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Credo che sia necessario dedicare un breve paragrafo a David ben Yoav da Tivoli (marito della figlia di Yicthzaq da Pisa), non solo per l'intenso legame amicale con David Messer Leon, ma soprattutto perché la famiglia di David da Tivoli, ovvero quella dei da Pisa, ha avuto un ruolo centrale nella storia degli ebrei italiani del Rinascimento, non è un caso che molti dei più illustri personaggi che gravitano attorno alla famiglia da Pisa fanno parte dell'universo culturale a cui appartiene David ben Yehudah Messer Leon.

Riprendendo uno studio di Kaufmann apparso nel numero XXVI della Revue des

Etudes Juives98sulla famiglia da Pisa, Notes sur la Famille da Pisa, vorrei sottolineare

l'intensa e vivace attività culturale dei suoi membri già a partire dalla seconda metà del Quattrocento.

Le prime informazioni sui da Pisa, una delle famiglie più in vista e influenti del territorio toscano, sono da ricercarsi in un documento che ci informa di un'assemblea delle comunità ebraiche italiane nel 1415, assemblea indetta per discutere delle persecuzioni anti ebraiche che in quegli anni stavano nascendo in alcuni territori italian

99. Una delegazione formata da alcuni membri della famiglia da Pisa avrebbe

rappresentato gli “ebrei della Toscana” il 18 Maggio 1415 a Bologna.

La famiglia da Pisa, ad ogni modo, era nota non soltanto per i fecondi rapporti con i più illustri intellettuali dell'epoca, ma anche parché Yechiel e i suoi discendenti sono i rappresentanti di una delle famiglie di banchieri ebrei più importanti della Toscana e della penisola intera per più di un secolo, fino alla seconda metà del Cinquecento. Siamo in possesso di molti documenti ed atti notarili che attestano banchi di prestito della famiglia da Pisa non solo nella città di Pisa, naturalmente, ma anche in altre città e cittadine della Toscana (ricordiamo a questo punto Lucca -il cui banco era di proprietà di David da Tivoli-, la stessa Firenze e Siena) e dell'Italia settentrionale (come Villafranca Veronese100) della Romagna (Rimini e Forlì).

98 D. Kaufmann, Notes sur la Famille da Pisa, in Revue des Etudes Juives, XXVI, 1893, pp. 83-110. 99 Cfr. S. Halberstam, p. 55 nota 11.

100Cfr. Alberto Castaldini, Reti creditizie, reti culturali. Sabato da Lodi a Villafranca Veronese nella seconda metà del Quattrocento in Ebrei della Terraferma veneta del Quattrocento, a cura di G.M. Veranini e R. C. Mueller, Quaderni di RM (Reti Medievali), rivista 2, Firenze University Press 2005, pp. 45-58 : « A Villafranca direttamente o indirettamente, attraverso società e cointeressenze, tennero

Umberto Cassuto dedica molte pagine alla famiglia dei da Pisa nel suo celebre testo

Gli ebrei a Firenze nell'età del Rinascimento : «Una delle case bancarie ebraiche più

cospicue, e forse la più cospicua d'Italia, per la vastità e la molteplicità delle sue aziende diramatesi in molte regioni italiane, era quella dei da Pisa. Isacco di Manuele da Rimini o da Pisa, oltre a possedere, a quanto pare, i banchi di Rimini e Forlì, era associato, fin dal principio del terzo decennio del secolo XV, con la moglie e con le nipoti nella proprietà dei banchi di Pisa e di San Gemignano che esse avevano ereditato dai loro maggiori, ed estese ben presto le sue relazioni d'affari in altre località: nel 1427 concluse con vari soci, capitoli feneratizi per il Monte S. Savino; nel 1431 si aggregò alla compagnia dei prestatori di Prato; nello stesso anno ottenne una condotta, insieme con Angelo di Gaio, dalla repubblica di Lucca, e finalmente nel 1448 ne ottene un'altra per Firenze, insieme con il figlio emancipato Vitale101, che già

dieci anni prima, all'inizio del prestito ebraico in Firenze, si era associato ai prestatori di questa città. Vitale da Pisa, rimasto a capo della casa bancaria dopo la morte del padre, dette ad essa tale impulsocon la sua attività e con la sua abilità, da divenire incontrastatamente il primo e il più importante fra i prestatori della Toscana e forse dell'Italia intera. Oltre ai banchi già ricordati nei quali successe al padre, egli esercitò pur anche, insieme con diversi soci, quello di Arezzo e quello di Siena, e dopo la sua morte vediamo che la casa dei da Pisa, rappresentata dai figli suoi, Isacco e Simone, era interessanta anche in varii banchi di prestito a Ferrara, a Padova, a Venezia, e forse anche a Bologna. »102

A causa delle persecuzioni e campagne anti-ebraiche, l'attività di prestatori della famiglia dei da Pisa ha avuto non poche difficoltà: ricordiamo un episodio in particolare, quello del 1471, quando una folla di esaltati probabilmente spronati un predicatore - forse Bernardino da Feltre- tentò di appiccare un incendio presso l'abitazione dei da Pisa, senza provocare danni ingenti.

