CAPITOLO II: Agatha Christie: la regina del Golden Age Mystery
2.2 Dead Man’s Folly
Dead Man’s Folly (1956) è un romanzo dell’ultimo periodo della produzione di Christie,
con l’investigatore Hercule Poirot ancora protagonista, e che è stato ben presto messo da parte dalla critica semplicemente come opera di impianto “tradizionale” e meno convincente di quelle scritte negli anni Trenta. Il romanzo ha suscitato interesse sostanzialmente per la presenza di Mrs Oliver, personaggio introdotto anche in altre opere del ciclo di Poirot, e proiezione autobiografica della scrittrice. Seppur di stampo tradizionale, in piena linea con il Golden Age Mystery, quest’opera è tuttavia ricca di spunti ed elementi che richiamano il gotico (soprattutto quello ottocentesco) e si offre a un’indagine seria.
La vicenda prende avvio nel momento in cui Poirot riceve una telefonata da Ariadne Oliver, famosa scrittrice di gialli, già conosciuta dal detective nel corso di indagini passate, la quale gli chiede, senza scendere troppo nel dettaglio, di presentarsi in una dimora chiamata “Nasse House”, nel Devon, poiché ha il presentimento che qualcosa di strano stia per accadere e che ci siano delle persone che “muovono i fili nell’ombra”. Pur non comprendendo appieno le dinamiche della vicenda, date le poche informazioni ricevute, Poirot resta colpito dal fatto che Mrs Oliver si senta in qualche modo minacciata o manipolata e non voglia addirittura essere chiara al telefono per paura di farsi sentire dalle persone nelle vicinanze. Egli decide così di raggiungerla nel Devon; giunto in treno il giorno stesso, Poirot sale su un taxi che darà un passaggio a due ragazze straniere, turiste che, come tanti altri, si stanno recando all’ostello vicino la tenuta. Qui Mrs Oliver riceve l’investigatore e gli dice di essere stata chiamata a organizzare una sorta di caccia al tesoro che, in realtà, si prospetta come un “finto delitto” con caccia agli indizi, intrattenimento che accompagnerà la sagra che si terrà a Nasse House. Ella poi gli confida di percepire che il suo programma e l’organizzazione dell’evento siano stati e siano ancora oggetto di curiosità da parte delle persone che popolano la casa, le quali, seppur agendo in modo impercettibile e indiretto, hanno alimentato dei sospetti in una persona come lei, che ben conosce le trame intricate di delitti e gialli. Mrs Oliver ipotizza insomma che si stia architettando un vero omicidio, anziché una finzione.
Proprietario della dimora è George Stubbs, un ricco signore che si è arrogato il titolo di “Sir” per nobilitare la sua posizione agli occhi della comunità locale; la moglie Hattie, più giovane di lui, proviene dalle colonie ed è ritenuta da tutti una donna “debole” di mente, piuttosto stupida e impressionabile. Ella gli era stata presentata dalla precedente padrona di Nasse House, Mrs Amy Folliat, che si era presa cura della ragazza quando questa aveva
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perso i genitori e l’intero patrimonio familiare. Mrs Folliat aveva dovuto cedere a Stubbs la casa patronale, dopo il susseguirsi di intere generazioni di Folliat, a causa della morte dei due figli e della sopraggiunta indigenza, sistemandosi in quella che un tempo era stata la portineria della tenuta. Gli altri frequentatori della casa e organizzatori della sagra sono: il giovane architetto Michael Weyman, molto critico sui cambiamenti architettonici voluti dagli Stubbs, soprattutto per quanto riguarda il folly5, fatto costruire nel bel mezzo del boschetto, in una posizione da lui considerata del tutto sbagliata; i coniugi Masterton, lui un politico locale e lei una donna molto autoritaria e sicura di sé; il loro agente, il capitano Warburton, e un’altra coppia più giovane, Alec e Sally Legge, lui uno scienziato atomico e lei un’ex studentessa d’arte, in villeggiatura nel Devon per alcuni mesi; infine Miss Brewis, che gestisce la tenuta stessa, dividendosi tra i compiti di segretaria e governante, e che nutre teneri sentimenti per il suo principale, Sir Stubbs. Altro personaggio è il marinaio Merdell, anziano ma con un’ottima memoria, che racconta a Poirot alcuni fatti sulla famiglia Folliat e sulle loro vicissitudini, tra cui la morte dei due figli, avvenuta in tragiche circostanze. La mattina del giorno dedicato alla festa, Hattie scopre, tramite una lettera appena giunta, che quello stesso giorno verrà a trovarla un suo lontano cugino dalle colonie, Etienne de Sousa; tale notizia sembra spaventarla terribilmente, in quanto ella confessa a Poirot di temere che Etienne sia un assassino. Quella stessa mattina, Poirot assiste ad un evento già descrittogli da altri personaggi e che appare molto ricorrente, ovvero il diverbio di Mr Stubbs e due turiste, di cui una è un’italiana, alla quale l’investigatore aveva precedentemente dato un passaggio in taxi. Le due donne sarebbero entrate senza permesso nel giardino della tenuta, in modo da raggiungere più in fretta il molo di Nassecombe.
