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3 La situazione delle PMI turistiche italiane: aspetti sui quali intervenire

3.1 È davvero la piccola dimensione delle strutture ricettive il problema del

Come più volte affermato in questo lavoro, l’Italia è sempre stata un Paese caratterizzato dalla presenza di piccole strutture ricettive perlopiù a gestione familiare. In particolare, effettuando un’analisi dei dati riportati nei censimenti dell’Istat è possibile notare che già dal 1951 questa tipologia di imprese rappresentava la maggioranza delle strutture ricettive presenti sul territorio. La Tabella 10 mostra il numero medio di addetti per unità locali (calcolato come numero di addetti diviso numero di unità locali) a partire dal 1951 fino al 2001. Come si vede dalla tabella, il numero medio di addetti per unità locali è passato negli anni da 2,4 a 3,2, risultando pertanto decisamente inferiore a 10, una delle soglie per distinguere le micro imprese dalle piccole e medie imprese (come si è visto nel precedente capitolo): questo dato conferma dunque la prevalenza sul territorio italiano delle micro imprese turistiche. Tabella 11: Numero medio di addetti per unità locali 1951 1961 1971 1981 1991 1996 2001 Addetti 324679 440993 492878 662940 677617 725915 861865 Unità 135115 166586 188257 228408 214277 226065 266634 Media addetti per unità 2,4 2,6 2,6 2,9 3,2 3,2 3,2 Fonte: Istat, Anni vari.

Volendo analizzare in modo più specifico la distribuzione delle strutture ricettive guardando alla loro dimensione, il Grafico 4 riporta il numero medio di posti letto per area geografica in Italia nel 2014. Come si nota, le aree del Nord ovest (57) e del Nord est (58) sono caratterizzate da alberghi di dimensioni in media inferiori (utilizzando come parametro il numero di posti letto) rispetto all’area del Centro (71) e del Mezzogiorno (92). Ciò significa che la presenza di alberghi di piccole

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dimensioni è maggiore, almeno in percentuale, al Nord rispetto al Sud. Questo è principalmente dovuto al fatto che le aree del Nord sono caratterizzate da una lunga tradizione turistica; infatti, in tali regione il turismo si è sviluppato negli anni del “boom economico” e le strutture ricettive presenti in queste regioni erano principalmente a gestione familiare. Nelle aree del sud, invece, in cui lo sviluppo turistico è stato più recente, hanno trovato maggiore spazio i grandi alberghi1.

Anche a livello internazionale l’Italia dimostra di essere caratterizzata da un numero di alberghi di piccola dimensione elevato. Il Grafico 5 riporta il numero medio di camere per albergo in Italia, Germania, Spagna, Regno Unito e Francia. Come possiamo vedere, l’Italia è caratterizzato da un numero medio di camere (32,8) inferiore rispetto a quello della Spagna (46,6) e della Francia (36,8). Tuttavia, il dato è maggiore per l’Italia rispetto a Germania (27,9) e Regno Unito (22,4). Inoltre, tale dato risulta in aumento negli ultimi anni: il numero medio di camere per albergo in Italia risultava infatti pari a 30,4 nel 2005, pertanto il valore di 32,8 del 2014 evidenzia un aumento percentuale di circa l’8% nell’arco di dieci anni2. 1 Cassa depositi e prestiti (cit. nota 57, cap. 1), p. 67. 2 Ivi, p. 90. Grafico 4: Numero medio di posti letto per area geografica in Italia (2014) Fonte: Istat, 2015.

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I grafici analizzati finora in questo capitolo mostrano come in Italia prevalgano le strutture di piccole e medie dimensioni. Nonostante ciò sia talvolta visto come un punto a sfavore per il settore turistico italiano, in realtà tali strutture possono rappresentare un elemento fondamentale per soddisfare le esigenze di quella tipologia di turisti interessati a vivere esperienze autentiche a stretto contatto con la popolazione locale di un determinato territorio.

I veri problemi che il settore turistico italiano deve affrontare sono la mancanza di strutture di grandi dimensioni che si affianchino alla rete di hotel di dimensioni ridotte e i bassi tassi di occupazione (rapporto tra presenze e posti letto disponibili) che caratterizzano le strutture del nostro Paese3.

Per quanto riguarda il primo problema, è possibile notare dal Grafico 6 che l’Italia è caratterizzata da un numero ridotto di alberghi facenti parte di catene. Nel 2016 tali hotel rappresentavano infatti il 4,2% (1401) del totale delle strutture ricettive alberghiere. Tale percentuale era pari in Spagna al 33,3% (2351), in Francia al 21% (3819), in Germania al 9,7% (1944) e nel Regno Unito all’8,5% (3538). 3 Ibidem. Grafico 5: Numero medio di camere per albergo in alcuni Paesi europei (2014) Fonte: Eurostat, 2015.

