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[LIBRO III] Capituli del mese di febraio

12. Del’aceto e dela pera.

Aceto di pera farai così. Prendi le pere salvatiche o altre pere che siano agre e mature e falle stare trei dìe in uno monte. Poscia le mette in uno vagello e mettravi dentro acqua pi‹o›vana o di fontana et fallo stare aperto XXX dì et così sarà aceto. Quando ne verà mestiero, sì ne prende e sempre vi mette dentro altretanta acqua quanto ne trai aceto.

13. [XXV.12] Di pera potrai fare in questo modo lo liquore castimoniale: prende le pere maturissime e ca‹l›cale bene insieme col sale intero. Quando saranno tutte disfatte, sì lle fà stare tre mesi in vagelli di terra inpeciati; poscia l’apende in uno collatoio a digottare uno liquore di molto delectevole sapore, di colore bianchetto; ma chi lo vole fare colorito sì metta nele pere, quando le insala, uno poco di vino ben vermillio. 14. [XXV.13] In questo mese di febraio e in quello di marso dovemo allevare lo melo, ma nel paese caldo e secco dovemo ciò fare d’otobre e di novembre. Amano terra grassa, lieta e homorosa. Se ’l melo è in terra argilla o in rena, sì si conviene aitarlo con inacquare. In luogo montagnoso dè essere posto di meriço. Possano bene avenire in terra fredda pur se l’aire è temperato e in luogo aspro e homoroso altresì. La terra magra e secca fa le pome vermignose e caduche. 15. [XXV.14] Potrailo

allevare in tucte mainiere altresì come lo pero, ma non volliano essere lavorate da piè, però sono mellio nei prati. Non richiegiano molto letame, ma sì lo prendano volentieri e la cennare altresì. Amano d’essere un poco inacquati, volliano essere potati dei rami secchi e malnati. 16. [XXV.15] Questo arbore invechia tosto e in sua vecchiessa traligna. Se fa le pome caduche, sì fendele le radice e mettevi dentro una pietra. Unge le cime col fele dela lucerta là unde, sì none averà infracidare. Unge là u sono li vermi: bagna colo sterco mescolato cola orina dell’omo e colo fele del bue, sì

173 morrano. Se d’intorno al’arbore à molti vermi, radeli giuso con uno raschiatoio d’oro una volta, sì non vi rinasceranno pió. Lo melo che fa poco fructo fascialo di sterco bovino. [XXV.16] S’è troppo caricato di mele, sì ne collie tutte le malvagie. 17. [XXV.17]

Potrailo allevare e inestare in tutti quei modi e tempi che ’l pero, in sé e in pero, in prugno, in prugnolo, in sorbo, in pesco, in uciano, in oppio, in salce.375 18. Le mele che tu vuoi guardare sì lle collie con mano molto diligentemente, poscia le mette in luogo oscuro là u non venga vento sula paglia, facciendovi molti monticelli. Alcuno le mette a suolo a suolo in cotali pentolini. Alcuno invoglie ciascuno per sé altresì in terra argilla, alcuno unge di terra creta lo bellicolo del melo, tai sono che le chuocono e involgono in dela pallia. 19. [XXV.18] Le mele tonde si serbano ben tutto l’anno sensa neuna cura. Alcuno le metti in vagelli di terra impeciati ben chiusi e metteno li vagelli con tutte le mele o in pósso o in cisterna. Altri sono che colgono le mele tutte sane deli arbori con mano e metteno lo piccòllo loro nella pece fervente, possa le pongano tutte per ordine sule taule coperti di fronde di noce. Alcuno sparge tra esse la mondatura del pino o del’abete. 20. [XXV.19] E dovemo sì riponere le mela che ’l picòllo loro sia di sotto, né nolle dovemo toccare se no· quando le volemo mangiare. Vino e aceto puoti fare di mele sì come ditto avemo dele pere. 21. [XXV.20]