Durante la sagra, tutto sembra comunque procedere bene, e Mrs Oliver e Poirot cercano di seguire le mosse dei partecipanti nella “caccia agli indizi”, benché l’investigatore tenga sott’occhio anche gli ospiti di Nasse House, così da controllare l’arrivo del cugino straniero, accolto da Sir Stubbs. La normalità è stravolta dalla scoperta, ad opera proprio dell’investigatore e della scrittrice, delle tragiche sorti di Marlene Tucker, la ragazza scout che doveva partecipare alla farsa nel ruolo di vittima, e che è stata invece realmente assassinata. Il corpo della giovane viene ritrovato dai due personaggi nella rimessa delle barche sul molo; ella è stata uccisa nello stesso modo e nello stesso luogo in cui si sarebbe dovuto svolgere l’intero evento, secondo il progetto di Mrs Oliver, e a ciò si aggiunge il fatto che nessuno ha più notizie di Lady Stubbs, che sembra essersi volatilizzata nel nulla, forse
5 Sorta di piccolo edificio decorativo, in forma di castello o tempio a colonne, spesso di stile gotico, che si
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proprio per non dover incontrare il parente appena giunto. La polizia, guidata dell’ispettore Bland, giunge sul posto, cosicché tutti gli ospiti sono interrogati, anche se l’accaduto sembra davvero non avere alcun senso. Nessuno aveva moventi per accanirsi sulla giovane scout e, se dapprima si pensa ad un maniaco infiltratosi tra i partecipanti alla sagra, successivamente, a causa della sparizione anche di Hattie Stubbs, i sospetti della polizia si concentrano prima su Miss Brewis, che è stata l’ultima a vedere Marlene viva (le avrebbe portato un vassoio con del cibo, su richiesta di Lady Stubbs, richiesta che appare strana, visto lo scarso altruismo di quest’ultima) e in seguito su Etienne de Sousa, che forse ha voluto mettere a tacere la cugina, i cui ricordi del suo losco passato erano emersi quella stessa mattina in presenza di Poirot. La matassa si intrica ulteriormente a causa dello strano comportamento dei coniugi Legge, che, come si scoprirà più tardi, erano però connessi all’esperienza passata dall’uomo in quanto fisico nucleare e alla sua collaborazione con organizzazioni internazionali.
Nonostante la polizia e Poirot stesso brancolino nel buio, l’attenzione del detective si sofferma su Mrs Folliat, che appare essere a conoscenza di molte più cose di quanto ammette e i cui mesti commenti sulla bruttura e la malvagità del mondo fanno breccia nella mente acuta di Poirot. Nessuno riesce però, inizialmente, a risolvere il caso e ci si aspetta da un momento all’altro solo di ritrovare lungo gli argini di un torrente o in mare il cadavere di Lady Stubbs. Tutto appare insabbiato, tanto che anche il cugino di Hattie è stato rilasciato per mancanza di prove.
