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tto migratorio familiare,

olta in comportamenti prevaricatori o violenti.

oni e violenze a causa di

ne che partono in cerca di emancipazione o per sfuggire da condizioni di vita o ruoli

dagno e che poi, all’arrivo, ricattano in vari modi le donne irregolari e prive di aiuto e sostegno, costringendole a contrarre debiti elevati, sequestrando i documenti, in alcuni casi inserendole in circuiti criminali e avviandole alla prostituzione.

La decisione di partire avviene spesso in seguito a una rottura nei legami familiari o di coppia

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Fino a pochi anni fa, l’immigrazione a Modena era or ata piu to al m hile, p hé il mercato del biva fo oro maschile d piega n lav esanti. Oggi la situazione è cambiata, da un lato perché una buona pa eg ni reclutati in quegli anni si sono inse to le famiglie, dall’altro perché la richiesta del mondo del lavoro si è trasformata: l’industria è più automatizzata, ma soprattutto si è verificato uno spostamento verso il sett luogo dei servizi alla persona e di assistenza sanitaria, ma anche di col nel settore della ristorazione.

dell’esperienza si allunga sempre di più, il rapporto con il paese di origine, pur mantenendosi stretto, perde i contorni di realtà e diventa più sfumato. L’immagine della vita passata si fa più rarefatta, in alcuni casi quasi mitica. Diviene necessario riprogettare se stesse, la propria vita, il proprio futuro.

Donne che partono per motivi economici, da sole ma entro un proge

che prevede di ricongiungere i figli e/o il coniuge in un secondo tempo. Si tratta di donne peruviane, filippine, dell’America Latina , dell’Est Europa, ma anche da alcuni paesi dell’Africa Sub-Sahariana. I ricongiungimenti familiari possono diventare difficili perché è la donna, migrata per prima, che richiama il marito e ha un reddito migliore, un lavoro più stabile, sa orientarsi meglio, capisce la lingua. Questo può essere molto destabilizzante per la coppia e crea forti difficoltà al partner, per il quale l’ansia di riaffermare il proprio ruolo di capofamiglia può sfociare talv

Donne che partono per motivi politici: donne che fuggono da guerre e violenze, che chiedono asilo, donne sopravvissute al massacro della famiglia (ad esempio, Angola e altri paesi dell’Africa Sub-Sahariana), o donne che hanno subito persecuzi

opinioni politiche, dell’appartenenza etnica, sociale o religiosa, o semplicemente del loro essere donne. Donne che cercano di ricostruirsi una vita in condizioni di rispetto dei diritti umani e pari dignità.

Don

ritenuti inaccettabili. Il desiderio di emancipazione viene rinforzato e alimentato dalle informazioni, spesso poco aderenti alla realtà, sulla possibilità di studiare, di lavorare, di ottenere guadagni elevati, una vita più comoda o più facile. Tali informazioni vengono sia da altre persone emigrate sia da varie ‘agenzie di collocamento’ che si occupano di trovare un posto di lavoro in Italia. Le donne, molto più degli uomini, sono vittime di sedicenti agenzie o persone che promettono lavoro e gua

(divorzio, ripudio, abbandono da parte del coniuge); altre volte, la partenza sancisce in maniera definitiva la non-adesione della donna ai valori tradizionali e la volontà di sfuggire a una condizione di vita regolata da norme culturali e sociali ritenute inaccettabili.

Donne vedove o divorziate con figli da mantenere, che diventano un peso per la famiglia; donne che vogliono cambiare paese per sfuggire a condizioni di vita che non accettano più; donne “destinate” dalla famiglia a fare le domestiche fin da bambine per mantenere fratelli e sorelle. Donne “adatte” all’emigrazione.

.2 I dati del camp

1

nne migranti a Modena

visibi ità ed merg nza

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ore dei servizi, in primo laborazione domestica e

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campione esaminato rende conto della presenza femminile, ormai praticamente paritaria.

so – che l’immigrazione

isiti in relazione a quelli di un’altra persona, più come membri di una

rsi migratori; dal campione delle onne intervistate emerge l sato in Italia o a Modena, la condizione giuridica, il li

Si tratta prevalentemente di donne coniugate o conviventi, anche se è da segnalare una relativamente maggiore incidenza di donne divorzi ov ien Ma risp lle a ee, e dove (probabilmente madri ricongiunte) tra le donne del erica Latina. La maggioranza ha figli un’inc nza tiva m giore tr e donne asiatiche e latino – americane (73%), e a seguire dal Maghreb (68,2%), che dall’ Est-Europa (63,6%) e dall’Africa Sub- Sahariana (54,2%). I figli vivono in prevalenza qui per il 74,4% delle donne del campione, anche se va segnalato il 24,5% che dichiara di avere dei f paes i orig questo, come si vedrà in seg punto critico perché crea sofferenza e ient o, si geni e ne . La scolarità è medio – alta, e si tratta quasi interamente di una formazione ricevuta all’estero. Se è vero, da un lato, che esi rain), è vero anche che

forse dovremmo imparare s lo lio i azione

delle persone e delle donne stranier o

braccia e sono arrivate persone”, forse potrebbe essere utile com un ulteriore in avanti, e pensar me evitare considerare e utilizzare unicamente com cia persone e di cervelli, lauree alistiche (brain waste).

