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CAPITOLO 4: ATTIVITÀ FISICA ADATTATA

4.1 DEFINIZIONE DI A.F.A

E’ noto e dimostrato come l’attività fisica diminuisca significativamente con l’età per cui, oggi, i programmi dell'AFA rappresentano vere e proprie strategie di intervento per la promozione della salute; certo essi non curano la malattia ma operano sul contenimento degli effetti negativi della stessa, nell’ottica di quanto esplicitato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’ICD-10 (International Statistical Classification of Diseas and RelatedHealthProblems) e nell’ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health).

In molte malattie croniche, il processo disabilitante è aggravato dalla sedentarietà che è causa di nuove menomazioni, di limitazioni funzionali e di disabilità.

Con la DGR 595/2005 e successive modificazioni DGR 1081/2005 e DGR 1082/2005 il sistema sanitario italiano, e la Regione Toscana, hanno promosso un percorso sperimentale alternativo a quello sanitario per le sindromi algiche da ipomobilità, per la prevenzione delle fratture da fragilità ossea ed osteoporosi e per le sindromi croniche stabilizzate negli esiti con limitazione della capacità motoria.

Il percorso è basato su programmi di attività fisica, attività adattate alle specifiche necessità derivanti dalle differenti condizioni croniche e da svolgere in palestre o in spazi adatti e presenti sul territorio. I percorsi di attività fisica

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adattata previsti non sono compresi nei livelli essenziali di assistenza, assicurati dal Servizio Sanitario Nazionale, pertanto il soggetto interessato contribuisce ai costi del programma seppur con quota modesta.

Si impegnano, altresì, le Aziende USL e/o le Società della Salute a individuare i soggetti collaboratori per l’attività motoria adattata In tal senso, si sono ispirati gli ultimi Piani Sanitari Nazionali e Regionali ed il PSR 2008-2010

I programmi AFA sono promossi e coordinati dal Dipartimento della Riabilitazione delle Aziende Unità Sanitarie Locali. Ogni programma è rivolto ad una specifica menomazione cronica e per ogni programma il dipartimento della Riabilitazione specifica: i criteri di inclusione/esclusione, le modalità di accesso, gli esercizi e la verifica di qualità. Sono esclusi da tutti i programmi AFA i soggetti con instabilità clinica per i quali la risposta deve essere esclusivamente sanitaria.

Per ciascuna condizione cronica il programma di esercizio è proposto dal Dipartimento della Riabilitazione sulla base delle evidenze scientifiche pubblicate; esso, poi, è discusso con gli erogatori. Una volta approvato ciascun programma di esercizio è applicato in tutti i corsi AFA.

L' A.F.A. (Attività Fisica Adattata) quindi è un programma di esercizi, utilizzato nell’ambito della prevenzione soprattutto secondaria, di tipo non sanitario, da far svolgere in gruppo e “adattato” alle capacità di soggetti con malattie croniche stabilizzate, che presentino condizioni di fragilità tali da subire limitazioni alla capacità di svolgere alcune attività di vita quotidiana, con particolare riferimento alla socializzazione e al movimento fuori dalla propria abitazione.

Le attività del programma A.F.A. si possono svolgere in strutture, autorizzate e convenzionate con USL, quali: palestre, piscine, residenze sanitarie assistenziali (RSA), pubbliche o private. È il medico di famiglia che individua la struttura più vicina al soggetto e capace di fornirgli la specifica attività “adattata”.

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I corsi devono essere tenuti esclusivamente da personale specializzato (laureati in Scienze Motorie o, meglio ancora, in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive ed Adattate), e strutturati rispettando l’intensità e la durata previste dai protocolli standard.

L’ A.F.A. va predisposta per i soggetti con problematiche croniche e stabili, che sono al termine del trattamento fisioterapico-riabilitativo, così da: massimizzare gli effetti sullo stato di salute, mantenere e migliorare la tonicità e prevenire eventuali peggioramenti.

I partecipanti devono essere capaci di stare in piedi, alzarsi da una sedia e camminare autonomamente (anche se con l’ausilio di un bastone). Devono inoltre essere capaci di raggiungere la palestra in modo autonomo o con l’aiuto dei familiari, in quanto questa attività non prevede trasporto sanitario.

L’ A.F.A. si compone di esercizi fisici semplici, alla portata di tutti, ripetibili anche tra la mura domestiche, che possono essere svolti in gruppo e facilitare così la socializzazione.

La ginnastica A.F.A. è mirata soprattutto per le persone adulte e anziane, con manifestazioni dolorose ricorrenti e con riduzioni funzionali dovute a malattie pregresse di tipo fisico, psicologico o mentale, e con alterazioni di una o più grandi funzioni.

I programmi AFA si possono suddividere in due macro-categorie:  AFA tipo B: programmi per persone con “ALTA disabilità”;

svolgeranno le AFA di questo tipo i soggetti affetti da “sindromi croniche stabilizzate con limitazioni delle capacità motorie e disabilità stabilizzata”; questi soggetti presentano una riduzione delle capacità funzionali a causa di esiti invalidanti di malattie quali Parkinson, ictus, malattie reumatiche;

 AFA tipo A : programmi per persone con “BASSA disabilità”;

svolgeranno le AFA di questo tipo i soggetti affetti da “sindromi croniche che non limitino le capacità motorie di base o della cura del se”; rientrano in

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questa categoria i soggetti con manifestazioni dolorose ricorrenti come le sindromi algiche da ipomobilità e/o con rischio di fratture da fragilità ossea, rachialgia cronicizzante e osteoporosi, eventi cerebrovascolari.

