• Non ci sono risultati.

Poscia che avemo trattato quel che pertiene ad generale amaestramento della

Edizione del codice Lucca, Biblioteca Statale, 1293 N OTA AL TESTO

1. Poscia che avemo trattato quel che pertiene ad generale amaestramento della

coltura, sì tratteremo dell’opere che si convengnano di fare per ciascuno mese dell’anno. Adunqua, faremo cominciamento dal mese di gennaio.

GENNAIO

Di rimondare le vite e di cavare da piedi. Capitolo I.

1. [I.1] Del mese di gennaio, in quei luoghi che sono temperati dovemo accerchiare

e rimondare le viti e fare sì come uno lagarello e purgare tutto intorno, a ciò che lla tiepideça del sole e della piova faccia iscire fuore la vite.

Di rimondare e di guardare li prati nei luoghi magri. C. II.

1. [II.1] In quelli luoghi che sono promaticci o magri o sechi dovemo ogiomai

mondare li prati e guardare dalle bestie.

Di rompere e arare li campi. Capitolo III.

1. [III.1] Ogiomai potemo rompere e arare li campi grassi e asciutti. È mellio agiungere li buoi all’arato per llo collo che per la testa. Quando l’aratore serà venuto in capo del solco, sì ratengna li buovi e lassili un poco riposare finché iscuote e monda suo arato. Lo solco della aratura non dè essere più lungo di centoventi piedi. Guarda che non rimagna la terra salda tra solco e solco. [III.2] Unde, se lla terra è bene arata continuamente, sì potrai ficcare agevolemente la pertica adtraverso li sollchi. Tutte le ghiove ischiaccia colla sappa. 2. Guarda non arare campo lotoso, né altressì non arare campo lo quale di po’ grandissimo secco sia infuso un poco d’una ligieri acqua, [III.3] però che la terra ch’è in prima lavorata molle non la puote homo lavorare tutto l’anno e quella che è lavorata un poco infusa e di sotto è secca non

144 porta frutto da inde a tre anni, ciò dice omo; et però dovemo lavorare lo campo quando nonn è troppo molle, né troppo secco. Se ’l campo è in colle, quando veni a seminare, sì fà li solki per traverso.

Di seminare l’orço gallattico. C. IIII.

1. [IV.1] Se ’l verno è temperato, sì dovemo XV dì infra gennaio seminare l’orço

gallatico, il quale è grave e bianco e richiede terra temperata. Uno giugero di terra vuole VIII staia di seme.308

Di seminare la cicerchia. Capitolo V°.

1. [V.1] Questo mese dovemo seminare la cicerchia in luogo grasso e umido, ma questa generatione di seme non è bene fruttevole, perché sì perde molto al fiore per lo secco e per lo vento meriççano, imperciò che intorno di tal tempo suole fiorire. Lo giugero vuole III staia.

Di seminare la veccia per servare a seme e non per erba. Capitolo VI. 1. [VI.1] Alla fine di questo mese dovemo seminare la veccia per fare fructo, non

per dare alle bestie in erba, e seminarla in terra lavorata intorno di tersa, sì che nolla tochi la rusiada, però che lla guasterebbe per l’omore. Et guarda che non semini finché la luna non à XXV dì, però che la mangerebbero le limace.309 2. Uno giugero

di terra, ciò è una aratura di due buoi lo dì, vuole di seme sei moggia, ciò è sei staia. Prendi la misura secondo la proportione della seme alla terra e secondo la proportione di qualcheuno dei biadi potrai cognoscere la misura di tutti li altri. Altra maniera nol potresti sapere perché in diversi paesi sono diverse misure e di terra e di biado, qual magiore, qual minore, et anticamente funo e altre misure e altri nomi che

308

IIII.1 staia di seme] staia di /terra/ seme.

145 ogidì. 3. Adunqua, sì come dice qui Palladio, uno giugero di terra vuole ad seminare otto moggia d’orço, tre di cicerchia, sei di veccia, di fieno greco, cinque d’orbillia, cinque di frumento, overo grano, e cinque di farro. Ad questa comparatione, sappiendo quanto grano vuole una coltra di terra, sì saperai quanto vuole d’altro biado, però che, sì come appare per le misure le quai son decte di sopra, quanto una coltra vuole di grano, tanto vuole d’orbillia, tanto di farro, lo quinto più di veccia e di fieno greco e così potrai estimare tutti li altri biadi.

Di seminare lo fieno greco per avere a seme. VII.

