Note editorial
13. Luigi Capuana a De Roberto
Roma, 29 maggio 1891
Caro Federico,
Termino in questo punto la lettura della prima parte del tuo romanzo, e non voglio ritardare un momento l‘invio dei miei ringraziamenti pel dono e le mie vive e fraterne congratulazioni per la bellezza del tuo lavoro. Leggendo, me ne compiacevo come di cosa mia. Scrivendoti queste parole, ho la commozione di un innamorato che scrive alla sua bella: non ridere; è così. E il piacere provato è così dolce che io ti perdono facilmente il peccato che hai commesso impedendomi di scrivere le ultime pagine di Profumo ora che posso lavorare e sono guarito dal dolore alla bocca dello stomaco e dall‘esaltamento nervoso che mi ha afflitto quasi tre mesi, senza darmi requie un solo momento. Chi ti perdonerà difficilmente, se lo saprà, sarà l‘editore Pedone: ma domani farò un grande sforzo. Lascerò che Guglielmo e Teresa passino i primi giorni della loro luna di miele senza l‘importunità della mia presenza. Ti giuro che non mi par vero sentirmi guarito. Quel che ho sofferto non potrai immaginarlo.226
Per tornare al tuo lavoro, questa prima parte mi sembra magistralmente riuscita. Nessuna lungaggine, un senso squisito delle proporzioni e una visione della vita di provincia resa benissimo, con grande complicità e con molta efficacia. L‟Illusione avrà un successone e meritatissimo: tu solamente puoi goderne quanto ne godo io, e tu solamente puoi credere che dicendoti questo non ti dico una bugia. Anche l‘edizione è bella e ne faccio le mie congratulazioni al Chiesa. Tornerai presto qui? Ne sarei lietissimo. Che fa il vecchio? È immerso nei codici e nelle pandette? Quando potremo salutarlo milionario? Ci saluterà
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ancora, dopo? Ci concederà la sua grazia? Auguriamocelo almeno. Salutamelo tanto: gli scriverò fra qualche giorno.227
Per te un affettuosissimo abbraccio di fratello di vita, e augurii che il tuo nuovo romanzo sia anche più bello di questo.228
Aff.mo Luigi
Lettera su carta bordata di nero per lutto, presenta busta a lutto, timbro postale: Roma 29- 5-91 e Milano 30-[5]229-91.
Indirizzata: Al Sig. Federico Di Roberto – Piazza della Scala, N. 5 – Milano.
Bibl: A. Ciavarella (a cura di), Verga, De Roberto, Capuana. Catalogo della mostra. Celebrazioni Bicentenarie Biblioteca Universitaria, Catania 1755-1955, Catania, Giannotta, maggio-giugno 1955, p. 77 (stralci); S. Zappulla Muscarà, Capuana e De Roberto, Caltanissetta – Roma, Salvatore Sciascia Editore, 1984, p. 331 (stralci).
Segn: Epistolario De Roberto U.Ms.EDR. acquisto Bolaffi 2012, in ordinamento.
14. Luigi Capuana a De Roberto
Roma, 11 giugno 1891
Caro Federico,
Profitto della venuta del Sig. Antonino Basile che tu hai conosciuto in Palermo e che è tra i tuoi ammiratori, per dirti che l‘ultima parte del tuo romanzo mi è piaciuta più di tutte e che fa onore a te e al romanzo italiano. Mi propongo di scriverti una lunghissima lettera e comunicarti tutte le osservazioni piccole e minuscole che ho fatto, per dimostrarti con quanta attenzione ho letto il tuo lavoro. Se questo tuo volume non ha un successone, non c‘è più speranza per gli scrittori italiani: è meglio chiudere bottega. Ma non siamo
227 Capuana allude a Verga, che era reduce dal primo grado di giudizio nella causa intentata a Mascagni e
Sonzogno per i diritti del libretto d‘opera della Cavalleria rusticana. I giudici gli avevano appena concesso un indennizzo, una tantum, di centoquarantatremila lire, una cifra ragguardevole all‘epoca. Cfr. anche Lettera di Ferdinando Di Giorgi a De Roberto, 8 dicembre 1891 e n., infra.
228 Da «Tornerai presto qui?» fino alla fine della missiva si dà la trascrizione che manca nelle precedenti
edizioni a stampa.
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pessimisti! Io … lavoricchio e strascico […]230 dal maledetto Profumo! C‘è una nuova
jettatura! Per intanto sto meglio, sono tranquillo e fra una ventina di giorni ti potrò dare una notizia che ti farà piacere.
Per ora, acqua in bocca!
Saluta il Vecchio, di Giorgi e tutti gli amici di costì e ti abbraccio. Tuo aff.mo
Luigi
Lettera su carta semplice, presenta busta, manca di timbri.231
Indirizzata: A Federico di Roberto – Piazza della Scala – N. 5 – Milano. Bibl.: Inedita.
Segn.: Epistolario De Roberto U.Ms.EDR. acquisto Bolaffi 2012, in ordinamento.
