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Rilievo di tipo estensivo Studio preliminare dell’area, finalizzato all’ottimizzazione delle operazioni di rilevamento estensivo sia in termini d

4.2 dalle Banche datI 3d al modello ParametrIco

In ambito architettonico la documentazione degli edifici è sempre stata elaborata attraverso la realizzazione di una banca dati. Se si pensa ai disegni bidimensionali su carta, l’insieme delle tavole da disegno costituivano una raccolta informativa di dati finalizzati al racconto di un determinato spazio che sia architettonico o territoriale, attraverso l’impostazione di leggende di lettura ed elaborati secondo tematismi specifici. I processi di vettorializzazione CAD e BIM, come trattato nel capitolo 2, sono pressoché contemporanei, i sistemi CAD godono di aver avuto un maggior successo a livello di diffusione commerciale rispetto ai primi modellatori parametrici risultavano essere molto più simili al gesto di imprimere un disegno su un foglio, riscontrando da parte degli utenti fin da subito il vantaggio nell’utilizzo, e un evidente semplificazione della gestione dei disegni.

Con i sistemi CAD e i programmi di rappresentazione vettoriale l’archiviazione in fogli è stata ridotta a file di raccolta di disegni e di documenti digitali, che a loro volta strutturano i contenuti riguardo alle caratteristiche e al racconto dell’edificio, i documenti finiscono poi per essere plottati e revisionati manualmente, un modus operandi di revisione dei disegni proprio di una cultura che non nasce come nativa digitale, ma che ha una forma mentis abituata all’elaborazione e all’osservazione del dettaglio su carta stampata. Il BIM proponeva già dai primi sistemi l’utilizzo di blocchi di modello posizionati in un sistema tridimensionale, al tempo venne considerato dai più, un processo troppo complicato e pretenzioso rispetto ai mezzi limitati delle tecnologie contemporanee. Oggi con lo sviluppo dei software di modellazione oltre allo sviluppo hardware, e delle reti di comunicazione, il BIM trova la sua potenzialità sintentizzando ulteriormente i volumi dei database. L’ambizione è quella di essere un unicum con la funzione di gestire elementi solidi e di attribuire a ciascun elemento dei particolari attributi collegati allo stesso ambiente di visualizzazione e lettura rappresentato dal contenitore modello. Nella lettura semantica di un continuum architettonico costruito, tali categorie di elementi consentono di ordinare attributi e qualità andando esplicitando particolarità altrimenti inespresse, così da accrescere il valore informativo del modello sommandosi alle qualità più geometrico-spaziali che ne caratterizzano la forma. Quella condizione di analisi della forma mediante una scomposizione in spazio e carattere che descrive bene C. Norberg-Schulz all’interno di Genius

Loci e che sembrava aver trovato così tanto riscontro nella produzione di strategie documentate fondate nell’elaborazione di mappe informative digitali53, pare qui rinnovare il suo senso nello sviluppo di banche dati parametriche che non sono solo associate ad una componente geometrica, ma che ne sono parte integrante, un tutt’uno inscindibile in cui la lettura della struttura del luogo per livelli o contenitori trova una sua corrispondenza in un universo di modelli organizzati per classi e famiglie. In questa rimodulazione della figura associata al modello e della riqualificazione della struttura grafica del disegno architettonico, si rianima una tensione che riguarda l’affidabilità del disegno e l’esigenza di garantire quello standard di qualità che negli ultimi decenni, attraverso le tecnologie digitali, ha caratterizzato gli indirizzi di ricerca nell’ambito del rilievo e della rappresentazione architettonica. In questa prospettiva i modelli reality based vengono disegnati a partire dal dato acquisito mediante il rilievo architettonico e

Fig.23 La prima operazione per capire la complessità è la

diventa utile valutare quai sistemi di iterazione coinvolgono il metodo di costruzione del modello per definire protocolli metodologici più appropriati a garanzia dell’affidabilità. Il dato morfometrico, connesso e inseparabile dalla sua struttura, qualifica strumenti dove diversi attori collaborano in relazione alle finalità del processo. All’interno di un unico modello, che può configurarsi come un sistema HBIM, si inseriscono dati utili alla valorizzazione, alla fruizione, alla gestione e al controllo. Modellare partendo dal dato di acquisizione digitale, prende il significato di tradurre in superfici e volumi i punti geometrici, che a loro volta, nella fase di acquisizione, hanno subito una prima traduzione di tipo strumentale che ne ha permesso la replica all’interno di in uno spazio regolato dalle diverse coordinate cartesiane. Il ragionamento motore della fase di costruzione del modello digitale non si discosta troppo dal ragionamento di costruzione reale, in entrambe si utilizzano forme, materiali, procedure e strumenti.