1. [VII.1] In fine di questo mese, presso a chalende ferraio, sì si semina in Ytalia lo

fieno greco, per ricolliere la seme. Sei moggi bastano a uno giugero e convensi arare minuto e non cavo, perché, s’elli è coperto più alto di quattro dita, sì nasce malagevolemente; e però sono tai che arano in prima le terre con molto picolini aratelli e posca seminano e poscia la ricuopreno imantenente coi sarchielli.

Di seminare l’orbillio. VIII.

1. [VIII.1]Nel tempo che detto è, potemo seminare l’orbillia in terra secca e magra. Lo giugero vuole cinque moggia.

Di sarchiare lo biado e lo legume. VIIII.

1. [IX.1] Di questo tempo dovemo sarchiare li biadi quando è sereno e non si

dileggiera, ciò è non digotta lo ghiaccio. Molti diceno che ciò non si dè fare, però che discuopreno le radici e moiono per lo freddo. Ad me pare che dovemo fare ciò solamente nei luoghi erbosi, ma lo grano e ’l farro dovemo sarchiare ‹di› quattro follie e l’orço di cinque; la fava e li altri legumi quando sono sopra terra IIII dita.310

310VIIII.1 sopra] lopra.

146

2. [IX.9] Chi sarchia lo lupino sì llo ucide, perché non à che una radice, né non à

mistieri d’essere sarchiato, però che ei mesimo per sé distrugge l’altre erbe. Se tu sarchierai la fava due volte, sì cresce molto e fae molto fructo e grande, sì che è poco meno in granella che sia tutta sana coi gallioli. Se tu sarchierai li biadi quando sono sechi, sì lo farai grande aiuto contra li vermi. Specialmente l’orço vuole essere sarchiato quando è secco.

Di propaginare le vite. X°.

1. [X.1] In questo tempo dovemo piantare la vigna, la quale cosa se fae in tre modi,

overo sì che la terra sia in tutto lavorata e cavata, overo assolcata, overo affossata. La ‹terra› dè essere tutta cavata quando ella non ène necta per instirpare e nnocevole radice dele felci e del bosco e delle altre cose. Là u li sceppati, ciò è li novelli colti, sono mundi e necti, sì dovemo pastinare, ciò è piantare, o per solchi, [ma per solchi] è meglio, però che p[r]endeno mellio l’omore di tutta la terra.311 2. [

X.2] Fà dunque li

solchi sì lunghi come tue vuoli, tanto che due çapadori vi possano stare l’uno contra l’altro, e la tavola del pastino sia larga due piei e meço et sia cava due piei e meço o trei. Et se la vingna dè essere çappata ad mano, sì lassarai in meço altretanto spacio tra l’una tavola e l’altra; ma s’ella dè essere lavorata cum buoi, sì lasirai in meço spacio de cinque piei o di sei.312 3. [X.3] Se tu vuoli piantare a fossa, sì lla farai III piei cava e due piei e meço lata e tre piei longa, e lassa quelli medesimi spaccii in meço che detti sono intrasolechi o ‹a› mane ‹o› arato che la vigna se debia lavorare. Oltre tre piei non dovemo fare cave le fosse, perché la vigna non ‹tema› fredo. Le latora delle fosse deno essere cavate d’una aguiliança, acciò che, quando la vigna serà lavorata, lo sapadore non magagni la vite intorno. 4. [X.4] La vite farae lavorare tutta la terra adentro due piedi e meço, ma guarda che ’l sappadore no· lassi i· neuno luogo la terra salda ricoperta dela lavorata. Tucte le radice e ’ll mondillio dela terra

311

X.1 per instirpare] per per instirpare; e nnocevole] ennoceunuole; altre] oltre L, autre B; ma per

solchi] lez. di B, om. L. 312X.2lunghi] lungui.

147 fae nectare di sopra et specialmente d’intorno e dela felce, la quale cosa è da servare in tutte maniere et in ogni luogo che si lavora.313

Dele tavole dele vigne. Capitolo XI°.

1. [XI.1] Le tavole faremo o grande o pichole secundo la voluntate del singnore o

tale che tengano uno iugero, overo uno meço, overo uno quarto.314

Dela mesura dela ta‹u›lli ad provaginare. XII°.

1. [XII.1] Questa serrà la misura del pastino: la tavola serrà quadrata e averà XVIII piedi e a questo modo potrai fare in lo maggiore campo e in lo minore.

