3. Spazio pubblico e autonomia
3.1 Definizioni di autonomia
L’infanzia è stata costruita come un periodo nel quale viene riconosciuto il diritto alla protezione e alla formazione ma non il diritto all’autonomia (Freeman, 2007).
L’autonomia è un concetto complesso, interagente con elementi di diversa tipologia, che può essere inteso in modi differenti ed applicato ai più disparati ambiti dell’esistenza dell’individuo.
Hillman et al. (1990) considerano autonomia la capacità di soddisfare i propri bisogni materiali e spirituali da soli. Prezza et al. (2010) definiscono l’autonomia di movimento come la frequenza con la quale i bambini giocano e si muovono all’esterno da soli (es. andare a scuola, andare ad un’associazione, a casa di un amico, a fare shopping, giocare all’esterno senza alcuna supervisione adulta). Per Tonucci (2005), invece, l’autonomia non è soltanto la capacità di governarsi da soli senza una guida esterna, quanto piuttosto la capacità di determinare le proprie regole di comportamento e, successivamente, adempiervi scrupolosamente. Rutherford (2009), infine, indica l’autonomia personale quale abilità di scegliere liberamente chi essere e cosa fare come individui, nonché l’abilità di far valere i propri desideri al fine di selezionare e negoziare – o addirittura rifiutare – le proprie mansioni. Da un’indagine7 testuale effettuata negli Stati Uniti, l’autrice individua
sette possibili forme di autonomia corrispondenti ad altrettanti ambiti della vita dei bambini: l’autonomia nelle attività quotidiane (es. scegliere cosa o quando mangiare, prendersi cura della propria igiene personale, decidere cosa indossare, ecc.); l’autonomia nel tempo libero e nelle relazioni tra pari (scegliere in quale tipo di attività essere coinvolto, organizzare attività con altri bambini, gestire le relazioni con i pari, ecc.); la libertà di movimento (es. spostarsi o trovarsi in luoghi pubblici senza la supervisione di adulti); la responsabilità e le libere aspirazioni (es. essere responsabili dei propri spazi, come ad esempio la camera da letto, effettuare delle scelte riguardanti la propria
7 Deriva da un’analisi qualitativa dei contenuti di 300 articoli di consigli riguardanti la cura dei bambini
apparsi sulla rivista “Parents”. Il lavoro permette di delineare i cambiamenti storici nella rappresentazione dell’autorità genitoriale e dell’autonomia dei bambini. “Parents” è la rivista più longeva e pubblicata con continuità rivolta ai genitori americani e, attualmente, è la più venduta della sua categoria (Rutherford, 2009).
istruzione, ecc.); la libera espressione emotiva e la sfida all’autorità genitoriale (es. l’incoraggiamento mostrato ai bambini nell’esprimere i propri sentimenti, il rifiuto o la negoziazione dei limiti imposti dai genitori, ecc.); l’autonomia nei consumi, nei divertimenti e nei media (es. disporre di denaro, scegliere cosa guardare in tv, utilizzare internet, ecc.); l’autonomia sessuale (es. prendere proprie decisioni riguardanti l’espressione e la pratica sessuale).
3.1.1 L’autonomia nella vita dei bambini
Nella parte introduttiva del presente lavoro si è fatto cenno alle conseguenze che uno scarso livello di autonomia può avere sui bambini. È stato dimostrato che l’autonomia può influire sullo sviluppo fisico, sociale, cognitivo ed emotivo del bambino (Kytta, 2004) poiché risponde alla necessità dei bambini di esplorare e conoscere il proprio ambiente, favorisce la sperimentazione di strategie di socializzazione, mette alla prova sia le capacità corporee del bambino sia le sue abilità nel risolvere problemi e, infine, promuove l’autostima, un forte senso di identità, un uso creativo della mente e la capacità di assumere delle responsabilità.
Inoltre, in riferimento alle attività di gioco, l’autonomia ne aumenta l’efficacia: come sostenuto da Tonucci (2005), soltanto se un bambino ha l’opportunità di uscire di casa e di incontrare altri bambini con i quali condividere esperienze di gioco senza il diretto controllo di qualche adulto, allora il suo gioco avrà la grande capacità di coinvolgerlo completamente e gli consentirà grandi conquiste. A ciò si aggiunga che, la quasi totale scomparsa del gioco in strada, potrebbe avere degli effetti sulla capacità di imaginative
play dei bambini (Valentine, 1997a).
Un altro elemento importante dell’autonomia è rappresentato dall’opportunità che questa offre di correre dei rischi. Il gioco8 “Hill” esemplifica molto bene il ruolo positivo ricoperto
dai rischi: i partecipanti al gioco devono lasciare un luogo “sicuro” e dirigersi verso un luogo diverso, altrettanto “sicuro”, passando attraverso una zona di “pericolo”, rappresentata da un bambino che funge da “guardiano”. Se alcuni dei partecipanti al gioco decidessero di non spostarsi da uno all’altro dei luoghi “sicuri” per non correre rischi, potrebbero o essere costretti ad abbandonare il gioco oppure, qualora rappresentassero
8 Il gioco “Hill” qui riportato è quello descritto nella ricerca etnografica condotta con bambini danesi di età
compresa tra 10 e 12 anni e riguardante le loro strategie di gestione del rischio (Christensen e Mikkelsen, 2008).
la maggioranza dei partecipanti, causerebbero la fine del gioco stesso (Christensen e Mikkelsen, 2008). Un mondo senza rischi, dunque, sarebbe un mondo immobile ed è per questo che è necessario imparare fin da piccoli a misurarsi con le giuste dosi di rischio. L’iperprotezione cui sono sottoposti i bambini nelle fasi della prima e media infanzia, infatti, non tiene conto dell’importanza per questi ultimi di misurarsi progressivamente con quantità e tipologie di pericoli adeguati alla propria età. Secondo Tonucci et al. (2002), ciò comporta il verificarsi di un’assurda situazione: solo il 25% dei bambini di 11 anni ha la possibilità di muoversi da solo e la maggior parte di loro a 14 anni avrà il motorino.
Una considerazione, in riferimento a quanto finora affermato, merita anche la constatazione che, spesso, privare i bambini di autonomia non è una scelta ma solo una risposta abitudinaria alla logica dell’automobile (Fotel e Thomsen, 2004).
Infine, si pensi che la presenza dei bambini nelle strade potrebbe avere anche dei benefici “allargati” all’intera comunità. In primo luogo poiché contribuirebbe a rivitalizzare gli spazi pubblici favorendovi un nuovo ritorno anche da parte degli adulti al quale è direttamente collegato anche un aumento di un informale controllo sociale utile al fine di una diversa percezione della sicurezza dei luoghi. In secondo luogo, come già detto in precedenza, una maggiore autonomia di movimento dei bambini inciderebbe notevolmente sulla riduzione dei volumi di traffico e su tutti gli effetti negativi di quest’ultimo (Prezza et al., 2010).