Fig.24 Il modello HBIM diventa contenitore di differenti livelli

informativi. In questo caso sono stati definiti tre livelli di sviluppo del modello, uno corrisponde all’entità “facciata”, il secondo è definito dai dettagli geometrici, il terzo è definito dai parametri associati ai singoli elementi del modello ai quali sono incorporati parametri associati di azione di conservazione preventiva.

© A. Fornos, M. Castellano & F. Pinto Puerto.

Fig.26 Il livello di dettaglio geometrico del modello.

© A. Fornos, M. Castellano & F. Pinto Puerto.

Fig.25 Il livello di dettaglio geometrico del modello. E la possibilità

di filtrare ed evidenziare la componente di stato conservativo. In questo caso è evidenziata “la patina biologica”.

Digitalmente viene costruita una struttura geometrica di base che va a rappresentare l’ossatura dei vari elementi che sono modellati secondo una scomposizione analitica e catalogazione dei diversi elementi singolarmente per poi essere assemblati secondo una regola definita. Un processo di decostruzione e costruzione per svolgere un’azione di composizione consapevole è necessario analizzare gli elementi da disegnare attraverso la scomposizione del modello reale. Individuati gli elementi e il rapporto di interconnessione tra questi è possibile ricomporre il modello nella sua forma digitale, in questo processo di osservazione- scomposizione-ricomposizione, avvengono azioni implicite che determinano delle scelte rappresentative soggettive che vanno necessariamente ad influire sulla rappresentazione finale del modello. Questa scelta influisce in maniera drastica sulla forma finale di rappresentazione rendendo ogni modello unico in base alla soggettività del modellatore o del gruppo di modellatori coinvolti sullo stesso progetto di rappresentazione.L’evoluzione del modello statico (NURBS54) in modello di tipo dinamico parametrico trae i vantaggi della gestione informativa garantiti dal protocollo BIM. Parlando di patrimonio costruito le azioni di modellazione richiedono una definizione sia delle fasi di acquisizione del dato sia dei livelli di conoscenza e approfondimento del modello per definire un corretto iter procedurale di rappresentazione tridimensionale. La definizione di un modello HBIM è sinonimo di traduzione dell’informazione attraverso l’applicazione di protocollo volto a tradurre il dato metrico, in un modello, archetipo, risultato delle operazioni di rilievo, in geometrie di modello che possono essere il risultato, o della comparazione del dato con le librerie di famiglia proprietarie del software, modificandone là dove possibile e necessario gli attributi fino a raggiungere una sintesi geometrica delle forme tramite una discretizzazione del dato o tramite la modellazione completa dell’oggetto generando le forme attraverso operazioni che emulano l’atto della lucidatura e del disegno degli elementi55. Gli strumenti per l’acquisizione del dato del rilievo diventano il mezzo attuativo nella scelta della qualità del modello dell’oggetto da rappresentare. Il problema della rappresentazione che il rilevatore si trova ad affrontare, si basa sulla scelta delle modalità e degli strumenti considerati più adatti all’obiettivo della figurazione architettonica. La forma reale architettonica, è l’insieme dalle mancanze, dalle sovrapposizioni, e dalle irregolarità che inquinano la purità della forma e stratificano l’architettura di segni e storia, che ne narrano un’identità. La riproduzione e la comunicazione di tale identità percepita