In Ytalia del mese di febraio overo ala ’ntrata di marso dovemo ponere lo melo cidonio e in luoghi freddi e caldi e’ dovemo ponere ala scita d’otobre. Ama luogo freddo e humoroso. Se tue lo pianti in luogo freddo, sì à mistieri d’essere inacquato, [XXV.21] ma tuttavia portano stato meçano, amano intra caldo e freddo e vengano e in

piano e in costa, ma sì amano più luogo basso. E dovemo ponere sì li meli che sia tanto dilonge l’uno dal’altro che non possa digottare l’uno sopra l’altro con tucto lo vento che porti la gotta. 22. [XXV.22] Finch’è piccolo, sì ll’aiuta colo stercho; da ch’è

grande, sì ll’aiuta cola cennere o cola polvere dela creta una volta l’anno, mettendola ale radice. L’omore fa più tosto maturare e le [fa] magiori. Quando non piove, sì lle inacqua e le colta da torno. Se tue nolle lavori d’intorno spesso, nei luoghi caldi d’otobre e nei luoghi freddi di febraio e di marso o elle perderano di fare fructo o elle averanno a tralignare. Volliano essere potate e rimondate di tucto fracidume e seccume. 23. [XXV.23] Se l’arbore è infermo, sì mette ale radice la morcha

distemperata con altretanta calcina viva distemperata con creta o di resina

174 distemperata con pece liquida overo sotterra ale radice alquante pome cidonie, sì che le pome siano dispare e se ciò farai ciascuno anno sì difenderai l’arbore dai vitii, ma non lassare durare molti anni va la mano e metteno lo picco loro nella pece fervente, possa le pongono tutte per ordine sulla taule coperte di frondi di noce. Alcuno sparge tra esse la mondatura dell’oppio o dell’arbore. E dovemo sì riponere le mele che ’l picco loro sia di sotto né nolle dovemo toccare se non quando le dovemo mangiare. Vino e aceto puoti fare dele mele sì come ditto avemo dele pere.376 24. [XXV.24]

L’arbore cidonio dè essere inestato di questo mese ed è meglio inestarla in del tronco che nel buccio. Questo arbore riceve in sé inestamento di tutte generationi di pomi, ma dovemo inestare in essa arbori novelli quando sono in succhio. Se l’arbore è grandicella, sì dovemo fare lo inestamento presso ale radice, però che l’omore dela terra à veramente tenere homoroso le legnio e la buccia.377 25. [XXV.25] Queste pome

cidonie dovemo colliere quando sono mature, le quali potemo serbare in questo modo: mettele ad una ad una intra due tegole e chiude d’ogne intorno di loto overo le ’nvolve nelle follie del fico overo le mette in luogo secco là u non possa venire vento. Alcuno le fende in quatro parte e trane tutto quello dentro e mettele in vagelli di terra pieni di mele.378 26. [XXV.26] Alcuno le mette tutte sane nel mele over nel

milio o nella pallia sì che non tocchi l’una l’altra; alcuno le mette nei vagelli pieni del vino; alcuno le somergie nel mosto e tura bene lo vagello, onde lo vino medesmo ne doventa pió odoriffero; alcuno le mette tra ’l gesso secco in uno vagello nuovo e largo. 27. [XXV.27] La siliqua dovemo seminare overo piantare di questo mese di

febraio. Ama luogo maremano, caldo, secco e campestro, ma, sì come io abbo provato, in luogo caldo fa più fructo s’ella è aitata con homore e puote essere posta a talliuoli come la vite, ma vuole avere grande fossa. Alcuno dice che in questo mese la potemo inestare in del prugniolo over nel mandorlo. Questo fructo della siliqua potrai serbare molto grande tempo se ttu le metti sparte su per li graticcii. 28. [XXV.28]

Lo moro e la vite sono amici e lo moro ‹che› nasce del seme intraligna l’arbore e ’l fructo, e però è mellio a piantarlo o in talle o in rami. Prende adunqua una talla d’uno piè e rimondala bene d’ognia lato et ungela dale capita di letame et sotterala quatro dita et riempila d’intorno di terra mescolata con cennere; questo potrai fare da meçço

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XXV.23va la mano...dele pere] ripete una parte del § 19 (cfr. il confronto fra L e B a p. 60).

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XXV.24inestarla in del] inestarla in /del buccio che n/del tronco.

175 febraio a tutto marso. 29. [XXV.29] Ama lo moro luogo caldo, sabbi[o]noso et

maremano. In tufo et terra argilla sì prende malagivelemente, né none ama molto omore né piova, ma ralegrasi molto d’essere coltato e lavorato intorno. Di po’ i tre anni pota e tallia tutti li rami secchi e fracidi. Se lla pianta è forte, sì lla potrai tramutare d’ottobre e di novembre; s’ella è tennera, di febraio e di marso. Desidera tane profonde e grande e spatio tra l’uno e l’altro, sì che non faccia l’uno ombra all’altro.379 30. [XXV.30] Alcuno dice che se tu la fori e mette uno conio di lentisco