I giorni passano e, nonostante Poirot abbia ripreso la sua vita londinese, non fa che pensare al caso, sempre più convinto che il tassello per completare il puzzle e tentare di comprendere ciò che è davvero accaduto sia legato a Mrs Folliat, per cui decide di partire nuovamente per Nasse House. Qui il suo tentativo di farla parlare e confessare ciò che la tormenta fallisce, cosicché Poirot si reca a casa della famiglia della ragazza uccisa, in modo da confrontarsi con i genitori. È proprio grazie ai Tucker che egli fa delle scoperte interessanti: non solo apprende qualcosa di più sul carattere ambiguo della ragazza, pronta a ricorrere al ricatto, ma scopre che anche il vecchio marinaio Merdell è deceduto, apparentemente in un incidente (si trattava del nonno di Marlene, con la quale ella aveva un rapporto stretto). A poco a poco, queste informazioni vanno a unirsi a tutti gli indizi fisici e “psicologici” precedentemente raccolti e ad agire sulla mente dell’investigatore come elementi chiave per ricostruire l’intera vicenda; a tal proposito, gli torna in mente una frase ben precisa pronunciata da Merdell: “Always be Folliats at Nasse”6. Dopo un’attenta analisi
6 Agatha Christie, Dead Man’s Folly, London, HarperCollins, 2002, p. 70. Tutte le citazioni dal testo si
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dei dati in suo possesso, Poirot arriva alla deduzione: il ricco George Stubbs, di cui prima nessuno aveva mai sentito parlare, altri non sarebbe che il secondo figlio di Mrs Folliat, spacciato per morto dalla donna perché uomo dissoluto e reo di aver sperperato il patrimonio di famiglia. George, sorta di Rochester novecentesco, venne fatto poi sposare convenientemente con la bella Hattie, ricchissima e mentalmente fragile, in modo da crearsi una nuova identità e riottenere Nasse House. All’insaputa di Mrs Folliat, però, il figlio, nei bassifondi italiani da lui frequentati precedentemente, aveva conosciuto e sposato un’italiana, dalla quale non aveva alcuna intenzione di separarsi.
All’indomani del loro arrivo nella tenuta, il figlio di Mrs Folliat e la prima moglie avrebbero architettato e commesso l’omicidio di Hattie, che non era stata vista da nessun domestico e alla quale si era sostituita l’italiana stessa, che ora interpretava la sua parte dinanzi a tutti. Su dove fosse stato seppellito il cadavere della povera, “vera” Hattie, Poirot non ha dubbi: difatti, la costruzione del folly, il tempietto ornamentale in cui si era anche seduto a riflettere, posto in un luogo così strano del giardino e di pessimo gusto, gli offre una risposta immediata. Il vecchio Merdell aveva vissuto tutta la sua vita in quel luogo, aveva buona memoria, non dimenticava mai un volto, e aveva evidentemente riconosciuto il figlio di Mrs Folliat, per poi confidarsi con la nipote, ad esempio sull’aver visto qualcuno seppellire un cadavere nel bosco. La ragazza, allettata all’idea di un facile guadagno, aveva iniziato a ricattare Sir Stubbs e la moglie, e i due avevano deciso di ucciderla. Il piano architettato dalla coppia è così ingegnoso da far recitare alla donna anche la parte di una giovane turista italiana appena giunta all’ostello vicino: era lei che Poirot aveva scorto nel giardino di casa mentre fingeva di passare nella tenuta in contravvenzione. Ella avrebbe poi ucciso Marlene nelle vesti di Hattie e sarebbe nuovamente fuggita nei panni dell’italiana, dopo aver nascosto il suo vestiario da Lady Stubbs in un grande zaino. Successivamente, Mr Stubbs si occupò anche di eliminare l’anziano Merdell, facendolo sembrare un incidente. Il giorno della sagra era stato scelto proprio per confondere le acque, grazie all’organizzazione della finta caccia all’omicida ideata da Mrs Oliver, e per far cadere i sospetti su Etienne de Sousa, che avrebbe certamente riconosciuto la donna non come la cugina che ricordava un tempo, e poteva dunque smascherarla. Poirot espone tutto ciò ad una addolorata Mrs Folliat, che ammette la verità: per amore del figlio, ella non aveva denunciato nulla, pur soffrendo e sentendosi in colpa per la fine alla quale la sua vera pupilla Hattie era stata destinata.
