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Se la ricezione di Dante in Leone XIII si concentra sul debito del poeta verso il tomismo, e in Pio X si incentra sul valore catechetico dell‟opera dantesca, la ricezione di Benedetto XV segna una linea spartiacque nella rivalutazione dell‟Alighieri da parte degli ambienti ecclesiastici. Giacomo Della Chiesa, infatti, è il primo papa a dedicare al sommo poeta, in occasione della ricorrenza del sesto centenario della morte, un‟enciclica, In praeclara, con l‟intenzione esplicita e fondamentale di dimostrare l‟appartenenza di Dante alla fede cattolica e il pieno riconoscimento da parte dell‟Alighieri del ruolo del pontefice.

Questo progetto commemorativo aderisce a pieno titolo alla volontà di Benedetto XV di orientare il proprio pontificato verso il dialogo con il mondo contemporaneo e con la modernità. Egli, prima di intraprendere gli studi teologici nel collegio romano di Capranica, aveva frequentato la facoltà giuridica e si era laureato presso una università statale, la Reale Università di Genova, entrando in relazione con le problematiche del mondo laico di quegli anni. Di questa urgenza di confronto ed apertura sono chiara manifestazione i suoi discorsi, le sue encicliche e le sue iniziative politiche, a partire dalla denuncia alla prima guerra mondiale, definita «inutile strage», fino alla costituzione del servizio diplomatico vaticano, e la fondazione dell‟Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano95.

L‟impegno per divulgare gli insegnamenti di fede, la necessità di proporre una soluzione definitiva alle incomprensioni tra Stato e Chiesa; la volontà, sulla

95 Cfr. T. Bertone, Incipit, nel volume miscellaneo Benedetto XV, profeta di pace in un mondo in crisi, a cura di

scorta del magistero di Leone XIII, di divulgare il tomismo sono i capisaldi del magistero di Benedetto XV96.

Tra le scelte fondamentali del suo pontificato si annovera l‟impegno per la pace e per una nuova giustizia sociale, fondata sui diritti inalienabili di ognuno. Questo impegno si traduce, sul piano pratico, nella costituzione, presso la Santa Sede, di un ufficio per ricongiungere i prigionieri di guerra con le loro famiglie, per collaborare anche attivamente al servizio di ricerca dei dispersi, di accoglienza degli sfollati e dei feriti. Per papa Della Chiesa importantissimo è il confronto con la vita sociale: sarà lui a revocare il «non expedit», ad appoggiare la partecipazione dei cattolici alla vita politica e a porre fine al conflitto ideologico tra modernisti e tradizionalisti97.

Già nella sua prima enciclica, Ad beatissimi apostolorum (1914), egli riflette sulla gravità del clima di decadimento morale ed etico che, mettendo da parte Dio, ha posto le premesse per lo scoppio di un conflitto armato (la prima guerra mondiale) che si rivelerà crudele e sanguinoso. La modernità, scrive il pontefice, facendo a meno della religione, fa sì che l‟uomo cada nell‟errore di non credere più nella felicità eterna, che ha sostituito agli onori e ai piaceri terreni, causando così una nuova incivile barbarie, in cui a prevalere sono la prepotenza e l‟invidia98.

In un siffatto clima sociale, l‟occasione del centenario della morte di Dante offre la possibilità di ripensare il messaggio dell‟Alighieri attraverso l‟ottica della fede, per educare una nuova società, riconciliata con Dio, in antitesi al regresso spirituale e morale di quegli anni.

L‟iniziativa di celebrare il poeta attraverso la veste solenne dell‟enciclica risponde alla più ampia esigenza di rilanciare la cultura cattolica nel mondo contemporaneo. Il documento, infatti, si colloca all‟interno di un progetto che

96 Cfr. L. Mauro, Introduzione, in Benedetto XV, profeta di pace in un mondo in crisi, cit., pp. 11-14: p. 12. 97 Cfr. M. Sànchez Sorondo, Profilo di Benedetto XV, in Idem, I papi e la scienza nell’epoca contemporanea,

Jaca Book, Milano 2009, pp. 3-6.