durante l’osservazione e l’esperienza percettiva è l’ambizione del modello digitale.Il rilievo architettonico assume, così il ruolo di primo modellatore, strumento tramite il quale il modello architettonico ha una prima trasposizione digitale. In questo caso la prima codifica avviene attraverso la scelta degli strumenti di acquisizione e la progettazione delle riprese fattori che influiscono nel processo di codifica degli elementi, restituendo una rappresentazione dell’oggetto che dipende dal grado di dettaglio strumentale e dal numero di riprese effettuate, espressione di determinate qualità caratterizzanti l’oggetto reale56.In letteratura, pur emergendo vantaggi dal punto di vista delle aspettative rivolte all’utilizzo dei sistemi BIM nell’applicazione al settore del Cultural Heritage occorre porre delle riflessioni di tipo strettamente operativo che nascono dalla relazione tra complessità reale, rilievo e rappresentazione. Il problema da un lato riguarda la limitazione strumentale software e hardware che seppur negli ultimi anni è stata ampiamente migliorata e stia continuando il suo sviluppo data la necessità ancora si attesta una mancanza di una completa interoperabilità tra i sistemi BIM e quelli di rilevamento. Da una parte, i dati di acquisizione strumentale generano banche dati di grandi dimensioni in termini di byte che non sempre i software di modellazione riesco a supportare. I software di modellazione BIM invece nascono per uno scopo differente, prediligendo file leggeri in termini di byte, a differenza dei software di gestione delle nuvole di punti come nascono per rendere fluidi i processi di elaborazione, ottimizzazione e visualizzazione di banche dati popolate dal milioni di punti. Dall’altra la limitazione è di tipo accessorio, oltre a limitazioni di scelta strumenti all’interno delle palette di disegno, vi è una rigidità data dai parametri di vincolo che non permettono il disegno di geometrie di forma giudicata irregolare dall’algoritmo di sistema, privilegiando secondo la filosofia BIM la semplificazione geometrica e la riduzione degli sprechi di tempo impiegato nella modellazione di fino di elementi. Le ricerche evidenziano la necessità di ottimizzare i processi di rappresentazione, che oltre ad esser utili siano descrittivi dello stato di fatto e che ne permettano una logica comprensione dei sistemi e delle gerarchie che intercorrono tra i differenti componenti del modello - monumento. La codifica avviene dapprima attraverso una sintesi strumentale e poi attraverso una sintesi di interpretazione delle forme e delle qualità dei diversi elementi, attraverso un’analisi degli elementi rivolta alla strutturazione di un abaco indicizzato degli oggetti che andranno a comporre il modello. L’individuazione degli elementi di composizione della forma architettonica è rivolta alla definizione delle

Fig.27 Alla base della rappresentazione delle geometrie complesse

anche per i modelli BIM valgono le operazioni di estrusione, rotazione, sweep e lofting per la costruzione geometrica di elementi complessi. A queste operazioni viene poi vincolato il dimensionamento parametrico tramite un’azione di quotatura diretta del modello, grazie alla quale vengono definiti i parametri di modifica.

Fig.28 Schematizzazione delle operazioni utilizzate per la realizzazione del modello, l’oggetto viene costruito lavorando su operazioni di

unione e sottrazion di solidi e vuoti. Nella modellazione i solidi “vuoti” svolgono un ruolo chiave per otternere le geometrie di modello desiderate, è proprio attraverso l’utilizzo dei vuoti che il solido viene caratterizzato nel dettaglio.

Nella coposizione del modello è comunque preferibile limitare il più possibile l’utilizzo dei vuoiti per generare geometrie complesse di modello ma utilizzarla là dove necessaria, poichè vanno a complicare la relazione tra modello-parametro in modello-vuoto-paramentro, richiedendo la necessaria modifica secondo lo stesso criterio di parametro sia del modello che del vuoto. In ogni caso bisogna valutare la complessità del modello e scegliere il grado di rappresentazione più opportuno. © Aubin.

differenti categorie di modello. All’interno di un’architettura complessa, che sia un’analisi a scala territoriale o a un livello di dettaglio, è possibile porre una macro distinzione degli elementi vengono individuati quegli elementi replicabili ovvero quelle categorie appartenenti al modello per le quali una volta definiti i parametri di base ne é possibile la ripetizione all’interno del modello, tali tipologie di elementi saranno costruiti tramite la strutturazione di una famiglia di progetto, e quegli elementi di categoria isolata di cui non è necessaria la replica in serie per motivazioni o di singolarità o di complessità geometrica.Se per quegli elementi replicabili risulta efficace la riduzione delle fasi di modellazione ad una unica in cui si definiscono i criteri rappresentativi delle forme e i parametri di gestione e di annotazione della categoria di modello da ripetere in serie all’interno del progetto, per gli elementi che non sono replicabili risulta più efficace la scelta di una modellazione di tipo in-place57, per la rappresentazione

del dato come modello generico direttamente all’interno dell’area di progetto o qualora l’oggetto sia caratterizzato da un elevato grado di complessità operazioni di reverse

modeling58 per la rappresentazione posso ovviare a tentativi

dispendiosi in termine di tempi e poco efficaci in termi di qualità di rappresentazione.