Come si vedrà anche per Sayers e P. D. James, varie opere di Christie dialogano con un “orrore gotico” che, a partire dal diciannovesimo secolo, produceva rifrazioni non tanto sul mondo esterno quanto sulla psiche, incidendo profondamente e annientando talvolta il senso
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di sé. Allo stesso tempo, la produzione di questa autrice ricorre spesso al “sublime” gotico in quanto sentimento di terrore che sovverte i codici culturali e svela la malvagità umana nei suoi tratti più sconvolgenti: le scene del crimine evocano atmosfere o elementi che mirano a destabilizzare la comune convinzione che le regole sociali siano sufficienti a garantire il ritorno di un “ordine consolatorio”.
Nel filone più specifico delle detective stories, il gotico è anche una modalità che riesce ad esprimere l’ambivalenza della ricerca, sospesa tra l’intenzione di trovare il colpevole e l’indugiare nella sua ricerca stessa da parte del detective, teoricamente agente legato al bene e alla giustizia. Il gotico erode i confini tra il caos scatenato dal criminale e l’ordine cercato nell’investigazione, e perciò alimenta non solo un quadro disgregato esterno, ma anche i tratti della figura del detective stesso, travolto da dubbi ed esitazioni. Mentre Christie presenta Miss Marple come un soggetto più “mobile”, l’immagine che il lettore ha di Poirot è da sempre quella di un uomo che è invece quasi ossessionato dall’ordine, così come dalla pulizia e dalla nitidezza degli oggetti; proprio questa “mania” dovrebbe costituire per lui una roccaforte contro gli assalti del gotico, se non che in questo romanzo, come anche in altri del suo macrotesto, Christie lascia trasparire un sublime gotico pervasivo che si unisce alla percezione di uno stato di minaccia, ambiguità e successivo sovrapporsi dei ruoli per i personaggi della vicenda, prima fra tutti Mrs Oliver. Da tale stato di destabilizzazione, dunque, è necessario liberarsi con l’atto di investigazione.
Botting afferma anche che il gotico più maturo, quello otto- e novecentesco, contribuì a dare uno spessore sinistro al diffondersi delle teorie scientifiche moderne7, e questo elemento in effetti si riscontra in Dead Man’s Folly. Non è infatti un caso che il personaggio di Alec Legge sia uno scienziato, e nello specifico un fisico nucleare; nel groviglio di indizi e sospetti, Christie include scienziati dell’era atomica e spie internazionali, che a un certo punto Poirot sospetta come possibili killer o mandanti di un omicidio. Si legga il seguente dialogo tra Mr Legge e l’investigatore:
“I tell you that once you get into these people’s clutches, it isn’t so easy to get out of them. And I want to get out of them. That’s the point. I want to get out of them. You get desperate, you know. You feel like taking desperate measures. You feel you’re caught like a rat in a trap and there’s nothing you can do”. […] Hercule Poirot remained behind his eyes very wide open and his eyebrows rising. “All this is very curious”, he murmured. “Curious and interesting. I have the evidence I need, have I? Evidence of what? Murder?” (p. 204).
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Un altro elemento comune a Christie, Sayers e P. D. James riguarda la declinazione gotica conferita a parodia e intertestualità. La chiave parodica è talora finalizzata a re-immaginare o re-interpretare le opere di scrittori e scrittrici precedenti che hanno attinto al gotico, e non è qui da sottovalutare il fatto che Christie (come, dopo di lei, anche Ngaio Marsh e Ruth Rendell) si sia misurata con ipotesti del calibro di Jane Eyre (1847) di Charlotte Brontë. Da questo punto di vista, Dead Man’s Folly offre un’immagine della figura della donna proveniente dalle colonie e ritratta come folle, malata, come lo era Bertha Mason nel capolavoro brontiano, con cenni alla famosa e sovversiva riscrittura di Jane Eyre operata in
Wide Sargasso Sea (1966) da Jean Rhys.
