3. La letteratura straniera nel sistema culturale sovietico: istituzioni, censura, società
3.4 L'accesso alla letteratura: biblioteche e librerie
Della “formatura” del lettore sovietico nei primi anni del regime abbiamo già parlato. Ora, durante la stagnazione tutto il sistema culturale che girava attorno al libro non presentava differenze sostanziali rispetto al decennio del disgelo. Vediamo qui i principali canali di accesso alla letteratura: biblioteche e librerie.
80 [Privati della possibilità di esprimersi fino in fondo nella propria opera originale, i poeti russi – specialmente tra il XVII e il XX Congresso – discorrevano con il lettore tramite la lingua di Goethe, Shakespeare, Orbeliani, Hugo], Etkind 2001: 41.
3.4.1 Biblioteche
Le biblioteche sovietiche fungevano da veri e propri strumenti di propaganda82, come d'altronde una buona parte dei libri che contenevano: erano strettamente legate alle direttive ideologiche del Partito, venivano chiamate ad educare il cittadino-lettore, limitando il libero accesso tramite una rigida disciplina interna.
Veniva inoltre frenata la possibilità di svolgere lavori di ricerca a studiosi locali o stranieri, dal momento che, oltre a non permettere il libero accesso ad opere straniere nelle biblioteche, venivano tracciate le letture dei ricercatori e veniva permesso di riprodurre soltanto un certo tipo di testi, a cura esclusiva di impiegati addetti. Nella principale istituzione libraria del paese, la Biblioteca Lenin di Mosca, i membri dell'élite politica sovietica e un limitato numero di studiosi stranieri presenti nel paese venivano ammessi ad una sala di lettura dedicata e ricevevano un servizio di alta qualità, se comparato con quello che spettava i lettori comuni83.
Durante la guerra fredda le biblioteche sovietiche furono al servizio della politica estera contro gli Stati Uniti e il blocco occidentale. Nei paesi del blocco socialista vennero implementate politiche di cooperazione che prevedevano la preparazione ideologica dei bibliotecari locali, mentre a Leningrado l'Istituto di Cultura Krupskaja preparava anche molti studenti stranieri a lavorare nelle biblioteche dei propri paesi di provenienza, o a dirigerle84.
La biblioteca di letterature straniere di Mosca. L'unica grande biblioteca
dedicata alla letteratura straniera nell'Urss si sviluppò a partire da una piccola collezione libraria all'interno dell'Istituto di neofilologia di Mosca, che ebbe vita breve85. Nel 1921
82 Cfr. Choldin 1991: 142-143.
83 Cfr. Kasinec 2001, resoconto di un'esperienza da ricercatore straniero nei primi anni settanta. 84 Cfr. Richards 2001: 195-197.
la collezione divenne una biblioteca indipendente denominata “Neofilologičeskaja biblioteka akademičeskogo centra Narkomprosa RSFSR” [Biblioteca neofilologica del centro accademico del Narkompros della RSFS Russa], aperta ad un pubblico di filologi, insegnanti e traduttori86. Fu nel 1924 che alla collezione fu conferita la denominazione di Biblioteca per la letteratura straniera, poi mutata soltanto lievemente nel tempo. La biblioteca divenne ben presto un archivio dal patrimonio assai considerevole, soprattutto dacché nel periodo che va dal 1948 al 1975 fu per statuto l'unico grande centro che si occupava di importare e conservare in gran numero opere straniere riguardanti anche le scienze pure e applicate. Dal 1975 la politica della biblioteca mutò, e si tornò ad acquisire soltanto letteratura e opere relative alle scienze umanistiche e sociali, riuscendo così nell'intento di rendere sempre più complete le collezioni in tali ambiti.
Per la sua peculiare natura, la Biblioteca di letteratura straniera veniva monitorata da parte delle autorità e monitorava i suoi utenti. Era previsto che soltanto le biblioteche maggiori potessero acquisire materiale straniero, e questo era il caso della cosiddetta “Inostranka”, dal momento che le sue collezioni librarie riguardavano esclusivamente scritti stranieri in lingua originale o tradotti in russo. Come descritto in questo stesso capitolo, i libri stranieri passavano il vaglio della censura e venivano marchiati, il processo non prevedeva distinzioni tra pubblicazioni in abbonamento, edizioni ordinate, scambiate, o donate87.
Specchrany. Sin dagli anni venti erano presenti nelle biblioteche statali più grandi
delle sezioni speciali per la conservazione di libri non accessibili al grande pubblico: i cosidetti specchrany. I criteri per cui alcune opere entravano nei fondi speciali erano di due tipi diversi. Il primo criterio di divieto dipendeva dallo status di persona non grata
86 Cfr. VGBIL, Archivy Rossii. 87 Cfr. Sinitsyna 1998.
di alcuni autori, banditi in toto, o per l'inammissibilità di parte dell'edizione, per esempio in presenza di un'introduzione scritta da una persona non più gradita, o una traduzione effettuata da un traduttore non più gradito. Il secondo criterio di divieto era legato alla inammissibilità di una data opera per via del contenuto. Raro era incontrare contenuti strettamente antisovietici, dal momento che venivano di norma intercettati durante le fasi precedenti di controllo, ma non era raro intervenire in relazione a tematiche e argomenti sensibili, anche a rigore di mutamenti storici o nelle relazioni internazionali88.
