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Note editorial

19. De Roberto a Ferdinando di Giorg

Milano, 16 luglio 1891 Mio caro Ferdinando,

ti scrivo con l‘inchiostro del vecchio, il quale mi ha lasciato il suo calamaio, partendo oggi per Tabiano,258 dove va a fare una quindicina di bagni. Ti scrivo appena ricevuta la tua buona lettera del 14 corrente per dirti quanto ti sono grato delle cose care e gentili che mi dici, dell‘articolo che hai voluto scrivere pel ―Giornale di Sicilia‖, delle nuove prove d‘amicizia che mi dai.259 L‘articolo farà un gran piacere alla mia mamma, la quale, non

volendo muoversi da Catania, annette una importanza straordinaria alle cose siciliane e troverebbe che del mio libro non s‘è parlato, se non se n‘è parlato in un giornale dell‘isola. Dal piacere che farà a lei, immagina quello che proverò io – senza contare che sarà un articolo tuo, che mi dirà in modo più preciso quello che tu pensi dell‘Illusione – e tu sai quanto tengo al tuo giudizio. Grazie, dunque, ancora di cuore. Anch‘io avevo pensato a scrivere qualche cosa per le tue Anomalie: se non ne ho fatto niente è perché in questo momento non ho nessun giornale sul quale poter contare. Nel ―Fanfulla‖,260 dopo la sua

quasi soppressione, non ho più scritto, né so che destino avrebbe un mio articolo mandato a quel giornale: temo che andrebbe perduto e in ogni modo è quasi certo che passerebbero tre mesi prima che lo pubblicassero. Potrei fare qualche cosa pel ―Fortunio‖ di Napoli,261 o

per la ―Letteratura‖262 di Torino. Avevo pensato alla ―Vita Intima‖,263 ma ho saputo, dopo

l‘articolo sul mio libro, che tutte le bibliografie sono fatte dal Menasci (Livorno) al quale

258 Nota località termale parmense in cui Verga si recava regolarmente.

259Si riferisce all‘articolo su L‟Illusione che usciva in quei giorni, a firma del Di Giorgi, sul ―Giornale di

Sicilia‖ (Cfr. Lettera di Ferdinando di Giorgi a De Roberto, 14 luglio 1891, supra).

260 De Roberto non specifica se si riferisse al ―Fanfulla della Domenica‖(1879-1919) o al ―Fanfulla‖

quotidiano (1870-1899) ma probabilmente pensava al primo, poiché dal 1883, ormai, non collaborava più con il quotidiano, mentre continuò a scrivere sul settimanale (diretto da Luigi Capuana) fino al 1894, quando pubblicò Pagina da I Viceré (a. XVI, 9 settembre 1894) . Il domenicale nacque come supplemento del quotidiano da cui poi si affrancò, e trattava soprattutto di politica e letteratura. Il ―Fanfulla‖, fondato a Firenze nel 1870 e spostatosi a Roma dal 1871, divenne giornale di opposizione dopo l‘avvento della Sinistra al potere nel 1876.

261Il ―Fortunio‖ era un settimanale domenicale illustrato, pubblicato a Napoli dal 1888 al 1899, fondato e

diretto da Giulio Massimo Scalinger, cfr. Lettera 17. Guido Menasci a Federico De Roberto e n.

262 ―La Letteratura‖ era una rivista torinese pubblicata dal 1886 al 1891, per la quale lavorò anche Domenico

Lanza.

263 ―Vita Intima‖ era una rivista settimanale diretta al pubblico femminile, fondata a Milano, che ebbe vita

assai breve: dal 3 giugno 1890 al 29 dicembre 1891. Il progetto editoriale, fortemente voluto da un gruppo di intellettuali, scrittrici e giornaliste attive a Milano, era quello di «dare alla donna italiana un prodotto di qualità, che punti su una buona divulgazione culturale, invece che sulla moda, sui figurini di Parigi o sulle ricette per la cucina o per la casa, specialità consueta dei periodici femminili dell‘epoca» (A. Arslan, Un progetto culturale temerario e il suo fallimento: «Vita intima» (1890-91), in Donne e giornalismo. Percorsi e presenze di una storia di genere, a cura di S. Franchini e S. Soldani, Milano, Franco Angeli, 2004, pp. 211- 224).