Per ciascuna categoria sono stati istituiti protocolli di lavoro con dettagliate linee guida; in esse sono contenute indicazioni e controindicazioni specifiche per le varie patologie, da tener presenti durante le sedute di allenamento, e sono evidenziati i livelli minimi di funzionalità motoria per poter accedere e partecipare allo specifico programma AFA.

4.1.1 PROTOCOLLO DI LAVORO PER L’AFA DI TIPO A

Rientrano in questa categoria i soggetti stabili con patologie come:  sindrome algiche da ipomobilità;

 donne operate al seno;  protesizzati anca e ginocchio.

Per questa classe di patologie si prevedono:  sedute di esercizi dalla durata MASSIMA di un'ora;

 frequenza di 2 o 3 volte a settimana (non consecutive ma con non più di due giorni di distacco l’una dall’altra), per almeno 6 mesi;

 uso di attrezzi grandi (ad esempio la spalliera) e piccoli (bastoni, pesetti, palla di spugna, palla medica, elastici, sedie e tappetini);

 gruppi il più omogenei possibile di non più di 15-20 persone (dove il numero varia a seconda della gravità della disabilità);

 adeguare il programma, e le ripetizioni, alla durata della lezione e alle esigenze e capacità dei soggetti; questi saranno opportunamente valutati durante le prime sedute con una accurata ANAMNESI e una sequenza di TEST; test che saranno ripetuti più volte per tener sotto controllo lo stato fisico e valutare i successi o insuccessi del programma seguito al fine di renderlo il più efficace

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possibile e portare gratificazioni nella persona così da motivarla e stimolarla a continuare il suo percorso con maggiore fiducia.

4.1.2 STRUTTURAZIONE DELLA SEDUTA DI ESERCIZI

La seduta di esercizi si articola in:

 fase di RISCALDAMENTO che prevede il cammino in palestra, o sul posto o in cerchio, col fine di aumentare le capacità di resistenza;

1.la durata del riscaldamento deve essere progressiva; si inizia la prima settimana con 6’, poi con 9’, e si arriva intorno alla terza settimana ai 12’; 2.altrettanto graduale dovrà essere l’aumento del livello di difficoltà, inserendo cambi di direzione e minor sostegno;

3. per variare e rendere meno monotono il riscaldamento, si potrà inserire un percorso ad ostacoli, lavorando sempre in sicurezza, e preservando il soggetto porgendogli sostegni o superfici d’appoggio con le quali aiutarsi;  sequenza di esercizi in posizione eretta o in appoggio alla spalliera, partendo

dagli esercizi per l’equilibrio e per una miglior distribuzione del peso corporeo (circonduzioni del bacino con le ginocchia semi-flesse, mezzi squoat), per passare poi a quelli di mobilizzazione degli arti inferiori e superiori (movimenti di intra-extrarotazione, flesso-estensione e dotazione), incrementando progressivamente il numero di ripetizioni per lato da 5 a 8 a 10;

 batteria di esercizi per l’allungamento muscolare, la mobilizzazione articolare, l'allenamento di gesti (es. alzarsi dalla sedia), eseguiti a terra o con l’ausilio di sedie e attrezzi;

 fase di DEFATICAMENTO con camminata della stessa durata del riscaldamento.

4.1.3 OBIETTIVI

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 creare un ambiente di lavoro sicuro;

 far raggiungere e mantenere, ai soggetti, uno stato di salute ottimale e il massimo grado di autonomia possibile, così da poter compiere le attività necessarie della vita quotidiana, in casa e fuori casa, e migliorare il trofismo muscolare, l’escursione articolare e le funzioni cardiovascolari;

 contrastare l’isolamento cui tendono a chiudersi i soggetti con queste ed altre patologie, migliorare il tono dell’umore e le relazioni sociali, motivare.

4.1.4 CONSIDERAZIONI

Ci sono, tuttavia, alcune problematiche da considerare e che nel protocollo non sono affrontate con grande chiarezza o cognizione di causa:  non è, infatti, sempre possibile creare gruppi omogenei di persone anche con

la stessa patologia, risultando così le lezioni anche troppo leggere per alcuni e troppo pesanti per altri;

 essendo uno-due istruttori a gestire un corso di 15-20 utenti, non sempre del tutto autonomi, si deve spesso rinunciare ad attività più mirate o dinamiche;  BISOGNEREBBE INCLUDERE LEZIONI PERSONALIZZATE IN MODO TALE CHE CI

SI POSSA CONCENTRARE SUGLI ESERCIZI SPECIFICI DEL SINGOLO SOGGETTO;  pur potendo integrare tra loro più programmi, anche per diverse

problematiche purché di stessa intensità, non è possibile inserire esercizi al di fuori di quelli prestabiliti o prevedere l'uso di attrezzi non contemplati;

 limitazioni nella tipologia di esercizi;

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