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Il secondo problema fa riferimento alle basse performance del sistema turistico italiano. Il Grafico 7 evidenzia infatti il fatto che gli alberghi italiani presentano un tasso di occupazione netta, calcolato come il rapporto tra le presenze annue e il numero di posti letto moltiplicato per i giorni di apertura delle strutture ricettive, molto basso (40,4%) ed inferiore rispetto a quello di Germania (41,8%), Francia (46,5%), Regno Unito (48,1%) e Spagna (55,7%). Tuttavia è necessario sottolineare che i dati relativi al tasso di occupazione netta della Germania, Francia, Regno Unito e Spagna fanno riferimento sia alle strutture alberghiere sia a quelle extralberghiere4. 4 Ibidem. Grafico 6: Percentuale hotel facenti parte di catene alberghiere sul totale di ciascun Paese per alcuni Paesi europei (2016) Fonte: Horwat HTL, European Hotels and Chains, Report 2017.

115 Come abbiamo visto il basso tasso di occupazione netta rappresenta uno svantaggio competitivo per l’Italia nei confronti degli altri Paesi europei. Tuttavia, per svolgere un’analisi più dettagliata, è necessario analizzare oltre al tasso di occupazione netta anche il tasso di occupazione lorda. Il tasso di occupazione lorda è calcolato come il rapporto tra le presenze annue e il numero di posti letto moltiplicato per 365. Esso rappresenta un ottimo indicatore della produttività e quindi della competitività di un determinato Paese dal momento che rapporta il numero di presenze annue effettive al numero potenziale massimo di presenze registrabili in un anno, moltiplicando il numero di posti letto per 365. Tale aggiustamento permette di sterilizzare l’impatto sul tasso di occupazione netta derivante dal numero di giorni di apertura effettivi. Inoltre, tale aggiustamento permette di eliminare l’effetto stagionalità di cui risente il tasso di occupazione netta in tutti quei casi in cui le strutture ricettive concentrano i giorni di apertura nei periodi di alta stagione e i giorni di chiusura nei periodi di bassa stagione. Per tale motivo il tasso di occupazione lorda rappresenta un indicatore eccellente per misurare l’evoluzione della competitività di un Paese nel tempo. Il Grafico 8 riporta i tassi di occupazione lorda delle strutture alberghiere italiane nel periodo 1960-2005. Come possiamo vedere, i tassi si sono mantenuti intorno al 25,5% nel periodo 1960-1975, prima di

Grafico 7: Tassi di occupazione netta degli alberghi in alcuni Paesi europei (2014)

Fonte: Eurostat, 2015 e Mercury, 2014.

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crescere sensibilmente a partire dal 1980 (28.9%) fino al 2000 (34.5%). Dal 2000 al 2005 il tasso di occupazione lorda si è invece ridotto arrivando ad essere pari a 32.5%.

Il Grafico 9 mostra l’evoluzione del tasso di occupazione lorda dal 2006 al 2016. Osservando il grafico possiamo notare una riduzione dal 2006 al 2009, soprattutto in conseguenza della crisi finanziaria del 2008 e valori stabili prossimi al 31.2% nel periodo 2012-2014 dopo un isolato aumento nel 2011 (31.6%). Risulta sicuramente interessante osservare la crescita registrata dal tasso di occupazione lorda negli ultimi anni, il quale è passato dal 31.2% del 2014 al 32% del 2015 prima di attestarsi al 32.6% nel 2016: tale trend positivo ci permette di capire che le strutture alberghiere italiane stanno recuperando la competitività persa ad inizio degli anni 2000, sebbene il gap con i valori registrati in passato sia ancora consistente.

Grafico 8: Tassi di occupazione lorda negli esercizi alberghieri italiani nel periodo 1960 - 2005

Fonte: Istat, anni vari.

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In conclusione, analizzando il sistema alberghiero italiano e confrontandolo con alcuni dei più importanti Paesi europei, è possibile affermare che un elemento fondamentale per il nostro Paese, data l’elevata presenza di strutture ricettive di piccole dimensione, è il raggiungimento di livelli di competitività maggiori. Per fare ciò le piccole strutture devono cercare di mettere in atto tutta una serie di azioni che verranno analizzate in dettaglio nel prossimo paragrafo.

3.2 Le quattro principali sfide per accrescere la competitività delle