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Il decennio chruščëviano (1953-1964)

1. Breve profilo della letteratura straniera in Russia: la traduzione come strumento

1.3 Il decennio chruščëviano (1953-1964)

La morte di Stalin, il XX congresso del PCUS che seguì, e la aperta operazione di

destalinizzazione attuata da Nikita Chruščëv segnarono profondamente il periodo successivo al 1953. Il tentativo di riformare il socialismo ad un nuovo modello, senza più ricorrere alle terribili misure coercitive che segnarono l'epoca staliniana, la necessità di intrattenere relazioni profittevoli col mondo occidentale, che presupponeva una chiara apertura reciproca, fecero sì che anche per la letteratura straniera e la sua traduzione il decennio chruščëviano rappresentò una svolta epocale: si trattò infatti di un periodo di apertura, con numerose novità per quanto concerne gli autori occidentali disponibili in traduzione russa, le riviste e le case editrici specializzate attive, ma anche per quanto riguarda il teatro e il cinema occidentale90. I lettori accolsero questi cambiamenti con vivo interesse tanto che più di prima le traduzioni di opere della letteratura mondiale andavano a ruba, erano considerate merce rara (“deficitnyj tovar”)91.

Tutto ciò avvenne comunque in seno ad un sistema politico-istituzionale che rimase molto simile a quello vigente nell'epoca precedente, anche nelle sue accezioni onnicensorie, dacché erano i cittadini sovietici medesimi che facevano funzionare l'apparato di controllo e censura ufficiale nelle sue molte diramazioni, come pure gli organi di censura non diretta, in una condizione di parziale collusione con il sistema che limitava la loro stessa libertà e si rivelava essere ormai la prassi consolidata92. Si iniziò a formare a partire da queste prerogative una dinamica sociale nuova, per cui il fenomeno stesso della traduzione in ambito sovietico dopo Stalin va analizzato come un insieme di interrelazioni ancora più intricate, talvolta difficili da estrapolare, tra la base e il vertice, tra le politiche sulla traduzione e sulla letteratura straniera operate dall'alto, in continuità con l'epoca precedente, e la possibilità da parte dei singoli traduttori e redattori di

90 Cfr. Friedberg 1977: 7. 91 Ivi: 8.

92 Si veda Gessen 1998, in cui vengono riportare le vicende della nonna della giornalista, censore del dipartimento per la stampa estera.

utilizzare espedienti tipici della “traduzione esopica”, come già visto in Pasternak, in azioni promosse dal basso, ma non prive di caratteristiche politiche.

Sarà un tratto distintivo del disgelo e del periodo successivo l'apparizione di forme non ufficiali di traduzione e messa in circolazione della letteratura straniera. Un esempio noto è la pratica del samizdat93 di opere ancora bandite, anche straniere. Nell'ambio non ufficiale uno degli scrittori principalmente diffusi fu George Orwell, le cui opere erano veri e propri “best-seller del samizdat”94. Ci fu inoltre la nota iniziativa condotta alla Casa dello scrittore di Leningrado da Efim Etkind, la rassegna “Vpervye na russkom jazyke” [In russo per la prima volta], alla quale prese parte anche Brodskij. Si trattava di una sorta di “almanacco orale”95, non direttamente censurabile, una prova di traduzione poetica che fungeva anche da seminario.

Come si è visto riguardo i periodi precedenti, le iniziative ufficiali nell'ambito della letteratura straniera esprimevano puntualmente lo spirito del proprio tempo. Ciò vale anche per la rivista “Inostrannaja literatura”, la cui pubblicazione iniziò nel 1955. La rivista aveva avuto dei predecessori di cui abbiamo parlato, ma gli effetti che produsse in questo nuovo contesti non avevano precedenti, fu una vera e propria fucina di traduzioni dalle letterature occidentali, iniziative che rappresentavano pienamente la nuova politica ambivalente e di compromesso che segnò il “socialismo maturo”96. L'apertura verso il mondo culturale occidentale consentì certamente ai lettori sovietici di accedere a testi, forme e contenuti assolutamente nuovi, ma nell'insieme si trattò di una negoziazione, una concessione, che conviveva ancora con pratiche preesistenti proprie del sistema e della mentalità stabilizzatisi nel corso di alcuni decenni di Terrore. Con la destalinizzazione cambiò la posizione ufficiale del Partito riguardo la storia sovietica, ma non finì certamente l'epoca dell'intervento sui testi, del controllo e della censura, al

93 Cfr. Lazzarin 2011: 211-212. Ne parleremo più diffusamente in §3.

94 Loseff 1984: 75. Percepito il pericolo delle idee contenute nelle opere di Orwell, le autorità prepararono una specizdanie [edizione speciale] di 1984 per loro uso, cfr. Bljum 2008.