De· luogo convennevole a piantare le vigne. XIII.

1. [XIII.1] La terra da piantare la vigna non vuole essere troppo grossa né troppo

minuta, ma tuttavia sia ançi minuta che grossa; né troppo magra né troppo grassa, né in tutto piano né in tutto ratta, ma un poco altarella; né molto secca né molto molle, ma più poco molletta; né salsa né amara, perché ’l vino averebbe male sapore. 2. [XIII.2] L’aire conviene essere di meçana qualità, ma uno poco più tepido che freddo

et un più seccarello che aquoso; ma sopra tutte l’altre cose la vita teme le forte aquaçone e lo vento. 3. Ad piantare vigna dovemo elleggiare terra nuova e ispecialmente terra silvestra, ma chi non puote piantare altroe che là o’ fue la vechia vigna, sì la dè fare in prima molto lavorare et strepare tutte le radice dela vechia.315 4. [XIII.3] Tufo e altra terra più dura porta molto bella vigna là u s’inchuoce e si risciolge

per lo gielo e per lo sole e refrigera le radice de state, retinendo l’omore. Ghiaia salda et terra petrosa, s’ella è mescolata de terra grassa, non lassa la vigna avere sete

313

X.4 guarda] quando.

314

XI.1 iugero] iugette.

148 di state, perché è fredda e retiene bene hunore. E la valle che riceve la colmatura che vengono dele montagne portano altressì buona vigna, se ’l gielo e la nebbia no· vi signor‹e›gia troppo. [XIII.4] Argilla mescolata è buona, argilla sola per sé è mala, et

tutte l’altre terre che sono ditte di sopra nelle generale regole. 5. Luogo che porta miseri arbori o che è suvicoso o salso o amaro o setoloso - ciò è crepato e fexo - o secco, sì è malvagio. [XIII.5] Sabbione nero e rosso è buono s’elli è mescolato de terra forte. La terra carbonchiosa, s’ella no è letaminata, sì porta vigna magra. In terra rubricosa, ciò è tenace, forte e dura e apiccaticcia, sì prende la vigna malagivelemente, advegna che possa ch’è pressa si nutrichi bene; ma questa cotale terra è molto malagivele a lavorare, però che à pocho d’aqua e poco di sole, sì aventa o troppo molle o troppo dura. Ma la più utile terra che sia sì è quella che tiene lo meço intra tutte la qualitate e retiene più a rado che a spesso. 6. [XIII.6] La vigna ne’

luoghi freddi dè reguardare verso el meriço, nei caldi a sentantrione, nei tiepidi a oriente, pur che lo vento meriçano orientale, ciò è austro, e euro non noccia al paese, ché, si ciò è, sì è meglio che noi piantamo le vigne verso aquilone e favonio.316 7. [XIII.7] Là u tu dèi pastinare, ciò è ponere vigna, sì stipa e monda in prima molto bene

lo luogo, perché ad fare cciò non si calchi troppo la terra piantata. Si tu pianti in campo, sì lla mette sotto terra due piedi e meço, in ripa trei piedi, in colle dirupato IIII piedi, in valle due piei, ma in terra suvicosa, la quale, [s’]è guari cavacta, sì gietta innantenente aqua, sì come ad Ravenna la cità, non cavare più d’uno piede e meço.317

8. [XIII.8] Ma questo abbo molto provato, che le vite vengono meglio se homo le

pianta immantenente che la terra è cavata, o lungo tempo innansi che ’l magliuolo incominci ad ingrossare e a indurare. Et questo abbo provato in fare li solchi e le fosse, spetialmente o’ la terra è meçana.

Deli orti da seminare la latuga, lo nasturço, la ruca, lo caulo, l’allio e ll’uprico. XIIII.

316

XIII.6 e euro] e entro.

149

1. [XIV.1] In questo mese de genaio dovemo seminare la latuca, overo de dicembre,

per poterle trapiantare de febraio. Et quella che semine di febraio sì tramuta d’aprile. In tucto tempo del’ano la puote bene seminare, se la terra è buona e grassa e homorosa. Anti che tu la pianti, sì ricide le radice tutte pare e intigni lo piei dela pianta ne· letame molle. 2. [XIV.2] Amano terra bassa, grassa, humida, letamata.