dal’uno lato e uno conio de terebinto dall’altro sì sarà pió lieta e pió fructevole. Intorno di chalende ottobre si conviene lo moro cavare intorno e mettervi ale radice la feccia ricente del vino vechio. Potrailo innestare nel ficho e in sé medesmo, ma pur nela buccia solamente. Nell’olmo sì prende bene, ma diventa molto malvagio et di pessimo fructo.380 31. [XXV.31] L’avellana dovemo ponere in suoe noce medesme,

né no· la dovemo allevare sopra terra che due dita grossa. Sì lla dovemo traspiantare, ma io abbo provato che ve[n]gono mellio chi [le] pianta overo le innesta che per seme naturale in sue noci. O per noci o per piante che tu la volli allevare, sì lla dèi ponere nel mese di febraio. Ama luogho freddo e sabbionoso et dè maturare all’entrata di lullio.381 32. [XXV.32] In questo tempo dovemo lo soperchio delo mixo et

piantarlo i[n] uno vagello pien di terra menuta finché nasce ed è fermo per trasmutarlo et potra‹i›lo innestare nel sorbo et in la spina del mese di marso.382 33. In questo mese di febraio se piantano le tuberi e li nuccioli de rami [XXV.33] et potemoli

pianta‹re› et tramutare e innestare li nuccioli del prugnolo e potemo ponere le nespolo e ’l fico in luogo temperato e ’l sorbo, e piantare lo seme dela mandola e piantare nei luoghi temperati alla intrata di questo mese e nei luoghi freddi alla scita innansi che ’ncomincino a germinare. Et potemo ponere e inestare la pianta della pistacia e la castagnia e ponere nel seminario le noce in grande e seminare lupini in luoghi homorosi.383

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XXV.29tramutare] tramutara; l’uno e l’altro] corr. su luna e laltra.

380XXV.30terebinto] tereibuto; altro sì] altro /si si fa/ si sara. 381

XXV.31 innesta] innesto.

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XXV.32ed] etd.

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Di nodrire li porci. XXVI°.

1. [XXVI.1] In questo mese di febraio spesialmente dovemo fare coniungere li verri cole troie e dovemo eleggiere verri grandi e grossi e con ventre tondo pió che lungo con grande groppe, con grugnio torto, grande e grossa testa, d’uno anno e libidinosi, li quali potranno inpregnare le troie infine a quatro anni. La troia dovemo elegiere tale che abbia li fianchi lunghi e ’l ventre grande e in tutte altre cose come detto avemo del verro.384 2. [XXVI.2] In freddo paese troia con pelo nero e spesso, in paese tiepido qual ti piace. La troia dè essere d’uno anno quando incomincia a portare e potrà portare septe anni e porta la generatione in corpo quatro mesi e nel principio del quinto parturisce. Se tue levi ala madre li porcelli piccoli da dosso, sì impregnerae più tosto. 3. [XXVI.3] Appresso, li porci si possano avere e nodrire in tutti luoghi, ma mellio in campi paduleschi e spetialmente là u sono arbori che portano fructo del quale li porci possano vivere, in luoghi là u dae gramigna, canna e giunco di verno. Quando non trovano che mangiare, sì lli conviene nodrire di ghiande o di castagne, biado e d’ogne mondiglio. Nel tempo dela primavera non si conviene mettere fuora ala verdura li porcelli che lactano. 4. [XXVI.4] Ciascuna troia richiude per sé in una stia e nolli lassare nodrire più di sei porci, avegna che ne puote nodrire octo, [XXVI.5] perché io abbo provato che più di sei la sugano troppo. Et guarda che lla troia non faccia male tal via ai suoi porcelli.385 5. Se tue metterai li porci a pascere nella vigna erbosa ansi che cominci a germinare, overo di po’ fatta la vendemmia, sì faranno in vece di coltadori, iscempiando e mangiando l’erba.

Del vino dela mortina. XXVII°.

1. [XXVII.1] Nel cominciamento di questo mese potrai fare lo vino dele mortine in

questo modo: mette cinque libre di granella di mortina in questo modo in diece staia di vino vecchio e fallo stare vintidue dìe e mescola spesso insieme e possa lo cola e mescolavi cinque libre di fino mele e stempera bene insieme.

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XXVI.1che lungo] che /grosso/ lungo.

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Dela vite tiriaca. XXVIII°.