98 Cfr. A. Scottà, Benedetto XV e la chiesa di Dante, in Dante e i papi. Altissimi cantus: riflessione a 40 anni

dalla Lettera Apostolica di Paolo VI, Atti della giornata di studi danteschi, a cura di L. Fava Guzzetta, G. Di

prevede la commemorazione di tutti quegli uomini illustri che, incarnando con la loro vita gli ideali di un‟esistenza cristiana, sono diventati esempi magnanimi per tutti i credenti: santa Margherita Maria Alacoque (allocuzione Non va

lunghi, del 6 gennaio 1918; bolla Ecclesiae consuetudo, del 13 maggio 1920);

san Bonifacio (enciclica In hac tanta, del 14 maggio 1919); santa Giovanna d‟Arco (bolla Divina disponente, del 16 maggio 1920); san Girolamo (enciclica

Spiritus Paraclitus, del 15 settembre 1920); sant‟Efrem il Siro (enciclica Principi Apostolorum, del 5 ottobre 1920); san Francesco d‟Assisi (enciclica Sacra propediem, del 6 gennaio 1921); san Domenico di Guzman (enciclica Fausto appetente, del 29 giugno 1921). Questi modelli vengono celebrati dal

pontefice proprio in virtù della loro consacrazione allo studio della Sacra Scrittura e alla divulgazione del messaggio cattolico; a costoro il pontefice aggiunge, cogliendo la propizia occasione, Dante Alighieri (enciclica In

praeclara, del 30 aprile 1921)99.

La scelta è di grande significato proprio perché denota la volontà di equiparare il poeta ai santi e ai dottori della Chiesa, divulgatori del messaggio di Cristo. Non a caso Benedetto XV sottolinea come tra le fonti dantesche figuri la Bibbia e come tra i suoi insegnamenti il più importante sia la reverenza per i testi sacri:

La Santa Scrittura esige la venerazione più assoluta di tutti i fedeli ed è con sommo rispetto che bisogna accettare tutto ciò che essa racchiude. Dante conferma ciò dicendo che, benché vi siano molti segretari nella parola divina, tuttavia il solo che detta è Dio, il quale si è degnato di servirsi della penna di molti scrittori, per comunicarci il suo messaggio di bontà100.

Insomma, è il pensiero stesso di Dante che ha in sé tutte le possibili motivazioni perché il pontefice si interessi alla sua opera e se ne faccia divulgatore. Dante, infatti, si è più volte servito della fonte biblica, degli insegnamenti spirituali dettati da Dio e giunti attraverso i profeti, i discepoli, i concìli. Per questa ragione l‟Alighieri è del tutto simile ai santi celebrati dal papa; anch‟egli, infatti,

99 A questo proposito cfr. la biografia di Benedetto XV pubblicata sul sito www.vatican.va.

100 Benedetto XV, In praeclara (30 aprile 1921), in Enchiridion delle Encicliche, IV, EDB Bologna 1999, pp.

rispetta pienamente la Chiesa e chi ne fa parte, primo fra tutti il pontefice, il cui ruolo di guida nella fede viene equiparato, secondo la più canonica ortodossia, alla Parola di Dio. Dice il pontefice: «Di qui l‟energica esortazione ch‟egli rivolge ai cristiani: dal momento ch‟ essi hanno i due Testamenti e nello stesso tempo il pastore della Chiesa per guidarli, si reputino soddisfatti di questo mezzo di salvezza»; riporta anche in nota i versi di Pd V 76-78, «Avete il vecchio e il novo Testamento / e il pastor de la chiesa che vi guida: / questo vi basti a vostro salvamento»101.

Nata dalla necessità di reagire alla critica laicista, l‟enciclica contiene varie osservazioni sul pensiero del poeta: scopo del documento non è solamente quello di riconoscere i meriti artistici della Commedia, ma anche, è soprattutto, quello di spiegare le motivazioni per cui si può definire Dante poeta e divulgatore della fede cattolica. Come si deduce facilmente già dai destinatari privilegiati del documento (sono i «diletti figli professori ed alunni di tutti gli istituti cattolici d‟insegnamento letterario e d‟alta cultura, nel sesto centenario della morte di Dante Alighieri»102), il pontefice infatti insiste sul ruolo pedagogico-educativo dell‟opera dantesca proprio perché è convito sostenitore della fedeltà del poeta agli insegnamenti del magistero ecclesiastico che, insieme alle verità di fede, gli avrebbero fornito un serbatoio dal quale attingere per le sue opere. Egli giunge al punto di attribuire proprio ai contenuti cattolici il merito del suo genio103.

101 Ibidem. Le citazioni dantesche dei papi non sempre corrispondono dell‟edizione critica del Petrocchi. Ho

preferito riportare sempre i testi pontifici nella loro forma originale, dalla quale si potrebbe evincere o la consultazione di una edizione della Commedia precedente a quella di Petrocchi (a maggior ragione se si tratta di documenti precedenti al 1966-1967) o un richiamo dantesco affidato alla memoria. In questo caso specifico l‟edizione del Petrocchi riporta: «Avete il novo e ‟l vecchio Testamento, / e ‟l pastor de la Chiesa che vi guida; / questo vi basti a vostro salvamento».