L’erba che nasce tra le latuche si convienno invellare ‹con› mano e non con sarchiello. Seranno più grande e late se tu le pianti rade o se, quando comenciano a mettere le coste, tu le fendi sopra uno poco et inchalcavi bellamente una chioveta. Se tu la spargi spesse volte l’arena del fiume e racogli e leghi le follie del cesto insieme, sì diventarano bianche.318 3. [XIV.3] Quando la latucha indura troppo tosto per vicio de· luogo o di tempo o di seme, sì la trasmuta e arà a rintenerire. Prende lo graneto delo sterco dela capra e cavalo sotilmente con una lesna e renchiudi dentro lo seme dela latuga, del nasturcio, delo rafano optimo, dela ruta, dela radice e involle lo graneto in ne· letame e ficalo un poco sotto nella terra che sia optimamente coltata e così nascerà la latuga col sapore de tucti questi semi; e lo rafano metterà sotto e dumora in dele radice e tutti li altri semi metteranno di sopra.319 4. [XIV.4] Alcuno i·

nella lattuga, quando è un poco sopra terra e ricide le frondi che sono presso dela terra et fa quello cestarelle, ficcano con la lesna tutti li semi che dicti sono excepto lo rafano e poscia la retingono nel letame e lla rificano in terra e così nasce e cresce incontinenti continendo in sí tutte quelle erbe. Latuga è così dicta perché porta lacte.320 5. [XIV.5] In questo mese e d’ogna altro tempo puoti ponere lo nastursio in

qual luogo ti piace. Letame non desidera e, avegna che ami omore, non ce fa grande forsa. Se ’l semina con la latuga, nascerà troppo bene. E in ongni luogo che vuoli sì puoti seminare la ruca e puoi seminare lo caulo e ora e quando ti piace, ma melli[o] nelli altri mesi là o’ troverai scripto. In questo altressì puote bene seminare l’allio e lo ulpico, ma l’allio viene mellio in terra biancha.

De’ pomi: del sorbo, dela mandorla e deli altri. XV.

318

XIIII.2 le pianti] le /pianti rade/ pianti.

319

XIIII.3arà a] ara in a.

150

1. [XV.1] Del mese de gennaio e di frebraio e di março dovemo seminare le sorbe

nei luoghi freddi, ma nei luoghi caldi d’ottobre e de novenbre, sì che piantamo le pome mature nel seminario. Io abbo provato che molti arbori sono nati de’ pomi per lor medesimi e sono ben cresciuti e bene fruttati.321 2. [XV.2] Chi vorrà, sì poterà

ponere le piante medesime, pur che le ponga nei luoghi caldi di novembre, nei temperati de gennaio o di febraio, nei freddi ad l’escita de ma[r]ço. Lo sorbo ama terra humida, montagnosa, presso del freddo et grassissima, la quale cosa dimostri s’ella nasce spesso per tutto. La pianta se vuoli transmutare, dèi ciòe fare quandoè bene fortarella e ama de fare in luogo spacioso e bene sopra terra, acciò che ’l comovemento del vento, el quale è a lloi molto utile, la faccia cresciere. 3. [XV.3] Contra li vermi rossi e pilosi che soliono andare rodendo alla merolla del sorbo, prendi alquanti di quelli tragendoli del’arbore medesimo più agevolemente che puoi, sì che non facci male al’arbore, e ardeli presso quine: sì averano li altri a ffugire o morire. Se portano poco frutto, sì ficcano in dele radice uno conio di pino, overo fà intorno del’arbore una fossa e poi la riempie di cenere. Lo sorbo si inesta del mese d’aprile in del sorbo medesmo, in cidonio, in spina alba, overo nel tronco overo nela scorça. 4. [XV.4] In questo modo puote serbare lo fructo: tolle le sorbe durette e

rippolle da che cominciano a maturare, sì lle mette in mortaiuolo di terra e empielo bene quanto puote tenere e cuoprele bene di sopra di gesso, poi le sotterra cola bocca di sotto in una fossa cava due piei in luogo secco o a sole e calca bene la terra di sopra. Altressì le puoi dimeçare e seccare al sole e serbare nei vagelli al verno. 5. [XV.5] Quando le vorrai possa mangiare, sì lle metterai in nel’acqua boliente e così

rinverderano e aràno buono sapore. Alcuno le collie verde coi piccòlli e apiccale in luogo ombro[so] e secco. Dele sorbe mature si può fare vino e aceto sì come dele pere. Alcuno dice che le sorbe si possano serbare lungamente nela sapa. 6. [XV.6] La

mandola si semina di gennaio e di febraio e nei luoghi caldi di novembre e di dicembre e insieme e i[n] piante che homo invella dalla radice dela grande mandorla, ma mellio è seminarla che piantarla. Lavora dunque la terra aentro uno piei e meço, ficca le mandorle adentro quattro dita, lunga l’una dall’altra due piei, e mette la pianta dela amandola di sotto. 7. [XV.7] Amano terra dura, secca, petrillosa e aire

caldisimo perché fiorischono molto primaticcio e dèi le ponere inver meriço. Quando

