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Le province di Campobasso, Chieti, Cosenza, Crotone, Frosinone, Isernia, Potenza e Salerno (fig. 4.14) appartenenti a questo gruppo presentano volumi prelevati dai corpi idrici significativi in presenza di aree a vincolo naturalistico e ambientale.

Questi territori sono caratterizzati da un’agricoltura più estensiva e il territorio agri- colo si trova in aree gestite da Enti irrigui che gestiscono l’acqua per il comparto agricolo con diversi schemi interregionali e, ad eccezione di pochi casi, sono quasi assenti i pozzi per uso irriguo. La criticità è, dunque, l’elevato prelievo di acqua dai corpi idrici in aree protette.

41. http://www.provincia.latina.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4766

42. http://www.ordineveterinaricaserta.it/index.php/archivio-articoli/189-la-zootecnia-una-risorsa-per-la-provin- cia-di-caserta

43. DM 30125/2009 e s.m.i, Insieme di regole per una gestione dell' azienda agricola rispettosa dell'ambiente e attenta alla salubrità dei prodotti e del benessere degli animali allevati

Figura 4.14 Cluster 2

Fonte: Elaborazione INEA

Con riferimento alle province molisane, la zootecnia ha costituito tradizionalmente un settore rilevante per l’economia regionale, mentre l’agricoltura risulta molto polveriz- zata, gestita a livello familiare e spesso sufficiente al soddisfacimento dei fabbisogni locali (Distretto idrografico dell’Appennino Meridionale, 2010b).

Lo stato qualitativo dei corpi idrici superficiali molisani, definito ai sensi del D.Lgs152/99 attraverso le campagne di monitoraggio, risulta, in generale, soddisfacente. Si rilevano singole situazioni di degrado localizzate e causate da fattori specifici in linea di massima individuati.

Lo stato quantitativo presenta, invece, criticità legate alla diminuzione di portata dei corsi d’acqua dovuta ai consistenti prelievi, fatta eccezione per il Trigno, sul quale la messa in funzione della nuova derivazione di Chiauci, comporterà un nuovo prelievo, come da di- sciplinare di concessione, di circa 1.650 l/s. Lo stato dei corpi idrici sotterranei, per quanto concerne gli acquiferi della Piana del Fiume Volturno, in particolare per l’agro di Venafro e del Medio Biferno, viene classificato nel PdG come scadente. Le stesse aree (Piana del Biferno e la Piana del Volturno (Area dell’agro del comune di Venafro) in coincidenza del Consorzio di bonifica Piana di Venafro) risultano, inoltre, vulnerate ai nitrati.

Riguardo al bilancio idrogeologico, il ricorso a corpi idrici sotterranei significativi in Molise non rappresenta un problema, in quanto la regione risulta autosufficiente dal punto di vista idropotabile. Le aree di stress, peraltro limitate a qualche eccezione legata a gradi di sfruttamento più spinti, riguardano la struttura di Colli a Volturno e la Piana del F. Biferno (dove gli ingenti quantitativi emunti vengono utilizzati per scopi irrigui ed indu- striali). Analoga considerazione per la piana del Trigno, dove l’elevato livello di uso delle acque sotterranee testimonia una gestione poco attenta della risorsa (Distretto idrografico dell’Appennino Meridionale, 2010b). La relazione di Piano, in riferimento all’uso irriguo nella regione Molise evidenzia una disponibilità di risorsa idrica inferiore rispetto i fabbiso- gni regionali: il dato sarebbe in contrapposizione a quanto appena detto circa l’abbondanza di risorsa a livello regionale. Il documento imputa tale problematica ad una gestione non adeguata e a problemi strutturale.

Per quanto riguarda la provincia di Frosinone, la stessa ricade quasi interamente sul bacino del Liri-Garigliano per i cui bacini e sottobacini non si riscontrano criticità inerenti le attività agricole per le acque superficiali, fatta eccezione per il bacino del Sacco a causa di un’emergenza ambientale che nel 2005 ha indotto le Autorità a interdire l’attività agri- cola nell’area a ridosso del corso del fiume per la mancata regolamentazione del sistema di scarichi di varia natura, specialmente industriale e, in minor parte, del quadro dei prelievi idrici presenti nell’area.