Sappiamo, invece, con certezza che fu proprio Bernardino da Feltre ad “eccitare il popolo e le autorità lucchesi contro gli ebrei e di persuaderli a erigere un monte di pietà” nella città di Lucca. Queste sono le parole che Umberto Cassuto utilizzerà per introdurre la sfortunata vicenda di David ben Yoav da Tivoli, costretto, nel 1492, a banco a partire dal 1474 prestatori del rango dei da Pisa (tramite un agente di Vitale di Isacco, quel Leuccio o Eleuzio, figlio di Consiglio di Leuccio da Viterbo, ma denominato talora anche “de Pisis”, ufficialmente gestore fino al 1480 per conto di Emanuele Bonaiuto da Camerino e poi da questi dimesso), dei Galli da Vigevano, dei Norsa da Ferrara e di Mantova, dei da Soncino. » pp. 45-46. 101Umberto Cassuto si riferisce qui a Yechiel da Pisa.

lasciare la città e il banco di Lucca per trasferirsi dal genero Yicthzaq da Pisa a Pisa. David ben Yoav da Tivoli, come accennato, sposa la figlia di Yicthzaq da Pisa - figlio di Yechiel capostipite della famiglia- avendo contratto questo matrimonio entrerà a pieno titolo nella famiglia dei banchieri toscani che, come vedremo, dopo aver lasciato Lucca, lo aiuteranno a ricostruirsi una propria attività a Pisa e salderanno anche i suoi debiti a Lucca. Dopo aver vissuto a Bologna (come emerge dall'epistola di David Messer Leon) e a Firenze, David da Tivoli diventa prestatore ufficiale a Lucca (e molto probabilmente anche a Firenze continuerà la sua attività commerciale103). David

divenne banchiere nella cittadina di Lucca attorno al 1477: secondo un documento il 21 Novembre 1477 David a suo nome e a quello del padre di suo suocero Yechiel, apre un banco a Lucca ottenendo dei capitoli feneratizi per nove anni104 (come nove anni

prima erano stati accordati ad altri ebrei probabilmente sempre a nome dalla famiglia da Pisa)105. La stessa condotta viene rinnovata come d'accordo nove anni dopo, in

questo caso siamo in possesso di un atto del 3 Aprile del 1487106 (tre mesi dopo la

scadenza della prima condotta) in cui si attesta che nuovamente David e suo genero hanno la possibilità di gestire un banco presso la cittadina toscana. Un altro documento del 10 Febbraio 1490107, subito dopo la morte di Yechiel da Pisa, ci informa che David

da Tivoli non è più in società con la famiglia dei da Pisa e riscatterà un banco per diventare un “prestatore” a tutti gli effetti.

Ma la situazione politica per gli ebrei che risiedono a Lucca non è delle più semplici. Dopo la predicazione di Bernardino da Feltre, il Consiglio generale di Lucca approva l'istituzione del Monte di Pietà che sarà dunque ufficialmente aperto il 25 Marzo del 1489108; a partire dall'istituzione del Monte, la condizione di molti ebrei prestatori (non

solo nella città toscana) diventa insostenibile, l'apertura del Monte di Pietà conduce i banchieri ebrei ad abbandonare il mestiere di prestatore, molti banchi vengono chiusi e molti ebrei, a causa di questa ondata di violenza, sono costretti a lasciare Lucca. David da Tivoli resiste a questa drammatica situazione almeno fino al 1492 anno in cui gli fu mossa l'accusa di aver agito contra divinam majestatem et contra dei sanctos et

103Secondo il cod. Monaco 91 vi è infatti scritto: “David da Lucha Infirenze” dunque possiamo effettivamente supporre che abbia esercitato il mestiere di prestatore anche nel capoluogo toscano. 104A Firenze l'autorizzazione di un banco durava invece dieci anni.