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intanto tu potresti mandare un esemplare delle tue novelle. Il ―Fortunio‖, comme tout, mi pare quel che c‘è di meglio pel momento: dimmi se ti va, e sarò felice di potervi parlare di te. Alle mamme bisogna parlare dei loro figliuoli, agli autori dei loro libri. Discorriamo dunque delle Anomalie in attesa che tu discorra con me dell‘Illusione. Il tuo libro è stato messo in vendita lunedì scorso: i cartelloni gialli sono appiccicati allo stesso posto degli ex miei: tu vedi dalla Noce l‘effetto.264 Guindani ha venduto la prima copia a un avventore

erratico: intanto lo mandano (il libro, non l‘avventore) alle pratiche, ed ho visto sul registro che ne hanno addebitato parecchie copie. La spedizione per la provincia procede regolarmente: i primi partirono, più d‘una settimana addietro, per Firenze. Stai pur sicuro che il così detto Carlino, ed anche Guindani, lavoreranno per la vendita. Sono quindici giorni che raccomando di consegnare le copie a Gualdo (ritornato da Parigi),265 a Cameroni (ritornato dalla Germania e ripartito per lo Stelvio) etc. etc. Non ne hanno fatto ancora niente; ma oggi Carlino mi ha detto che è stato per la copertina, essendo le copie da te lasciate per questi signori con la copertina vecchia e avendo tu detto che le volevi rivestire a nuovo. Oggi finalmente hanno mandato queste copie dal legatore perché strappino le copertine vecchie e mettano le illustrate: spero che domani queste copie saranno spedite. Io però insisto a pensare che conveniva aspettare settembre. Se fu già tardi per l‘Illusione, che venne un mese prima! Io ho avuti degli altri articoli: della Sperani sull‘―Avvenire letterario‖, di Fava sull‘―Indipendente‖ di Trieste,266 sul ―Corriere di Parma‖267 etc.

Quando verranno i tuoi starò attento perché Carlino non ti lasci nella sua cartella, come ha fatto per molti dei miei, che ho scovato io dopo un certo tempo. E credi pure che io domando ogni giorno notizie delle tue cose a Chiesa, al Pin,268 etc.

Dunque il vecchio se n‘è andato a Tabiano. Ci sarei andato anch‘io, per stare con lui, ma visto e considerato che i bagni non li avrei fatti non sapendo che acque sono, e che avrei dovuto intanto cacciare moneta, ho pensato di aspettare qui il suo ritorno. Siccome qui non c‘è affatto caldo, anzi vi sono frequenti temporali che infrescano fin troppo l‘aria, starò tutto il luglio (fra parentesi sono risalito al piano di Verga, nella camera dove tu mi trovasti

264 Il quartiere Noce di Palermo, un tempo zona suburbana, nell‘Ottocento era stato progressivamente

inglobato dalla città ed edificato: lì sorgeva la casa di Ferdinando Di Giorgi.

265 Luigi Gualdo (1844-1898), scrittore italiano ma lungamente residente in Francia, a Parigi, dove ebbe

modo di conoscere «i maestri della sua generazione: G. Flaubert, Ch.-M. Leconte de Lisle, Th. De Banville» e dove promosse la conoscenza degli scrittori italiani, compreso Giovanni Verga che frequentava durante i soggiorni milanesi, insieme a Boito, Camerana, Giacosa. Il suo romanzo più noto è Decadenza, pubblicato a Milano da Treves nel 1892 (Cfr. S. Giusti, Gualdo, Luigi, in DBI, vol. LX, 2003, pp. 160-63).

266 ―L‘Indipendente‖ era un quotidiano irredentista triestino attivo dal 1877 al 1923. 267 Era un quotidiano politico fondato nel 1889.

268 Pin era un impiegato della casa editrice di cui non è stato possibile scovare altra traccia se non i cenni

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in maggio). Poi non so che cosa farò. Vorrei andarmene per una ventina di giorni a Livorno, a vedere la stagione balneare, e poi me ne scenderò a Napoli. A casa è certo che non ritornerò se non a settembre inoltrato, perché m‘impaurisce l‘idea del caldo siciliano e perché ho ancora un residuo di quattrini che mi peserebbero in saccoccia.