102 Il titolo completo è: Lettera enciclica del santissimo signor nostro Benedetto per Divina Provvidenza papa

XV ai diletti figli professori ed alunni di tutti gli istituti cattolici d’insegnamento letterario e d’alta cultura, nel sesto centenario della morte di Dante Alighieri, Tipografia poliglotta vaticana, Roma 1921.

103 Cfr. G. di Giannatale, Dante e l’autorità della Chiesa, «Sapienza. Rivista internazionale di filosofia e

teologia», XXXVI (1983), pp. 415-440: p. 415. Ed anche L. Mauro, L’enciclica di Benedetto XV su Dante

L‟Alighieri, quindi, tra i molti uomini illustri che hanno onorato il cattolicesimo con le lettere e le arti, non può che occupare un posto di assoluto rilievo; e l‟occasione del centenario è utile per ribadirlo:

Nella gloriosa schiera degli uomini illustri, che con la loro splendente fama fanno onore al cattolicesimo e che, in tutti i campi, ma particolarmente in quello delle lettere e delle belle arti, hanno magnificamente servito la società e la Chiesa con gli immortali frutti del loro genio, occupa un posto veramente particolare Dante Alighieri, della cui morte si celebrerà tra poco il sesto centenario. Forse non sono mai rese così grandi dimostrazioni di omaggio al genio di Dante come ai nostri tempi. E infatti non è solo l‟Italia - la quale giustamente si gloria di avergli dato i natali - che si accinge con entusiasmo a celebrare la sua memoria; sappiamo che in tutte le nazioni civili, quante esse siano, si sono costituiti speciali comitati di dotti, affinché il mondo intero celebri con comune elogio questa insigne gloria dell‟umanità104.

La Chiesa, depositaria e custode delle verità contenute, risemantizzate e espresse in poesia nella Commedia e divulgate filosoficamente nella Monarchia e nelle altre opere, non può astenersi dal sottolineare questa appartenenza. Al contrario, riconoscendo al poeta la piena adesione all‟ortodossia, il documento conferisce alla Chiesa il diritto dovere di assumere il ruolo di guida per le celebrazioni del centenario105:

In verità è necessario non solo che in questo magnifico coro di autorevoli voci la Nostra non manchi, ma anzi che in un certo modo la diriga; la Chiesa ha ben diritto di reclamare, per prima, l‟Alighieri come suo figlio. Fin dall‟inizio del Nostro pontificato, chiedevamo in una lettera all‟arcivescovo di Ravenna che si abbellisse, in vista del centenario dantesco, la basilica vicina alla tomba di lui; oggi, per inaugurare le celebrazioni di questo centenario, Ci è sembrato bene rivolgerci a tutti voi, figli diletti, che, sotto la tutela della Chiesa, vi dedicate allo studio delle lettere, per mostrarvi più chiaramente ancora quale sia la stretta comunione fra Dante e questa cattedra di Pietro, e come sia di somma giustizia l‟attribuire, in gran parte, al cattolicesimo gli elogi tributati a sì grande nome.

E in primo luogo, se si pensa che, durante tutta la sua vita, il nostro Dante ha professato in maniera esemplare la religione cattolica, sembra davvero soddisfare i suoi voti, ponendo le feste del suo centenario sotto gli auspici della religione106.

104 Benedetto XV, In praeclara, cit., p. 705.

105 Cfr. L. Mauro, L’enciclica di Benedetto XV su Dante Alighieri, in Benedetto XV, profeta di pace in un mondo

in crisi, cit., p. 290. A questo proposito si legga il passo dell‟enciclica: «In verità è necessario non solo che in

questo magnifico coro di autorevoli voci la Nostra non manchi, ma anzi che in un certo modo la diriga; la Chiesa ha ben diritto di reclamare, per prima, l‟Alighieri come suo figlio» (Benedetto XV, In praeclara, cit., p. 705).

La dichiarazione, esplicita e inequivocabile, di Benedetto XV circa l‟ortodossia di Dante non era condivisa da tutti, ma solo da una delle due opposte correnti che si erano organizzate per i festeggiamenti del centenario. Nella città di Ravenna, che rappresenta a mio avviso il caso più emblematico di tale divisione, si erano addirittura venuti a costituire due diversi comitati, uno laico e l‟altro cattolico, anzi, il comitato cattolico si era costituito in risposta alle interpretazioni del pensiero dell‟Alighieri in chiave laicista; interpretazioni che l‟avevano etichettato come anti-cattolico e anti-papale107.

