• Non ci sono risultati.

Le province di Foggia e Matera (fig. 4.16) che appartengono a questo cluster sono caratterizzate da un’agricoltura intensiva (ortive, vite ed olivo nel Foggiano e frutteti ed agrumi nel Materano) e, di conseguenza, da elevati fabbisogni idrici.

In questi territori non si registra una significativa presenza di pozzi per l’attingimen- to da falde sotterranee grazie alla presenza di grandi invasi (Celone, Occhito, San Giuliano e Monte Cotugno) sul territorio gestiti da importanti Consorzi irrigui come quello della Capitanata, del Gargano e di Bradano Metaponto.

Sotto il profilo degli impatti ambientali negativi generati dall’agricoltura, in questo

cluster sono presenti, anche se non prioritarie, criticità derivate dall’apporto di macro- elementi quali azoto, fosforo e potassio. Le zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola, sulla base della perimetrazione della provincia di Foggia e Matera, si estendono sul 12% della superficie territoriale foggiana e sul 22% di quella della provincia lucana.

45. I pozzi irrigui privati sono distribuiti su tutto il territorio regionale, con una densità variabile in funzione dei fattori incentivanti del fenomeno: l’assenza di acqua pubblica, il costo o la facilità di trivellazione,l’efficienza della rete irrigua pubblica ed altri fattori. (INEA, 2000)

Figura 4.16 Cluster 4

Fonte: Elaborazione INEA

In merito alla provincia pugliese, dal PdG emerge che mentre nell’area garganica i valori di carico medi annui stimati per i fertilizzanti nei corpi idrici sotterranei sono piut- tosto bassi, i valori più elevati a livello regionale si rilevano nell’area della piana del Tavo- liere. In particolare, nel triennio 2005-2007, anni del monitoraggio qualitativo ad opera del PTA, lo stato qualitativo basso delle acque superficiali si ritrova lungo quasi tutto il corso del torrente Candelaro e lo stato sufficiente su alcuni suoi affluenti quali Salsola e Triolo; detta criticità è, in quest’area, strettamente connessa alle pratiche agricole intensive, quin- di all’eccessivo uso di concimi azotati.

La Puglia è importatrice di acqua a fini irrigui, per cui tutti i trasferimenti sono in ingresso: il trasferimento verso l’area indagata è imputabile principalmente alla diga di Occhito. Si riscontrano, inoltre, criticità relative a deficit idrico in gran parte dei corsi d’acqua all’interno dell’area indagata, spesso a regime torrentizio. In merito all’uso irriguo della risorsa, l’area del Foggiano è servita dai Consorzi della Capitanata e del Gargano. Il primo è il Consorzio con le superfici attrezzate più sviluppate del Mezzogiorno, quello che ha una rete fortemente estesa, grazie alla possibilità di sfruttare la vicinanza regionale ad acque superficiali: infatti, attinge acqua dal fiume Fortore attraverso la diga di Occhito e

Capaccio, nonché dal fiume Ofanto attraverso gli invasi di Capacciotti e Osento.

Oltre alla gestione pubblica della risorsa, all’interno del territorio consortile viene praticata anche irrigazione di tipo privato a causa della serie di motivi di seguito riportati (INEA, 2000):

• carenza dell’offerta di acqua pubblica, diminuita nel tempo per la sottrazione di acqua ad usi extragricoli;

• forte domanda di acqua irrigua per la presenza diffusa di colture intensive; • presenza di una parte della rete irrigua consortile che non è in esercizio;

• funzionamento della rete irrigua in esercizio che non sempre può rispondere all’e- sigenza degli utenti;

• attitudine del suolo all’irrigazione che è, in termini di superficie, molto più estesa dell’attuale;

• superficie interessata dall’irrigazione pubblica e privata.

In merito al Consorzio del Gargano, il sistema di adduzione è costituito dalle sole opere di captazione delle acque sorgive.

Per quanto invece riguarda il Materano, questo è totalmente servito dal Consorzio del Bradano Metaponto.

Secondo quanto riportato sul PdG in merito alla regione Basilicata, le pressioni sullo stato qualitativo delle acque nel territorio lucano sono, per le aree di piana a forte vocazione agricola, rappresentate dal carico inquinante determinatosi a seguito delle attività agrico- le, sia per le elevate concentrazioni di nutrienti, derivanti dalla concimazione biologica e chimica, sia per l’uso più o meno intensivo di pesticidi e fitofarmaci. L’approvvigionamento idrico del Consorzio del Bradano Metaponto avviene grazie a all’invaso del Basentello (o Serra del Corvo), posto al confine tra la Puglia e la Basilicata, e con finalità esclusivamente irrigue.

Riguardo lo stato qualitativo delle acque all’interno dei bacini di pertinenza provin- ciale, dal PdG si evince che: lo stato qualitativo del Bradano è scadente a causa dell’alta presenza di composti azotati, ma la situazione è imputabile soprattutto ai principali af- fluenti di sinistra, quindi alla regione Puglia. Altresì dicasi per il Basento, anche in questo caso per le sostanze azotate. Un’alta concentrazione di sostanze azotate si è rilevata anche alla foce del fiume Agri. Non a caso tutta l’area costiera e di pianura provinciale è stata de- limitata come zona vulnerabile ai nitrati, per una superficie complessiva del 24% di quella provinciale.

Secondo il PdG, la principale problematica del settore irriguo è rappresentata da un governo dell’acqua poco efficiente, poiché utilizzata in maniera eccessiva rispetto le reali esigenze e fabbisogni.

Cluster 5: Aree Natura 2000

La provincia de L’Aquila costituisce il cluster 5 (fig. 4.17) ed è caratterizzata da un basso valore di rapporto SAU/SAT, da alti valori di presenza di aree protette, da bassi input di fertilizzanti e fitofarmaci e assenza di aree vulnerabili ai nitrati.

L’agricoltura aquilana si basa sulla coltivazione di ortive in piena aria, patate e forag- gere ad esclusione del mais verde, non risulta, pertanto, un’agricoltura di tipo intensivo, dato confermato dal basso apporto di fertilizzanti.

stretto, sia per la morfologia territoriale, in quanto il territorio aquilano rappresenta, quasi interamente la parte montana dell’Abruzzo, sia per la presenza del Parco Nazionale, con ben 12 comuni aquilani compresi nell’area del Parco.

Anche se dall’analisi non sono emerse criticità in questa provincia, è da tener presen- te che nella piana del Fucino, area a forte vocazione agricola, sono presenti delle pressioni dovute all’apporto di nutrienti e dall’uso di pesticidi e fitofarmaci e ci sono problemi di carenza idrica. Infatti, la pratica irrigua viene effettuata prevalentemente mediante pre- lievi diretti dai canali di bonifica della piana o da pozzi aziendali, previo sollevamento in condizioni di precarietà (pompe collegate ai motori dei mezzi agricoli). Per garantire le disponibilità idriche necessarie sono stati realizzati numerosi pozzi, generalmente perfo- rati nelle strutture carbonatiche circostanti la piana, ricche di acque sotterranee. Questo attingimento, tuttavia, ha portato ad un abbassamento della falda idrica superficiale che, nel tempo, potrebbe comportare una diminuzione della risorsa idrica disponibile.

Figura 4.17 Cluster 5