151 seranno cresciute, sì lasserai in quello luogo medesimo a fruttificare quelle che tu vorrai e l’altre sì tramuterai nel mese di febraio.322 8. A seminare come dicto è, sì prenderai amandole novelle e grande e sì lle macererai inansi due dìe molto bene in molticcio di mele e d’acqua, perché non siano troppo amare. Quando l’ài poste, se va secco lo tempo, sì lle inacqua tre volte el mese e mondale bene da tutte erbe di torno.323[XV.8] Almeno le macera tre dì nel letame liquido e possa le fa’ stare nel molticcio un dì e una notte, quelle spesialemente dele quali dotta che siano amare. La terra là u le semini dè essere letaminata e tra l’una pianta e l’altra lassa spacio de vinti piedi o de vinticinque. 9. [XV.9] Potala di novembre, tagliando li rami secci e

soperchi e troppo spessi, e guarda che bestie nolle roda, però che diventerebeno amare. Quando fiorisceno, no· lavorare d’intorno, però che caderebeno li fiori. In vechiessa porta la mandola più frutto. S’ella non è bene fructevole, ficca in dela radice uno conio di pino u tu ficca sì dentro una pietra che la scorça si richiuda e la ricuopre di fuore. 10. [XV.10] Dice Marsiale che nei luoghi freddi, se tu temi brinata, sì lli discuopre le radice ansi che fiorisca e riempievi di petrelle bianche minutissime mescolate con rena e quando serai rassigurato del tempo e verrà la stagione del geminare, sì ne ritrage a dirieto tutte le pietrelle e rimettela in delo stato di prima. 11. [XV.11] Et dice ancora che la mandola farà le noce tennere se tu le cavi d’intorno e gitti in su le radice l’acqua calda alquanti dìe ançi che fiorischa; et dice che dele amare farai dolce se tu fai intorno ale radice una cava nel lengno di tre dita, sì che possa scolare fuora l’omore amaro, et se tu fori cola trivella lo tronco e metteraivi uno corno di legno unto di mele o se tu metti d’intorno ale radice lo sterco del porco.

12. [XV.12] La mandola mostra che sia matura da cogliere quando ella getterae la corteccia, et potraile serbare lungamente sensa fare altra cura. Et s’elle lassano lo chuchiaio troppo malagevolemente, sì lle involge i· la paia e inmantene[n]te s’averanno a scocciare. Quando seranno reschochiate, se tu le lavi nella acqua marina o salsa sì doventerano bianche e durerano molto più. Nel mese di dicembre, overo intorno di meço gennaio, vuole la mandola essere inestata in luogo caldo e ancora del mese di febraio, pur che tu metti nello innesto ançi che germini. Li buoni innesti si prendeno dela cima. L’amandolo si puote innestare e nela corteccia e nel lengno dela

322

XV.7 inver meriço] inuer /uer/ meriço.

323

XV.8molticcio1] uolticcio L, monticcio B (cfr. lat. mulsa); torno. Almeno] torno /alcuno/ Almeno;

152 mandola medesma e nel persico. 13. [XV.13] Dicono li Greci se tu iscavi la ma[n]dula

possa da ch’è aperta e traine di fuora l’anima tutta sana e scrivevi dentro quello che ti piace e possa ve la rimette e involgela nel loto e nello sterco del porco e risoterrala, sì farà l’amandole così sempre.

Dela noce. XVI324

1. [XV.14] Ala fine di gennaio overo nel mese di febraio dovemo seminare la noce. Ama luoghi montagnosi, humidi e freddi e tal via petrosi; nondimeno la puoi nodrire ne’ luoghi temperati. Se sono humidi, seminala per sue noce e in quello medesmo tempo sì come la mandola. 2. Se lla vuoli ponere di novembre, sì lla secherai alquanto al sole per che perda lo venenoso humore. [XV.15] Quelle che vuoli ponere di gennaio o di febraio sì lle macera un dìe nell’aqua semplice e pone la noce giaccione,