Può valere come esempio, per dimostrare la strumentalizzazione anticlericale del pensiero di Dante da parte della cultura laicista del primo Novecento, un concorso di studi danteschi bandito, nella ricorrenza del centenario, quando era ancora pontefice Leone XIII, dal ministro dell‟istruzione Baccelli, e duramente denunciato da un articolo apparso sulla «Civiltà cattolica». Il trafiletto con grande disappunto riporta le parole di un laicista anticlericale che riassumono lo spirito dell‟iniziativa: «laici contro chierici; ecco il vero significato della festa dantesca. Voi, chierici, suonerete le vostre campane; noi laici, canteremo le terzine di Dante: voi, chierici, sarete gli Arcivescovi Ruggieri, noi, laici, i Conti Ugolini della Gherardesca»108. Pur risalendo al 1900 e quindi di qualche anno precedente rispetto al documento di Benedetto XV, il brano qui riportato rende bene, a mio avviso, il clima di chiusura e acerbo contrasto che caratterizza le due anime interpretative del dantismo di quegli anni.

Per opporsi a questa concezione, si pubblica a Ravenna un periodico intitolato «Il VI centenario dantesco», bollettino bimestrale che illustra le varie attività intraprese dal comitato cattolico per onorare l‟Alighieri, proprio in quanto poeta della Chiesa e cantore delle verità di fede, e per giustificare e meglio dimostrare

107 Cfr. L. Mauro, L’enciclica di Benedetto XV su Dante Alighieri, in Benedetto XV, profeta di pace in un mondo

in crisi, cit., p. 292.

108L‟articolo, aspro e polemico, compare anonimo, sotto il titolo di Cose italiane, sulla «Civiltà Cattolica», vol.

lo stretto legame del poeta con la religione109. Alla volontà di asserire la cattolicità di Dante, sottraendo la sua opera da qualsiasi interpretazione eterodossa, rispondono prima le pubblicazioni del bollettino, dal 1914 al 1921, e poi, in perfetto accordo, il documento di Benedetto XV (anche perché il bollettino era sorto sì, come si è detto, per iniziativa del comitato cattolico di Ravenna, ma con la piena condivisione del Vaticano, già prima dell‟elezione del Della Chiesa a pontefice)110.

Fondato nel 1913, sotto l‟egida della Santa Sede, il comitato cattolico sceglie come presidente l‟arcivescovo Pasquale Morganti e viene riconosciuto da Pio X. Il papa, infatti, manifesta grande interesse per le iniziative del Comitato, garantendo pieno appoggio alle proposte avanzate per dimostrare e giustificare il cattolicesimo dell‟Alighieri. Ne è prova la lettera che il Segretario di Stato, Raffaele Merry del Val, indirizza, il 6 settembre del 1913, a monsignor Morganti per informarlo di quanto il Vaticano ritenga opportuno celebrare, con il dovuto decoro, chi, come Dante, aveva fatto propri gli insegnamenti cattolici, a tal punto da poter essere definito un vero e proprio cantore della fede111. Eletto un anno dopo, il 3 settembre del 1914, il nuovo papa Benedetto XV, per meglio sovrintendere allo svolgimento delle iniziative, si preoccupa di moltiplicare le udienze private destinate a monsignor Mesini, segretario del Comitato, durante le quali, oltre ad un lascito pecuniario per il restauro della chiesa di san Francesco, ribadisce più volte la volontà che la celebrazione del centenario risulti grandiosa e solenne112.

I membri del Comitato avevano salutato con grande gioia l‟elezione del nuovo pontefice, che era stato, ancora cardinale, membro onorario della presidenza dell‟Associazione, appoggiandone e sostenendone le iniziative. Già da porporato

109 A questo proposito si leggano, come esemplificativi, l‟articolo introduttivo del primo fascicolo del bollettino

del 1914, intitolato Incominciando, a firma della redazione, alle pagine 1-3, e quello intitolato Studiamo Dante, anonimo, sullo stesso fascicolo, alle pagine 9-10.

