Per le figlie la migrazione presenta meno difficoltà pratiche, minore disorientamento iniziale rispetto alle loro madri, ma non è per questo meno complessa.
Spesso più competenti dei genitori, in particolare delle madri, per la lingua e la capacità di orientarsi sul territorio, sono figlie (e figli) abituate ad essere mediatrici tra i genitori e la realtà circostante,
rescono imparando ad orientarsi d c
spesso madri e padri emar che magari si vergognano T
valori sociali e di comportamento, sono cresciute con i coetanei fino all’adolescenza, età in cui presso tutte le culture (compresa la nostra) la famiglia accentua lo sforzo di trasmissione / imposizione di un modello di identità femminile consono con i propri codici comportamentali. E quando si tratta di modelli culturali che richiedono comporta
e
(M.R.Moro, 1994. pp. 24-27). I segnali che osserviamo sono ancora deboli - perché i figli sono in media ancora piccoli - ma emergeranno e forse esploderanno nei prossimi anni.
Ovviamente le reazioni, così come gli equilibri più o meno precari che le ragazze figlie di famiglie migranti riusciranno a trovare tra le loro diverse identità e appartenenze, possono essere molto vari. Hanno in comune la fatica e le difficoltà di chi le vive, da un lato, e dall’altro la necessità di sostegno da parte delle reti di servizi e della comunità locale, fondamentale per aiutare queste g
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Anche in questo caso si tratta di temi che andrebbero approfonditi, per definire strategie e interventi di sostegno e prevenzione.
1.1.2 Donne che migrano da sole
Molte donne migrano con progetti migratori propri, per motivi economici o di lavoro, per ragioni politiche, di studio, o per sfuggire ad obblighi e a ruoli tradizionali ritenuti inaccettabili.
A differenza degli uomini, che spesso hanno l’approvazione e il sostegno della famiglia e della comunità, le donne hanno spesso dovuto compiere lunghe negoziazioni con i familiari che ostacolavano la partenza, e talvolta hanno dovuto affrontare al momento della partenza contrasti o lacerazioni familiari che influenzeranno la vita futura della migrante ed il suo processo di integrazione.
La decisione di migrare tende comunque a seguire delle reti affettive già tracciate da altre donne, canali migratori basati su reticoli parentali o amicali femminili, in grado di predisporre le condizioni di primo inserimento della nuova arrivata (lavoro, alloggio). Talvolta si creano gruppi o comunità che svolgono funzioni di tutela e controllo sociale, gestiti dalle donne più esperte che sanno muoversi per procurare posti di lavoro alle nuove arrivate, per risolvere problemi di alloggio e di documenti.
Migrazioni geopolitiche al femminile
ggi, le donne che vengono in Italia lo fanno con dei progetti migratori specifici, ben definiti:
uistare una casa, assicurare una maggiore tranquillità economica per sé e la propria famiglia, oppure, come in p ritree, per ragioni di tipo politico- economico, per sostenere la g ini ti a
Queste donne sospendono la loro vita affettiva in una so im er questo periodo alla identità di donna, di ma di mo e si rmano per un certo tempo in ‘macchine per guadagnare’.
Per le donne che esercitano dei lavori di cura,
ulteriore adattame m nza d po , la solitudine creata dalle scarse relazioni esterne. L on n un etto torio ve t e tendono ad accettare condizioni di vita lto difficili e a non inserirsi nella nuova società, proprio perché consideran tato uale di cose co transitorio.
Se la permanenza di allunga, il problema più drammatico e centrale diventa quello si scegliere tra continuare ad alimentare il desideri l ritor rived interam te il proprio progetto e insediarsi nel paese di immigrazione. Ognuna delle du ade ca travagli interiori, fatiche, conflitti tra ciò che si è c che s rrebb si d be essere.
onnazionali, con autoctoni o con immigrati di altra nazionalità. Arrivano i figli rimasti per anni in patria, affidati alle cure di nonni e zie. Nascono bambini, e la parentesi migratoria si dilata, i tempi di permanenza diventano meno definiti. La durata O
Donne che partono da sole, con obiettivi specifici di tipo economico, limitati nel tempo e con il progetto di mettere da parte dei risparmi e rientrare, dopo un intervallo più o meno prestabilito, al paese di origine, per riunirsi alla famiglia.
I progetti possono essere percorsi brevi (dai tre mesi ai due anni, come avviene ad esempio dai paesi Est Europei), oppure di durata superiore, ma comunque definita e limitata nel tempo. Sono ad esempio, i percorsi delle donne provenienti dalle Filippine, dal Perù e altre aree dell’America Latina, dall’Est Europa e alcune aree dell’Africa Subsahariana.
Arrivate qui per fare le domestiche o per lavori di cura, hanno un progetto che prevede di rimanere in Italia al massimo 2-3 anni e poi rientrare per iniziare una nuova attività, sposarsi, acq
assato nel caso delle donne e
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abitare presso il datore di lavoro richiede un anca
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Drammaticamente consapevoli che la transizione migratoria sta assumendo i contorni della condizione permanente, queste donne si trovano di fronte alla proiezione di se stesse diversa da come se l’erano rappresentata fino a quel momento. Si creano nuovi legami, si stabiliscono relazioni affettive con c