4.3

la ProBlematIca della raPPresentazIone

dellegeometrIecomPlesse

Il paradosso e la domanda che sorge spontanea è perché se l’acquisizione da tecnologia laser scanner fornisce un dato di tipo tridimensionale, per l’elaborazione dei modelli si debba fare un passaggio, quasi obbligato che implica la realizzazione di planimetrie e sezioni a carattere bidimensionale utilizzando sistemi CAD per la strutturazione delle linee guida per la generazione dei solidi di modello. La modellazione di elementi complessi del patrimonio architettonico ha orientato una serie di studi verso l’utilizzo di strumenti ausiliari. Il termine “dimensione” è qui usato nel senso letterale della matematica degli oggetti fisici: come il numero minimo di coordinate richieste per specificare un punto nello spazio. Ciò deriva dal tipo di oggetti descritti in un progetto: oggetti fisici come elementi di costruzione e spazi, descritti attraverso la loro geometria, nella tradizione stabilita nel Rinascimento. Nel parlale di dimensioni BIM, si tende ad usare il termine metaforicamente, parlando di dimensioni per esprimere capacità di elaborazione delle informazioni per vari aspetti. Tale uso metaforico della “dimensione” è abbastanza comune: si parla spesso di dimensione sociale e

culturale o di dimensione economica e tecnica, per indicare che ci sono diversi aspetti complementari a un fenomeno59. L’inclusione esplicita di informazioni non geometriche nel BIM invita all’estensione delle dimensioni all’intero spettro di informazioni coperto dal BIM, oltre le tre dimensioni geometriche. Proprio come le dimensioni geometriche, qualsiasi altra dimensione dovrebbe essere presente nei singoli simboli in un modello, come informazioni che descrivono una proprietà specifica dell’oggetto indicato. La ragione di ciò è che il BIM è una rappresentazione simbolica: utilizza simboli discreti per descrivere oggetti del mondo reale, in particolare elementi di edifici e spazi, in un modo simile a come ad es. un alfabeto usa grafemi (lettere) per rappresentare fonemi (suoni). La corrispondenza tra simboli e oggetti del mondo reale può essere imperfetta: la lettera ‘a’ in inglese corrisponde a cinque fonemi diversi, mentre in BIM ogni singolo simbolo di muro è prodotto da una segmentazione principalmente geometrica delle reti murarie di un edificio. Nonostante tali limitazioni, le rappresentazioni simboliche hanno vantaggi significativi, come evidenziato il BIM si basa anche su un insieme di simboli, che sono collegati tra loro in un grafico che descrive le loro relazioni. A prima vista, l’insieme dei simboli BIM può sembrare troppo grande, addirittura infinito. Per correggere questa impressione, è necessario avvicinarsi ai simboli BIM attraverso le loro gerarchie tipologiche. Ad esempio, si potrebbe sostenere che tutti i muri interni possono essere descritti con lo stesso simbolo. Qualsiasi raffinamento di questo tipo generale potrebbe quindi essere visto come una questione di proprietà del simbolo: dimensioni, materiali, prestazioni ecc. Possono differire ma il simbolo rimane lo stesso, in modo simile a una lettera ‘a’ che può avere diversi caratteri, dimensioni o colori. In altre parole, l’astrazione tipologica può trasformare i simboli del BIM in un insieme gestibile. Le dimensioni sono presenti nei simboli BIM, in linea di principio come proprietà dei simboli (le relazioni sono principalmente vincoli sulle proprietà, ad esempio la co-terminazione di due muri uniti). Un simbolo in BIM ha una serie di proprietà, ognuna delle quali rappresenta una caratteristica dell’oggetto del mondo reale corrispondente: dimensioni geometriche, materiali, caratteristiche di prestazione ecc. Tali proprietà popolano entrambi gli standard come IFC, che definisce i simboli, e il software BIM, dove si entra e manipola i simboli. In entrambi i casi, le proprietà dei simboli BIM tendono ad essere un miscuglio: non includono solo dati come la lunghezza e l’altezza di un muro, che sono essenziali per la sua descrizione (dati primari, secondo le teorie semantiche dell’informazione) ma anche prodotti