Nel caso della detective story presa in analisi, il plot dell’omicidio, o meglio degli omicidi, fa sì che la modalità gotica tracci nuovi confini tra l’identità di Bertha, la moglie creola affetta da patologia mentale e la giovane e pura Jane, fondendo i loro caratteri in Hattie Stubbs, la quale acquisisce la doppia identità di vittima e assassina. In tal modo, non solo la storia si connota di sfumature gotiche, ma riconfigura le tipologie presenti nel romanzo di Brontë dall’ottica di una feminine otherness oscillante tra l’angelico e il demoniaco, ovvero tra la vera Hattie, gracile e ingenua, e la moglie italiana, manipolatrice e assassina. È da questa angolatura che Lady Stubbs, in tutta la sua ambiguità, può essere ben considerata come una figura di “donna gotica”, incarnante l’alterità.
Sempre seguendo le linee di un gotico “marcato”, non bisogna nemmeno sottovalutare il fatto che il testo di Christie ha molti elementi in comune (sebbene in modalità diversa e sfumata) con un’altra opera, capolavoro del genere gotico-sensazionalista: The Woman in
White (1859-60) di Wilkie Collins, in cui l’autrice trovò vari spunti, compreso l’interesse
per la questione sociale dell’identità e il timore della sua perdita, con il conseguente e pericoloso subentrare di uno stato di perdizione e disgrazia. A sua volta, l’opera di Collins era stata ispirata da una raccolta di racconti criminali francesi, Recueil des causes célèbres (1808-14) di Maurice Mèjan, acquistata dallo scrittore a Parigi durante una sua visita alla città insieme all’amico Dickens. La storia di un signorotto avido e malvagio, reo di aver confinato la moglie in un ospizio per malati di mente per poi inscenare la sua morte, si rifà ad un caso realmente accaduto nel Settecento, in Francia, noto come “l’Affaire de madame Douhault”. Questa ricca nobildonna vedova venne fatta rinchiudere nel Salpêtriére sotto il falso nome di “Blainville” agli inizi del 1788, mentre un’altra donna fu sepolta al posto suo, in modo che i parenti potessero gestire la sua eredità8.
8 Per ulteriori informazioni, si veda: Maurizio Ascari, A Counter-History of Crime Fiction. Supernatural,
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Le somiglianze tra l’intreccio di Dead Man’s Folly e il romanzo di Collins sono riscontrabili anzitutto nel ritratto di personaggi particolari, come quello dell’italiano malvagio che trama nell’ombra ed è “maestro d’inganni”, come lo era il Conte Fosco e che nel testo christiano corrisponde alla moglie italiana di Folliat/Stubbs. Ella verrà infatti definita da Mrs Folliat (la suocera) nei termini di corruttrice del figlio (già di per sé incline alla malvagità, come lo era Sir Percival Glyde): “It was that woman – that wicked creature” (p. 282). Mr Folliat/Stubbs stesso evoca poi Sir Percival Glyde, cioè il modello del nobile o ricco proprietario terriero, che ha alle spalle oscuri drammi, un torbido passato e un’identità poco chiara; vi si può riconoscere l’evil aristocrat tipico del romanzo gotico dell’Ottocento, che, per passione o brama di denaro e potere, compie nefandezze contro i più deboli e le donne. La componente della follia e dello stato mentale compromesso si pone anche in diretta relazione con le quattro donne introdotte nei due testi e i relativi scambi di persona: da un lato Laura Fairlie viene scambiata, grazie alla sua straordinaria somiglianza, con la folle e morente Anne Catherick e fatta passare per morta, e dall’altro Hattie Stubbs viene materialmente uccisa dal marito e da colei che, da lì in poi, prende ufficialmente il suo posto, ossia la moglie italiana di Stubbs/Folliat.
Infine, la struttura gotico-parodica si riscontra nella stessa individuazione dell’evento chiave da cui prende avvio Dead Man’s Folly, cioè quello di una vera e propria farsa, una sorta di caccia al tesoro trasformata in teatrino: una “sagra del delitto”, titolo che sarà infatti scelto per la traduzione italiana del giallo, nel 1957. Un teatrino in cui non solo si snoda la trama concepita da Mrs Oliver, con i vari partecipanti al gioco, ma dove prendono parte in vario modo anche i personaggi ospiti della residenza. Questa doppia dimensione consente a Christie di fondere ironia e brivido mettendo in scena un vero omicidio dietro a quello fittizio, con l’ulteriore sparizione di un secondo personaggio (la bella donna “strana”) e la