• Non ci sono risultati.

La rivolta di Koza

Nel documento Il caso di Okinawa, un'isola in protesta (pagine 59-62)

In seguito all’annuncio fatto da Satō-Nixon, l’amministrazione americana annunciò il licenziamento di 2400 lavoratori locali delle basi militari. In risposta dall’8 febbraio 1970 lo Zengunrō iniziò una serie di scioperi. Con gli slogan “no work, no base” i protestanti, nonostante le scarse risorse economiche, erano ben organizzati. Parteciparono anche insegnanti, impiegati pubblici, studenti universitari e simpatizzanti dal Giappone per picchettare le entrate delle basi. 57 Nonostante fosse uno dei

simpatizzanti, l’amministrazione Yara non comunicò il suo supporto in quanto aveva paura di ritardare la reversione. In risposta gli Stati Uniti affermarono che tutti i quartieri commerciali, compresi quelli di “intrattenimento speciale” erano off limits sia per i militari che per le loro famiglie. Il 20 gennaio i proprietari dei locali con esposta la “A” che avevano paura di andare in bancarotta si radunarono davanti alla sede del Zengunrō in protesta contro gli scioperi. Inoltre delinquenti assoldati dall’industria dell’intrattenimento andarono a disturbare il picchettaggio.

60

A differenza dei lavoratori all’interno delle basi che erano in grado di creare seri disagi agli americani tramite proteste e scioperi, i proprietari di negozi e locali non riuscirono mai ad unirsi in gruppo per protestare anche per paura di ripercussioni, come la politica off limits. Soprattutto i possessori della “A” furono sempre riluttanti ad appoggiare le campagne per la reversione. Verso la fine degli anni ’60 i militari americani esausti dalla guerra in Vietnam iniziarono sempre di più a sfogarsi con la popolazione locale. Addirittura a volte assaltavano volutamente i cittadini per esser arrestati e quindi evitare di tornare in guerra.58 Stupri ed omicidi nei quartieri speciali erano frequenti e poco indagati dalle autorità. Tuttavia gli attivisti e le organizzazioni tendevano a non protestare per questi casi come invece era successo con Yumiko-chan e Kokuba-kun. Il motivo viene ben spiegato da Miyume:

This discrimination could be explained by the history of ‘special catering districts’ created by the necessity to control or at least contain the sexual violence of the US military soldiers. Yet it was more than that: the making of innocent victims as a resource for mobilizing collective action to demand reversion was predicated on the silence over violence and human rights abuses that occurred in ‘special districts’ like Koza. Tomiyama explains that the US military’s violence inflicted on the women in ‘base towns’ tended to be ignored by the protesters, in effect, to protect the symbolic effect of the victimization of normal ‘victims’.59

Date queste spiegazioni non ci si può stupire del fatto che i proprietari di negozi e locali e soprattutto i lavoratori dei distretti speciali criticassero la politica progressista e le organizzazioni per non essere in grado di rappresentarli e proteggerli.

Il 20 dicembre 1970 una vettura guidata da un militare americano investì davanti ad una grande folla un civile che lavorava in una delle basi. All’arrivo della polizia militare la folla si mise ad urlare di consegnare il colpevole alle autorità locali. Quando videro che venne semplicemente rilasciato si infuriarono. Iniziarono a dar fuoco a tutte le auto che avevano la targa gialla, segno di proprietà del personale militare, che trovavano. Alla sommossa presero parte 2 mila persone di cui 100 o 200 responsabili del rogo di 82 auto, un ufficio di collocamento militare e dell’American children’s school all’interno della base aerea di Kanda.60

58 Takazato e Ryūkyū Shimpōsha in Tanji Miyune, Myth, Protest and Struggle in Okinawa, Taylor & Francis e-Library,

2007, p. 102-103.

59 Tanji Miyune, Myth, Protest and Struggle in Okinawa, Taylor & Francis e-Library, 2007, p. 103. 60 Tanji Miyune, Myth, Protest and Struggle in Okinawa, Taylor & Francis e-Library, 2007, p. 104.

61

Questa venne ricordata come la Sommossa di Koza, dal nome del quartiere da cui iniziò la protesta, e fu l’unico e spontaneo scoppio di violenza in tutta la storia delle proteste del dopoguerra ad Okinawa. Tra i partecipanti c’erano membri dei sindacati, insegnanti, lavoratori delle basi e comuni cittadini che si trovavano al momento nel quartiere di Koza, ma gli incitatori furono proprio i lavoratori dei locali, stanchi per la situazione. L’esplosione di rabbia di queste persone fu dovuta al trattamento che avevano subito, come fossero cittadini di “serie B” per le discriminazioni e gli abusi dei diritti umani che gli erano stati riservati per anni sia dagli americani sia dai loro concittadini che non lavoravano nei quartieri di intrattenimento.

La Sommossa di Koza diede voce ad una categoria fino a quel momento ignorata da partiti politici, sindacati ed associazioni e fece emergere come in realtà il mondo delle proteste ad Okinawa fosse diviso.

Riepilogo

In questo capitolo abbiamo visto come Okinawa abbia sofferto per la perdita di autonomia politica; la mancanza di protezione da molte forme di abusi sul luogo di lavoro; l’illegalità non perseguita; l’inclinazione criminale da parte del personale americano; la dipendenza economica; l’insicurezza; lo sviluppo di un’enorme industria del sesso; le minacce di continue espropriazioni e la presenza di grandi quantità di armi, comprese quelle nucleari e chimiche. Tutto questo portò alla seconda ondata di proteste da parte dell’unione dei sindacati e dei partiti progressisti che fecero ascoltare la loro voce a volte più a volte meno efficacemente, ma sempre in modo pacifico ed organizzato. Di tutt’altra natura invece fu lo scoppio di rabbia che portò alla Sommossa di Koza, unica forma improvvisa e spontanea di violenza che rappresentò la lotta di quella parte di popolazione dimenticata, o ancora peggio non considerata, che era legata ai quartieri di intrattenimento creati con lo scopo di contenere la violenza dei militari di ritorno dalla guerra.

Inoltre il sentimento di forte pacifismo che aveva caratterizzato la prima ondata di proteste, appena nel decennio prima, si trasformò in un radicato antimilitarismo dovuto alla presenza di basi americane che contribuivano molto attivamente alla guerra in Vietnam.

62

Capitolo 4

Nel documento Il caso di Okinawa, un'isola in protesta (pagine 59-62)