105Molti di questi documenti sono consultabili presso l'Archivio di Stato di Lucca, Consiglio generale, n. 30 p. 111

106Cfr. P. M. Lonardo, Gli ebrei a Pisa alla fine del secolo XV, A. Forni, Sala Bolognese, 1982, pp. 67 e 71; cfr. Inventario del R. Archivio di Lucca, pag. 211.

107 Possiamo stabilire con certezza la data della morte di Yechiel, cfr. Kaufmann, op. cit. pag. 86. 108 Cfr. Lonardo, op. cit., pag. 68; Inventario del R. Archivio di Lucca, ibidem.

sanctas e contro la gabella109. Da questo momento ha inizio un lungo processo contro

di lui, fino ad arrivare all'anno successivo il 1493 in cui la situazione sembra precipitare. Due fazioni si confrontano nella cittadina di Lucca, una chiederebbe l'espulsione di tutti gli ebrei dalla città, l'altra non vede necessario che debbano essere presi provvedimenti contro gli ebrei che vivono nel territorio. Il Consiglio generale, sperando di giungere ad una soluzione comune, decide di consultare i più illustri e importanti teologi e “sapienti” dell'epoca, il 18 Maggio del 1493 Girolamo Savonarola inviò una lettera ai cittadini di Lucca suggerendo di “cacciare” tutti gli ebrei dalla città110. Dunque per David da Tivoli l'unica soluzione è quella di scappare e rifugiarsi a

Pisa dalla famiglia di sua moglie. David da Tivoli venne processato e condannato a pagare come “riscatto e liberazione” un ammenda di 1300 ducati entro il 20 Luglio 1493111, come conferma una lettera che lo stesso David invierà a Yicthzaq.

David da Tivoli però non può pagare questa ammenda vista la sua ormai precaria condizione economica a causa dell'effettivo fallimento della sua attività avendo deciso di mettersi in proprio nel 1493.

Sarà proprio il suocero, Yicthzaq a saldare la multa così come dimostrano due epistole che possono documentare la sfortunata condizione di suo genero: il 26 agosto 1493 David scrive una lettera agli Anziani del comune di Lucca112 comunicando che non

avrebbe provveduto personalmente al pagamento dei 1300 ducati, ma che sarebbe stato suo cognato Yicthzaq da Pisa a pagare l'ammenda. Contemporaneamente Yicthzaq da Pisa invia una lettera agli Anziani del comune113 affermando che sarebbe stato proprio

lui a farsi carico del pagamento della multa di David da Tivoli. E come sottolinea Umberto Cassuto nel suo articolo sul Corriere Israelitico:

Atto questo veramente nobile e generoso, e che bene caratterizza l'elevatezza morale dei da Pisa: giacché ormai David era al sicuro da ogni coazione, e d'altra parte il cognato non era certamente tenuto a pagare per lui. 114

109 Cfr. Lonardo, op. cit., pa 71; Inventario..., ibidem.

110 Cfr. Giornale storico degli archivi toscani, ,Vol. 5. Firenze, Italia: La Soprintendenza Generale agli archivi del Granducato, 1857-1863.

111 Cfr. Lonardo, op. cit. pag. 92. 112 Ibidem, op. cit., pp. 97-98. 113 Ibidem, pp. 98-99.

114 U. Cassuto, La famiglia di David da Tivoli, in “Il Corriere Israelitico” , Anno XLV, n. 9, Trieste 31 Gennaio 1907, pag. 299.

Successivamente Yicthzaq da Pisa offre la possibilità a David di diventare l'amministrare del banco di famiglia nella città di Pisa, ancora una dimostrazione di generosità da parte del cognato, visto e considerato che nella città di Pisa l'unica famiglia che effettivamente fino ad allora aveva gestito un banco erano stati proprio i da Pisa.

Avendo accennato l'importante attività commerciale della famiglia da Pisa e anche l'ingente patrimonio economico in loro possesso – oltre la grande generosità di Yicthzaq verso David da Tivoli-, possiamo a questo punto sottolineare come accanto al mestiere di banchieri l'eredità del capostipite della famiglia Yechiel ben Mattatia da Pisa non sia stata solo di natura economica: il vivo interesse per la cultura e il pensiero filosofico, teologico e mistico sono da considerarsi come il vero patrimonio della famiglia. Infatti per almeno tre generazioni i da Pisa hanno rappresentato un reale riferimento culturale di molti ebrei dell'epoca che hanno frequentato, per amicizia o perché stipendiati (essendo precettori dei figli e delle figlie), la casa dei Pisa.