Criticità di tipo quantitativo si riscontrano, invece, a carico di diversi corsi d’acqua a livello provinciale. In particolare per il Liri, nella provincia di Frosinone, l’attuale as- setto del sistema dei prelievi idrici da pozzi e sorgenti, nonché il continuo aumento dei fabbisogni idrici destinati ai vari usi, testimoniato dalle numerose istanze di concessione a derivare le acque pubbliche presentate per l’area oggetto di studio, indicano l’insorgere di una potenziale criticità relativamente allo stato quantitativo degli acquiferi, e quindi all’equilibrio del bilancio idrico ed idrogeologico, con le conseguenti ripercussioni sullo stato qualitativo della risorsa idrica sotterranea, nonché sullo stato quali-quantitativo dei corsi d’acqua connessi a tali acquiferi (Distretto idrografico dell’Appennino Meridionale, 2010a).

La provincia di Salerno ricade a cavallo tra i bacini del Sarno, della penisola amalfi- tano-sorrentina e Sele e dell’Alento e Bussento. Il principale comparto di uso della risorsa idrica prelevata è quello agricolo; i prelievi ad uso irriguo più significativi sono quelli effet- tuati dai Consorzi di bonifica (per la provincia di Salerno: Destra e Sinistra Sele, ecc.) in corrispondenza delle opere di sbarramento.

Per quanto riguarda lo stato qualitativo dei corsi d’acqua superficiale non si riscon- trano problemi qualitativi sul Sarno nel tratto salernitano44; il bacino di Destra Sele ri-

sulta avere complessivamente uno stato ambientale da pessimo a scadente a differenza del Sinistra Sele che, invece, non presenta situazioni di criticità. Il bacino del Sele con la Piana omonima sono caratterizzati da una intensa attività agricola e, pertanto, l’immis- sione in alveo delle acque provenienti dalla rete di bonifica determina l’insorgere di una potenziale criticità qualitativa in relazione all’uso di fitofarmaci, pesticidi e concimi di sintesi. Valutazioni analoghe possono essere condotte per il fiume Tanagro che attraversa il Vallo di Diano, area anch’essa caratterizzata da una significativa attività agricola.

44. La piana del fiume Sarno è caratterizzata da una intensa attività agricola dalla quale deriva un inquinamento determinato dai pesticidi, dai fitofarmaci e dai concimi chimici utilizzati in nella pratica agricola, ma si tratta comunque dell’area posta in provincia di Napoli.

In merito allo stato quantitativo, si verificano criticità per i principali corsi d’acqua del bacino in Sinistra Sele (Laento, Bussento e Mingardo), interessati da importanti opere di prelievo realizzate anche con opere di sbarramento, che possono determinare situa- zioni di riduzione dei deflussi in alveo e di alterazione dei regimi idrologici. Anche per il Sele si manifestano criticità dovute alla presenza di importanti prelievi concessi ad uso irriguo. In merito alle acque sotterranee il PdG riferisce uno stato qualitativo tendenzial- mente scadente per la maggior parte dei corpo idrici significativi. Lo stato quantitativo degli acquiferi segnala, per le aree di piana e per gli acquiferi carbonatici, situazioni di disequilibrio del bilancio idrico sotterraneo e spesso uso della risorsa al limite della po- tenzialità locale dell’acquifero. Si fa presente che il dato emerso dall’elaborazione dell’in- dicatore di densità di prelievi da falda, riporta per la provincia di Salerno valori medi rispetto il Distretto.

Il Consorzio di bonifica dell’Agro Sarnese Nocerino utilizza principalmente, come fonte di approvvigionamento della propria rete irrigua, le acque derivanti da campi pozzi realizzati all’interno dei singoli comprensori irrigui, nonostante la presenza all’interno del territorio consortile di corsi d’acqua superficiali con portate tutt’altro che trascurabili. Il fiume Sarno, infatti, pur presentando una portata notevole versa in condizioni di inquina- mento tali da aver costretto le autorità locali a vietare l’uso delle sue acque. Il Consorzio ha, quindi, optato per il ricorso alle acque profonde le quali, una volta sollevate, sono immesse in canali a pelo libero dove confluiscono, spesso, anche scarichi inquinanti che ne compromettono la qualità. La rete di distribuzione è, infatti, costituita da una serie di canali a pelo libero realizzati in epoca borbonica, nati con la duplice funzione di bonifica ed irrigazione, e che oggi attraversano i numerosi centri abitati della zona. Alla fitta rete di pozzi artesiani, gestiti dal Consorzio, si affianca un’altrettanta fitta rete di pozzi privati, spesso abusivi e pertanto realizzati senza un adeguato controllo tecnico. Tale situazione, rischia di compromettere la struttura della falda e di mettere in comunicazione falde si- tuate a diversa profondità e quindi caratterizzate da differenti livelli di qualità. L’abbassa- mento dei livelli piezometrici di dette falde, inoltre, può innescare circolazioni sotterranee capaci di richiamare acque dalle zone limitrofe, compromettendo anche la qualità delle acque più profonde (INEA, 1999).