1. [XXVIII.1] La vite tiriaca farai in questo modo lo cui vino o aceto o uva o sarmento vale contro morso di tutte bestie. Prende lo sarmento che vuoi piantare e fendela dall’uno capo tre dita e trane fuora tutta la merolla. Poscia lo riempie di teriaca [e richiudelo e lega bene insieme e pianta quella testa là unde ène la triaca. [XXVIII.2] Alcuno mecte quello sarmento che decto è colla triaca] in uno galliuo[lo] di

squilla e così lo piantano.386 2. Alcuno mette la teriaca nelle radice della vite, ma converrà spesso rinovellare, ciò è metterai la teriaca di nuovo in dela vite, però che invecchia e perde suo vigore.

Dell’uva sensa granella. XXVIIII°.

1. [XXIX.1] Una bella maniera d’uve sì è la quale non à dentro neuno granello e secondo li greci auctori la potrai fare in questo modo: prende lo sarmento che tue vuoli et fendevi tanto quanto ne vuoli mettere sotterra e radene molto bene fuora tucte la merolla. [XXIX.2] Poscia lo rilega col papiro, ciò è giunco, bene insieme e così lo pianta overe lo mette così legato nel gaiolo dela squilla e piantalo con esso, che dice alcuno che quello cotale gaiolo fa bene prendere cose. 2. [XXIX.3] Alcuno, quando pota la vigna, sì cava una delle taule che rimangono nella vite per fare fructo tanto adentro quanto puote e traine tutta la merolla sensa fendere la talla. Possa prende una confectione ch’è ditta in greco corpori quiremacum e sì lla distempera con l’acqua tanto che sia bella teneretta come sapone da lavare e sì ne riempie tutto la cavatura dela talla. Et legala così ritta ritta a uno palo o canna sì che non si possa richinare o versare; di questa cotale confectione la riempie e rinovella ognia capo d’otto dìe fine a tanto che à messo fuore le novelle gemme e questo dicono che si può fare in mele granate e in ceriegie.

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XXVIII.1e richiudelo... colla triaca] lez. di B, om. L; galliuolo] galliuo L, uagello B (cfr. lat.

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Dela vite troppo lacrimosa. XXX°.

1. [XXX.1] Quando la vite lagrima e digotta tanto che perde lo fructo, sì dicono li Greci che dovemo fare una cava nel troncho dela vite; se questo non vale, sì tallia lo grosso dela radice e unge la talliatura di morca dolce la quale sia cotta e menimata la meitade e ratepidata e possa imbagna d’aceto.

Del vino dela mortina secondo li Greci. XXXI°.

1. [XXXI.1] Secondo li Greci potrai fare lo vino della mortina, ciò è prende le

granella dela mortina e seccale all’ombra, possa le pesta e mettele in uno drappo di lino e legalo e fallo stare bene pendente in del vino e quando v’è stato molti dìe sìe nel tragge fuore e bee lo vino.387 2. [

XXXI.2] Alcuno coglie le granella dela mortina

tutte mature e asciutte, sì che non siano bagnate di piova, e pestale e tranne quello sugo che puote et mescolalo col vino; in una anfora di vino mette octo cotule di quello sugo. Questo vino è stiteco, conforta lo stomaco, restringe lo sangue e ’l fluxo del ventre, è molto utile alla discenteria.

Di fare generare ala vite uve pomate diversi modi. XXXII°.

1. [XXXII.1] In questo modo potrai fare generare alla vite vino rosato o violato o altro qual vorrai. Prende uno vagello et mette dentro di quello vino composto che tu vuoli fare tanto che ssia sc‹e›mo uno poco et metteravi dentro li sarmenti et colavi la terra viva ad guisa de lesciva tanto che li sarmenti comenciono ad inçermoliere. Poscia ne i tragge et piantali là o’ ti piace sì come altre vite.388

Di fare generare alla vite uve [di] diverse mainiere. XXXIII°.

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XXI.1mortina, ciò è] mortina e seccale alombra cioe.

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1. [XXXIII.1] Ad ciò che lla vite faccia uve e bianche e nere, secondo che dicono li

Greci, quando tu poti la vigna là u so le vite di molte maniere, sì come bianche e nere o altre che ssiano, se sono l’una adpresso dell’altra sì farai in tal modo che una talla dell’una et una dell’altra si congiu[n]geno bene insieme per longo et fà che siano sì acoppiate meço l’ochietto dell’uno e meço del’altro che llo facciamo tutto uno occhietto. Possa le lega bene insieme col papiro e cuoprele di terra humida e inacquale ogna terso dìe, infine a ttanto che averano ingerminare e quelle talle che nascerano potrai possa piantare quanto vorrai.

Dell’ore. XXXIIII.

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[LIBRO IV]