15. De Roberto a Ferdinando Di Giorgi
Milano, 2 luglio 1891
Mio caro Ferdinando,
Grazie della tua buona letterina e delle notizie e dei giudizii. Credi pure che tu mi manchi. Mi ero tanto abituato alla tua amabile compagnia, alle discussioni appassionate ed agli allegri epigrammi, che la tua partenza ha prodotto un vuoto intorno a me. Parlo ogni giorno a Chiesa delle cose tue: mi ha ripetutamente assicurato che la copertina ci sarà per giovedì, che è poi oggi – e più tardi andrò a vedere se è proprio venuta. Ieri portarono in libreria la prova di stampa del cartellone, che è riuscito molto bene e sarà tirato su carta gialla. Intanto il mio è già levato, e il posto è quindi pronto. Chiesa è discretamente contento della piega che prende l‘Illusione: c‘è una certa vendita e qualche articolo continua a venire. Uno del Patrizii sul Marchese Colombi era buono quanto quello dell‘Oliva;232 un altro
230 Tre termini poco distinguibili: gli ultimi due sembrano «la coda». 231 La lettera fu consegnata a mano dal Signor Basile citato nella missiva.
232 Domenico Oliva (1860-1917) fu uomo politico di destra, drammaturgo, giornalista e critico letterario; dal
1888 scrisse recensioni sul ―Corriere della Sera‖, giornale che diresse dal 1898 succedendo a Torelli Viollier. Entrò poi nel ―Giornale d‘Italia‖ e diresse ―Idea Nazionale‖. L‘articolo su L‟Illusione fu pubblicato su ―Cronaca d‘arte‖ nei numeri 25 e 26 del 7 e 14 giugno del 1891 (Cfr. A. Navarria, Federico De Roberto. La
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sulla ―Cronaca rosa‖ di Verona è pure molto favorevole. Non ti posso mandare questi giornali perché l‘unica copia che ne potei capitare la spedii a casa mia. A proposito dell‘Oliva, lo vidi l‘altro giorno al Biffi, e parlammo delle Anomalie. Gli mancava di leggere l‘ultima novella, e trovava intanto che Il caso di Maurina è più forte. Ripeteva quello che è mia antica persuasione: che tu porti nell‘arte un temperamento felicissimo, che sei già padrone della tecnica, e che quando gli anni ti daranno l‘esperienza, farai certamente qualche cosa fuor del comune. Il Vecchio ha letto con molto piacere la tua lettera,233 ed ha ripetutamente esclamato quello che mi aveva già detto altre volte, che tu sei un gran bravo ragazzo. Ho riferito i tuoi saluti a Giacosa,234 ed ho detto a Chiesa di mandare la copia delle Anomalie destinate a Cameroni, il quale è tornato dalla Germania. Cosa dice il tuo giovane cuore? Debbo mettere sul ―Corriere‖ degli avvisi per mancia competente a chi lo avrà trovato tra via Silvio Pellico, e via …? Io col Vecchio non abbiamo deciso ancora che cosa fare: intanto non ci muoviamo di qui – e l‘altro ieri abbiamo avuto 36° e due decimi! Ho combinato con Chiesa per la 2ª edizione della Sorte: sto lavorando a ritoccar quella prosa, e probabilmente […]235 alla stampa. Domani tue
notizie. Come è poi finita col famoso Felice Franzi, vastasuni ‗i vucciria?236 Addio
F. De Roberto
Lettera
Bibl.: A. Navarria, Federico De Roberto. La vita e l‟opera, Catania, Giannotta, 1974, pp. 268-70.
16. V. G. a De Roberto
Domenica,
Non sono molto stupita, ma molto dolente. Spero si farà perdonare più in là.
233 In questo caso l‘epiteto «il Vecchio» allude a Giovanni Verga ma veniva utilizzato dallo scrittore anche
per riferirsi a Capuana, con l‘unica distinzione che il primo era «di Milano» il secondo «di Roma».
234 Giuseppe Giacosa (1847-1906), nato in una famiglia benestante e avviato dal padre all‘attività di
avvocato, preferì rivolgersi precocemente alla letteratura e soprattutto al teatro, dedicandosi alla scrittura di drammi, commedie e libretti d‘opera. Tra i suoi lavori più noti si ricordano Tristi amori (1887) e Come le foglie (1900), e i libretti d‘opera de La Boheme (1896), della Tosca (1900) e di Madama Butterfly (1904), scritti in collaborazione con Luigi Illica, e che non poco contribuirono al successo dei capolavori di Puccini (cfr. G. Taffon, Giacosa, Giuseppe, in DBI, vol. LIV, 2000, pp. 252-56).
235 Termine indecifrabile secondo Navarria.
81 Io sarò a Regoledo il 18 o 19, saluti a voi e Verga. V.G.237
Cartolina postale, timbro postale: Cernobbio 2-7-91238
Indirizzata: A Signor De Roberto – Piazza della Scala – 5 – Milano. Bibl.: Inedita.
Segn.: BRUC Epistolario De Roberto U.Ms.EDR. Lettere da attribuire, in corso di ordinamento.