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Ci sono molti sintomi di razzismo, che vanno al di là dell’offesa diretta o dell’ingiuria razzista. Certo, è più facile e meno aleatorio rilevare comportamenti di questo tipo, che per altro sono anche quelli che ricevono più attenzione e, contemporaneamente, minano in maniera più grave le basi della convivenza.

Ma la discriminazione si incunea nel vissuto quotidiano delle vittime tramite una serie di sfiduce, rifiuti e resistenze nell’accogliere il “diverso” che, pur non assumendo l’aggressività dell’offesa, logorano la qualità della vita delle persone che ne sono oggetto.

Come misurare questa gamma di atteggiamenti? In primo luogo dalla presenza o mancanza di rispetto. Se gli stranieri dovessero giudicare i modenesi in base al rispetto che questi dimostrano verso di loro, che voto gli darebbero? In generale sarebbe una brutta insufficienza: 5,1

Quale voto darebbe alla città di Modena su questi aspetti:

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comunità ebraiche), sono un fenomeno recente, legato alle migrazioni. È quindi possibile che ci sia ancora un’etnicizzazione della religiosità, per cui una persona musulmana viene identificata anche (e prima di tutto) come straniero e come appartenente ad una determinata etnia, più che ad una comunità religiosa. La discriminazione nei loro confronti assume q

etnica e razziale, piuttosto che religiosa.

L’appartenenza ad una data congregazione religiosa non sembra comunque un punto difficile della vita dei migranti a Modena; infatti quando viene loro richiesto di dare un voto alla città relativamente alla possibilità di praticare la propria religione, si ottiene un 8,6: l’aspetto di Modena che ottiene il voto migliore in assoluto.

Se vogliamo leggere il dato più in profondità, non avremo molte sorprese: ovviamente i cattolici sono quell

superiore). Le confessioni cris c Area Totale Maghreb Altri Africa Asia- America Europa orientale voto 1-4 % 35,3 41,9 64,8 10,8 30,1 voto 5 % 18,2 20,3 16,7 23,1 14,0 voto 6 % 10,8 8,1 3,7 13,8 15,1 voto 7-10 % 28,3 25,7 5,6 43,1 33,3 non sa % 4,5 4,1 6,2 6,5 Rispetto per gli immigrati non risp % 2,8 9,3 3,1 1,1 n 286 74 54 65 93 Totale % 100 100 100 100 100 media voto 5,1 5 3,3 6,7 5,3 dev.std. 2,7 2,8 2,1 2,1 2,7

Anc trove, le risposte variano enormemente, a seconda dell’area di provenienza e q ratteristiche etno-somatiche) dei rispondenti. Il voto peggiore viene dato dagli

he qui, come visto al ( uindi delle ca

7

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stranieri provenienti dall’Africa sub-sahariana (per il 64,8% di loro il voto è 4 o inferiore); anche per i maghrebini il voto è decisamente insufficiente. I cittadini dei paesi dell’Est Europa si polarizzano tra un 30,1% che dà una netta insufficienza (4 o inferiore) ed un 33,3% che dà un voto decisamente positivo (7 o superiore). Asiatici e Americani sono gli unici a dare un voto, tutto sommato, positivo. Il tempo di permanenza in città non cambia questa sensazione: i voti dati da chi è immigrato di recente e di chi è a Modena da anni, non presentano grandi differenze.

Questa risposta piuttosto negativa sembra parzialmente bilanciata da una domanda successiva: è vero che gli italiani rispettano le altre culture? Tutto sommato si direbbe di si, se il 55,9% si dichiara molto o abbastanza d’accordo e “appena” il 30,4% si dichiara poco o per niente d’accordo. Anche in questo caso, i più critici nei confronti degli italiani sono gli africani provenienti dai paesi sub- sahariani, in coerenza con il dato analizzato prima, anche se con percentuali meno critiche.

Gli italiani rispettano le altre culture?

Totale Maghreb Africa sub- sahariana Asia-America Europa orientale molto % 17,5 25,7 13,0 16,9 14,0 abbastanza % 38,5 37,8 29,6 32,3 48,4 poco % 24,8 24,3 24,1 24,6 25,8 per niente % 5,6 4,1 20,4 2,2 non sa % 10,8 6,8 5,6 21,5 9,7 non risponde % 2,8 1,4 7,4 4,6

Perché questa differenza tra le risposte a queste due ultime domande considerate? È poco probabile che si tratti di una sostanziale differenza tra atteggiamento dei modenesi e atteggiamento degli italiani in generale (cioè che i primi rispettino i migranti molto meno di quanto non facciano i secondi). È più probabile che in questo caso abbia giocato l’aleatorietà e l’astrazione del concetto di cultura. È facile, infatti, aver un occ co lema della zazione, apparecchiare un buffet di elemen ci in ezi i; b e yoga; musica ghrebina e costumi africani), senza riconoscere ai portatori di queste culture il diritto a viverle e praticarle tra di noi. È a poss che ad una risposta molto diretta e concreta (i

moden s più istintiva, mentre ad una più

teorica abbiano risposto in maniera più mediata.

