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grafico 2.3 precipitazioni medie annuali scarto (%) dalla media climatica

2.2 Analisi delle pression

2.2.2 Indicatori di pressione sulla quantità dell’acqua

Questi indicatori, come descritto, definiscono l’impatto causato dall’attività agricola sugli aspetti prevalentemente quantitativi della risorsa idrica, quindi l’insieme delle attivi- tà che nel complesso richiedono notevoli volumi idrici. Si ricorda che i dati utilizzati per l’analisi sono estratti dal SIGRIAN ed in particolare, le fonti ed i rispettivi volumi prelevati si riferiscono alla gestione collettiva dell’irrigazione. L’approvvigionamento irriguo del Di- stretto è garantito da circa 2.750 opere di presa; nel presente studio, inoltre, si sono tenute in considerazione ulteriori 647 fonti che sono esterne al Distretto ma ricadenti all’interno dei territori provinciali che, come detto, pur non ricompresi interamente nel Distretto, sono connesse ad esso sotto il profilo idrografico (Trento, Bologna, Ravenna, Rovigo e Verona). La tipologia di prelievo più diffusa è rappresentata da prelievi da reticolo superficiale naturale, artificiale e da prese da apporti sorgentizi (76%) ed il restante 24% da prelievi da falda24.

Per quanto riguarda l’indicatore densità di volumi irrigui prelevati (fig. 2.9), è necessa- rio premettere che l’analisi è stata compiuta sulle sole fonti con dato di prelievo disponibile. Dall’elaborazione dei dati emerge che la densità dei prelievi risulta bassa per le pro- vince di Cuneo, Torino, Asti e Trento e più consistente nella restante parte del territorio di indagine. Emerge inoltre, in maniera evidente che i volumi rilevanti di acqua associati alle grandi derivazioni ad uso irriguo sono presenti lungo la fascia che si estende tra le province lombarde centrali (Milano, Monza e Bergamo); in particolar modo è da ricordare la Presa Muzza che, ubicata in provincia di Milano al confine territoriale con la provincia di Berga- mo, deriva dall’Adda il 17% dell’intero volume prelevato a livello distrettuale.

Da notare, inoltre, l’area tra la provincia di Varese e Novara dove gli alti prelievi sono ad opera di due prese principali: le prese Villoresi e Naviglio Grande che derivano dal Tici- no quasi il 13% del volume irriguo distrettuale.

Si evidenziano altri picchi di prelievo tra le province di Verona, Mantova e Rovigo. Ciò sta a indicare la presenza di un complesso reticolo idrografico superficiale (importanti canali ad uso collettivo) che si estende per tutta la porzione settentrionale del Distretto e che permette di convogliare e rendere disponibili ingenti volumi irrigui, associati ad attivi- tà agricole intensive e produttive.

24. Il calcolo è stato effettuato in questo caso sul totale delle fonti presenti nell’area di studio, comprese quindi le fonti per cui il dato di volume prelevato non è disponibile.

Figura 2.9 indicatore densità dei volumi irrigui prelevati

Fonte: Elaborazione INEA su dati SIGRIAN

Figura 2.10 indicatore densità degli attingimenti da falda

Anche nel caso dell’indicatore di densità della presenza di pozzi di derivazione da falda (sempre consortili) l’indicatore individua due areali ben definiti, corrispondenti ri- spettivamente al basso Piemonte (parte meridionale della provincia di Torino e provincia di Cuneo, con notevole diffusione di prelievi da falda che comportano un proliferare di piccoli schemi irrigui poco interconnessi e sviluppati) e a parte della provincia autonoma di Trento (fig. 2.10). La prima area interessata dall’alta concentrazione di pozzi è quella della pianura piemontese, in corrispondenza della fascia dei fontanili, contraddistinta dal- la presenza di rocce sedimentarie quali: conglomerati, arenarie e sabbie, livelli argillosi e sabbiosi, depositi di origine glaciale e alluvionale recenti. Si tratta di materiali scarsamente consistenti a permeabilità variabile, nei quali sono presenti più sistemi di falde acquifere (INEA, 2011b). Detta area viene classificata nel Piano di tutela delle acque della Regione Piemonte in tre macroaree idrogeologiche:

• Acquifero della pianura pinerolese. La ricarica avviene sia da acque meteoriche che dalla irrigazione e dal deflusso proveniente dal fondovalle alluvionale dei tor- renti Pellice e Chisone, oltre che dal deflusso delle zone pedemontane adiacenti. Il prelievo da pozzi ha un tasso medio-elevato sia per il settore dedito alla produzione di beni e servizi che per il comparto irriguo;

• Acquifero della pianura cuneese. Risulta poco produttivo nella zona tra Carde e Moretta, nei terrazzi antichi in sinistra idrografica del fiume Stura di Demonte tra Fossano e Bra. L’alimentazione avviene per ricarica meteorica, acque provenienti dall’irrigazione, deflusso dal fondovalle alluvionale del fiumi Po e dai torrenti Varai- ta, Maira e Grana, deflusso dalle zone pedemontane adiacenti e dai monti Roeri. Lo sfruttamento della falda avviene per prelievi da pozzi ai fini della produzione di beni e servizi nei distretti industriali di Cuneo, Fossano-Savigliano-Cavallermaggiore, Carmagnola. Il settore irriguo, che incide fortemente, possiede valori massimi regio- nali di prelievo caratterizzati soprattutto lungo la direttrice Fossano-Carmagnola; • Acquifero della pianura cuneese in destra Stura di Demonte. L’alimentazione av-

viene per ricarica meteorica, per effetto delle acque di irrigazione, da deflusso dal fondovalle alluvionale dei torrenti Stura di Demonte, Gesso, Colla e Pesio e da zone pedemontane adiacenti e da zone di discarica di sistemi carsici, che caratterizzano la presenza di risorgive. Il tasso di prelievo da pozzi si presenta distribuito in quasi eguale misura per la produzione di beni e servizi nel Distretto industriale di Cuneo e per il settore irriguo.

Il secondo areale è posto nell’area di confluenza dell’Avisio e del Noce con l’Adige, in provincia di Trento. La trattazione della problematica in oggetto viene approfondita nel contesto del Distretto delle Alpi orientali poiché il bacino del fiume Adige ricade intera- mente in quest’ultimo Distretto. Altre due zone risultano avere discreti campi pozzi, sep- pur di estensione ridotta rispetto alle precedenti: si tratta della bassa provincia di Bergamo e dall’area a cavallo tra le province di Mantova e Brescia.

In alcune di queste aree sono già evidenti da tempo le criticità generate dall’eccessivo sfruttamento delle risorse idriche profonde, con conseguente abbassamento progressivo del livello di falda.

La rappresentazione dell’indicatore “Fabbisogni irrigui”, riportata in figura 2.11 fa emergere in maniera molto evidente che i fabbisogni irrigui massimi del Distretto sono im- putabili alla provincia di Pavia (2,365 miliardi di m3 annui); un elevato fabbisogno è presen-

te in tutta la pianura lombardo-veneta, nell’area di produzione del riso (Vercelli, Novara e Milano) e nel basso Piemonte (zone di prevalente produzione di mais, foraggere avvicendate

e prati pascoli irrigui). Nelle province di Mantova, Cremona e Verona, seppure la seconda ricade in minima parte nel Distretto, si rinvengono importanti esigenze idriche dovute alla presenza di colture irrigue come mais, colture legnose (vite) e foraggere avvicendate. Figura 2.11 indicatore Fabbisogni irrigui

Fonte: Elaborazione INEA su dati CRA-CMA