• Non ci sono risultati.

dell’abbondanza

6.1.3 Dall’Arte alla Etno-educazione

Attualmente le attività della fondazione, e le relazioni con la comunità locale di cui forma parte, si articolano intorno a tre grandi linee di lavoro identificate come hacendera, concejo, e filandones.

Hacendera è un termine utilizzato nel nord della Spagna per definire i lavori di

pubblica utilità a carico di una comunità, come la pulizia dei boschi o i lavori di manutenzione dei sistemi di irrigazione; con la terminologia odierna po- tremmo dire che si tratta del lavoro destinato alla gestione di alcuni beni co- muni.

L’etimologia proviene dal verbo fare – hacer - e nel contesto delle attività della fondazione l’espressione viene utilizzata per riferirsi alle attività comu- nitarie legate ai saperi di tipo tecnico.

Queste attività riguardano sia il recupero di saperi di tipo tradizionale che l’utilizzo di nuove tecnologie per lo sviluppo rurale. Una delle attività propo- ste, ad esempio, ha riguardato la costruzione di una sebe viva; una sorta di steccato vegetale composto da pali e frasche intrecciate con cui tradizio- nalmente si proteggevano gli orti dalla presenza del bestiame.

Allo stesso tempo il lavoro di sperimentazione condotto sull’utilizzo di sensori e meccanismi di automazione in agricoltura ed apicultura ha portato alla creazione di “Hilo verde”1, una start up dedicata allo sviluppo di soluzioni

per l’agricoltura di precisione di cui la fondazione è in parte finanziatrice.

Il progetto “Hacendera abierta” non è quindi un semplice Fab Lab rurale ma un luogo di incontro intergenerazionale, un laboratorio aperto per la tra- smissione e la ricerca di conoscenze di tipo tecnico, non sempre digitali. La seconda linea di lavoro riguarda il Concejo Local. Si tratta di un organo politico di carattere tradizionale, ma ancora vigente, con cui si articola il de- centramento amministrativo tra il comune capoluogo e le sue frazioni abi- tate. Ancora oggi il concejo è un organo eletto con un sistema peculiare che prevede un voto per ogni familia residente. Il concejo è rappresentato nel patronato della fondazione a cui, a sua volta, è riconosciuto il diritto di voto nell’elezione dell’organo locale, come se si trattasse di un nucleo familiare.

Il concejo è innanzitutto un luogo per la mediazione di interessi; le decisio- ni adottate infatti non si traducono sempre in atti amministrativi ma spesso entrano a formare parte di una sorta di diritto consuetudinario.

La linea di lavoro legata al concejo non si riferisce esclusivamente alla partecipazione della fondazione in questo organo locale ma si estende, in senso lato, alle iniziative con un marcato carattere politico. Tra queste, ad esempio, l’esposizione “Región, los relatos” (Regione, le narrazioni) orga- nizzata nel 2017 in collaborazione con il Museo de Arte Contemporáneo di León (MUSAC) che si è occupata dell’impatto nella zona di due grandi opere idrauliche, la diga del Porma e quella di Riaño - che negli anni ’60 e ’80 ri- spettivamente obbligarono a rialloggiare le popolazione dei centri abitati implicati.

La mostra è stata il frutto di un lungo lavoro di ricerca che ha consentito di riunire nello spazio espositivo alcune tracce delle diverse narrazioni dei fatti; il discorso istituzionale, la cronaca giornalistica ma anche le tracce letterarie, la memoria popolare e le narrazioni artistiche e cinematografiche.

Tra i materiali in esposizione si potevano trovare resti archeologici, mate- riali di archivio, documentazione tecnica, fascicoli di pratiche amministrative, materiale audiovisivo, ritagli di stampa, memorie personali ed le opere di arti- sti contemporanei invitati a riflettere sul tema. Il materiale raccolto è servito come spunto iniziale per diverse attività parallele che si sono sviluppate nel corso dei sei mesi di durata dell’esposizione. Queste attività, tra cui dibattiti, cicli di proiezioni, attività scolari, escursioni … hanno coinvolto a una pluralità di soggetti ed hanno consentito di documentare un caleidoscopio di punti di vista, e di diverse sensibilità, su una vicenda del passato recente non del tutto conclusa.

La terza linea di lavoro si occupa specificamente dei processi di creazione della memoria collettiva e delle narrazioni elaborate per interpretare il senso delle trasformazioni in atto.

Il termine filandones si riferisce ad una attività tradizionale che aveva luo- go nelle serate di inverno quando gli abitanti delle zone rurali si riunivano – spesso in una stalla - a filare la lana. Questi momenti di convivialità svolgeva- no una funzione essenziale nella trasmissione della cultura orale ed erano l’occasione per condividere canti e storie tradizionali o per improvvisarne di nuovi.

Molte delle attività della FCAYC, come ad esempio quelle dedicate alla formazione musicale, al teatro filodrammatico o a quello dei burattini, pos- sono interpretarsi come una strategia per abilitare gli abitanti a diverse forme di espressione e come un tentativo per aggiornare le modalità dei vecchi filandones, proponendo nuove occasioni per la creazione e la condivi- sione di narrazioni collettive.

Ai fini della nostra ricerca, l’esperienza della FCAYC evidenzia come l’orga- nizzazione di eventi espositivi possa costituire non solo un fine in se se stes- so ma l’occasione per articolare, intorno a progetti di lunga durata, un calendario di attività culturali di carattere eterogeneo.

Questa modalità di funzionamento consente alla fondazione, che può considerarsi a tutti gli effetti come una iniziativa promossa dall’alto, di espri- mere una chiara volontà di dialogo e la costante ricerca della complicità della propria comunità di riferimento nello sviluppo delle sue iniziative.