110 Cfr. Incominciando, «Il VI centenario dantesco», n. 1 (1914), p. 1.

111 Cfr. L. Mauro, L’enciclica di Benedetto XV su Dante Alighieri, in Benedetto XV, profeta di pace in un mondo

in crisi, cit., p. 293 e l‟articolo Incominciando, «Il VI centenario dantesco», n. 1 (1914), pp. 1-4.

aveva, quindi, accettato l‟invito dei membri dell‟organizzazione ed era così entrato a farne parte attivamente, approvando e incoraggiando le varie iniziative e mantenendo sempre un rapporto diretto con il segretario. Questi si era recato a Bologna dal cardinale Giacomo Della Chiesa per aggiornarlo sulle proposte della delegazione e il futuro Benedetto XV gli aveva ricordato il suo suggerimento al Municipio di Ravenna perchè utilizzasse il lascito dell‟allora papa Leone XIII per l‟edificazione di un mausoleo dedicato a Dante e per la costituzione di una Sala Dantesca presso la Biblioteca Classense. L‟elezione al soglio di Pietro conferma la vicinanza di Giacomo Della Chiesa al Comitato (con la moltiplicazione delle udienze private concesse ai suoi membri). Il primo incontro avviene il 6 ottobre del 1914: monsignor Mesini si reca a Roma per salutare il nuovo papa e per portargli l‟omaggio dell‟associazione ravennate. Accompagnato da monsignor Enrico Salvadori, fornisce il resoconto dei lavori svolti nell‟arco del primo anno, presenta le nuove proposte ed illustra progetti per gli anni successivi, ottenendo il plauso e la benedizione del pontefice113. Dopo pochi giorni, il 28 ottobre, Benedetto XV indirizza a monsignor Pasquale Morganti il breve Nobis ad catholicam, in cui già si parla dei preparativi per l‟anniversario:

A Noi […] tu hai voluto offrire una testimonianza di devozione e di deferenza, anche a nome del Comitato che sta preparando le solenni celebrazioni in onore del divino Alighieri, mentre sta per compiersi il sesto secolo da quando quella splendida luce dei poeti si è spenta in codesta antichissima città.[…] I Nostri illustri Predecessori […] hanno sempre protetto le belle arti e le lettere e hanno colmato di meritate lodi e di onori quegli uomini che per acume d‟ingegno e per vastità di cultura diedero lustro al loro secolo e affidarono all‟eternità il loro nome. Nel numero di costoro è da ascrivere certamente l‟Alighieri, cui non sappiamo se alcun poeta può essere paragonato dopo quell‟Omero degli antichissimi tempi114.

113 Si legga l‟editoriale intitolato S. S. Papa Benedetto XV, «Il VI centenario dantesco», n. 5 (1914), p. 86. 114 Benedetto XV, Epistola, Nobis ad catholicam, 28 ottobre 1914, www.vatican.va. È possibile leggere questo

documento anche nell‟articolo anonimo Benedetto XV e il centenario di Dante, «L‟indicatore dantesco: periodico mensile», n. 1 (1915), pp. 3-7. L‟originale in latino è stato pubblicato su Acta Apostolicae Sedis, anno VI, vol. VI, Tipografia poliglotta vaticana, Roma 1914, pp. 582-583. La stessa lettera è stata pubblicata infine (sebbene con una diversa traduzione italiana) anche sul bollettino «Il VI centenario di Dante», n. 6 (1914), p. 110. Si può leggere il testo in latino alle pagine 111 e 112 dello stesso fascicolo.

Le celebrazioni solenni sono un atto dovuto a chi si è distinto nel campo delle arti, ma la ragione più importante non risiede in un gesto di mecenatismo, seppure opportuno, bensì nell‟appartenenza di Dante alla Chiesa cattolica:

Si aggiunge una certa particolare ragione per cui riteniamo che sia da celebrare il suo solenne anniversario con memore riconoscenza e con grande concorso di popolo, per il fatto che l‟Alighieri è nostro. Infatti il poeta fiorentino […] congiunse l‟amore per la natura all‟amore per la religione e conformò la sua mente ai precetti desunti dall‟intima fede cattolica e nutrì il suo animo con i più puri ed elevati sensi di umanità e di giustizia.

Benedetto XV non ha dubbi nel riconoscere l‟adesione del poeta al cattolicesimo e addirittura giunge a giustificare, e quasi smorzare, i toni aspri e polemici delle sue invettive antipapali, che mai hanno fatto vacillare la sua fede ardente115. È importante mettere in evidenza il punto fondamentale attorno al quale ruota la ricezione di Dante in Benedetto XV116; ricezione che troverà poi la sua più autorevole espressione nell‟enciclica: la presenza, nell‟opera dell‟Alighieri, non solo di contenuti desunti dallo studio della filosofia e dall‟osservazione della realtà, ma soprattutto dalla cultura cristiana. La fede del poeta è inoltre tanto ardente da alimentare ogni aspetto della sua opera, che mai si discosta dall‟ortodossia anche nei momenti di più grande disperazione (come l‟esilio) o