Come Kauffman mette in evidenza nel suo articolo apparso sulla Revue des Etudes

Juives115 l'educazione religiosa, e non solo, ha rappresentato per tutti i membri della

famiglia, comprese le donne, un aspetto fondamentale che li ha contraddistinti. Kauffman porta come esempio pratico un documento autografo di Ricca, figlia di Yechiel da Pisa116 e un altro di Debora, cugina della madre di Yechiel Nissim117 le quali

hanno avuto chiaramente un precettore e un'educazione fuori dal comune rispetto a quella delle donne loro contemporanee. Un'altra figlia di Yechiel da Pisa, Anna, moglie di Eli'ezer da Volterra è certamente nota alle altre facoltose famiglie ebrei delle provincie della Toscana, poichè in un poema scritto da Abigdor da Fano diffusosi in ambiente ebraico in quegl'anni, la donna viene presa come modello per la sue doti, per la sua grazia e per le sua cultura; il poema dedicato ad Anna è scritto in terzine, ed è chiaramente una pungente risposta al Misogino di Abraham Sarteano (ricordiamo anche che David Messer Leon dedicherà il suo poema in risposta all'opera di Sarteano lo Shevach ha-Nashim, ad un'altra donna della famiglia da Pisa, Laura, moglie di Samuel figlio di Yechiel).

Umberto Cassuto mette in risalto anche la ricchezza e l'imponenza del patrimonio librario e della biblioteca posseduta dalla famiglia da Pisa :

115Kaufmann, Notes sur la famille da Pisa, op. cit., nota pag. 88. 116Si tratta del cod. Derossiano 1296.

Notevolissima doveva essere la biblioteca dei da Pisa, la quale, iniziatasi alla fine del trecento, e accresciuta via via da ciascuna generazione, nonostante qualche problabile repartizione dovuta al suddividersi della famiglia in più rami, giunse alla sua maggiore ricchezza ed ampiezza con Jehiel Nissim (1507-1574), per andar poi dispersa dopo la morte di lui. Fra i libri che, conservati oggi nelle pubbliche biblioteche di Firenze e di Roma, di Parma e di Modena, di Parigi e di Oxford, recando ancora il nome dei da Pisa, vi sono Bibbie, commenti biblici, rituali di preghiere, codici legali, opere filosofiche ed astronomiche, scritti di storia e geografia. Di varii altri libri, oggi perduti, sappiano indirettamente che appartenevano ai da Pisa.118

Il capostipite della famiglia, Yechiel da Pisa , viene per questo motivo ricordato dagli storici del pensiero ebraico come grande umanista e "mecenate". Una prova tangibile del fervido interesse di Yechiel è la sua passione per la poesia ebraica, essendo lui stesso autore di alcuni sonetti e componimenti poetici. L'interesse per la poesia è anche testimoniato dal rapporto con Joseph ben Yehudah Sarka119, poeta e grammatico

allievo di Yicthzaq ben Moshe Ha-Levi, meglio conosciuto come Profiat Duran120. 118U. Cassuto, Gli ebrei a Firenze..., op. cit., pag. 223.

119Joseph ben Yehudah Sarka (o Zarko o Sarko) (XIV sec. - XV sec.) poeta e grammatico italiano nato probabilmente a Napoli . Eliakim Carmoly cita Joseph Sarka nel suo studio sul Histoire des Médecins Juifs anciens et modernes, Société Encycographique des Sciences Médicales, Bruxelles, 1844. Secondo Carmoly, Sarka stringe uno stretto rapporto di amicizia con il padre di David Messer Leon, Yechiel ha Rofe : « En 1440, parut Rabbi Iechiel de Naples, père du célèbre Messer Leon. Il était médicin, et c'est pourquoi il est appellé par son fils : Iechiel ha-Rofe [la nota dello stesso autore riporta : dans un diplome de l'an 1472, qui se trouve à la Bibliotéque royale de Paris fonds sorbonne, n° 101] ; mais il est plus connu comme docteur de la loi que comme docteur en médicin. Ami des rabbins Elchanan de Porta Leone et Joseph Sarka de Naples, il leur confia l'éducation de son fils, qui donna, dés sa plus tendre jeunesse, des marques singulières d'un beau naturel et d'une grande vivacité d'esprit.» (pqg. 129). Dunque Carlmoly indica Sarka come uno dei precettori di David Messer Leon . Joseph ben Yehudah è autore di due grammatiche ebraiche: il Rab Pe'alim (datata il primo giorno di Elul del 1429) e il Ba'al Lashon del 1448 (il titolo riprende un versetto dell'Ecclesiaste, 10, 11) .