Rispetto all’appartenenza religiosa, le donne del c aggioranza cristiane (il 53,6%, di cui in prevalenza cattoliche, 31,9% e ortodosse, 18,8%) . Le donne di area maghrebina si definiscono islamiche, così l’area asiatica e ricana si de ce nettamente cattolica (67,6%). Più variegate si presentano le risposte degli altri due gruppi, pur manifestando una

uppo con una significativa componente di persone che si to presente che la definizione “non religioso” non esiste Il

L’elevata presenza di donne e di famiglie, segno di una dinamica immigratoria matura, volta alla stabilizzazione, risulta rassicurante per la società di accoglienza: in fondo si tende ancora a pensare l’immigrazione come ondate di uomini che invadono il nostro mondo fisico e simbolico, e la presenza di donne viene percepita come meno minacciosa, meno invasiva.

Anche tra addetti ai lavori ci si ripete – con un tono sempre un po’ sorpre

oggi è anche femminile, quasi come per ricordarlo meglio, tenerlo a mente, quasi con sollievo, come segno positivo di una migrazione matura, volta all’integrazione, più stabile. Sono diversi i livelli sottostanti a queste considerazioni.

Nonostante i dati e l’esperienza comune, che vede le donne migranti inserite nell’intimità delle famiglie modenesi, nel reticolo di legami affettivi e familiari come sostegno fondamentale per la cura di anziani, malati o bambini, tendiamo a considerarle o come donne in transito, o come secondarie, portatrici di diritti derivati, acqu

famiglia (con diritti e bisogni annessi) che come membri della società, e quindi portatrici di diritti individuali e con un ruolo attivo nella società e nell’economia locale.

Anche a Modena le cosiddette “donne immigrate” sono un universo variegato, eterogeneo per appartenenza culturale, sociale, istruzione, progetti di vita e perco

d a varietà dei paesi di provenienza, il tempo pas vello di istruzione.

ate pr en ti dal ghreb etto a ltre ar di ve campione provenienti da Asia e Am

, anche se con ide rela ag a l

igli al e d ine e

uito, è un disor ament a nei tori ch i figli ste in Italia un problema di fuga di cervelli (brain d

a cono cere e va

e che vivono in Italia. Si sente

rizzare meg il potenziale d

dire spesso che “ci aspettavam istruzione e form piere passo

e co di e brac dotat

, formazioni speci

ampione si dichiarano in m

come ame finis

prevalenza di fede ortodossa da parte dell’area Est europea e una prevalenza di altri credi nell’area dell’Africa Sub-Sahariana (37,5%, seguita da un 25% di donne che si professano cattoliche). Il gruppo dell’Europa orientale è l’unico gr

efiniscono non religiose, anche va tenu d

presso diverse culture, specie africane.

Si tratta di donne a Modena da almeno 3 anni, solo il 16 – 21% (a seconda delle provenienze) è di recente insediamento in città.

Si tratta prevalentemente di donne che lavorano (64,5%) o che cercano lavoro (21,7%). Esiste un 21,3% di donne che si definiscono casalinghe (e tra di esse la componente maghrebina è maggiore), anche se bisogna considerare che la categoria ‘casalinga’, non esiste in tutte le culture: ad esempio, in Africa Sub-Sahariana le donne curano la casa, i figli, la famiglia, ma questo è inscindibile da tutti

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ta una partenza, più o meno attesa,

alla comunità di origine, è possibile tentare alcune considerazioni.

arito, sono pr onne maghrebine del campione a mostrare di avere il progetto migratorio più nettamente d : nel campione, il 72,7% dichiara di essere arrivata per stare con la famiglia, e di s per izio che si trattava iva o comunque per (68,2%). Si tratta di progett ame rient ’inse ento: il 63,6% nsa d i a di p la f ia (13,6%). L’intenzione di rimanere in Italia è nettamente definito anche dal cittadinanza italiana: le donne maghrebine, più di tutte le altre, mo no prope e mo etta: .

Le donne provenienti dall’Africa subsahariana, s revalentemente per lavoro, singo te me nucleo familiare (70,8%), r studiare (8,3%); il progetto migratorio appare

meno definito, a lenz 45,8 n sa all’a quanto

tempo sarebbe e anche la prospe a e ap varie (il 37.5 pensa di rimanere, l’8,3 di trasferir o paese europeo, i ,2 d are ria) o de il 4 non sa. Peraltro, il futuro dei figli viene comunque i inato Mode la ci dinan liana è comunque una meta ambita dal 70,8%.

Le donne asiatiche e dell’America latina sono arrivate prevalentem e per ro (6 ) o per

raggiungere de e di arsi definitivam

lungo tempo (4 di anere a odena ntre il 37,8% non sa o non risponde, ed il aese di origine.

Le donne del gruppo dell’Europa orientale, a te per otivi

(47,3 ), aveva l s rno (i 0% pen va di fermarsi pochi mesi, il 27,3% non lo sapeva, il 25% per molto tempo), ma ogg pensa alente nte di rimanere a Modena (54,5%), anche con una buona parte di i ezza %).

ncora più interessante è la polarizzazione delle risposte e la proiezione del progetto migratorio sul gli altri aspetti della sopravvivenza della famiglia, compreso coltivare campi o gli orti, cercare acqua o legna, e pertanto non esiste la distinzione tra lavorare ‘ in casa ‘ e lavorare fuori casa; non è un caso che nessuna delle donne del gruppo dell’Africa Sub-Sahariana si definisca come casalinga.