95 Cfr. Niero 2008: 19; Etkind 2001: 95. 96 Cfr. Balliu 2005: 937-938; cfr. §3.

contrario, la necessità di attenzione da parte delle autorità al materiale straniero introdotto nel paese divenne più sistematica. Questa ambivalenza sarebbe confermata da alcune misure quali, ad esempio, una risoluzione del CC del PCUS del 1959, secondo la quale per decreto le opere di letteratura relativa alle scienze sociali tradotte in russo dovevano essere pubblicate in tirature ridotte, correlate da introduzioni e annotazioni, e inoltre dovevano essere rigorosamente rimossi i passaggi di interesse accademico scarso97. D'altronde, sul piano del diritto d'autore a livello internazionale i funzionari dell'editoria sovietica erano autorizzati a compiere tagli o escissioni, per attenersi al vocabolario della chirurgia, sulla falsariga delle pratiche ereditate dall'epoca zarista precedente, per via del fatto che sino al 1973 l'Urss non sottoscrisse la Convenzione Universale sul Diritto d'Autore (CUA). Non era necessario avvisare gli autori di eventuali modifiche, ed era pratica comune non informarli nemmeno dell'avvenuta pubblicazione in traduzione russa98.

Il caso della pubblicazione dell'autore americano contemporaneo J.D. Salinger può aiutarci a capire l'atmosfera degli anni del disgelo, in cui la novità rappresentata da alcune traduzioni e l'entusiasmo dei lettori erano ancora accompagnati da una marcata tendenza a indirizzare la lettura di una data opera straniera. L'opera più celebre di Salinger, The Catcher in the Rye, uscì in America nel 1951 e divenne presto libro di culto tra gli adolescenti. È ancora oggi uno dei romanzi di formazione più popolari della letteratura angolofona contemporanea, in passato fu inoltre bandito dalle scuole americane per via della sua lingua e delle tematiche trattate99. Il romanzo fu pubblicato in “Inostrannaja literatura” nel 1960, in una traduzione russa parzialmente ripulita dalla lingua gergale tipica dell'originale. Vediamo solamente il paragrafo iniziale e la traduzione russa:

97 Postanovlenie O Partijnoj i sovetskoj pečati, radioveščanii i televidenii, 04.06.1959, cit. in Friedberg 1977: 25.

98 Sulla base di conversazioni e corrispondenza Friedberg ebbe conferma della mancata interpellanza da diversi autori, tra cui Gore Vidal e Kurt Vonnegut Jr., cfr. Friedberg 1977: 21.

If you really want to hear about it, the first thing you'll probably want to know is where I was born, an what my lousy childhood was like, and how my parents were occupied and all before they had me, and all that David Copperfield kind of crap, but I don't feel like going into it, if you want to know the truth. In the first place, that stuff bores me, and in the second place, my parents would have about two hemorrhages apiece if I told anything pretty personal about them. They're quite touchy about anything like that, especially my father.100

Esli vam na samom dele chočetsja uslyšat' etu istoriju, vy, naverno, prežde vsego zachotite uznat', gde ja rodilsja, kak provel svoe durackoe detstvo, čto delali moi roditeli do moego roždenija – slovom, vsju etu david-kopperfildovskuju mut'. No, po pravde govorja, mne neochota v etom kopat'sja. Vo-pervych, skučno, a vo-vtorych, u moich predkov, naverno, slučilos' by po dva infarkta na brata, esli b ja stal boltat' pro ich ličnye dela. Oni etogo terpet' ne mogut, osobenno otec.101

Le due parole di uso informale che abbiamo messo in grassetto102 sono state rese con varianti russe meno colloquiali103. Si può comunque ritenere questa scelta comprensibile, se consideriamo anche le polemiche nello stesso paese di pubblicazione104. A ben vedere però, contestualmente a questo tipo di scelte traduttive, volte in parte a far accettare al lettore russo questa “alterità” linguistica e sociale, il nullaosta alla pubblicazione di Salinger era legato ad un approccio anticapitalista, come dimostra anche la prefazione della traduttrice Rita Rajt-Koroleva in un'edizione successiva. In questa introduzione Salinger è presentato in qualità di scrittore