Fig.29 Oltre alla modellazione direttamente all’interno del software,

è possibile inserire all’interno del modello BIM degli oggetti ottenuti dall’elaborazione mesh di nuvole di punti. Viene utilizzato questo sistema di rappresentazione, quando è valutato necessario ai fini descrittivi, un modello di alto livello di dettaglio per geometrie particolarmente complesse da esplicitare attraverso gli strumenti di modellazione. Per poter mantenere la scomposizione semantica degli elementi, una volta generata la maglia mesh dell’elemento in questo caso una colonna della facciata monumentale della Certosa di Pavia, viene risuddivisa secondo una scomposizione in sottoelementi, in questo modo è possibile ricomporre il modello geometrico assemblando i diversi elementi ed associare a ciascuno di essi differenti livelli informativi, come annotazioni e fotografie.

di calcoli (dati derivati), come l’area e il volume del muro. Ciò vale anche per le caratteristiche termiche, acustiche, di sicurezza antincendio e di altre prestazioni, che possono essere calcolate sulla base di dati primari come le dimensioni e la composizione del materiale della parete.Per questo si sviluppano dei protocolli metodologici volti a ridurre i tempi di modellazione con la tendenza di annullare, per quanto possibile, la fase dedicata al disegno bidimensionale degli elementi. Tramite dei plugins dedicati, è possibile visualizzare il dato della nuvola di punti all’interno del software Revit. L’utilizzo di plugins per la visualizzazione della nuvola di punti hanno il vantaggio di ridurre i tempi di attesa dovuti all’eventuale importazione ed esportazione e conversione dei dati dei file di scansione in un formato della nuvola di punti compatibile con Revit, constatato che il software di default predilige il dialogo con il programma proprietario Autodesk ReCap, oltre a non sovraccaricare il file in termini di byte. Visualizzata la nuvola di punti tramite CloudWorx è possibile impostare i diversi livelli di riferimento che vanno a strutturare una griglia ordinata e indicizzata che sarà lo scheletro del modello, utile durante le successive fasi di modellazione. Tale metodologia di visualizzazione offre il vantaggio di avere un controllo continuo sulla corrispondenza e l’aderenza tra il dato tridimensionale del rilievo metrico e il ridisegno 3D degli elementi. Per gli elementi come muri, pavimenti, tetti, scale spesso risulta possibile adattare delle famiglie pre impostate dal software modificandone le informazioni dimensionali e stratigrafiche tramite la compilazione di parametri di modello e la modifica diretta delle le linee di disegno tramite dei punti di controllo. Per gli elementi con geometrie più complesse come volte, colonne, finestre, balaustre o elementi di decoro come statue, targhe, cornici, è necessario prevedere un strategia di modello differente. Per queste tipologie di elementi è consigliato valutare se creare una famiglia per l’elemento da inserire nel modello o se modellarlo direttamente nell’ambiente di progetto come modello generico associandolo poi ad una categoria specifica di elementi. nel dettaglio di modellazione dei singoli modelli di colonna con le proprie differenze. Sono state create tre famiglie di modello suddivise in base alle macro tipologie di colonna individuate durante il censimento degli elementi. Per la rappresentazione degli elementi con linee e geometrie complesse come le statue ed elementi presenti all’interno del cortile è stato preferito rappresentarli utilizzando l’importazione di modelli mesh generati dall’elaborazione tramite specifici software di elaborazione della nuvola di punti (Geomagic DX e MeshLab). L’omissione di tali

elementi, che vanno a caratterizzare l’ambiente, dandone una specifica identità e riconoscibilità tra i differenti ambienti dell’edificio avrebbe privato il modello di essenziali informazioni narrative legate al luogo. Tali modelli mesh una volta convertiti con un estensione di file compatibile con il software (.dxf) sono riconosciuti da Revit come modelli

statici non modificabili, risulta comunque possibile creare una famiglia specifica per ciascun elemento che permette di