A proposito di cacciare moneta: Pica tornò qui da Venezia il 6 luglio:269 fummo tutti insieme un giorno da Cameroni, e il domani da Rovetta per sentire la famosa commedia. Pica ripartì subito per Napoli, e Rovetta non l‘ho più visto: suppongo sia andato via anche lui. Io lavoro ben poco, vado rivedendo però la Sorte, che Carlino vuol pubblicare in ottobre.270 Il volume avrà una novellina di più e una lettera-dedica-prefazione a Luigi Capuana, che è il padre spirituale di quel libro. Quando sarò tornato a casa, attaccherò i Viceré (te ne ho parlato?) Ho smessa l‘idea di scrivere la Realtà (almeno per ora) e vo‘ preparare questi Viceré, che sarà un romanzo … come? Non lo so ancora. Ti posso dire soltanto l‘idea: la storia d‘una gran famiglia, la quale deve essere composta di quattordici o quindici tipi, tra maschi e femmine, uno più forte e stravagante dell‘altro. Il primo titolo era Vecchia razza: ciò ti dimostri l‘intenzione ultima, che dovrebbe essere il decadimento fisico e morale d‘una stirpe esausta. Vedremo!271

Il tuo scrupolo per l‘affare Franzi va dissipato. Io non dissi al delegato se quel regalo mi fu fatto a Palermo o a Milano, dissi soltanto: «Ho avuto questo porta sigarette da un mio amico» e a richiesta insistentissima declinai il tuo nome e il tuo domicilio, senza fare allusione a circostanze di tempo e di luogo. La mia rabbia contro questo Franzi è passata, e passerà anche la tua quando saprai che ha sofferto una operazione terribile: gli hanno portato via i t…; non importa: non era una ragione per romperli a noi! Quasi tutte le persone di mia conoscenza sono andate via: ci sono però sempre Boito272 e Gualdo coi

269 Vittorio Pica (1862-1930), critico letterario e scrittore, contribuì a far conoscere la letteratura francese in

Italia: i fratelli de Goncourt, Zola e successivamente Verlaine, Mallarmé, Baudelaire. Nel 1890 raccolse i suoi scritti sui simbolisti francesi nel volume All‟Avanguardia: studi sulla letteratura contemporanea.

Collaborò con numerose riviste e quotidiani (―Il Corriere della sera‖, ―Il Mattino‖, ―L‘Ora‖, ―Il Marzocco‖, ―Il Pungolo‖, ―Emporium‖) e si interessò anche di arte orientale ed europea (Cfr. D. Lacagnina, Pica, Vittorio, in DBI, vol. LXXXIII, 2015). La Biblioteca Regionale Universitaria di Catania conserva quasi novanta tra lettere e cartoline inviate da Pica a De Roberto (BRUC Epistolario De Roberto U.Ms.EDR.Pica), a testimonianza di un‘amicizia solida e duratura. Esse abbracciano un periodo che va dal 1887 al 1901 e sono state pubblicate da Giovanni Maffei (Lettere a Federico De Roberto, introduzione e note di G. Maffei, Catania, Biblioteca della Fondazione Verga, serie carteggi, n. 3, 1996) alla cui Introduzione si rimanda anche per un accurato profilo del critico napoletano e dei suoi rapporti con De Roberto. Come Maffei ha sottolineato, mancano purtroppo le lettere dell‘autore de I Viceré all‘amico, poiché pare siano andate perdute insieme a tutte le carte di Pica (cfr. Ivi, pp. 32-33 n.).

270 Cfr. Introduzione, supra.

271 Per alcune osservazioni su questo primo, fondamentale, cenno al romanzo cfr. Introduzione supra. 272 Arrigo Boito (1842-1918), padovano, fratello minore di Camillo, dopo una prima rudimentale formazione

musicale a Venezia, si trasferì a Milano per proseguire i propri studi al Conservatorio ottenendo ben presto ottimi riscontri e dedicandosi appieno all‘attività di librettista. Seguì un periodo di studi a Parigi e un viaggio per l‘Europa, al termine del quale si stabilì definitivamente a Milano (1862) dove aderì alla Scapigliatura e

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quali passo tutte le sere al Biffi. Ed ecco vuotato il sacco. Ma lettera! Ma ritorno di côrse! Scrivimi

F.

Lettera

Bibl.: A. Navarria, Federico De Roberto. La vita e l‟opera, Catania, Giannotta, 1974, pp. 270-74.