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Giovani, donne, contadini, operai negli appelli della stampa clandestina

DEDICATO AGLI INDUSTRIALI»

Con la realizzazione dello sciopero politico di massa, in corso da diversi giorni, gli operai hanno dimostrato in modo chiaro e definitivo la loro avversione ai tedeschi. Essi hanno preferito andare incontro alla miseria e alla fame piuttosto che lavorare per gli odiati nazisti, oppressori della nostra Patria.

Ma, abbandonando le officine, gli operai hanno reso pure un prezioso servizio agli industriali. Con le officine deserte i tedeschi non hanno potuto servirsi

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dell’opera degli operai per smontare le macchine, caricarle e portarle in Ger- mania. È stato reso possibile in tal modo il salvataggio di molte macchine e materie prime dalla furia saccheggiatrice dei predoni nazisti.

Con la loro azione gli operai fiorentini hanno dato prova di possedere un’alta conoscenza nazionale ed un spiccato sentimento del loro dovere sociale.

Possono dire altrettanto gli industriali?

Per molti, anzi per troppi, noi crediamo di no.

Pochi sono stati gli industriali che, con doveroso riconoscimento delle proprie condizioni economiche in cui si sarebbero trovati i loro operai con l’abbando- no del lavoro, hanno fatto anticipazioni o dato sussidi; altri si sono limitati ad anticipare la sola settimana delle ferie. I più non hanno tenuto in alcuna consi- derazione le prospettive di miseria e di fame cui sarebbero andati incontro gli operai con la cessazione del lavoro.

Invitiamo perciò gli industriali ad aiutare e sostenere gli operai nella loro patriottica azione. Tra breve tempo le armate Alleate saranno anche a Firenze; i lavoratori fioren- tini riprenderanno il lavoro e gli industriali potranno rimettere in efficienza le macchine salvate soltanto in virtù del fermo e coscien- te atteggiamento dei loro operai.

Il Partito Comunista dichiara fin da ora, anche a nome della massa operaia fiorentina, che, se terrà conto dell’atteggiamento di quegli industriali che, con piena conoscenza del loro dovere di italiani, hanno voluto dimostrare la loro solidarietà verso gli operai, facendo prevalere i loro sentimenti patriottici a meschine ed egoistiche considerazioni di portafoglio, si ricorderà soprattutto di quegli industriali che con il loro atteggiamento antinazionale hanno fatto chiaramente comprendere di voler collaborare con gli oppressori della nostra Patria.

Quando, poi, erano gli stessi partigiani a essere descritti sulle pagine de «L’Azione Co-

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munista», in un articolo del 13 agosto 1944, il sentimento di empatia che quella narrazio- ne sembra suscitare è profondo e immediato. A disegnarne il ritratto uno che combatte con loro – un Ufficiale dell’esercito che, dopo l’8 settembre, si era «dato alla macchia» e aveva preso parte alla lotta partigiana – ma che, evidentemente, non è uno di loro e che ha imparato a guardare a quei giovani, contadini, donne e operai, «tutti figli del popolo» e «molto migliori di quello che pareva», con ammirazione e rispetto.

«PARLANO I PARTIGIANI – CHI SONO»

[…] Altri ha già fatto e farà l’elogio dei partigiani, parlerà della storica fer- mezza con cui hanno sostenuto per undici mesi una durissima lotta di stenti, di privazioni, di pericoli, dirà del disperato eroismo con cui si sono battuti in condizioni di tremenda inferiorità contro i nazi-fascisti, illustrerà le pagine di gloria che essi stanno vivendo in questi giorni per la liberazione di Firenze. Noi vogliamo conoscerli da vicino i Partigiani, approfondire la loro vita e va- lutarne il significato.

Crollato il regime Fascista ed apparso evidente il pauroso vuoto che esso ave- va creato nel paese, tolti i pochi ed isolati casi, fu nel popolo lavoratore che si manifestò più valida la volontà di reazione, furono gli operai, i contadini, gli artigiani, i poveri e i diseredati quelli che con più animo impugnarono le armi ed ebbero il cuore di rivolgerle contro i tedeschi. Si sa che a Napoli, a Nettuno, altrove, la massa dei lavoratori oppose una resistenza tenacissima ai barbari; ovunque furono le case dei più umili quelle che più di frequente si aprirono ad accogliere i soldati, gli ufficiali fuggiaschi, a dar loro ristoro, ricovero, a na- scondere le armi sino a giorno in cui trovassero braccia valide ad impugnarle. E quando purtroppo i tedeschi e fascisti riuscirono ad assumere il controllo dell’Italia al di qua del Garigliano, a gruppi più numerosi, i figli del popolo prendono la via dei boschi, si armano, iniziano la terribile lotta, mentre altri fratelli nella città, nei borghi procuravano loro quanto era necessario per vi- vere e combattere, terrorizzavano i fascisti con atti di giustizia esemplare che ognuno sa e di cui stanno semplicemente dando la prova in questi giorni. La di- sciplina? Sono disciplinatissimi, una disciplina spontanea, pronta, senza scatti

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isterici, nevrastenici; sono educatissimi, rispettosissimi.

Dovunque i partigiani sono nella stragrande maggioranza popolani. Come si sono comportati? Hanno sofferto il soffribile, hanno combattuto in modo esem- plare […]. Ci si sta bene in mezzo al loro anche e nonostante tutte le privazioni e tutti i sacrifici, si respira aria buona, un’atmosfera morale che al di sopra di ogni retorica si può veramente definire superiore.

E i loro Comandanti? Quasi tutti figli del popolo anch’essi. Ebbene, fatemelo dire francamente: hanno sorpreso e meravigliato tutti, hanno consolato chi ha saputo comprendere il profondo significato di questa rivelazione. Senza aver seguito accademie, i militari autodidatti hanno dimostrato gli uni e gli altri di possedere qualità di Comando, cultura, tatto e finezza politica e si sono imposti con l’esempio […]. Che vuol dire questo? Vuol dire che quando finalmente il popolo italiano, il popolo dei lavoratori, ha potuto spontaneamente rivelare se stesso, ha dimostrato di essere molto migliore di quello che pareva, ha dimo- strato di avere delle qualità e delle doti che solo la tirannide fascista gli impe- divano di enunciare.

Vuol dire che il fascismo era oltre tutto rovinoso, soprattutto perché, impedendo che le riposte energie del popolo venissero alla luce, come quelle malattie che attaccano gli alberi alla radici, avrebbe finito coll’essiccare ogni linfa vitale nel nostro popolo. Vuol dire che questa rivolta alla rinascita d’Italia ha parteci- pato davvero ed a pieno il suo popolo tutto, che con l’8 settembre è cominciato il secondo e più completo Risorgimento italiano, quello che nascendo dalle vi- scere della nazione ci dà veramente dignità e decoro di popolo civile […]. Questo è il valore e il significato della guerra dei partigiani e come tale essa dovrà essere valutata e vagliata nell’immediato e lontano domani; come i pio- nieri del nuovo mondo sociale in divenire, dobbiamo considerare e apprezzare i combattenti dei boschi e delle montagne.