100 [Se davvero volete sentire questa storia, la prima cosa che probabilmente vorrete sapere è dove sono nato, e com'è stata la mia schifosa infanzia, e che cosa facevano i miei genitori e tutto il resto prima di avere me, e tutte quelle cazzate alla David Copperfield, ma non mi va di parlarne, se proprio volete sapere la verità. In primo luogo quella roba mi annoia, e in secondo luogo ai miei genitori verrebbero un paio di infarti a testa se raccontassi qualcosa di troppo personale su di loro. Sono abbastanza permalosi su queste cose, soprattutto mio padre], Salinger 1951: 5.

101[Se veramente avete voglia di ascoltare questa storia probabilmente prima di tutto vorrete sapere dove sono nato, come ho passato la mia stupida infanzia, cosa facevano i miei genitori prima che nascessi, insomma, tutte queste schiocchezze alla David Copperfield. Ma, a dire il vero, non ho voglia di stare a parlare di questo. In primo luogo, è noioso, e in secondo luogo ai miei vecchi verrebbero un paio di infarti a testa se mi mettessi a fare chiacchiere sui loro fatti personali. Non possono sopportarlo, soprattutto mio padre] Selindžer 1960: 11.

102 Lousy, schifoso, orrendo; crap, merda, cazzate; cfr. Collins Italian Dictionary 1995.

103 Lousy diventa durackoe, stupido; crap invece è tradotto con mut', sciocchezze, scemenze.

104 Nella traduzione italiana di Adriana Motti lousy childhood diventa “infanzia schifa”, mentre crap è reso con il meno marcato “baggianate”, cfr. Salinger 1961.

progressista che descrive un mondo spietato e nichilista, il protagonista del romanzo

The Catcher in the Rye è visto come vittima di una società cinica, volgare e conformista,

“dove tutto è in vendita”105. Negli anni del disgelo si pubblicavano libri che fino a pochi anni prima sarebbero probabilmente stati banditi, ma questi libri erano accompagnati da interventi per una interpretazione univoca del testo, il che non esclude in ogni caso che i diretti interessati, i lettori, potessero svolgere una personale lettura, diversa da quella canonica proposta.

Gli scrittori vicini al comunismo continuavano ad essere pubblicati con solerzia, mentre molti nomi della letteratura mondiale, grandi prosatori del XX secolo come Proust, Joyce e Kafka, rimanevano semi-sconosciuti, o erano stati talvolta pubblicati nella prima metà degli anni trenta106. Serve comunque sottolineare che nonostante questa politica ambivalente e prudente, gli autori che vennero effettivamente tradotti e potevano così raggiungere il pubblico russofono in quest'epoca non erano meri “compagni” del socialismo, ma autori il cui valore letterario era comprovato107. Non ci addentriamo oltre nell'analisi degli avvenimenti letterari dell'epoca chruščëviana, alla quale torneremo nei capitoli centrali di questa indagine, dal momento che molte tendenze approntate in questo decennio di euforia (pur cauta) governeranno anche in epoca brežneviana, almeno in una prima fase.

Concludiamo con un'osservazione sulla situazione delle biblioteche in questo periodo: è stata notata anche in questo ambito un'ambivalenza non dissimile a quella vista in campo strettamente traduttivo ed editoriale. Secondo Choldin, che ha passato in rassegna i numeri usciti in quegli anni di “Bibliotekar'” - pubblicazione ufficiale dei funzionari delle biblioteche - le politiche relative alle biblioteche in questo periodo

105 Rajt-Kovaleva 1967: 3-10.

106 Dei tre Kafka risulta essere il più osteggiato dalle autorità sovietiche (cfr. Friedberg 1977: 256-286; Tall 1976), uscì per la prima volta alla fine degli anni ottanta con Il castello (Zamok, trad. ru. Rita Rajt- Kovaleva, “Inostrannaja literatura” 1988, NN. 1-3; e Zamok, trad. ru. Gerbert Notkin, “Neva” 1988, NN. 1-4).

facevano appello ad un maggiore diffusione di libri in lingue straniere per una migliore conoscenza delle altre lingue e culture, anche quelle “borghesi”, e allo stesso tempo si assisteva ad un timido approccio a metodologie marcatamente occidentali come quella dello scaffale aperto, senza spendere però nemmeno una parola sull'esistenza degli

specchrany108.