120Yicthzaq ben Moshé Ha-Levi (1350 circa – 1415 circa) conosciuto anche con il nome di Profiat Duran o con l'acronimo ebraico di Efodi ( פאד" ovvero Ani Profiat Duran) è un medico, filosofo e grammatico. Nasce nella cittadina catalana di Perpignan. Studia l'Halachà e il Talmud in Germania; non abbiamo molte notizie sulla sua vita, ma sappiamo che viene costretto alla conversione al Cristianesimo durante le persecuzioni anti-ebraiche del 1391, molto probabilmente fino alla fine della sua vita osservò segretamente la fede ebraica. Diviene astrologo per il re Giovanni Primo d'Aragona sotto il nome di Honoratus de Bonafide. È il precettore di Hasdai Crescas. Tra le sue opere più importanti ricordiamo due trattati sotto forma di lettera : Al Tehi KeAvotekha (Non essere come i tuoi padri) scritto nel 1396, si tratta di un'epistola polemica, in cui Profiat Duran afferma che molti ebrei suoi contemporanei rigettano le dottrine dei Padri per avvicinarsi al misticismo di radici Cristiane, allontanandosi così dall'Ebraismo. Il secondo trattato è scritto nel 1397 e dedicato proprio ad Hasdai Crescas con il titolo Kelimat HaGoyim (La vergogna dei Gentili), una vera e propria critica sistematica ai Vangeli ed altri scritti dei Padri della Chiesa. Tra le opere filosofiche Profiat

Kaufmann nel suo articolo sulla famiglia da Pisa ricorda infatti il rapporto tra Joseph Sarka e Yechiel da Pisa:

La réputation de sa maison s'était répandue dans toute l'Italie, et le poète et grammairien Joseph Zarko, renseigné sur Yechiel par son maître, Profiat Duran Efodi, se plaça sous le patronage de ce Mécène juif, qui, "s'occupant lui-même de poésie hébraïque, protégeait tous ceux qui la cultivaient". Dans l'année 1413, notamment, Joseph chanta en toute circonstance les louanges de son protecteur et amphytrion. Avant de se présenter chez lui, il s'était fait précéder d'une épitre poétique, où il se recommandait d'Efodi. Il plaça ensuite des vers composés eu l'honneur de Yechiel dans l'oratoire que celui-ci avait établi dans sa maison, sur le calendrier mural qui, selon l'usage italien, était appendu dans la synagogue, sur le siège de Yechiel, lorsque, après une maladie, il reparut à l'office divin. En offrant à Yechiel un exemplaire de "l'ennerai des femmes"121 , composé à Barcelone, en

1208, par Juda ben Sabbataï Hallévi, ou peut-être d'un pastiche qu'il avait fait de cette œuvre, il accompagna ce cadeau d'une dédicace poétique. A en juger par les éloges que lui décerne son protégé, Yechiel connaissait la littérature rabbinique ainsi que les sciences de cette époque. 122

L'interesse per la cultura, la filosofia e la mistica ebraica non si esaurisce con la morte di Yechiel, al contrario, è proprio a partire dalla seconda metà del Quattrocento, che la famiglia da Pisa diventa un vero e proprio "circolo" intellettuale. Questa famiglia rimarrà sempre in contatto con i più illustri personaggi del 400 come Yicthzaq Abravanel, Yochanan Alemanno e lo stesso David Messer Leon che trascorreranno alcuni anni nella casa dei da Pisa. Fino agli inizi del Cinquecento, come lo stesso Kaufmann sottolineerà, la "rinascita" culturale sarà portata avanti attraverso un altro Yechiel da Pisa, il nipote del capofamiglia, figlio di Shemuel.

Duran ha elaborato un commento alla Guida dei Perplessi di Maimonide pubblicato per la prima volta nel 1553 a Sabionetta; in quest'opera Efodi darà adito di una grande conoscienza dei più grandi pensatori ebrei come Joseph Ibn Caspi, Gersonide e Moshé Narboni (che verrà molte volte citato nel commento ma senza essere nominato). Scriverà anche un commento ad un poema religioso di Abraham ibn Ezra (andato perduto) sull'essenza delle lettere dell'alfabeto. Numerose sono poi le opere grammaticali che Duran ha composto, probabilmente quella più importante è una grammatica del 1403 dal titolo Ma'asse Efod conosciuta e diffusa non solo in ambiente ebraico ma anche in quello latino.

121Probabilmente si tratta di un testo sulla misogenia.

Cinquante ans plus tard, la réputation d'un autre Yechiel de Pise, célèbre par sa fortune, sa générosité et son savoir, s'étend jusqu'au delà des