 1998 diventò governatore Inamine Keiichi che insistette sul fatto che la base dovesse essere una struttura congiunta per militari e civili. Altro punto fondamentale e chiaramente irrealizzabile era che non dovesse esser permanente. A suo parere doveva avere una durata di soli 15 anni. A complicare ulteriormente l’approvazione del progetto fu, come citato in precedenza, il fatto che il sindaco di Naha avesse aggiunto condizioni come il rispetto della sicurezza e dell’habitat del luogo, portando alla necessità di creare un nuovo progetto.
La situazione rimase inalterata per cinque anni fino a quando il 19 aprile 2004 venne annunciato da parte del Dipartimento delle Strutture di Difesa di Naha (DFAB) l’inizio dei lavori per l’ispezione del sito. Gli oppositori al progetto anticiparono l’arrivo degli addetti e organizzarono il sit-in in modo da formare una barriera umana per impedire ai furgoni di accedere alla zona. Per giorni e giorni riuscirono ad impedire il transito dei mezzi, tanto che il DFAB decise di provare a coglierli impreparati facendo arrivare i furgoni di notte. In breve tempo però gli attivisti si organizzarono ed iniziarono a sorvegliare la zona 24 ore su 24.
Nel frattempo, il 13 agosto 2004 un elicottero del Corpo dei Marine proveniente dalla base di Futenma si schiantò all’interno del campus universitario dell’Università Internazionale di Okinawa, ferendo i tre soldati a bordo e facendo divampare un grande
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incendio. Questo fatto fece inferocire moltissimi cittadini che si radunarono in una marcia di protesta che coinvolse 30 mila persone, tra cui svariati attivisti dalla zona di Henoko.
Un mese dopo, a settembre, il DFAB per evitare ulteriori ritardi decise di accedere alla zona designata per la costruzione della base passando attraverso Camp Schwab e procedendo poi per mare. Tutto quello che ottennero fu la creazione di un altro fronte di protesta all’entrata della base e la nascita di quello che più contraddistingue le attività di protesta ad Henoko: l’uso di canoe. Ogni giorno i manifestanti uscirono per mare ad ostacolare le azioni di sopralluogo e da novembre dello stesso anno a loro si aggiunsero anche imbarcazioni da diporto provenienti da porti vicini, rendendo le operazioni d’ispezione più complicate e pericolose. Col tempo le azioni di disturbo in mare, che inizialmente avvenivano dalle 4 di mattina alle 5 di pomeriggio, si trasformarono nell’occupazione continua 24 ore su 24 per più di cinquanta giorni delle impalcature che nel frattempo erano state costruite ed in seguito alcuni attivisti addirittura si incatenarono a queste per cercare in ogni modo di rallentare il più possibile i lavori. I sit-in di 24 ore su 24 nel sito di costruzione della base e davanti all’entrata di Camp Schwab continuano ininterrottamente ancora oggi, dopo più di 10 anni rendendoli una delle manifestazioni in corso più lunghe al mondo con una partecipazione attiva di 60 mila persone. Inoltre,
Figura 7: Foto del sito in cui avvenne lo schianto
dell’elicottero all’interno dell’università, adesso diventato monumento alla memoria. Campus dell’Università internazionale di Okinawa, Ginowan. Maggio 2016. Foto dell’autrice.
Figura 8: Foto del sito in cui avvenne lo schianto
dell’elicottero all’interno dell’università, adesso diventato monumento alla memoria. Campus dell’Università internazionale di Okinawa, Ginowan. Maggio 2016. Foto dell’autrice.
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sempre davanti a Camp Schwab, da novembre 2004 ogni sabato sera si tiene anche una veglia a lume di candela.
Anche qui i principali attori di queste proteste, come nei casi passati di movimenti dei residenti, sono gli anziani, tant’è che scherzano dicendo che la longevità degli abitanti di Okinawa sia data, oltre che dalla dieta ricca di tofu e goya, anche da una buona dose di disobbedienza civile.80 Questi sono i maggiori partecipanti non perché le generazioni più giovani non si interessino alla causa, ma perché essendo in pensione e non avendo figli piccoli a cui badare hanno la possibilità di portare un maggiore aiuto alla causa.
