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Giovani, donne, contadini, operai negli appelli della stampa clandestina

GLI EROI DI MEZZOGIORNO»

Un giorno del piovoso ottobre dell’anno scorso all’inizio dell’occupazione te- desca e della penosa resurrezione del fascismo, un buon piccolo industriale sfogava con me tutta la sua bile fiorentina e al colmo della sua rabbia esclamò: «delle armi, perché non ci danno delle armi? Il popolo armato si sbarazzerebbe in fretta di tedeschi e fascisti. Sorrisi. A quell’epoca, nei fossi delle Cascine, in prossimità delle Caserme, si potevano trovare facilmente dei moschetti, delle rivoltelle, delle bombe a mano. Ma alla borsa nera di San Frediano le armi non erano ancora molto quotate e il popolo preferiva i lenzuoli e i materassi delle Caserme […] Io solo, sperduto, sbarcato appena dalla Francia cercavo di met- termi in contatto con qualsiasi partito antifascista per far qualcosa. Nell’attesa cercavo di tastare il polso del paese per rendermi conto della situazione dopo tanti anni di assenza. In quei giorni sigillai una busta vuota e vi tracciai sopra un indirizzo immaginario e pregai il mio amico industriale di portare la busta alla cassiera di un bar del centro. Egli mi rispose di sì senza difficoltà, ma alla mia indicazione di distruggerla nel caso fosse stato fermato dai tedeschi o dalla milizia cambiò di colore, ondeggiò un momento e poi mi disse che aveva fami- glia, che non poteva né doveva esporsi, ma se invece fosse stato solo..allora beh..non avrebbe avuto paura.

[…] Ho sentito tanta gente parlare con entusiasmo dei partigiani e dei ribelli, ma ne ho sentiti anche più parlare preoccupati di nascondere i propri cari in attesa di tempi migliori. Ho conosciuto molta gente alla macchia, partigiani e patrioti meravigliosi, ma ne ho conosciuti molti di più alla macchia nascosti con lo scopo di nascondere quel gran loro capitale di valore chiamato pelle. Ho conosciuto moltissimi che sapendomi invischiato in questa faccenda mi hanno chiesto delle armi: ma non per adoperarle nella guerriglia difficile, penosa, pericolosissima, ma per nasconderle nel doppio fondo di un armadio o sotto una pietra nel cortile per difendersi, dicevano e soprattutto per adoperarle per la terminazione dei fascisti il giorno del giudizio.

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[…] Voglio dire quello che penso anche se farà dispiacere molti. Ce ne sono moltissimi che nascondo il loro proposito di fare quel giorno giustizia, la loro santa giustizia. Ebbene, profittare delle baionette anglo-americane per com- piere vendette personali io la reputo una vigliaccheria, l’ultima vigliaccheria di tutti coloro che hanno avuto paura sino a oggi, che avranno paura domani, ma che il giorno del giudizio, sicuri dell’immunità, andranno armati in dieci a scovare un fascista […].

Tutti i patrioti, veri uomini e donne, da tempo lottano e soffrono, ma sono colle- gati e inquadrati dal Comitato di Liberazione Nazionale al quale hanno obbe- dito nei giorni durissimi e al quale obbediranno anche nel giorno della vittoria: essi obbediranno e faranno la vera giustizia. Io domando che ad essi e ai loro tribunali sia affidata la resa dei conti di tutti i colpevoli. Ma dalla giustizia degli altri, degli eroi di mezzogiorno, che Iddio e il Comitato salvino Firenze e l’Italia.

Accanto agli appelli “corali”, l’attività clandestina si caratterizzava anche per la pub- blicazione e la diffusione di scritti, articoli o volantini, pensati e rivolti a specifiche e diverse categorie sociali. È chiaro come linguaggio e stili impiegati fossero modulati a seconda degli interlocutori di riferimento.

Testate quali «La Punta» foglio democratico-cristiano, «Gioventù d’Azione» legato al Pd’A, «La Giovane Italia» del Fronte della Gioventù, «Avanguardia» bollettino della gioventù socialista si rivolgevano, come il sottotitolo dalle stesse stava spesso a indicare, ai più giovani. La tematica patriottica, resa attraverso parole chiave quali: fratellanza, eroismo, audacia, gloria e ardore, costituiva uno degli elementi chiave del discorso. Fre- quenti erano gli appelli all’azione e alla lotta sul campo, quasi a voler evocare l’energia e il dinamismo che appartengono generalmente ai ragazzi:

«AVANTI LA GIOVENTÙ SOCIALISTA!»

Il partito socialista è in linea per la lotta suprema per la liberazione del Paese dalla tirannide nazifascista. Non gli sono più soggiacenti l’adunanza segreta, la cospirazione, la congiura. Il Partito scende nella lotta aperta, con ogni sua for-

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za e ogni suo mezzo, guida ad esempio ai lavoratori tutti. Oggi, specialmente per i giovani, la parola d’ordine è combattere. Combattere freneticamente, strenua- mente, irresistibilmente contro i complici dei nostri ventennali aguzzini, contro i martirizzati dell’Europa, contro i saccheggiatori delle nostre campagne e delle nostre città. Giovani compagni, avanti! Impedite la rovina dei ponti, tagliate le vie di comunicazione, sabotate gli impianti e i mezzi bellici tedeschi è un dovere. Ritardare o impedire la fuga dei tedeschi è un servizio inestimabile che possiamo recare ai nostri compagni del nord che dovranno a loro volta combattere la stes- sa battaglia. Affrettare di un giorno la vittoria alleata significa risparmiare vite umane, salvare la patria stremata, i mezzi

necessari alla sua ricostruzione.

Gioventù socialista, avanti! La nostra lotta è lotta rivoluzionaria che il nazismo, come il fascismo è l’ultimo baluardo da abbat- tere per giungere a istaurare quel regime sociale per cui i lavoratori del mondo in- tero combattono da quasi un secolo. Oggi il socialismo è nel cuore e nella mente di tutti noi, noi lo realizzeremo solo nel mo- mento in cui avremmo combattuto le forze del militarismo prussiano.

Avanti giovani nella lotta partigiana delle campagne e dell’Appennino, avanti nella battaglia cittadina delle squadre d’Azione! «INSURREZIONE! GIOVANI NON È PIÙ TEMPO DI DISCUTERE LA

PAROLA D’ORDINE È AGIRE! INSORGENTE IN MASSA AGLI ORDINE