E infatti, se torniamo a parlare di italiani, ma in un’ottica più concreta, le cose cambiano.

Abbiamo chiesto: è vero che gli italiani hanno paura degli stranieri? Gli stranieri pensano proprio di si, dato che il 70,6% ha risposto di essere molto o abbastanza d’accordo.

e appr ti esoti io turisti (il cibo c alle prob ese e le sp tiche e oriental globaliz uddismo ma nche ibile

Gli italiani hanno paura degli immigrati molto 39,2% abbastanza 31,5% poco 11,9% per niente 5,6%

non sa, non risponde 11,9%

Di nuovo, sono soprattutto gli africani (e tra di essi in maniera preponderante gli stranieri provenienti dall’Africa sub-sahariana) a pensarla così; sono comunque abbastanza d’accordo le persone provenienti dall’Est Europa e, in maniera minore, asiatici e americani.

E proprio la paura è tra gli ingranaggi che giocano un ruolo importante, forse fondamentale, nei meccanismi della discriminazione: ma perché gli italiani avrebbero paura degli immigrati?

di persone che sono molto d’accordo con questa affermazione sono più alte a gli africani, sia maghrebini che provenienti da paesi sub-sahariani.

Parte della popolazione straniera ha comunque introiettato l’assunto che una maggiore presenza di migranti porta ad una maggiore criminalità, dato che il 20,3% del campione lo condivide in parte o totalmente. È una percentuale molto più bassa, rispetto a quella data da una precedente ricerca, rivolta ai modenesi sulla sicurezza in città (qui, la percentuale delle persone che condivide la visione per cui l’immigrazione aumenta la criminalità superava il 60%). Il dato della presente ricerca mette comunque in luce come uno straniero su 5 sia convinto che lui o le persone nella sua stessa condizione siano, in quanto tali, portatori di effetti anti-sociali, di disordine e di problemi per l’ordine pubblico della comunità ospitante.

Perché una considerazione di questo tipo è discriminante, quando ci sono, secondo l’opinione comune, dei dati che provano l’aumento della criminalità collegato all’aumento dell’immigrazione? Senza entrare qui in un’analisi della veridicità di questi dati e di queste percezioni, quello che vogliamo sottolineare è che il percepito aumento di reati riguarda soprattutto la micro-criminalità, fenomeno legato alla povertà, all’esclusione sociale ed all’emarginazione. Sempre senza analizzare la veridicità della percezione di un aumento della micro-criminalità negli ultimi dieci anni (quelli che hanno visto l’affermazione dei flussi di immigrazione in Italia), un conto è dire che l’immigrazione porta fasce di popolazione che, soprattutto nei primi periodi del suo percorso di migrazione, è esposta al rischio di povertà, esclusione sociale, emarginazione, che può indurli a intraprendere un percorso di illegalità; diverso (e discriminatorio) è affermare che la presenza di stranieri è in sé un fattore di Probabilmente il continuo richiamo, fatto dai mezzi di comunicazione e da alcuni politici, alla criminalità che la presenza di stranieri porterebbe con sé, ha un peso forte nel modo in cui gli italiani si relazionano con loro. Infatti il campione è fortemente convinto che spesso gli italiani accusino gli stranieri di essere cattive persone, pur non avendo una prova certa (il 69,6% è molto o abbastanza d’accordo). Non c’è qui una differenza significativa legata ai paesi di provenienza degli intervistati, anche se le percentuali

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aumento della criminalità. Il secondo assioma porta infatti con sé un “non detto” razzista: gli stranieri hanno regole morali meno ferree rispetto a quelle degli italiani, sono più inclini (etnicamente, culturalmente) alla delinquenza di quanto non lo siano gli italiani e quindi tendono a delinquere non in quanto poveri, ma in quanto stranieri. Tale assioma si ripercuote sulle scelte politiche: verso gli stranieri è più produttivo attivare percorsi di integrazione e sostegno, per evitare le situazioni di disagio che nutrono il tessuto dell’illegalità, oppure è più efficace una politica di controllo e repressione perché sono, in quanto stranieri, portatori di illegalità?