La situazione rimase inalterata, fino a quando, nel 2010, il governatore di Okinawa Nakaima Hirokazu provò a portare avanti una campagna per spostare il progetto della ricollocazione di Futenma invece che ad Henoko al di fuori di Okinawa, accogliendo un ampissimo consenso dalla popolazione, ma nessuna collaborazione dal governo centrale. Anzi venne affermato che l’opinione dei cittadini di Okinawa fosse irrilevante; che ormai il dado era stato tratto e che, essendo state rispettate tutte le procedure previste, si sarebbe iniziata presto la costruzione.81
Ad agosto 2013, un’area marina di circa due chilometri venne recintata mediante boe attorno al sito di costruzione e chiunque vi fosse entrato sarebbe stato minacciato di esser perseguito secondo una legge penale speciale introdotta nel 1952 dagli americani ed applicata rarissime volte chiamata keitokuhō. Inoltre, dal governo arrivò l’ordine alla polizia di creare un team speciale per ostacolare i protestanti. Di conseguenza davanti Camp Schwab vennero installate delle sbarre appuntite di metallo per impedire i sit-in. In risposta il 23 agosto più di 3600 persone marciarono su Henoko e Camp Schwab urlando “Fermate la costruzione” e “Salvate la baia”. Molti portavano cartelli con su scritto “Nuchi du Takara”. All’inizio della dimostrazione intervennero politici di Okinawa e capi di associazioni per la pace che fecero discorsi critici nei confronti del primo ministro Abe e della sua corsa alla militarizzazione del Giappone. Il sindaco di Nago, eletto nel gennaio 2013, Inamine Susumu, esponente dell’LDP ed uno dei più grandi oppositori al progetto della nuova base, fu quello che venne accolto col più grande benvenuto.82
80 Mitchell Jon, Nuchi Du Takara, Okinawan Resistance and the Battle for Henoko Bay, The Asia-Pacific Journal,
volume 11, issue 35, number 3, 01/09/2013.
81 In riferimento a Suga, segretario generale del governo giapponese, in McCormack Gavan, The End of the Postwar?
The Abe Government, Okinawa, and Yonaguni Island, The Asia-Pacific Journal, volume 12, issue 49, number 3, 05/12/2014.
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Il primo luglio 2014 venne dato il via alla fase di costruzione nella zona all’interno di Camp Schwab e dispiegata una grande flotta di imbarcazioni della Guardia Costiera per bloccare qualsiasi tentativo di accesso all’area recintata con canoe ed imbarcazioni. Per dare inizio ai lavori precedentemente era stato condotto uno studio per determinare se il progetto della nuova struttura potesse esser approvato in quanto rispettasse e non modificasse l’ambiente naturale in cui sarebbe avvenuta la costruzione. La conclusione rispecchiava esattamente il volere del governo. Dato che questo studio fu condotto in maniera approssimativa e sbrigativa, dai cittadini venne allora fatto un appello al Governo degli Stati Uniti per assicurarsi che venissero condotti studi approfonditi in materia, utilizzando un metodo imparziale e scientifico; che la Commissione Americana per i Mammiferi Marini analizzasse lo studio; che venissero condotti dibattiti sulla questione ambientale di Henoko e che in mancanza dei punti precedenti, venisse detto al Governo Giapponese di sospendere i lavori.83 Gli abitanti non potevano immaginarsi che da lì a
poco sarebbero stati traditi da Nakaima con l’approvazione degli emendamenti il 10 dicembre, quattro giorni prima della fine del suo mandato, volti a bloccare ogni possibile intervento da parte del sindaco della città di Nago per fermare i lavori appena avviati ed il permesso di interrare la zona di mare in cui doveva sorgere la nuova base. Fu in vero schiaffo per l’intera popolazione che aveva appena espresso la sua completa opposizione alla costruzione della base tramite le elezioni per il nuovo governatore.