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6. Pavese in russo

6.2 D'javol' na cholmach

Il diavolo sulle colline è un romanzo breve ambientato tra Torino e la provincia

piemontese che racconta la storia di tre amici: il torinese Pieretto, Oreste, proveniente dalla campagna e l'io narrante, figura che richiama spesso all'uso della ragione e alla responsabilità. Durante uno dei loro viaggi senza meta per le colline i tre incontrano Poli, un giovane ricco che fa uso di cocaina. Gli amici iniziano a frequentare il ragazzo anticonformista e la sua ex-amante Rosalba, la quale vorrebbe riconquistarlo e finisce per ferirlo durante una festa. I tre ritrovano Poli nella sua tenuta in collina, dove vengono ospitati da lui e la moglie Gabriella. Durante il loro soggiorno viene a crearsi una situazione di tensione data dalle ricadute di Poli, desideroso di tornare ad assumere droghe, e dall'interesse reciproco tra Gabriella e Oreste. In questo intreccio l'io narrante cerca di riportare tutti gli altri personaggi alla realtà: avvengono accesi dibattiti tra i ragazzi, disorientati dall'esempio di ricchezza e dissolutezza di Poli. La narrazione termina quando il gruppo lascia la tenuta nell'intenzione di salvare Poli: Gabriella dà un passaggio ai ragazzi e prosegue col marito verso Milano.

Il romanzo breve uscì all'interno della raccolta La bella estate e come La bella

estate ha a che fare con la società italiana contemporanea, il ruolo dei giovani in essa, il

contrasto tra città e campagna, la sessualità. Esattamente come l'opera appena presentata, inoltre, vi è al centro il disincanto esistenziale. Così si è espresso Barberi Squarotti:

Piena della gioia dell'avventura per i corsi notturni di Torino, della leggerezza del tempo posseduto senza limiti e senza il pensiero del domani, la parte torinese del romanzo urta, a un certo punto, contro la rivelazione della faccia oscura della vita, quando i giovani incontrano Poli insieme alla moglie, su una strada della collina torinese […] Anche questo romanzo […] ha al centro la tragedia della disperazione e della morte: di cui il viaggio alle origini non può essere un'alternativa, perché la rivelazione del mondo primitivo e selvaggio non è salvifica, ma, se mai, ribadisce la vocazione alle tenebre.14

Nell'introduzione di Brejtburd l'interpretazione degli episodi del romanzo non viene inserita nella più ampia cornice della personale poetica pavesiana. Si ricorre bensì a giudizi morali che non lasciano trasparire né empatia né pietà. La letteratura straniera addomesticata al realismo socialista - o a quello che rimaneva di esso – non poteva ammettere la benché minima accettazione di certe realtà. L'italianista sovietico dice infatti: “non si deve salvare quelli come Poli, salvarli non è possibile. La loro sorte è l'indifferenza, l'odio, la rovina”15. Questo giudizio secco lascia intuire che il romanzo sia potuto essere considerato “pubblicabile” innanzitutto poiché fornisce un nitido esempio dei pericoli della società occidentale: la perdizione data dalla ricchezza, l'uso di droghe, la moralità dei giovani di città, che disillusi, disorientati e libertini conducono uno stile di vita agli antipodi rispetto al modello di rettitudine proposto dalla cultura ufficiale sovietica.

“C'incamminammo discutendo, come sempre. Pieretto sosteneva che Poli faceva benissimo a consoscere la vita secondo i suoi mezzi.

-Ma se dice sciocchezze, -obiettavo.

-Non importa, -diceva Pieretto,- a modo suo s'arrabatta e tocca cose che voialtri nemmeno sospettate.

-Vuole darti la coca anche a te?

Pieretto, irritato, disse che Poli della droga non faceva una posa. Ne parlava pochissimo.

(Pavese 1977: 98-99)

Zasporiv, kak vsegda, pošli kuda glaza gljadjat. P'eretto utverždal, čto Poli prekrasno delaet, čto poznaet žizn', naskol'ko emu pozvoljajut sredstva.

- No ved' on govorit gluposti, -vozražal ja. -Ne važno, -otvečal P'eretto, -on vykladyvaetsja na svoj lad, i emu otkryvajutsja takie vešči, o kotorych vy daže ne podozrevaete.

-Čto že, i ty sobiraeš'sja njuchat' kokain? P'eretto, rasserdivšis', skazal, čto Poli ne risuetsja tem, čto prinimaet narkotiki. Ob etom on počti ne govorit.

(Paveze 1974:114)

15 "Spasat' takich, kak Poli, nel'zja, spasti ich nevozmožno. Ich udel - ravnodušie, nenavist', gibel'", Brejtburg 1974: 12.

In questo passaggio viene affrontata la questione della droga nella vita del ricco Poli, i ragazzi discutono se sia suo diritto o meno “conoscere la vita coi suoi mezzi”. Come sottolineato precedentemente, è probabile che la scelta di non tagliare il testo nella versione russa sia legata alla necessità di mostrare fino in fondo il carattere negativo del modello del “parassita” Poli.

Chiamò Pinotta e le disse di aprire le vetrate. -C'è ancora puzzo di stanotte, -brontolò, - Gli erotici e gli ubriachi lasciano il sito come bestie. Odiosa quella tua pittrice che fuma l'avana.

-Credevo, -dissi, -che l'orgia l'aveste fatta sotto i pini.

-Sono come le scimmie, -scattò lei, - si sono sparsi dappertutto. Non è escluso che un paio ne rimangano nel bosco.

(Pavese 1977: 156-157)

Ona pozvala Pinottu i velela ej otkryt' ramy. - Nočnaja von' ešče ne vyvertilas', -progovorila ona. -Gde pobyvali erotomany i p'janicy, smerdit, kak v chlevu. Čert by pobral etu tvoju chudožnicu, kotoraja kurit gavanskie sigary. -Ja dumal, orgija u vas byla pod sosnami, - skazal ja.

- Oni, kak obez'jany, povsjudu rassejalis', - brosila ona. - Ne isključeno, čto paročka etich tipov ostalas' v rošče.

(Paveze 1974: 169)

Così come nel passaggio citato in precedenza, in queste righe viene mostrato il carattere libertino e “amorale” di questi giovani benestanti e viziati vittime della società borghese. Già a partire dall'introduzione l'opera viene inquadrata dal punto di vista della critica che permette dunque la pubblicazione. Ulteriori letture più realistiche delle finalità artistiche di Pavese erano comunque possibili per il lettore, il quale però era tenuto a sapere come meglio intendere l'opera.