Specifici ordini di confisca entravano in vigore anche nei confronti di numeri di riviste, qualora contenenti opere di autori non più benaccetti. Senza precedenti fu l'operazione di confisca di numero di alcuni numeri di “Novyj mir” - contenenti opere di Solženicyn, tra cui Un giorno di Ivan Denisovič - eseguita nel 1974. Si procedette a radunare ed eliminare tutti i numeri rinvenibili, anche dalle biblioteche più grandi89.
Enormi raccolte librarie ad accesso limitato, gli specchrany iniziarono a restituire parte delle proprie collezioni a partire dagli anni cinquanta, per tornare a ricevere libri in concomitanza con irrigidimento tra gli anni sessanta e settanta nei confronti di scrittori dissidenti o emigrati in Europa, Stati Uniti e Israele. Nel 1985, agli albori della
perestrojka, le collezioni speciali della Biblioteca Lenin di Mosca avevano raggiunto
dimensioni impressionanti, comprendevano circa un milione di pubblicazioni, di cui circa l'80% straniere90.
Analogamente a ciò che succedeva in altri ambienti culturali ufficiali che si occupavano di letteratura ed editoria, anche nelle biblioteche entrava in funzione il controllore interiore che stava in ogni cittadino: oltre ai bibliotecari anche i lettori stessi segnalavano la necessità di rimuovere determinate edizioni dalle collezioni accessibili a
88 Cfr. Bljum 2005b: 56-62.
89 Si tratta del N. 11 del 1962, N. 1 e N. 7 del 1963, N. 1 del 1966, cfr. Bljum 2005b: 69. 90 Cfr. Stelmakh 2001: 144-145.
tutti91. Nelle biblioteche vigeva la stessa atmosfera di controllo totale che coinvolgeva tutta la vita del paese, un'atmosfera costruita su effettivi ostacoli molto grandi, ma anche su miti, parte integrante di una società che viveva costantemente nel timore. In relazione alla Biblioteca Lenin di Mosca:
As a student, I knew only that the spetskhran was behind an unmarked on the third floor, situated between a smoking area and the men's washroom. In the 1970's, even positing the existence of a spetskhran to a Soviet librarian was almost tantamount to a political provocation.92
Nella prassi, tuttavia, il controllo totale delle biblioteche era come negli altri ambiti della vita culturale, quasi un'utopia. Le regolari verifiche effettuate portavano alla luce diffuse inadempienze. Ricorrevano comunicazioni di servizio per il tipo: “Dalle verifiche condotte nel corrente anno è stato scoperto che la maggioranza delle biblioteche come precedentemente non provvedono alla confisca di libri, e in certe biblioteche letteratura politicamente difettosa continua a trovarsi nei fondi accessibili a tutti”93.
Le autorità cercarono di porre rimedio alle mancanze riscontrate. In seguito alle verifiche effettuate in 435 biblioteche nei pressi di Leningrado nel 1977, ad esempio, “sono stati individuate 13.338 copie di libri politicamente manchevoli di autori stranieri. Inoltre sono stati ritirati ed eliminati 376 libri. I loro autori sono, di regola, dissidenti”94.
91 Stelmakh 2001: 144-145. 92 Kasinec 2001: 21.
93 “Proverkami, provedennymi v tekuščem godu vyjavleno, čto bol'šinstvo bibliotek po-prežnemu ne slabžajutsja na iz"jatie knig, i v otdel'nych bibliotekach političeski defektnaja literatura prodolžaet nachodit'sja v obščedostupnych fondach”, Ob iz''jatii knig iz bibliotek 1975
94 “[... ]V nich vyjavleno 13.338 ekzempljarov političeski-defektnych knig inostrannych avtorov. Krome togo, 376 knig iz"jato i uničtoženo. Avtory ich, kak pravilo, javljajutsja dissidenty.”, O proverkach
3.4.2 Librerie
Le autorità eseguivano controlli sul settore della vendita di libri che constava di una rete di piccoli punti vendita dall'assortimento in continuo mutamento, e comprendeva negozi di libri usati e di antiquariato. Nell'ambiente appena descritto la “caccia al libro” da parte dei lettori era la prassi.
Negli anni quaranta erano in vigore norme che prevedevano la sistematica revisione di un censore nelle sedi dei negozi di libri usati. Tali disposizioni vennero riviste durante l'epoca del disgelo, riducendo in una certa misura il controllo capillare. Negli anni sessanta invece si demandarono molte responsabilità di monitoraggio preventivo a librai qualificati. Nel 1977 vennero invece emanate precise disposizioni sulla possibilità da parte di questi esercizi di comprare e vendere certe categorie di libri. Ciononostante, afferma Bljum, era assai difficile monitorare un numero elevato di negozi non direttamente gestiti dallo stato, tanto che in certe librerie, nello specifico in località non centrali, come nel Baltico, era possibile imbattersi in libri che a Mosca o Leningrado sarebbe stato impensabile trovare95.